Avezzano. “Quando ho sentito i rumori pensavo fosse mia moglie che si era svegliata e stava in cucina, poi l’ho vista accanto a me, nel letto, nel giro di qualche secondo mi sono ritrovato la luce di una torcia elettrica davanti agli occhi. Un uomo, con una maschera scura sul volto mi parlava nelle orecchie e mi diceva ‘dove sono i soldi, dacci i soldi, dove è l’oro, dicci dove è’. Parlava in italiano”.
Alberto Masci ha 86 anni. Abita in via Pereto, ad Avezzano. È lui l’uomo che ha messo in fuga i rapinatori che di notte sono entrati nella sua casa e lo hanno svegliato nel sonno. Erano le tre e mezza passate. “Attendiamo un operaio per la pulizia del camino”, ha raccontato Masci a Terremarsicane, “quando ho sentito i rumori provenire dalla cucina ho pensato fosse mia moglie che stava preparando il fuoco per pulirlo. Sono entrati usando un piede di porco. Hanno forzato le tapparelle. Il piede di porco l’hanno lasciato nella fuga. Da lì a poco ho visto una luce puntata agli occhi. Mi sono seduto sul letto. Nonostante questa persona mi trattenesse le braccia e faceva per riallungarmi. Ho pensato che potevo morire e allora mi sono detto: ‘tanto vale non dargliela vinta e reagire’. Ho iniziato a tirare pugni e con un movimento del braccio ho acceso la luce”.
Il racconto di Masci fa rabbrividire. L’86enne è un ex poliziotto e dice di non aver avuto paura. Doveva proteggere sua moglie e lo ha fatto. La sua è stata una vita da uomo in divisa. Durante il servizio era spesso impegnato nell’ordine pubblico. “Una volta, a Bari, un superiore mi disse di andare a fermare un uomo che ci tirava i sassi. Lo fermai in un vicolo. Avevo 22 anni ed ero in polizia da sei mesi. Insieme a quell’uomo c’erano tante altre persone. Tirai fuori la pistola, anche se sapevo che quell’arma che mi avevano dato in dotazione non aveva mai funzionato. Mi feci coraggio e la puntai. Ebbero paura e si fecero indietro. Io tornai con i colleghi. Avevo temuto di esser linciato. E l’altra notte è stato un po’ così. Non ho fatto nulla di eccezionale. Ho fatto quello che andava fatto”, dice.
“Quando ho acceso la luce”, va avanti nel racconto concitato, “è successo in pochi minuti l’inimmaginabile. Uno di loro mi ha gettato a terra e ha iniziato a tirami calci. Sono stato fortunato perché mi colpiva con il collo del piede e non mi ha mai preso in punti vitali”. A un certo punto della testimonianza interviene la moglie: “Io volevo venire in cucina a prendere qualcosa, gliene avrei date tante anche io ma l’altro mi ha tirato i capelli e mi ha gettato a terra. Io volevo proteggere mio marito”.
Alla fine i rapinatori hanno desistito e sono scappati via. “Alla fine mi sono messo a gridare perché pensavo che stavo per morire. Intorno a me c’era una pozza di sangue”, dice ancora l’86enne, “quando hanno sentito le urla sono scappati”. Nel suo racconto Masci non ha un attimo di esitazione e ci tiene a sottolineare una “cosa”. “Io sono stato riformato dalla polizia per problemi di salute”, spiega, “ma a quei giovani che tutti i giorni stanno in mezzo alla strada ci penso sempre. Che sono armati a poco conta. Perché il problema sono le leggi in Italia. Chi le fa le fa per tutelare sé e non i cittadini. In Italia si parla di democrazia. Ma dove sta la democrazia? I politici sono tutti uguali. Dovrebbero tutelare i cittadini. La proprietà privata è sacra, è inviolabile. Perché io non posso vivere lasciando la chiave alla porta? Se uno viene dentro casa mia e mi spara perché io non posso rispondere? Gliel’ho detto io di venire a casa? È una vergogna quello che accade in Italia. Non si è sicuri nemmeno a fare una passeggiata per strada”.
Alla fine della testimonianza Masci mostra le ferite riportate. “Sulle mani quell’uomo aveva qualcosa. Ho dei buchi alle gambe e alla mano. Sul referto medico c’è scritto che sono ferite causate da corpi contundenti. Non sono un eroe. Ho fatto solo quello che andava fatto. Mi sono difeso”.
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