“[….]Cinque di essi presero la strada della montagna di Collarmele(1) e furono Giuseppe del Monaco (sic), il di lui figlio, Pelino Petrella (2), Andrea Damiani (3) e Ferrini (4) de’ quali essendosi avveduto il Capitano Genot (vedi appendice ) qui acquartierato, e che la mattina era partito per quella volta di Collarmele, e sospettando che fussero briganti, ordinò tirarsi due colpi di schioppettate, al sentir de’ quali le sud.[dett]e persone si posero in fuga: Si accertò esso Capitano che tali persone erano effettivam.[en]te briganti, ed in conseguenza ordinò alla sua truppa composta da trenta Francesi, di dare seguito, come di fatti avendoli inseguite dalla Montagna sud.[dett]a, riuscì ad essa truppa di ammazzare Giuseppe Monaco e il di lui figlio a colpi di fucile[….](5) in poca distanza da questa città di Pescina (6) verso le ore ventiquattro della sera del sud.[dett]o dì ( 3 ottobre 1807 n.d.r.)[….]” (7)Portò la notizia ancora che del Monaco ed il figlio erano morti nelle Vicinanze di Pescina per non essersi Voluto rendere alla sua truppa[….]” (8)
Così attraverso le sopracitate notizie riportate in documenti conservati nell’Archivio di Stato dell’Aquila apprendiamo la morte del fu “ Capitano delle milizie provinciali del passato Governo” e “ Colonnello de’ Reali eserciti e comandante del <<Corpo Volante>> nelle insorgenze del 1806, Giuseppe Monaco insieme con il figlio Pasquale avvenuta, come sopra riportato, alle ore ventiquattro del 3 ottobre 1807, in un violento e cruento scontro nei pressi di Pescina, nel passo di Forca Caruso (9): qui benchè accerchiati dalla truppa francese posta sotto il comando del capitano Genot, non vollero arrendersi e preferirono morire con le armi in pugno sotto i colpi dei Fucilieri del 10 Reggimento di Fanteria di Linea del 3.a Compagnia del 1° Battaglione: Ripert, Lievain e Armandin (Vedi appendice): fulgido esempio di attaccamento ai propri ideali.
Apprendiamo ancora: “[…] Le teste di Monaco, e figlio furono recise d’ordine del Sig.[no]r Gen[eral]e, e d’ordine del medesimo jeri ( è l’8 ottobre 1807 n.d.r.) furono trasportate dal distaccam.[ent]o di questa truppa nel comune d’Introdacqua (10) Patria di essi due assassini, e gli altri due arrestati (11) furono spediti in Celano (12), e jeri d’ordine anche d’ordine del Signor Generale fu impiccato il celebre Pelino Petrellla (13), e la di lui testa sara trasportata in Pratola (14) sua Patria[….]” (15) ed ancora
“[….]Nel giorno 5 fu carcerato un Brigante di Scurcola dal Ten.[ent]e Provinciale D.[on] Valerio Berardi di Aiellli [….]”(16) qua condotto in Celano disse di voler Rivelare l’asilo di cinque altri Briganti a condizione di aver salva la vita. Il suo nome è Francesco Romano. Designò indi il Luogo nelle Vicinanze di Goriano Sicoli e propriam[en]te in una grottta a bella posta formata nella Vigna di Benedetto Cifani di Goriano Sicoli. La notte de cinque Venerdì Sei il Ten.[ent]e Iatta Spedito coi Gendarmi del Capit[an]o Fournier (17) Sorprese la grotta, ma non vi trovò che due soli briganti di Prezza Desiderato Sforza, e Domenico Stravatola, che furono fucilati a Castelvecchio nel giorno Sei, e le Teste qua condotte, ed esposte nel castello Baronale. Gli altri tre briganti designati per un timor panico dietro i Latrati di un Cane si erano allontanati dalla grotte fino dalle prime ore della notte. Ieri fu impiccato Muscillo, e Fece da Boja il Brigante di Scurcola, quello stesso che designò la grotte, e che ricevuto La coltella dal Capitano p[ri]ma di partire per Goriano tagliò le teste dei due briganti di Prezza, che oggi eseguirà in Avezzano. Tutte le esecuz.[ion]i di Giustizia si dicono fatte p[er] ordine del Generale Huart. Ieri per ordine di questo stesso Le teste di Gius:[eppe] Monaco e del Figlio furono trasportate in Pratola (18), e quelle di Prezza in Prezza[….]” P.S. il Brigante Francesco Romano di Scurcola fu arrestato da due Villani di Ajelli, e consegnato al T.[enent]e Berardi[….]”(19).
Notizie queste, come chiaramente si evince, terribili e di colpo ci fanno capire la crudezza di quei tempi: “ O con noi o contro di noi” in sintesi è questo il succo dei combattimenti fra gli insorgenti filoborbonici e le truppe francesi.
L’insorgente Giuseppe Monaco d’Introdacqua “ già Capitano delle milizie provinciali nel passato Governo” sicuramente si era ben comportato nei cruenti scontri a fuoco contro le truppe francesi agli ordini dell’altro famoso introdacquese Generale Giuseppe Pronio ( 20) nel periodo 1798-99 quando, fatto proprio il “ Sacro Oracolo” emanato da Roma l’8 Dicembre 1798 dal loro legittimo re Ferdinando IV, anche a costo della vita, combatterono strenuamente per la propria Patria con tutto ciò che essa rappresentava:
“ FERDINANDO IV.
PER LA GRAZIA DI DIO RE DELLE DUE SICILIE, DI GERUSA-/LEMMME ec. ec. INFANTE DI SPAGNA, DUCA DI PARMA, EREDITARIO DI TOSCANA ec.ec.ec.
A’ Suoi Fedeli, Bravi, ed Amati Popoli degli Abruzzi,
Nell’atto, che io sono nella Capitale del Mondo Cristiano a rimettervi la/Sacrosanta Nostra Religione, che coloro, i quali dicono sempre di voler rispetta-/re, hanno distrutta e rovesciata dai fondamenti; i Francesi, coi quali ho fatto di/tutto per vivere in pace, minacciano di voler penetrare nel Regno per gli Ab-/bruzzi. Io accorrerò tra breve con un forte, e numeroso Esercito a difendervi; ma intanto armatevi, ed opponete all’inimico, nel caso che avesse l’ardimento di passare i confini, la più valida e coraggiosa difesa; Armatevi, e marciate contro/ di lui. Sostenete la Nostra Religione; sostenete il Vostro Padre, e Re; ch’espone per voi la propria vita, e ch’è pronto a sagrificarla per la vostra difesa, e per conservare di quanto avete di più caro, la Religione, l’onore delle vostre mogli, delle vostre figlie, delle vostre sorelle, la vostra vita, e la vostra roba. Ricordatevi, miei cari Abruzzesi, che siete Sanniti, e che avete sempre date chiare ripruove del vostro valore, e della vostra fedeltà. Son sicuro che tutti quanti siete, vi difenderete bravamente; ma chiunque fuggirà, sappia che non eviterà il pericolo, anzi lo affronterà indubitamente, perchè oltre alla perdita dell’onore, sarà trattato dai Comandanti Militari, e Regi Ministri, come ribelle alla Corona, e nemico di Dio, e dello Stato. Chi ha coraggio non sarà mai vinto: ed i Francesi non hanno mai vinto che quei che hanno dimostrato la più vergognosa timidezza. Pensate che voi avete a difendere il proprio Paese, che la natura stessa difende colle vostre montagne; dove nessun’Armata si è mai avanzata senza trovarvi il Sepolcro. Pensate Abruzzesi, che voi nelle vostre tre Provincie siete settecentomila abitanti, e che non dovete farvi soggiogare da qualche migliaio d’inimici. Voi più che ogni altro avete dovuto vedere lo stato di miseria, nel quale sono i Romani. L’inimico gli ha tolto tutto, niente gli resta che la propria disperazione, e la fiducia, che hanno in Dio, e in Me. Coraggio, bravi sanniti, coraggio Paesani miei. Armatevi, correte sotto i miei Stendardi. Unitevi sotto i Capi Militari, che sono nelli luoghi più vicini a voi. Accorrete con tutte le vostre armi. Invocate Iddio, combattete, e siate certi di vincere. Dato dal Quartier Generale di Roma li 8. Dicembre 1798./FERDINANDO.”.
Tale editto fu fatto proprio da coloro i quali avevano per loro credo l’amore atavico verso la propria famiglia, il proprio clan, il proprio paese, la propria religione, la propria tradizione, i propri usi insomma intorno a tutto ciò che ruotava alla propria patria grande o piccola che sia. E per queste, laddove ce ne fosse stato bisogno, avrebbe immolato anche la propria vita, e consci di aver dalla propria parte questi valori si sente affrancato dalla sua umilissima condizione e prende coscienza anche lui, l’atono ed afono appartenente alla classe dei diseredati e ricchi solamente di prole di essere partecipe a pieno titolo della Storia, non appartiene più al mondo di coloro che subiscono le bizze degli eventi storici ma anche lui, adesso, ora, attore di episodi guerreschi, ha dismesso gli umilissimi panni del popolano “senza arte né parte” per assurgere al ruolo di difensore della patria si, proprio lui, l’insignificante essere degli appartenenti alle cosiddette culture subalterne è diventato un essere al quale il proprio monarca lo ha affrancato facendo divenire pure lui, un difensore imprenscindibile del regno, della Casa Borbonica e, questi, finalmente, prova che anche lui è considerato se non alla pari degli altri difensori del Bene comune è, comunque, considerato : è stato chiamato alle armi, finalmente anche lui è considerato un patriota, un uomo cioè degno di rispetto e da questo momento sente di far parte, come tessera di un mosaico, del disegno della grande Storia ( anche se a lui ciò non è pienamente comprensibile ). Di colpo il “Sacro oracolo” a loro rivolto li ha, ipso facto, emancipati: anche loro a pieno titolo fanno parte della nazione partenopea di cui Napoli è la capitale. E se prima erano pavidi e timorosi verso qualsiasi cosa a loro non appartenente ora, invece, stanno prendendo coscienza, finalmente, che sono utili, utilissimi, alla causa comune e, con l’arte della guerra, vogliono guadagnarsi l’agognato riscatto sociale; non sono più esseri insignificanti, non sono più degli appartenenti al mondo degli amorfi bensì le loro gesta guerresche vengono saggiamente tramandate dai capaci capi quali furono senz’altro Giovanni Salomone di Barisciano (21), il quale addirittura ha affidato alla sua “ La Guerra de’ Paesani co’ Francesi” (22) come fece il grande Giulio Cesare con il suo “ de bello gallico”, il suo resoconto bellico contro le bene equipaggiate truppe francesi che, nel 1799, avevano invaso il regno delle Due Sicilie, l’impavido Giuseppe Pronio d’Introdacqua ed altri con i propri ufficiali quale senz’altro fu Francesco Marinacci di Collarmele (23), ed altri alle insorgenze iniziate nel 1806: Ermenegildo Piccioli di Navelli (24), Padre Domizio Jacobucci di Aielli (25), Felice Ruggero alias Giovinotti di Ovindoli (26) il Nostro Giuseppe Monaco d’Introdacqua. Dove i nostri paesani una volta resisi conto della loro valenza si resero partecipi di eventi degni di nota, come, per esempio, quello riportato dal Salomone nella sua citata opera dove descrive la coraggiosa azione di un anonimo paesano sottotitolandola “ Straordinario Coraggio di un Paesano 21 Feb.[brar]o 1799” oppure l’azione compiuta dall’intrepido “ capomassa della terra di Collarmele” quando il 29 giugno 1799: “[…] nell’attaccho fatto nella fortezza di Pescara[….]fusse il p[ri]mo, che azzardò ad entrare in essa, senza commettere minima manganza, o saccheggio, ma essersi dimostrato sempre fideliss.[im]o, ed obendientiss.[sim]o a i comandi di d.[ett]o Sig.[no]r Generale ( é Giuseppe Pronio n.d.r.), ed attaccato p[er] la S.[anta] Religione, p[er] la Reale Corona, e p[er] la Padria, p[er] di cui difesa avrebbe isparso il p[ro]p[ri]o Sangue[….]”(27) o, addirittura come l’aulica descrizione riportata da Pietro Colletta nella sua “ Storia di Napoli dal 1734 al 1825” (29) dove con entusiastiche parole descrisse l’ardore, l’intraprendenza ed il valore dei Napoletani tutti:
“[…] Fu quello ( è il sopramenzionato “ Sovrano Oracolo” dell’8 dicembre 1798 n.d.r.) quanto voce di Dio; i popoli si armano i preti, i frati, i più potenti delle città e dei villaggi li menano alla guerra; e dove manca superiorità di condizione, il più ardito è capo. I soldati fuggitivi, a quelle viste fatti vergognosi, unisconsi a’ volontari; le partite, piccole sul nascere, tosto ingrandiscono, e in pochi dì sono masse e moltitudini. Le quali, concitate da scambievoli discorsi e nella speranza di bottino, cominciano le imprese; non hanno regole se non di combattere, non hanno scopo fuorchè distruggere, secondano il Capo, non gli obbediscono; seguono gli esempi non i comandi[….] Stupivano i Francesi, stupivamo noi stessi del mutato animo, senza esercito, senza re, senza Mack, uscivano i combattenti come dalla terra, e le schiere dei francesi invitte da numerose legioni di soldati, oggi menomavano d’uomini e d’ardimento contro nemici quasi non visti. E poiché lo stupore de’ presenti diviene incredulità, egli è debito della storia di investigare come i Napoletani, poco innanzi codardi e fuggitivi, ricomparissero negli stessi campi, contro lo stesso nemico, valorosi ed arditi[….]” Ed infatti: “[….]Appena si sentono attaccati, i Francesi raddoppiano la Marcia rivolgendosi di tanto in tanto per fare delle improvvise scariche contro le Masse. Ma Giunti alla Madonna delle Grazie due Miglia lontano da Antrodoco trovano ivi la prima lor Sepoltura. Quattrocento Coraggiosi Antrodocani prevenuti a tempo si erano imboscati in quel valico. Posti in mezzo a quattro fuochi si costernano, si avviliscono, alzano le Mani chiamandosi prigioni, vogliono fuggire, ma non trovano come scampare la Morte. Siccome il tempo era dirottamente piovoso, ed fucili non facevano più fuoco si stringono, si confondono co’ Francesi, e finalmente di sopraffarli colle Armi bianche, co’ i calci di Fucili, co’ pugni. 500 ne rimangono estinti in questa mischia. Il grosso della colonna abbandonano l’intero carriaggio, e quasi tutti i Cavalli si precipita giù per la valle, e prende Antrodoco. I Paesani che sempre più crescono di numero e che resi i Fucili pressocchè inservibili dalla pioggia, acquistano sopra i Nemici tanto vantaggio, quanti ne ànno Uomini robusti ed avvezzi al travaglio sopra macchine logore di lusso e della Mollezza, gl’inseguono, e gli fanno in meno d’un’ora evacuare Antrodoco. Di là sono allo stesso modo, e da tutte le parti investiti, e trucidati sino a Borghetto, le cui Masse unite a quelle di Antrodoco, e de’ Paesi vicini quasi compassionando i nostri Paesani impegnati da 12 ore a perseguitare, ed abbattere i Francesi, sottentrano con esse con nuove forze nel Combattimento, danno l’ultima rotta al Nemico, gli fanno lasciare i rimanenti Cavalli, e di quegli 3500 Francesi, che la mattina erano partiti dall’Aquila tutti carichi di bottino, e contenti di aver dilatato l’impero della Libertà, e dell’uguaglianza colla fondazione di una nuova repubblica, Solo mille ne giunsero al Confine, spogliati feriti, disarmati, e maledicendo l’ora della Loro venuta nel Regno. Che imparino da questo esempio le Nazioni tutti della Terra a rispettare un Popolo, che adora il suo re e ch’è sommamente geloso del suo onore, e della sua Religione [….]”(30).Uomini questi che seppero affrontare con coraggio e sprezzo del pericolo anche la morte:
“[….]Aquila 25 maggio 1799 Nel Duomo si celebrarono i funerali a Don Feliceantonio Recina comandante delle Masse di Ovindoli con tutta la pompa e con tutti gli onori militari. Ecco il tragico fine di costui: dopo aver date infinite ripruove del Suo Coraggio valore nella Guerra contro i Francesi, massime nell’assedio e nella ripresa dell’Aquila accaduta nel prossimo passato marzo, cadde infelicemente
nelle mani de’ nemici, che lo condannarono a morir fucilato sotto gli occhi di tutto questo popolo, La presenza di spirito, e i sentimenti di fedeltà verso la Religione ed il Sovrano, che da lui intrepidamente si sostennero in faccia ai carnefici, e sino agl’ultimi periodi della sua vita, se fecero impallidire i suoi giudici, formeranno il suo encomio presso i posteri[….]”(31).
In quest’ambito, sette-otto anni dopo, nel 1806-1807, si incunea l’intrepida figura dell’insorgente Giuseppe Monaco d’Introdacqua:
“[….]Antico Capo brigante nel 1799; Seguace di Piccioli nel 1806, e Capo subalterno del medesimo, ricusò di presentarsi in ottobre di detto anno(32) ( come fecero, solo per citare i più importanti, lo stesso Ermenegildo Piccioli ed il suo segretario Padre Domizio Iacobucci di Aielli); fu ucciso insieme col figlio Giuseppe ( è Pasquale n.d.r.) in un attacco avuto dalla truppa di Linea di Gendarmeria ai 3 ottobre 1807 vicino Forca Caruso, e distrutta nel medesimo giorno la sua banda[….]”(33)
“ che fece proprio, come nel tempo della “anarchia del ’99”, le esortazioni del re Ferdinando IV e, sperare così, di rovesciare ancora una volta, a favore dei Borboni, l’esito bellico contro i Francesi.
Il Nostro una volta che il capo dell’insurrezione Ermenegildo Piccioli con il suo segretario Padre Domizio Iacobucci di Aielli si ripresentò alla truppa francese per aver salva la vita il 27 ottobre 1806 diventò il capo degli insorti della Provincia dell’Aquila: fino alla fatidica giornata del 3 ottobre 1807 quando il Nostro insieme con il figlio Pasquale ed altri insorgenti erano sfuggiti; dopo una breve sparatoria avvenuta nei pressi delle montagne di Celano e di Aielli, dall’accerchiamento delle truppe del comandante francese Fournier e, dopo, breve tempo furono avvistati, nella medesima giornata, nei pressi di Forca Caruso a pochi chilometri da Pescina, dalle truppe francesi comandate dal capitano Genot le quali avevano intimato ai Nostri di arrendersi: orgogliosamente ed intrepidamente questi rifiutarono la resa nonostante le forze delle bene addestrate forze francesi erano molto di più: 30 contro cinque, nella inevitabile ed impari lotta che seguì morirono il nominato Giuseppe Monaco con il predetto figlio Pasquale; gli altri tre Pelino Petrella alias Muscillo di Pratola Peligna, Andrea Damiani di Navelli e Francesco Tulliani di Prezza riuscirono momentaneamente, invano, a fuggire infatti, poco dopo, furono arrestati e, alcuni giorni dopo, d’ordine di una commissione militare furono giustiziati e le loro teste recise furono inviate nei comuni di nascita affinchè, come duro monito, fossero esposte nella pubblica piazza:
“[….] Tutte le esecuz[ion]i di Giustizia si fe p[er] Ordine del generale Huart. Ieri per ordine di questo stesso Le teste di Gius:[epp]e Monaco e Figlio furono trasportate in Introdacqua. La testa di Muscillo verrà trasportata in Pratola, e quella de Prezzani in Prezza[….]”(34).
Sul corpo del “ Colonnello de’ Reali Eserciti e Comand.[an]te del Corpo Volante” Giuseppe Monaco furono trovati quattro importanti documenti. Il più interessante così recitava:
“[….]Popoli tutti delle Amene contrade dell’uno e l’altro nostro Apruzzo, se il naturale diritto, e la giusta necessità di mantenersi, Liberi e salvi, rendere lecite le battaglie; con cui gli Antichi Romani si difendevano da’ nemici, che gli qualivano, quando più si deve dire che militi a nostro favore la stessa ragione, avendo il dritto e nella necessita ritrovandovi di presentare da ingiusti usurpatori il Trono le nostre sostanze, la libertà, l’onore, la vita e la stessa Religione, che professiamo? Vi sovvenga sulle prime, che Ferdinando quarto nostro Legittimo e amabilissimo Sovrano con sacrileghe maldicenza fù notato dagli Ingiusti Agressori non meno, che da molti infedeli Suoi Sudditi, e da quali specialmente, che furono qualificati dal medesimo e garantiti, colla nota d’infame, e Tiranno nota, che va smentita col fatto giacchè egli da magnanimo con Reale magnanimità perdono a tutti i Felloni, sino a richiamarli dalle pene, a cui erano stati giustamente condannati, reintegrati appieno delle robe confiscate non meno, che degli usi, e pochi nei quali Apprimo erano. Ad onta però di tanta le sussistenza, che mal Sarebbe creduto? I Felloni//anziche arrendersi, si sono via più inzolensibili in garantire il Nemico istesso, chi senza senso di umanità fa strage degli Uomini, rende esauste le Comuni tutte, e senza menomo riguardo ai Sacerdoti ai Religiosi, e ai stessi Santuarj, contro ciò che maliziosamente in un Suo manifesto ripromettea. A voi dunque Popoli tutti del nostro fiorentissimo Regno, A Voi si appartiene allarmarsi una coi zelanti di gia usciti in Campo contro gl’interni, ed esterni nemici, i quali con subite scorrerie i nostri confini sorprendono, e più a maniera di Ladri che di Soldati, le robe di ciascuno ne depredono, e quanto più fa orrore L’onore ancora delle nostre Donne. Riflettete altamente che il nostro Piissimo Amoroso Sovrano Ferdinando quarto per Divina disposizione sortì i suoi illustri natali dalla Reale, Antichissima Stirpe Borbona; nacque in questo nostro Aminissimo Cielo e dalla Provvidenza ci fu dato per Re, All’opposto il Bonaparte è un Estero, di cui non si sa, se per legittima. O illeggittima Discendenza da vile Schiatta sia oriunto! A voi finalmente Ricorre la stessa Religione che professiamo. E come un ansiosa Madre la quale posta in pericolo, rivolgessi//”per aiuto a Suoi diletti Figliuoli, e vi supplica, a vi scongiura ad impedire il guasto delle Chiese, la incominciata rovina dei Monasteri, e Santuari, gli obbrobrj dei Sacerdoti la profanazione de Sacramenti, lo spoglio dei Santuarj, lo scherno(35) delle Croci, degli Altari, e di GesuCristo medesimo. Questi sono i giusti motivi, che vi hanno indotto a prender le Armi, a difendere nell’arena contro gl’inimici, e questi pure devono muovere gl’animi vostri ad accrescere la nostra Armata, a sovvenirvi nei bisogni, senza timore, ne delle vostre sostanze, ne della vita ne dell’onore, perché ci avvenga richiamata la primiera, smarrita pace, toglier di vita i Fellloni ove sono e per fine morire in seno alla vera Fede di Gesucristo.”
Ecco spiegato perché le masse degli insorgenti violentemente saccheggiarono e depredarono i palazzi dei galantuomini i quali, nella prima invasione delle truppe erano tutti filoborbonici e, poi quasi tutti, otto anni dopo, diventarono filofrancesi: questi ultimi dovevano essere severamente puniti anche “ toglier di vita i Felloni ove sono[….]” in quanto principalmente a loro era da attribuire la colpa dell’avanzamento delle truppe Francesi lungo il territorio ed a loro si addussero, di conseguenza, i lutti e le privazioni che quotidianamente dovevano soffrire: era giusto, quindi, secondo gli insorgenti, punirli in modo esemplare affinchè pagassero il fio della loro defezione ed anche ammonire coloro i quali avessero seguito l’esempio dei ‘Fellloni’.
“[….] Avendo saputo che alle falde della Montagna di Ajelli in un luogo detto difesa vi erano due cadaveri, ordinai ai Medici di quella comune di portarsi in detto luogo di unita col sindaco, onde procedere alla ricognizione. Essi adempirono subito, e da quanto hanno disposto in iscritto rilevasi che il furore de’ Briganti, non potea estendersi più oltre. Non si distingueva più ne’ detti cadaveri l’effigie umane, ed essendo denudati non si è potuto, formare un giudizio certo se fossero militari. Erano pieni di ferite, ed aveano anche le ossa infrante, sopra il ventre aperto di uno d di essi si è trovato un cartello tutto insanguinato. Vi si leggono queste parole: Tutt’i Francesi, Gendarmi, e della Guardia Civica faranno fuoco contro la truppa volante, saranno tutti massacrati a tenore della vostra legge, e coloro che si presentano volontariamente e vorranno venire con noi, avranno tre Carlini al giorno (36) e la razione[….]” (37).
Da come chiaramente si evince in documenti dell’epoca presi in esame gli attacchi degli insorgenti erano esclusivamente contro le truppe francesi, contro i filofrancesi e le proprietà dei galantuomini filofrancesi “ Fellloni”, si veda a mò di esempio, solo per citarne alcuni, il saccheggio dei palazzi Mattei e Minicucci di Avezzano avvenuto il 23 settembre 1806 (38) o quello perpetrato a Cerchio da parte degli insorgenti al comando di Giuseppe Monaco, il 19 luglio 1807, nel palazzo di Venanzio d’Amore Fracassi (1772-1854) (39) (vedi qui).
Dai documenti presi in esame e qui riportati, anche se di parte purtroppo, non abbiamo documenti scritti dai soccombenti insorgenti filoborbonici anche a causa, sicuramente, dei tre sciagurati reali decreti promulgati il 16 gennaio 1800, il 10 gennaio 1803 ed il primo novembre 1829 dai re delle Due Sicilie attraverso i quali furono inceneriti gli atti penali relativi alla fine del XVIII secolo inizio del XIX secolo ( grossomodo dal 1789 al 1829) e, di conseguenza, è molto difficoltoso se non impossibile cercare di ricostruire la storia della nostra contrada marsicana ( così pure dell’intero sud Italia) di quell’epoca.
E, di conseguenza, anche cercare di descrivere figure dei Nostri eroi. Comunque, però, anche se con difficoltà riusciamo a percepire l’animus degli eroi legati al mondo rurale, siamo riusciti a rintracciare, a intravvedere la forza, la temerità ed il tenace attaccamento ai propri ideali che, anche a costo della vita, hanno strenuamente difeso. Peccato, purtroppo che, al momento, non abbiamo documenti scritti di proprio pugno dai nostri insorgenti per controbilanciare, come giusto che sia, ambedue le tesi: quella dei difensori filoborbonici e quella degli invasori filofrancesi per cercare, per quanto è possibile, di arrivare alla verità “vatt’ a r’capà l’ gran’ da ju jujittt’ ” sentenziavano sfiduciati in vernacolo cerchiese i nostri antenati che letteralmente voleva significare se sei capace, ma non ci credo, cerca di separare il grano dall’oglio (il buono dal cattivo), e cioè quando una causa era persa già dall’inizio frase, questa, come si evince, velata da un cupo pessimismo.
Ritornando al nostro discorso Giuseppe Monaco sicuramente nell’anarchia del Novantanove dovette comportarsi egregiamente tanto da meritare il grado di capitano ed a lui, nel 1806, così agli altri valorosi ed intrepidi combattenti, si rivolsero per far si che la causa borbonica ancora una volta, come nel 1799, riuscisse alla fine a portare felicemente l’esito bellico, purtroppo, per il nostro ed i suoi commilitoni, l’esito fu disastroso: il 3 ottobre 1807 lui con il figlio Pasquale cadde valorosamente con le armi in pugno contro le truppe francesi del capitano Genot; Felice Ruggieri alias Giovinotti di Ovindoli fu impiccato, all’Aquila, insieme con il proprio nipote, diciottenne, Vincenzo Rosato ed Andrea Damiani di Navelli, il 9 ottobre 1807; Pelino Petrella alias Muscillo di Pratola fu impiccato in Celano l’8 ottobre 1807 ed a numerosi altri toccò la stessa sorte (40) triste epilogo per gli intrepidi e tenaci combattenti che avevano vagheggiato, sognato ad occhi aperti un più giusto ed equo avvenire meritato, perché no?, con le loro temerarie imprese. Per forza dovevano essere figli di un Dio minore?
Il presente lavoro per quanto riguarda le notizie biografiche( data di nascita di Giuseppe Monaco e di suo figlio Pasquale) sarebbe stato più preciso ma, data l’enorme difficoltà di contattare il responsabile dell’Archivio Parrocchiale di Pescina non mi è stato possibile riuscire nell’intento prefissomi.
Si ringraziano gli amici di Aielli Mario Palerma e Maurizio Di Censo che sempre gentilmente ed entusiasticamente mi hanno sempre aiutato nella ricerca storica pressso l’Archivio di Stato dell’Aquila.
Cerchio, lì 28.07.2025
Fiorenzo Amiconi
Note
- Comune in provincia dell’Aquila riedificato dove, nell’antichità esisteva l’importante stazione di Cerfennia, riportata nella tabula Peuntegeriana (IV sec. d.C.). Nei suoi pressi esiste l’importante valico dell’appennino abruzzese, Forca Caruso, in provincia dell’Aquila, che mette in collegamento la valle Peligna e Subequana con la piana del Fucino e la Marsica. Il passo si trova a un’altitudine di 1.100 metri e ha sempre rappresentato una storica posizione di “ frontiera”. Tristemente famosa per essere stata sempre ricettacolo di malfattori, briganti e assassini: tutti avevano timore di passare in quel luogo, spesso teatro di episodi cruenti. Non distante, sul monte Coppotella, si trova oggi il parco eolico di Collarmele, impianto di produzione di energia elettrica, realizzato nel 1998: uno dei più grande parchi eolici d’Italia.
- Pelino Petrella alias Muscillo, nato a Pratola Peligna intorno al 1767 ( in quanto l’8 ottobre 1807, quando venne giustiziato in Celano aveva 38 anni ) come si evince dal suo interrogatorio prima di venir giustiziato). Nel “ Liber Mortuorum ab anno 1801 usque ad 18015, pagina 58 vi è l’annotazione di morte riguardante il sunnominato Pelino Petrella: “ Nell’anno 1806 a 9 8[otto]bre/fu giustiziato Pelino/Petrellla alias Muscilllo; ricevuti i Ss.[anti] Sacram[en]ti necesssarj “dove vi sono due vistosi “ error calami” in quanto il Nostro fu giustiziato, come si può notare nel sottoriportato documento, quasi esattamente un anno dopo, l’8 ottobre 1807:”[….] Celano li 8 8[otto]bre 1807/il Governatore di Celano/A S.[ua] E.[ccellenza] Il Sig.[no]r Intendente della Provincia di Aquila/Eccellenza Oggi a mezzogiorno è stato giustiziato in questa città, Il brigante Pelino Petrilli (sic) alias Muscillo di Pratola. Finalmen-/te la Provincia è stata liberata da un mostro, che contando/venticinque omicidj (senza contare gl’ignoti commessi nel brigantaggio,/non avrebbe mancato, se fosse restato in vita, di rendere più grande la serie de’ suoi misfatti./Ho l’onore di rinnovarvi della più grande stima./Giuseppe Saliceti” ( nel retro si legge: Celano 8 8[ottobre] 1807/ Da conto della Fucilaz[ion]e (?)di Pelino/petrillli a.[lias] Muscillli di Pratola” n.d.r.) ASA, Intendenza S I, Cat. 270, B 4815 A, fasc. 4). E, quindi, l’annotazione posta nel citato “ Liber mortuorum” della chiesa di S. Giovanni Battista di Celano, al margine sinistro dell’atto di morte, del quarantatreenne Giovanni Cerasoli deceduto il 19 ottobre 1806, chiaramente si tratta di una vistosa, frettolosa ed erronea annotazione posta dopo accaduto il fatto.
- Andrea Damiani, nato a Navelli intorno al 1772 in quanto alla data di morte, avvenuta il 9 ottobre 1807, aveva 35 anni ( come chiaramente si evince dall’interrogatorio eseguito prima di esser giustiziato -Archivio di Stato dell’Aquila).
- Giovan Pasquale Ferrini, nato a Goriano Sicoli intorno al 1767 in quanto nel giorno del suo interrogatorio, avvenuto nella città di Aquila, il 23 dicembre 1807, aveva 38 anni in circa.-
- ASA, Intendenza, S I, cat. 270, B 4815°, fasc. 4.
- Pescina comune in Provincia dell’Aquila- Qui sono nati, solo per citarne i più noti, il celebre poeta Paolo Marso ( 1440-1484), lo statista a livello europeo cardinale Giulio Raimondo Mazzarino ( 1602- 1661) e lo scrittore Ignazio Silone ( 1900-1978). E’ stata sede della Diocesi Marsi dal 1581 fino al terremoto del 13.1.1915.
- ASA, Intendenza, S I, Cat. 270, B 4815 A, fasc. 4.
- Vedi nota 7.
- Vedi nota 1.
- Introdacqua comune della provincia dell’Aquila. Qui nacque il 20 febbraio 1764, il famoso comandante Generale delle masse Giuseppe Pronio che valorosamente si distinse durante l’invasione delle truppe francesi nel regno delle Due Sicilie, durante il Novantanove. Alla fine di tale conflitto il Nostro fu promosso al grado di colonnello nell’esercito partenopeo. Morì a Napoli, il 26 gennaio 1804, all’età di 44 anni. Amiconi F.: “ Parasittt’ il brigante che morì due volte, Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2015.Coppa Zucccari L.: “ Notizie biografiche sul capomassa Giuseppe Pronio d’Introdacqua (1760-1804) “.
- Sono i sopracitati Pelino Petrellla, alias Muscillo e Giovan Pasquale Ferrini.
- Celano comune della provincia dell’Aquila. Nel medioevo fu sede della Grande Contea dei Marsi e, per la bellicosità dei suoi conti, la città di Celano dovette subire da parte delle truppe dell’imperatore Federico II, “ Stupor mundi”, nel 1222-1223, prima l’assedio dell’inespugnabile castello e poi la totale distruzione del bellicoso centro marsicano ed addirittura, dovette subire la “ damnatio memoria” del nome di Celano e la deportazione dei suoi abitanti nell’isola della Sicilia e di Malta. Grazie ai buoni servigi di alcune potenti famiglie celanesi alcuni anni dopo, nel 1229, agli espatriati abitanti celanesi fu permesso il ritorno in patria a patto che la nuova città si chiamasse “ Cesarea” e fosse costruita più a valle di quell’antica e non fosse munita di mura: città aperta. Oggi nel quattrocentesco castello Piccolomini di Celano vi è collocato il Museo Statale della Marsica e sede degli uffici distaccati della Soprintendenza B.P.A. e P.S.A.E.
- Amiconi F. “ Storia del brigante Parasittt’ op.cit.”.
- Pratola Peligna comune in Provincia dell’Aquila, Qui nacque, il 25 giugno 1833, il tuttologo Antonio De Nino e deceduto in Sulmona il 1 marzo 1907. Autore di moltissime pubblicazioni Fu amico dello storico nonché premio nobel Theodor Mommsen.
- ASA, Intendenza, S I, Cat. 270, B 4815°, fasc. 4.
- Valerio Berardi, nato ad Aielli il 14 luglio 1784 da Prospero e da Rosa Galli. Futuro carbonaro della vendita del comune di Aielli denominata “ Figli de’ Liberi Marsi” di cui era Gran Maestro: “[….]Berardi Valerio- Proprietario- 1° assistente Fasciato Antico[….]”. Fu sindaco del comune di Aielli dal 1836 al 1839.
- Giacomo Fournier capitano del decimo Reggimento Comandante la 3.a Compagnia del 1° Battaglione delle truppe francesi. Sotto il suo comando furono disfatti, fra il 3 e 4 ottobre 1807, gli insorgenti comandati da Giuseppe Monaco di Introdacqua e Felice Ruggero alias Giovinotti di Ovindoli.
- Sappiamo con precisione, come chiaramente si evince in questo lavoro, che furono trasportate in Introdacqua. Sotto il suo comando furono disfatti, fra il 3 e 4 ottobre 1807, gli insorgenti comandati da Giuseppe Monaco di Introdacqua e Felice Ruggero alias Giovinotto di Ovindoli.
- Vedi nota 16.
- Vedi nota 10. Amiconi F.: “ Storia del brigante “ Parasittt’ op.cit.”.-
- Giovanni Salomone, nato a Barisciano intorno al 18 ottobre 1759 in quanto alla data della sua morte avvenuta in Barisciano aveva 88 anni e otto mesi. Ebbe grande importanza nell’insorgenza avvenuta in tutto l’ex reame di Napoli nel 1798-99. Amiconi F.(a cura): “ la Guerra de’ Paesani co’ Francesi Relazione storica di Giovanni Salomone ( 20 Luglio 1799)””, Edizioni Kirke, Cerchio-Avezzano, 2020.
- Vedi nota 21.
- Amiconi F.: ”Francesco Marinacci Capomassa della Terra di Collarmele (AQ) 178??-1823)”, Polvere d’archivio, Terremarsicane.
- Ermenegildo Piccioli, il capo supremo dell’insorgenze popolari contro la Francia, era fratello di Luigi, ispettore della polizia francese, il quale, nel 1806, si adoperò fortemente affinchè il sunnominato fratello abbandonasse “ il disonesto Mestiere di Capomassa”. Questi riuscì a far ottenere, grazie ai suoi servigi, il relativo perdono da parte del governo francese. Amiconi F.: “ Storia del brigante Parasitt’ op.cit.”. Amiconi F.( a cura): “ La repressione del brigantaggio op.cit.”.
- Padre Domizio Iacobucci Amiconi F.(a cura):” La Guerra de’ Paesani op.cit.”. Amiconi F.:” Padre Domizio Jacobucci alias Fra Diavolo ( 1769- 18??)”, Polvere d’archivio, Terremarsicane.
- Felice Ruggiero alias Giovinottti di Ovindoli. Amiconi F.(a cura): “La Guerra de’ Paesani op.cit.”. Amiconi F.:” Felice Ruggero alias Giovinotto di Ovindoli ( 1760-1807)”, Polvere d’archivio, Terremarsicane.
- ASA, Preside 1.a Serie, Fasc. 172.
- Pietro Colletta. Storico ed uomo di stato (Napoli 1775-Firenze 1831). Ufficiale di artiglieria dell’esercito napoletano, nel 1798 combattè contro i Francesi, nell’anno seguente aderì alla Repubblica Partenopea: gesto che gli valse il carcere, alla restaurazione. Sfuggito al patibolo, riuscì a farsi dimenticare lavorando come ingegnere. Quando i Francesi rioccuparono Napoli, servì nell’Armata di Giuseppe Bonaparte, e durante il Regno di Murat fu uno dei principali personaggi militari del regno. Al ritorno dei Borboni (1815), il re Ferdinando gli diede il comando della Divisione che presiedeva il Salernitano ed è di quel tempo la sua Memoria militare sulla campagna d’Italia dell’anno 1815. Nel 1820 la rivoluzione lo nominò luogotenente del re in Sicilia e poi ministro della guerra, ma alla restaurazione del 1821 fu imprigionato a forte Sant’Elmo, a Napoli, e poi deportato a Brno. Da qui si trasferì a Firenze, dove conobbe ed aiutò Leopardi. A Firenze scrisse la “ Storia del reame di Napoli, tra il 1734 al 1825, pubblicata nel 1856, opera d’ispirazione rigorosamente illuminista sugli avvenimenti di quell’epoca. AA.VVV. Nuova Enciclopedia Editrice Italiana di cultura, II, C-E, Arti Grafiche << La moderna>>, Roma, 1966, p. 909.
- Vedi nota n. 28.
- Amiconi F. ( a cura): La Guerra de’ Paesani op.cit.”. In quel frangente gli aquilani ad imperitura memoria, cantavano, a mò di moderni folk-singer” in vernacolo aquilano, la seguente canzone: “ Quanno fu allu ‘Mpretatora/oh! Che passu! alla malora!/Quanno fururu a viglianu/se ne tano, pianu pianu./Quanno fu alla Colonnella/li pigliò la tremarellla./Quanno fu a Roccca e cornu/circondati ‘ ntornu ‘ntornu./Quanno furono allo Ruttti/gli è anni, fatti quasci tutti./Quanno furono a ‘Nterocu’/igni montagna facea focu,/Quanno furo a lu Burghitttu/li butteano l’oggghiu frittu.” G. Titta: “ L’invasione e la cacciata dei francesi dall’Abruzzo”. Ristampa in “ Prospettive Sabine”, a. 1 (1986) n,2, p. 26.
- Amiconi F. (a cura):” La repressione del brigantaggio op.cit.”.
- Vedi nota 31.
- Vedi nota 31.
- ASA, Intendenza S I, Cat. 270, B 4815 A, fasc. 4.
- Amiconi F. ( a cura) : “ La repressione op.cit.”
- Nella passata “ anarchia del 1799 apprendiamo che la comunità di Cerchio con apposita deliberazione del 16 marzo 1799 aveva stabilito che ai volontari offertisi per soccorrere il Generale Pronio : “[….]per la giornata in publico Convenuti per carlini quatro e mezzo il giorno a testa[….]” Amiconi F.: “ Cerchio dal 1798 al 1867”, Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, Annata LXXXII (1992) ( CIV dell’intera collezione), Litografia F.llli Cellamare, L’Aquila, 1994, p. 81.
- ASA. S I, Cat. XXVII, 4815 a, fasc. 13.
- ASA, Gran Corte Criminale di Aquila Processi ( Prima Serie ). Amiconi F: “ Padre Domizio alias fra Diavolo (1769-18??) op.cit.”
- Venanzio d’Amore Fracassi il vecchio, nacque a Cerchio il 18 maggio 1772 da Pasquale d’Amore e Maria Pressede d’Amore. In seguito al matrimonio avvenuto il 29 agosto 1795 con la tredicenne donna Rachele Fracassi di San Vincenzo Valle Roveto assumerà anche il cognome della moglie, sicuramente in ossequio a patti matrimoniali, formando così il nuovo casato dei d’Amore Fracassi che, ironia della sorte, si estinguerà con la morte del di lui omonimo nipote Venanzio d’Amore Fracassi il giovane ( 1856-1940) avvenuta a Cerchio il 9 agosto 1940. Conseguì la laurea in utroque jure presso l’Università di Napoli nel 1793. Svolse a Cerchio l’attività di avvocato e maestro dei fanciulli, fu sindaco di Cerchio nel 1797-98, nel 1804 e nel 1806 e nel 1821. Per le sue idee filofrancesi, il 18 Luglio 1807 dovette fuggire da Cerchio in seguito al saccheggio del suo palazzo da parte di circa 160 insorgenti al comando di Giuseppe Monaco d’Introdacqua. Il 14 agosto 1821 fu eletto dal re delle Due Sicilie, Ferdinando I, alla onorevole carica di “ Consigliere Distrettuale” del Distretto di Avezzano, e, nel 1823 rivestiva la carica di comandante della Guardia Civica del comune di Cerchio. Svolse ancor la carica di consigliere distrettuale di Avezzano negli anni 1823-824 e verrà nuovamente eletto a tale carica il 22 aprile 1829 ed anche per gli anni 1831 e 1832 svolse tale onorifico incarico. Amiconi F.(a cura): La repressione del brigantaggio op.cit.”.
- Nel più volte citato Archivio di Stato dell’Aquila sono conservati gli interrogatori condotti nella fortezza dell’Aquila dal capitano Giacomo Fournier e dal capitano relatore della Commissione Militare Errigo Alò, dei vari personaggi che presero parte alle insorgenze iniziate nel 1806.
APPPENDICE
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Intendenza, S I, Cat. XXVIII, b. 4815 A, fasc. 13
“ Popoli 17 Luglio 1807/Il Regio Gov.[ernator]e del Circond.[ari]o di Acciano/Alll’Ill[ustrissi]mo Sig.[no]r Intendente della Prov.[inci]a/Signore/Ieri, da Castelvecchio Subjquo (1), mi diedi l’onore di rassegnare p[er] espresso a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, che stando io in Gagliano (2) aveva col/mezzo di due Corrieri secretam.[ent]e Speditimi, ricevuta noti=/zia, che in Acciano erano piombati Cinquecento Cinquanta/Briganti, da q[ua]li veniva io Cercato avidam.[ent]e. Le umiliai/lo smarrimento de’ pochi buoni Citttadini di Gagliano, che non potei rattenere, ed i motivi che mi costrinsero ad/abbandonare quella posi.[zio]ne, e ritirarmi in Castelvecchio(3) sud.[ett]o,/donde Sarei passato a Solmona./Ora stimo di esporle, che stando in Castelvecchio, gli Esplora=/tori, che avea fatti anche di Colà Situare nelle alture/de’ Monti adjacenti, p[er] essere avvertito delle Masse, e direzio=/ne de’ Briganti, a circa ore quindeci vennero di tutta/fug’ad avvertirmi, che i med.[esim]i Si avanzavano a gran passi//Verso Castelvecchio, preceduti da quaranta Cavalli/ed eran prossimi ad arrivarvi; io dunque partii sul mo=mento dirigendomi alla Volta di Rajano, e jeri sera qua/mi Condussi. Questa Mattina ho spedito ad Acciano p[er] aver notizia precisa dell’accaduto colà, Se mi perviene p[ri]ma il passaggio della/Posta, mi farò un dovere passarle all’intelligenza V.[ostra] S.[ignoria] Il[ustrissi]ma/Io deciderò da fatti avvenuti, e dalla Notizia della posizione/de’ Briganti se mi convenga ritornare in Acciano, e di tut=/to la terrò riscontrata./Sono intanto con rispetto./Il messo che ho spedito in Acciano non è tornato. Ho però/raccolte delle notizie, che riguardano i Briganti sud:[dett]i, e mi affretto a communicargliele./ I Briganti sono nel numero di oltre trecento individui, fra q[ua]li quaranta a Cavallo. Portano uno Stendardo Ros=/so, e sono diretti da Giuseppe dal Monaco (sic) , da un tal/Ventresca d’Introdacqua, e da un Solmontino./Nella giornata de’ 14 furono a Collepietro, dove Commise=/ro qualche insolenza./La Sera de 15 si portarono a S. Benedetto, e vi si tratten=/ero sino alle Ore Sei, allorchè ne partirono diriggendosi alla Volta di Vittorito, forse per ingannare le Per=/sone destinate a fare le scoverte, giacchè poi ripiega=//rono Verso Acciano, in cui pervennero sulle Ore dieci del giorno di jeri./Costrinsero quel Sindaco a dare loro Cento ducati, dopo averlo/aspramente battuto: Vollero i Viveri p[er] tutta la Mas=/nada, la q[ua]le si diede pure a girare per le Case del/Paese, facendosi somministrare delle biancherie, e delle/Scarpe. Saccheggiarono quella del Sacerdote Ardini, che/Carcerarono, e Seco loro si condussero. Fecero delle Ricer/che p[er] avere la mia Persona, del che s’interessava/specialm.[en]te il Ventrescha Uno de’ Capi, mostrando tutto/il dispiacere, di non avermi potuto avere nelle mani. Attenderò il Corriero che ho spedito in Acciano p[er] vedere se le/circostanze Combinano, ed essendovi Cosa d’interessante/lo farò Sapere p[er] Espresso ad V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, di cui nuova=/mente mi Rassegno./Manca il tempo per dire le cose stesse al S.[igno]r Gen.[era]le Comanda.[nt]e,/ad a’ Sig.[no]ri del Trib.[unal]e Straordinario. Prego V.[ostra] s.[ignoria] Ill[ustrissi]ma/passare loro la notizia-/Bernardino Muzi ( scritto da altra mano n.d.a.)”.
Note
- L’attuale comune di Castelvecchio Subequo in provincia dell’Aquila.
- E’ l’attuale comune di Gagliano Aterno in provincia dell’Aquila.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Intendenza, S I, Cat. XXVII, b. 3815°, fasc. 13
“ Celano li 19 Luglio 1807/Il Gov.[ernato]re Int.[eri]no di Celano/Al Sig.[no]r Intendente della Provincia di Aquila/Sig:[no]r Intendente/Credo mio dovere di farle un dettaglio di quanto è accaduto in/questo circondario relativamente a’ Briganti/Essendosi saputo che questi scelerati aveano tolto il loro accampamento da Castel di jeri, e che per forca caruso (1) prendevano la direzio-/ne della Marsica, questo Tenente di Gendarmeria colla sua bri-/gata, e colle guardie civiche di Celano, Avezzano, e Tagliacozzo/nella notte de’ 17 e 18 fu ad incontrarli per dar loro una carica./Avvenne l’incontro nelle vicinanze di Forca (2). Ma il numero/de’ Briganti essendo molto maggiore di quello ( è scritto sopra n.d.a.) delle nostre truppe, avendo/l’appoggio della gente a cavallo, e postati in vantaggiosa situa-/zione, ad onta del coraggio mostrato da’ Gendarmi e civici ripor-/tammo qualche perdita. Manca il Comandante della Civica di/Avezzano per nome Martau, che aveva pure il comando di varj/Soldati di Linea Napolitani. Dicesi che sia stato fatto prigio-/niero. Alcuni de’ Soldati, che l’accompagnarono restarono/morti. Manca ancora un tal Resta comandante dellla civica/di Tagliacozzo. Varj civici si sono imbarcati per Fucino(3),e/si sono ritirati nelle lore Patrie rispettive. I Briganti si portarono jeri in Cerchio. Vollero a forza delle/razioni, saccheggiarono alcune case (4), e si presero un Caval-//lo all’Oste della Taverna chiamata Stanca situata alle spon-/de del lago (5)./Questa mattina sono andati in Ajelli, paese qui distante cir-/ca due miglia. Hanno esatte pure le razioni, e si sono quindi/situati in un luogo chiamata la difensa. (6) Qui hanno fucilati/due prigionieri, de’ quali ho commessa la ricognizione, e poi/la sepoltura nella chiesa madre di quel Paese. Sono restati in tale situazione sino all’arrivo del Sig.[no]r Generale/Digonet, il quale non ha potuto coglierli tutti in un punto, e/distruggerli, ciò deve attribuirsi alla rapidità della loro fuga./Sono passati in questo tenimento verso le ore quindici. Per/un calcolo. Che si è potuto fare ad occhio, potevano essere circa due-/cento a piedi, e sessanta a cavallo. Hanno presa la direzione/di Ovindoli./Circa mezz’ora dopo del loro passaggio è qui facilmente/giunto il detto Sig.[no]r Digonet colla sua truppa. Si è fermati un/momento alla porta del Paese, ed avendo riunita la brigata/della Gendarmeria qui esistente ha continuato il suo viaggio/verso le montagne seguendo prossimamente la traccia de’/malvaggi fuggitivi. Tra S. Potito ed Ovindoli vi è una strada posta nella valle,/dimodochè[…]e l’altro lato si ergono delle monta-/gne quasi inaccessibili. In uno di questi lati, e propriam.[ent]e/in quello riguardante l’Oriente si erano riuniti i Brigan-/ti.// Quando la truppa comandata dal Sig.[no]r Generale Digonet si era inoltra-/ta in detta Strada hanno cominciato a fare un vivo fuoco, ch’è Stato/intrepidamente sostenuto da’ nostri Soldati, contro de’ quali si facevano ro-/tolare de’ grandi massi di pietra. I volteggiatori rampicandosi sopra que’/sassi hanno costretto i Briganti a fuggire. Sono dappertutto inseguiti,/e speriamo sentirne di breve la totale distruzione./Il Comandante de’ Briganti è un tal Giuseppe del Monaco (sic) d’Introdacqua/Uomo iniquo per tutt’i punti. Marcia con bandiera rossa spiegata, e con/due casse battenti (6) in Cerchio diceva ch’era ritornato l’ex-re in Napo-/li, e ch’era stato Egli incombenzato a ripristinargli il Regno in dipenden-/za. A tale effetto ebbe la temerità di far sapere che si fossero a Lui ri-/presentati i militari del passato Governo. Ma non fu obbedito come/sono assicurato con rapporti per iscritto./Ecco quanto ho potuto rilevare. In appresso potrò darle altri ragguagli./Sono intanto col massimo rispetto/Giuseppe Saliceti ”,
Note
- Vedi qui.
- E’ il passo di Forca Caruso posto nel comune di Collarmele (vedi qui).
- Saccheggiarono a Cerchio il palazzo di don Venanzio d’Amore Fracassi il vecchio. Vedi qui.
- E’ il famoso lago del Fucino completamente prosciugato per volontà del banchiere Alessandro Torlonia nel 1876 dopo 24 anni di duri lavori.
- Vedi nota 4. Località è posta a Sud del Comune di Celano (AQ).
- Località posta a Nord del comune di Aielli denominata in vernacolo aiellese “ La defenza”.
- In quel frangente gli insorgenti si accompagnavano con altri strumenti musicali quali, per esempio, pifferi e tamburro come apprendiamo da una lettera conservata nell’Archivio di Stato delll’Aquila, Gran Corte Criminale, Processi (Prima serie), busta 147, fasc. 2: “ Avendo risaputo con accerto, che Gioacchino e Giuseppe di Giustino della Terra di Acciano erano con i Briganti annidati in Gagliano, facendo il primo da Piffero, ed il secondo dà Tamburro[….]”e da canti o filastrocche dal seguente tenore: “ A lu suone deli Tammurelli/se risorsi li puveriellli/a lu suone de le Campane/Viva viva le popolane” /R. Giardina: “ La leggenda di fra Diavolo”, Edizioni Piemme, Casale monferrrato, 1996, p. 127) ed anche : “ Agliu suone de ji viulini/viva viva ju populu basse/Agli sone de ji viulini/sempre morte ai Giacubbini”. ( G. Titta. “ L’invasione e la cacciata dei francesi dalll’Abruzzo op.cit.”.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
S I, CAT, XXVII, 4815 A, Fasc. 13
“ Celano li 21 Luglio 1807
Al Gov.[ernato]re Interino di Celano
Sig.[nor] Intendente
Avendo saputo che alle falde della Montagna di Ajelli in/un luogo detto la difesa vi erano due cadaveri, ordinai ai/Medici di quella comune di portarsi in detto luogo di unita/col Sindaco, onde procedere alla loro ricognizione. Essi adempi=/rono subito, e da quanto hanno disposto in iscritto rilevasi/che il furore de’ Briganti non potea estendersi più oltre. Non/si distingueva più ne’ detti cadaveri l’effigie umane, ed essendo denudati non si è potuto formare un giudizio certo se fossero mi-/litari. Erano pieni di ferite, ed avevano anche le ossa infrante./Sopra il ventre aperto di uno di essi si è trovato un cartello, che/si conserva originalmente in questa Corte tutto insanguinato. Vi/si leggono queste parole: tutt’i Francesi, Gendarmi, e della/Guardia civica che faranno fuoco contro la truppa volante,/sono tutti massacrati a tenore della vostra legge, e coloro che si presentano volontariamente, e vorranno venire co/Noi, avranno tre carlini al giorno, e la razione . Dalla parte della Montagna soprastante al luogo in cui si era-/no accampati i Briganti si sentirono jeri due colpi di fucile.//un naturale di Pescina, sapendo che per la grande strada sotto/Cerchio fu jeri mattina spogliato delle scarpe da tre o quat-/tro assassini fuggiaschi./Avendo ricevuto avviso che ne’ Casali di Cerchio ed Ajelli vi po-/teva essere qualche Brigante rifugiato, jeri a mezzo giorno/uscii io stesso di persona con dieci Civici armati./Però dopo/tante diligenze non fu possibile trovarne uno./I naturali del mio circondario si mantengono tranquilli Castello è difeso due brigate di Gendarmi venuti una/ da Cicoli, e l’altra da Civitella Roveto. Il Sig.[no]r Generale Digonet jeri fu in Rovere. Questa mattina/Io sento partito verso Goriano inseguendo sempre i Briganti, i quali terribilmente intimoriti lasciano cavalli, e tutt’altro, e badano a salvarsi con la fuga./Felice Giovinotti di Ovindoli si dice per certo che sia riunito/coi suoi Socj. Essendosi da me spedito un corriere diretto a V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma con una lettera, in cui le notizia dell’avvicina-/mento/ de’ Briganti nellla Marsica, fu incontrato dal Gio-/vinotti vicino al suo Paese, il quale avendolo legato si fece/Consegnare tutte le carte che portava. Fra queste vi era/ oltre alla divisata mia lettera, un plico diretto dal Tenente/Jatta al Sig.[no]r Generale Digonet. Ciò avvenne a 17 corrente./Ecco questo credo mio dovere rassegnarle, e col medesimo rispetto so/no/Giuseppe Saliceti “.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
SI, CAT. XXVI, 4815 A, FASC. 13
“ Mercato 31 Ag.[ost]o 1807
Acciano li 30 Luglio 1807/Il Reg.[i]o Governatore di questo Circondario/All’Ill[ustrissi]mo Sig.[no]r Intendente della Provincia/Signore/Niun riscontro mi è pervenuto alle diverse relazioni, che sul pro-/posito de’ Briganti, ho avuto l’onore di rassegnare a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma/ del giorno 16 cad.[ent]e in avanti. Spero non di meno, che siano fe=/delm.[ent]e tutte capitate/Jeri circa Le ore 14 qua pervenne una Colonna mobile di/Sopra cento volteggiatori Francesi del 10 Regimento di Li-/nea, proveniente da Capistrano; e questa mattina si è/diretta verso Goriano Sicoli. Io non ho mancato dare al/Comandante tutte le notizie necessarie, con averlo fornito/altresi di Guide, e de’ Corrieri, de’ quali vi è stato bisogno./Dopo la di lui partenza, ho saputo con qualche precisione, che i/Briganti, al numero di circa 80, comandati da Giuseppe/del Monaco, sieno attualm.[ent]e nelle altre di Goriano Sicoli,/e propriam.[ent]e in una montagna intermedia, che rimane/fra quella Comune, e l’altra di Cocullo./Con certezza sono stato parimenti informato, che Giovinotti di/Ovindoli, il quale si crede in unione del nomato Giusep-/pe del Monaco, con dieci Uomini armati la sera de’/26 cad.[ent]e, si fermò in Goriano Sicoli. Il giorno seguente//de’ 27, erano costoro a piedi La costa di Rajano, dove/rubarono un Cavallo al sindaco di Castel di jeri./Per espresso ne ho informato il Comandante la d.[ettt]a Colonna/mobile, e gli ho pure suggerito di potersi mette in/comunicazione col Capitano della Guardia Civico-Provinciale di Cocullo Sig.[no]r Paolo Gentile/attaccato al Go=/verno, ed intesissimo delle masse de’ Briganti, tanto a con=/to della vicinanza, di loro situazione, quanto per le/Spie, che tiene./Per atto di mio dovere lo passo ben’anche a notizia di V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma/per La dovuta intelligenza, e per quelle deposizioni/che stima dare, mentre io coll’usato rispetto mi rassegno/Bernardino Muzi “.
“ Celano li 2 7[settte]mbre 1807
Il Governatore di Celano/ A S.[ua] E.[ccellenza] Sig.[no]r Intendente della Provincia di Aquila/Eccellenza/sul punto che sono le ore ventidue è da me venuto il Sindaco di Ajelli/e mi ha rassegnato una lettera al medesimo diretta da Giovinotti, e da Monaco, che si dicono fermati nella montagna/di Gagliano, Ne rimetto a V.[ostra] E.[ccellenza] una copia, esibendomi/pronto a rimettere anche l’originale, se così desidera/Non ho mancato informare il tutto questo Sig.[no]r Tenente/Jatta il quale ne ha passato anche l’avviso a Coman-/(dante della colonna mobile./Ho l’onore di dirmi con massimo rispetto/Giuseppe Saliceti”.
ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA
S I, CAT. XXVI, 4815°, Fasc. 13
“ Copia Sig.[no]r Amm[inistrato]re/Sul momento, e senza perdita più di un’ora farete/sentire al S.[igno]r D.[on] Baldassarre Maccallini (1) , e al Sig.[no]r/D.[on] Fortunato Berardi (2) , e Giuseppe del Pinto(3), anche/senza ritardo consegnassero a V.[ostra] S,[ignoria] la Somma/di ducati Seicento per il costo delli sei Caval-/li equipaggiati, che furono dalli medesimi tolti. Dovevano riflettere che d.[ett]i Cavalli erano in /servzio di S.[ua] M.[aestà] Ferdinando IV Dio sempre feliciti./Che non mancassero a quanto si è detto, altrimen=/ti in mancanza saremo costretti tornare/Costà con tutta la nostra fulminante truppa non solo contro li Sud.[dett]i, ma con detri=/mento di tutto il Comune Paese./La d.[ett]a Somma che V.[ostra] S.[ignoria] Sig:[no]ri Ammm.[inistrator]i riceve=/rete, dovete condurvi da Noi unitam.[en]te/con il nostro Corriere, che dal Med:[esim]o Sarete/Scartato Addio/Monaco Cap.[itan]o/Felice Ruggiero/ a.[lia]s Giovinotti ( al margine sinistro si legge: “ Sig.[no]ri Amm.[inistrato]ri di/Ajelli” e, sotto a destra: “ Per copia conforme al p.[resent]e originale sistente/ presso di me./Saliceti”. ( nel retro si legge: “ Celano 12 Sett.[em]bre 1807/Il Gov[ernato]re/Su i Briganti “ n.d.r.).
Note
- Nasceva ad Aielli il10 luglio 1775, dal medico Barlaam e Lucrezia d’Amore, figlia del ricco proprietario cerchiese Fulgenzo, Baldassarre Maccallini, medico, più volte eletto alla carica di sindaco di Aielli e più volte eletto anche alla carica di consigliere provinciale e distrettuale. Il 13 settembre 1821, in qualità di consigliere distrettuale di Avezzano fece il seguente, conciso , pertinente e partecipato intervento in favore degli ospedali e dell’umanità sofferente: “ Il Consigliere Baldassarre Maccallini ( al margine sinistro è così riportato: “ Sessione 5°/Art:[icol]o 6 del verbale” seguito da una firma illeggibile n.d.r.) del Comune di Ajelli espone a Suoi rispettabili Colleghi il seguente importantissimo oggetto, che crede meritevole della loro compiacenza Tutti gli Ospedali trovansi eretti, e stabiliti in ciascun Comune del regno, debon seguire la natura, e l’ordine degli Ospedali eretti nella Città dominante, e nelle altre Città, e precisamente in quella ove soggiorna il Religiosissimo Nostro Monarca, le rendite di essi non possono invertirvi ad altro uso, se non non in sollievo de Poveri, e degl’Infermi giacchè esattamente si corrisponde alla istituzione ossia fondazione per essere officio inalterabile, non solo di Essi passerebbero all’altra vita, ed alcuni che non ha potuto uccidere la violenza del male, restarebbero d’infetta, e debole salute per la mancanza di assistenza medicinali, e nutrim.[ent]o conforme si scorge in questo distretto. Ciò si è avvenuto, e sequita ad aver luogo principalmente per li sequenti motivi.
1° Perché si è voluto limitare coi Stati Discussi la spesa di dette opere di pietà, ed incassarsi gli avanzi.
2° Perché l’amministrazione non è libera alle commissioni, le quali perché nella reddizion de conti, vengono sindacate coll’eccesso de rigori//dai Consigli degl’ospizii per non essere inquietate, e dispendiate da manovenzi de Consigli medesimi, tralasciano il proprio disimpegno.
3°IL Consiglio anzi detto opponendo che gli avanzi derivino dalla magior rendita degli esiti necessarii, si fa lecito invertirsi ad altre opere publiche e specialmente per le strade, le quali in questa parte entrano ad esser formate col sangue de Poveri, e degl’Infermi. All’incontro se li Comuni forniti di Ospedale facessero partecipare a loro componenti l’intiere rendite de rispettivi Ospedale, come loro patrimonio, sicuramente non rimarrebbero privi di tanti individui, che mojono per mancanza di assistenza, e soccorso, ne rimarebbero altri come molti per il tampoco di cronocchismo./Molto da questi principii, che la sensibilità della mia umanità, mi ha fatto, e tuttavia mi fa declamare nel mio animo, se altrimenti non vi aggrada; io sono a pregarvi di deliberare doversi provocare dal Ré Nostro Signore, affinché Sovranamente disponga 1° Che l’ammministraz.[ion]e degl’Ospedali sia libera alle rispettive commissioni locali, e sogetta solamente al Consiglio degli Ospizii bel solo caso di dispotismo ad abuso dei membri della Commissione. 2° Che le predette rendite di essi non siano investite a verun altro uso, che in sollievo ed, alimento, degl’infermi, e poveri del proprio Comune per esser ciò conforme alla volontà dei Fondatori ai doveri della Giustizia, e dell’humanità. Avezzano li 13 7[settem]bre 1821 Bald.[assarr]e Maccallini ( sotto al margine sinistro si legge: “ Visto/Il Presidente Gio:[van]Battista Masciarelli/Il Segretario Tom[ma]so Resta” n.d.r.).
- Fortunato Berardi, figlio di Giacomo e Cecilia Patroni di Ortona dei Marsi. Fratelllo e del futuro Deputato al primo Parlamento Italiano Enrico ( 1801-1861). Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”.
- Giuseppe Del Pinto, capomassa di Aiellli nel 1799. Fu iscritto alla vendita carbonara del comune di Aielli: […]50. Del Pinto Giuseppe- Negoziante- Carbonaro [….]”. Amiconi F.: “ La Carboneria a Cerchio op.cit.”.
ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA
Intendenza, S I, Cat. 270
B 4815 A, fasc. 4
“ Celano li 22 7[settembre] 1807/Il Governatore di Celano/A S.[ua] E.[ccellenza] il Sig.[no]r Intendente della Provincia di Aquila/Eccellenza/Ieri sera verso le ore ventitrè Giovinotti e del Monaco andarono/in Ovindoli con una comitiva di ventiquattro Uomini a caval-/lo. Vollero del fieno, e de’ ferri per i loro cavalli. In tale occasio-/ne tutt’i Preti e benestanti del Paese fecero delle grandi insinua-/zioni ai detti due capi, di ripresentarsi, e profittare della clemen=/za del Governo. Risposero di avere questa intenzione, ed a tale/effetto si presero il proclama fatto a nome di V.[ostra] E.[ccellenza], e del Sig.[no]r Gene-/rale relativo all’indulto, dicendo di volerlo rimandare a quello/Comune oggi o dimani unitamente ad una lettera, in cui/avrebbero spiegato la loro volontà. Dopo le ore ventiquattro/partirono, e presero la direzione di Arano. Il Generale Huard/è stato informato di tutto ciò. Si dice che questi trovisi in Avezzano.Le rinnovo i sentimenti del più grande rispetto/Giuseppe Saliceti” ( nel retro si legge: “ Celano 12 Sett.[embr]e 1807/Il Governato]re/Su i Briganti “ n.d.a.)
“ Celano li 25 7[sette]mbre 1807/ Il Governatore di Celano/ A Sua E.[ccellenza] il Sig.[no]r Intendente della Provincia di Aquila/Eccellenza/Ieri sera verso le ore ventitrè Giovinotti e del Monaco m(sic) andarono/in Ovindoli con una comitiva di ventiquattro Uomini a caval-/lo. Vollero del fieno, e de’ ferri per i loro cavalli. In tale occasio-/ne tutt’i Preti e benestanti del Paese fecero grandi insinua-/zioni ai detti due capi di ripresentarsi, e profittare della clemen=/za del Governo. Risposero di avere questa intenzione, ed a tal effetto si presero il proclama fatto a nome di V.[ostra] E.[ccellenza], e del Sig.[no]r Gene-/rale relativo all’indulto, dicendo di volerlo rimandare a quello/Comune oggi o dimani unitamente ad una lettera, in cui avrebbero spiegato la loro volontà. Dopo le ore ventiquattro/partirono, e presero la direzione di Arano. Il Generale Huard/è stato informato di tutto ciò. Si dice che questi trovisi in Avezzano./Le rinnovo i sentimenti del più grande rispetto/Giuseppe Saliceti” ( Nel retro si legge: “ Celano 12 Sett.[embr]e 1807/Il Gov[ernato]re/Su Briganti” n.d.r.)
“ Celano li 7[sette]mbre 1807/Il Governatore di Celano/A S.[ua] E.[ccellenza] il Sig.[no]r Intendente della Provincia/ Eccellenza/ieri sera circa le ore tornò Giovinotti in Ovindoli con quattro/suoi compagni. Volle due coppe (1) d’orzo, e fece ferrare i cavalli. Dopo/circa un’ora di trattenimento se ne partì prendendo la direzione/di Rovere. Insinuato da suoi Paesani a volersi ripresentare rispose/che voleva prima libera la sua gente./Non vi è altro di nuovo nel mio circondario./Sono intanto col solito rispetto/Giuseppe Saliceti” ( nel retro è riportato: “ Celano 25 7[sette]mbre 1807/Il Gov:[ernato]re per le mosse/di Giovinotti”.
Note
- Nel comune di Cerchio esistono due tipi di coppe una pari ( Coppa d’ammond’ in vernacolo cerchiese) pari a 100 canne pari a mq. 448 e l’altra pari a mq. 500 ( coppa fucense ). Nel Museo Civico di Cerchio sono collocate varie coppe di legno ed una di ferro pari a 7 misurij’ pari a kg. 10,5 di grano sconcio. Amiconi F.: “ I conti della Fraterna di Santa Maria delle Grazie di Corvarola e della Chiesa di Santa Maria di Piede Ponte di Cerchio (AQ) (sec. XVI-XVIII), s.c.e. ( a MGM, Carsoli) s.d. ( ma 2006)-
“ S.[an] Demetrio 28 7[settem]bre 1807/Il Gov.[ernator]e di S.[an] Demetrio/allo/Spettabile Sig.[no]r Intend.[en]te Gen[era]le della Provincia/Sig[no]re/Le frequenti scorrerie de Briganti che accadono nelle vicinanze di/questo mio circondario, e Spesso anche in q[ues]to mio Distretto med[esi]mo/mi obligano a diriggere a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma la p[resen]te mia rappre-/sentanza nella fiducia, ch’Ella dandole quel peso che merita,/si compiaccerà apprestarv’i ripari che convengono a prevenire i/guasti ulteriori./Da moltiplicati miei rapporti diretti al Sig[no]r Gen[era]le Comand.[an]te la Prov.[incia]/ed a cod[est]a Intendenza ha rilevato V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma, che le Comitive de/Briganti comandate da Monaco, Giovinotto, e de Angelis, hanno infestata, e stanno tuttavia mettendo a soqquadro q[ue]sta Prov.[incia],se-/gnatam[en]te i paesi situati fra S.[anto] Stefano, Forca di penne, Goriano/Sicoli, e Rocca di cambio, compresivi i luoghi del mio Distretto/E’ noto il terrore che costoro anno sparso per dov’essi scorrono col-/le straggi, strapazzi, e saccheggi di quei che sono attaccati al/Governo, e segnatam[en]te de Pubblici Funzionarj/La Classe de possidenti è quella da loro presa in mira; epperciò/tutt’i il resto delle popolaz[io]ni è a di loro divoz[ion]e/non ho mancato di far comprendere, che le anzi[dett]e Comitive di/Giovinotto, e Monaco stanno per lo più annidate nella Mon-/tagna di Sirento(1), Tione, e Fagnano, e fanno delle sortite//Quando loro pare, e vi si è ritirano/avanzato delle notizie della loro precisa situaz[ion]e per potersi q[uelli] sorprendere/Adi 7 dello spirante Settembre riferii che la Comitiva di Giovinotto, e Monaco/fù incontrata nella Montagna del Tione da Legnajuoli di questo/Comune: che si era diretta verso Terranera, e temeasi che nel/ di seguente sarebbesi portata in Roccadimezzo a turbarvi la Tran-/quillità in occasione che colà ricorra la Fiera. In effetti/accade quanto io avea opinato, e notiziato; ma la mia pre=/venzione no[n] ebbe la [….]di avere il bramato effetto./Adì 11 dello stesso Mese riferii la permanenza de Briganti in Calascio, e S.[anto] Stefa/no/Adì 24 d[ett]o il ricatto e minacce fatte da briganti di Giovinotto e Monaco nel Procojo di Iatozzi nella Montagna di Rocca di cambio/chiamata il Campo/Adì 27 un’ora prima che albeggiasse il giorno spedii due corrieri/uno diretto al Comandante Militare in Barisciano, l’altro al/Sig.[no]r Gen[era]le Comand[ant]e la Prov[inci]a, dando ad entrambi la notizia pervenu-/tami sulle ore tre della Stessa notte preced[ent]e a d[ett]o giorno, cioè/che quaranta briganti a Cavallo eransi annnidati nel Pagliaro/de f[rate]lli Scarzella sito nel Monte vicino a Fagnano, quali poteano/facilm[en]te sorprendersi, o almeno fugarsi. Il primo neppur mi/degnò di risposta; ed il Sig[no]r Gen[era]le di riscontro mi scrisse, che/bisognandomi forza pel mio Circondario, mi dirigessi a Coman-/danti militari, che sono in Roccadimezzo, Gagliano, e S[anta] M[ari]a del/ponte; per cui mi è convenuto rassegnare a d[ett]o Sig[no]r Gene=/rale, che gli addidati luoghi, cioè Roccadimezzo e Gagliano distano/da q[ue]sta mia residenza cinque ore di cammino anche cele-/re, e S[an]ta M[ari]a del ponte circa tre ore; cosicche nel caso di// Bisogno no[n[ potrò mai avere un prontaneo soccorso a ripara-/re i guasti che ponno avvenire, e ch’esiggono non ritardato/riparo. E’ da riflettersi pure che i Corrieri per chiamar ne bisogni la sud[ett]a for-/za deggiono inevitabil[en]te transitare ne’ luoghi di dimora de’/Brig[an]ti stessi; Sarebbero allo a d[ett]j Corrieri arrestati, e trucidati, e ver-/bono anch’essi Brig[an]ti Han preso di mira la Classe de Civili/e possidenti, così i plebei e bisognosi sono ripugnati a far da Spie/e Corrieri; e se anche taluno di essi accetta l’incarico, è da te=/mersi di rimaner da costui deluso e tradito/Continuano intanto le sud[ett]e due Comitive a starsene sulla Monta-/gna di Tione, Fagnano, e Sirento; fanno delle scorrerie impune-/mente quanto loro piace e pare; come appunto nella notte/P.[rossima] P:[assata] sono stati a Saccheggiare in Fagnano, ed hanno posto in/contribuz[ion]e quel Comune, conforme io con separato rapporto ho/rassegnato oggi stesso a V[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissima], ed al pred[ett]o Sig[no]r Gen[era]le/Mi s’impone fra questi serj pericoli continuare a riseder ne/Governo. Io mi farò preggio di obedire; Prego però/V[ostra] S[ignoria] Il[ustrissi]ma, ed al pred[ett]o Sig[no]r Gen[era]le/Mi s’impone fra questi serj pericoli continuare a riseder nel/Governo. Io mi farò preggio di obedire: Prego però/Vo[stra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma a considerar l’evidente, e continuo pericolo in cui/son posto; Mi spiace solo che il Sacrificio della mia/vita no[n] servirà che a rendere i Brig[an]ti più baldanzosi/senza giovar alla tranquillità dello Stato./Sig.[no]re questi quasti han bisogno di rimedio prontaneo. Io lo/sottopongo al suo savio discernimento. A me sembra//che i Briganti deggion perseguitarsi col massimo zelo sino all’Esterminio; e le spie sicure ed efficaci non posson procurarsi/da chi sta’ alla testa del Comando, perche può averne sem-/pre delle fedeli col mezzo della forza, e del denaro. Il Go=/vernatore allo incontro no[n] ha nè forza, ne’ mezzi perché no[n]/ha né soldati, né are, né fondo. Se i Briganti si la=/sciano in quiete crescono in numero, e crescono con essi/alla giornata gli eccessi che no[n] Sarà poi così facile reprimere/[ho] più volte avanzate le preghiere acciò si situasse una com-/petente forza militare nel luogo di q[ues]ta mia residenza/dove trovandos’il centro di q[ue]sta Camarca, sarebbe stata la/med[esi]ma a portata di agire secondo il bisogno, me sull’istante/accorrere ad ogni punto. Io stimo, che come così si sa=rebbbono impediti i quasti accaduti; si potrebbono impedire/anche quei che ponno avvenire in q[ue]sto Comune ch’è/minacciato; com’è minacciata altresì la mia vita/presa da Briganti per vedere una volta tranquilla la Prov.[inci]a. Hò/l’onore di umiliarli alla di lei nota saviezza/affinche possa prevenire cole sagge sue disposizioni/ogni male che può//avvenire. La sua bontà ed/efficacia me ne dà la speranza. Hò il vantaggio con/tutt’il rispetto di socrivermi/Epifanio Colellla”.
Note
- Il monte Sirente è la cima più alta (2349 m. s.l.m.) dell’omonimo gruppo del Sirente compreso a sua volta nella catena Sirente-Velino. Nel 1989 viene istituito il Parco Naturale Regionale Sirente Velino.
“ A S.[ua] E.[cc.[ellenz]a/ Il Sig.[no]r Intend.[en]te Gen[era]le della Pro.[vin]cia di Aquila/mi affretto di dare a V.[ostra] E.[ccellenza] La consolante notizia della morte/del capo degli assassini Giuseppe del Monaco di Entrodacqua (sic): La/orda sbandata, e posta in fuga jeri il giorno li tre del cor:/rente me-/se di 8[otto]bre nelle Montagne di Baulle (1), e Forca caruso da una Co-/lonna della Truppa Francese acquartierata in Celano; Egli con/de Suoi Seguaci si diresse per le Montagne di Colle Armele, in do-/ve trovavasi postato il bravo Capitano del Distaccam.[en]to; ch’è di guar-/nigione in questa Città; il med.[esi]mo Ordinò darseli Seguito dalla Sua coraggiosa Gente, alla quale riuscì in distanza da/questa Città di meno di un miglio il Sud.[etto] del Monaco a colpi di fucile, ed il di lui figlio Pasquale, riconosciuti dall’altro arresta/to Andrea Damiani. I cadaveri li ho fatti trasportare dalla/Campagna in questa città di Piscina(sic), a quali non farò dare se-/poltura, Se prima di riscontro non ne Ricevo gli ordini del Gen[era]le/Comandante la Prov.[inci]a, al quale hò il tutto rassegnato, Rimet-/tendoli il Portafoglio Rinvenuto ad esso del Monaco con delle car/te rilevanti, e delle quali accludo a V.[ostra] Ecc.[ellenza] il notam:[en]to/Il Comand.[an]te di Celano dettaglierà ad esso Sig.[no]r Gen[era]le L’avvenuto/nelle Sud.[ett]e Montagne di Baulle, e Forcaruso (sic) nell’incontro Se-/guito coll’anzi.[ett]a Comitiva/In punto che sono le ore tredici una Partita di Truppa Francese altrimenti/Miscillo di Pratola, e nello stesso tempo il Civico Isidoro di Cri-/stofano del Comune di Ortona de Marsi unitam.[en]te ad un altro/Paesano ha arrestato e tradotto anche in queste forze An-/drea Damiano(sic) di Navelli anche della comitiva di del Monaco/Il med.[esi]mo è nominato nella Lettera Scritta allo stesso del Mona-/co, scritta,e firmata con G. P. cioè Germano Piccioli del/Comune di Navelli, come lo stesso Damiani ha deposto./Li due sud.[ett]o arrestati sul punto son trasportati nel Castello/di Celano, per indi essere trasferiti in Coteste forze//Prego V.[ostra] Ecc.[ellenz]a di passare notizia a tutto ciò che le ho rassegnato/al Presidente di Cotesto Supremo Trib[una]le Straord.[inari]o, e Procuratore Reg.[i]o/del med[esim]o; non potendo io ciò fare, poiche scrivo in fretta, e confu-/sam.[en]te mi esibisco a’ Comandi di V.[ostra] Ecc.[ellen]za, e con tutta la dovuta/Stima e dovuto rispetto mi Rassegno/Giuseppe Russo”. ( Nel retro si legge: “ Pescina 4 8[otto]bre 1807/Il Gov.[ernato]re di Pescina p[er] la morte/di Gius.[epp]e del Monaco, e fig.[li]o, e p[er] l’avviso di Pelino Petrelli, e di/Andrea Damiani” al margine sinistro si legge: “ Si ringrazia il S.[igno]r G.[overnatore] I.[nterino] delle/notizie. Si prevenga ad esser/Sollecito sul dare le altre./Prevengo pure a presentare/gli augurj all’uff.[icia]le Comanda.[ant]e/la Truppa/a 5 8[ttobre] 1807 ad.” E sotto, al centro dellla pagina, si legge: “ A sua Eccellenza/Il Sig.[no]r Intend.[ent]e G[e]n[era]le della prov:[inci]a di Aquila/dal Gov:[ernato]re di/Pescina” n.d.a.).
Note
- E’ la località “ Baullo ” ubicata a Nord del comune di Collarmele.
“ Celano li 4 ottobre 1807/ Il Governatore di Celano/A S.[ua] E.[ccellenza] il Sig.[no]r Intendente G[enera]le della Provincia di/Aquila/Eccellenza/Mi affretto a darle la consolante notizia della morte del/Padre e figlio Monaco, i cadaveri de’ quali stanno a Pe-/scina. Giovinotti è stato ferito dall’istesso Capitano Four/nier Uomo di coraggio, e capace di mettere in ottima ( è scritto sopra n.d.r.) esecuzione/un progetto bene immaginato. La disfatta de’ briganti può/dirsi completa. Dodici fucili, tre pistole, una sciabla, una/baionetta, e quindici cavalli sono il risultato della felice/spedizione fatta jeri per la Montagna di Curto. Speriamo/che Giovinotti Stesso sia a quest’ora rimasto morto per/la ferita riportata, e che colla morte di questo Scelerato/torni l’intiera calma nella più grande estensione/della provincia./Mi dispenso dal farle il dettaglio della suddetta spedizione per-/chè il nominato Sig.[no]r Fournier ne scrive lungamente a/cotesto Sig.[no]r Generale, da cui ne sarà ragguagliato./Sono intanto con tutto il rispetto/Giuseppe Saliceti/Sono stati presi e qua condotti due famosi Briganti, cioè Pelino Petrelli/alias Muscillo di Pratola, ed Andrea Mariani di Navelli. Siccome/questi scelerati hanno commessi i loro più grandi delitti in queste/vicinanze, perciò sarebbe ben di farli giustiziare qui in Celano./La supplico insinuare ciò a cotesto Sig.[no]r Generale/Saliceti” ( Nel retro si legge: “ Celano 4 ottobre 1807/ Il Gov.[ernato]re di Celano p[er] la morte di Gius.[eppe] del Monaco/e figlio, e per la cararceraz.[io]ne di/altri briganti” ( al margine sinistro si legge: “ Si ringrazj delle notizie, e/si attendono delle altre Spe-/cialm.[ent]e p[er] Giovinotti, che Si Sper’anche morto; Si pre-/venga a passare gli uffizj/di congratulam.[en]to al Cap.[ita]no Fournier, e gli Si augura/dal Governo i dovuti ( segue una cancellatura n.d.r.)/avanza.[en]to Avendo altre/notizie non attrassi darle/a 5 8[otto]bre 1807 ad” n.d.r.).
“ Celano li 5 8[otto]bre 1807/Il Governatore di Celano/A S.[ua] E.[ccellenza] il Sig.[no]r Duca d’Alanno Intendente G[enera]le della/provincia di Aquila/Eccellenza/La disfatta de’ briganti avvenuta jeri, e di cui le dai ragguaglio,/è stata di felicissimo presagio. Giovinotti è stato preso. Ferito/in varie parti gli fù impossibile trascinarsi molto lontano./Questa notte unitamente a suo figlio, ed un altro di Prezza/è stato ritrovato dai gendarmi nella Montagna di Arano,/e dai medesimi è stato condotto in questa Città. Tutti e tre/Stanno ristretti e ben guardati nelle prigioni./Con straordinario piacere le do queste notizie, e le rinnovo/i sentimenti della mia graditissima Stima, e rispetto/Giuseppe Saliceti” ( nel retro si legge: “ Celano 5 8[otto]bre 1807/Il Gov.[ernato]re di Celano p[er] l’arresto/di Giovinotti, fig.[li]o ed altro” e, al margine sinistro, è riportato: Si ringrazi della notizia/a 9 8[otto]bre 1807 ad. “ n.d.r.).
“ Città Ducale 6 8[otto]bre 1807 ( al margine sinistro si legge: “ Divisione/di/Polizia/1° Burò/Sommario/Relazione sulla disfatta degl’as-/sassini avvenuta/nella montagna/di Celano” n.d.r.)/Provincia dell’Aquila/Il Sottintendente del Distretto di Città Ducale/All’Ill[ustrissi]mo Sig.[no]re Intendente G[enera]le della provincia/Illustrissimo Sig[no]re/Quantunque avrà V.[ostra] S.[ignoria] Ill.[ustrissi]ma saputo per altra via la/solenne battuta, che hanno avuta gl’Assassini nella/montagna di Celano dal valoroso Capitano Fournier;/tutta volta essendomene pervenuto il rapporto del/diligente Governatore di Avezzano, mi affretto a/spedirnele una copia per il dovere, che mi lega al-/la di lei superiore comunicazione; Oltre questa/fausta notizia, passo alla di lei intelligenza, l’altra, che tutto è tranquillo in tutto la linea di que-/sto Distretto; e col più costante sentimento di pro-/fondis.[sim]a stima mi riprotesto./Cesare M. Boccanera “ ( nel retro si legge: “ Città Ducale 6 8[otto]bre 1807/Il Sottintendente da’ parte della disfatta de Briganti del Monaco/e Giovinotti” n.d.r.).
“ Copia Avezzano li 4 8[otto]bre= Il Reg.[i]o Governatore Interino/di Avezzano= Alll’Ill[ustrissi]mo Sig[nor]e Sottto-Intend.[ent]e di Città Du/cale= Ho il piacere annnunziare a V.[ostra] S.[ignoria] Ill[ustrissi]ma la faustis.[sim]a/notizia, che l’orda degli assassini comandata da Giusep-/pe Monaco, e da felice Ruggeri alias Giovinotto, nella/notte passata su la montagna di celano detta Moro,/è stata interam.[ent]e sbandata colla morte di tre (è scritto sopra n.d.r.) briganti, e/colla ferita considerevole in persona del Giovinotto, colla perdita del cavallo, e del suo ricco equipaggio,/oltre la perdita di quindici altri cavalli, e fucili ca-/duti in potere del valoroso Fournier.= L’/altro Capo Brigante Giuseppe del Monaco nell’istessa notte è stato ucciso unitam.[ent]e al di lui Figlio/nel passo di forca (1). Con maggior precisione, le ne/darò altro più distinto ragguaglio, subitocchè verrà/al Comandante di questo luogo il rapporto Uffizia-/le. Speriamo, che fra breve saranno distrutti gli avanzi/di questi malvaggi, e così resa la tranquillità a que-/sta Provincia.= E colla massima distinz.[ion]e, e rispetto/mi raffermo./D[evotissi]mo Serv.[itor]e vero Obl[ligatissi]mo= Domenico/Cini “.
“ Aquila le 8[otto]bre 1807/A monsieur Le duc d’Alannno/Intendant de la Province./Monsieur Le Duc,/M.[onsieur] Le Generàl Huard, me charge de vous/prevenir que l’Executiòn, de Giovinotto et de/tous ses Complicu, avra lieu ajuord’hì à/Deux heures de après midì./J’ai L’honneur de vous Salue, avec le plus parfait Considèration/l’aiue de Camp/( segue firma illeggibile n.d.r.)(Nel retro è così riportato: “ Aquila 8 Ottobre 1807/Il S.[ignor] Ajutante di campo/del generale Huard p[er] l’esecuz.[ion]e/di Giovinotto (sic) e Complici” e, l centro pagina, scritto verticalmente è riportato “ A Monsieur/Monsieur Le Duc D’Alanno/Intendant de la Province/Aquila/Leg.e S. hum.e ” n.d.r.).
“ Aquila 8 8[ottobre] 1807/ Al Sig.[no]r Gov.[ernator]e di Celano/Al Sig.[no]r Gov.[ernato]re di Pescina/Appena riceverete q.[uest]a mia per espresso vi/compiacerete fare il più dettagliato rap-/porto di quanto è avvenuta nel giornata de’ 3.4 Corr.[ent]e, relativam.[ent]e all’ucci-/sione di ( è scritto sopra n.d.r.) del Monaco, e figlio, e di altri,/ed al ferimento di Giovinotti, e di altri, e loro presa. Mi rileverete specialm,[en]te/q[ua]le sia stato il distaccam.[ent]o in azione, se vi fù spedizione espressa, o se il med.[esim[o distaccam.[en]to in azione,/se vi fù spedizione espressa, o se il/med.[esim]o distaccam.[en]to in/alcun luogo da p[ri]ma, se esso era tutto/era stazionato in/alcun luogo da p[ri]ma, se era tutto/de’ Francesi, oppure vi erano nell’ultimo ( è stato cancellato n.d.r.], e più spezialm.[en]te nell’attacco dei/Provinciali, e dei gendarmi, ed in che/nume.[er]o i p[ri]mi, i Secondi, ed i 3.[ter]zi, e d’on-/de erano; se ( segue una piccola cancellatura n.d.r.) per effettuar ( è stato corretto n.d.r.) tale/spediz.[io]ne, ed attacco sia stato il distac-/cam.[ent]o guidato da alcuni de nostri/Provinciali, o di altri paesani [men]tre sento, che un tal Silvestro Bianchi di Gagliano abbia diretta//La spediz.[io]ne: in una parola mi/rileverete tutte le circostanze/dell’affare sieno le più minute,/facendomi conoscere in singolar/modo la parte, che gli armati vi/hanno avuto./Ove sono state messe le teste del/Monaco, figlio, ed altri uccisi?,/per ordine di Chi è stato costì af. ( al margine sinistro dentro una parentesi graf si Legge: “ Celano” n.d.r.)forcato Muscillo, e chi ha fatto da/Bojo, ove è stata posta la testa/del p.[ri]mo, e qu[e]sta del Secondo, che sento essere stato fucilato. Vi acchiudo una lettera diretta/al Sig.[no]r G[overnator]e di Pescina, cui ricapo./terete per l’istesso Corriere, ed il/q[ua]le ripasserà p[er] costà a prendere la/Vostra risposta il med.[esim]o Corr.[ier]e dee qui/trovarsi Sabato di buon ora la mattina/Se vi ha novità ne attendo Le noti-/tizie/Pescina/Riceverete subito il Corriere//col rincontro, talchè possa il med.[esi]mo/ritornare tutto al più per Sa./bato La mattina per tempo./Egli dovrà passare per Celano/d/onde dee riportami un plico/Vi saluto “
“Pescina li 9 8[otto]bre 1807/Il Reg.[i]o Gov.[ernato]re di Pescina/A S.[ua] E.[ccellenza]/Il Sig.[no]r Intend.[ent]e G[enera]le della Prov.[incia]di Aquila/In esecuzione degli Ordini di V.[ostra] E.[ccellenza] in data de’ 8/del sudd.[ett]o andante mese di Ottobre, sono nel dovere/di rassegnarle, che nel giorno 3 del corrente mese ver-/so le ore quindeci, il Ten.[en]te della gendarmeria Reale/ Residente in Celano, ricevè avviso da un naturale/di Ovindoli, che da me ignorasi, che le comitive/di Monaco, e Giovinotto erano nelle Montagne deno-/minate Arano: tal notizia partecipò subito al Ca-/pitano Fournier Comand.[ant]e nella Piazza di Celano, ed/entrambi si disposero subito al Ca-/pitano Founier Comand.[ant]e nella Piazza di Ajelli, ed/il Ten.[ent]e con ventidue Gendarmi a cavallo e pochi/Francesi a piedi, ed un Civico si diresse ver’Ovindoli, per mettere tra due fuochi le Suid.[dette] Comitive./Il Capitano Fournier camin facendo ricevè si-/cure notizie da varj Pastori della Rotta dei bri-/ganti, ed in poca distanza, ov’essi erano anni-/dati, incontro un Pastore chiamato Francesco An-/gelo di Ajelli, che con precisione additò il Locale./in dove giacevano li briganti; e che il loro nume-/ro era di ventidue per lo più ma cavallo. Allora il/Cap[ita]no anzid.[ett]o per lo stesso Pastore scrisse al Ten[en]te/della gendarmeria, che si fusse ritirato in Ovindoli,/proseguendo egli la marcia; e dopo breve tratto/scovrì un’uomo, che passeggiav’alla cima di un Colle,/per cui sospettò subito di esser la sentinella de’ briganti, e perciò si distese per terra, e lo stesso fe-/ce eseguire alla sua Truppa; e dopo alquanto/di tempo accorgendosi che tal Sentinella avea/abbandonato il Posto, e si era unito ai Compagni,/allora a marcia sforzata die’ sopra ai scellerati,/ed il tutto fu bene eseguito, poiche esso Cap[ita]no/fu il primo a sparare il colpo, e lo stesso fece tut-/ta la sua Truppa, in guisa che tutt’i brigan-/ti si posero in fuga, abbandonando quindici caval-/li, quattordici fucili, ed altre armi corte: è d’av-/vertirsi però, che Giovinotto tirò una fucilata/al Cap[ita]no, che non ferì, e questi gli corrispose/con un’altra, con cui lo ferì alla spalla sinistra./Così dispers’i briganti furono inseguiti per più/tratto di strada, ma essendo essi prattici del Lo-/cale, ebbero campo di nascondersi, ed involarsi/alla//Truppa. Cinque di essi presero la Strada/della montagna di Collearmele, e furono Giu-/seppe del Monaco, il di lui figlio, Pe-/lino Petrella, Andrea Damiani, e Ferrini, de’ quali es-/sendosi avveduto il Cap[ita]no Genot qui aqquartie-/rato, e che la mattina era partito per quella/volta di Collearmele, e sospettando che fussero/briganti, ordinò tirarsi due colpi di schioppet/tate, al sentir de’ quali le sud.[dett]e cinque perso-/ne si posero in fuga: si accertò allora esso Ca-/pitano, che tali persone erano effettivam.[en]e bri-/ganti, ed in conseguenza ordinò alla sua Trup-/pa composta di trenta Francesi, di darle se-/quito; come di fatti avendoli inseguite dalla/Montagna sud.[dett]a, riuscì ad essa Truppa di am-/mazzare del Monaco, ed il di lui fi-/glio a colpi di fucile, in poca distanza da questa/sud.[det]a Città di Pescina verso le ore ventiquat-/tro della sera del sud.[dett]o dì 3= Avuta una tal no-/tizia, spedj subito delle persone a prendere i/Cadaveri, quali condottisi in questa med.[esim]a Città,/furono riconosciuti per gli anzid.[etti] Giuseppe accompagnati da tre Civici di questa riferita Città,/che furono Sig.[no]r Emidio Cambise, Sig.[no]r Giuseppe/Cambise, e Berardo Sabbatini, qual Partita di/ritorno la mattina verso le ore tredici, condusse/arrestato in queste forze il nom.[in]ato Giuseppe/del Monaco, e figlio. Pelino Petrella, Andrea/Damiani, e Ferrini s’involarono alla Truppa,/nascondendosi in una Selva in poca distanza/da qui; per la qual cosa compinai con questo/Cap[ita]no di spedire una partita di Francesi ac-//compagnati da tre Civici di questa riferita Città,/che furono Sig.[no]r Emidio Cambise, Sig.[no]r Giuseppe/Cambise, e Berardo Sabbatini, qual Partita di/ritorno la matina verso le ore tredici, condusse/arrestato in queste forze il nom.[ina]to Pelino Petrella,/e poco dopo fu condotto anche arrestato Andrea Damiani di Navelli, preso dal Civico Isidoro di/Cristofano in una Vigna in poca distanza da/questa pred.[ett]a Città: il med.[esim]o merita una Rega-/lia, poiche solo, e armato soltanto di una /falce, ebbe il coraggio di arrestare un tanto as-/sassino, e ciò affinchè si animano gli al-/tri alla distruzione de’ Scellerati./Le Teste di Giuseppe del Monaco, e figlio, fu-/rono recise d’ordine del Sig.[no]r Gen[era]le, e d’ordine del medesimo jeri furon trasportate dal distacam.[en]to/di questa Truppa nel Comune d’Introdacqua/Patria di essi due assassini, e gli altri due arre-/stati furono spediti in Celano, e jeri anche d’or-/dine del Sig.[no]r Gen[era]le fu impiccato il celebre Peli-/no Petrella, e la di lui testa sara trasportata/in Pratola sua Patria./La sera de’ 4 ricevè avviso il Te,[en]te/Iattta Cond.[an]te la Gendarmeria di celano, che/Giovinotto ferito/nell’attacco del giorno antecedente, il di lui figlio,/ed un altro Brigante di Prezza, il quale fu ferito/dalla Gendarmeria, poicche si pose in fuga./La mattina de 5 dal Sindaco di Ovindoli/fu condotto in Celano Il Nipote di Giovinotto ferito,/che volea presentarsi. Nello stesso giorno 5/fu arrestato altro brigante naturale di Scurcola/dal Ten.[en]te Prov.[incia]le Valerio Berardi di Ajelli, che/fu condotto anche in Celano: il med:[esim]o disse vo-/ler manifestare l’asilo di altri cinque briganti,/a condizione di esser perdonato; di fatti il Ten.[en]te/della Gendarm.[eri]a colla sua Gente guidato da esso/brigante si portò nelle vicinanze di Goriano Si-/coli nella notte de 5. a 6. Ed in una Grotta a/bella posta formata trovò due soli briganti/naturali di Prezza per nome di Desiderato Sfor-/za, e Domenico Stravatola. Quali furono fu-/cilati a Castelvecchio il g[ior]no sei dalli stessi Gen-/darmi, e le di loro teste furono trasferite in Ce-/lano sud[dett]o/In tutte le spedizioni non vi ha avuto par-/te alcuna Silvestro Bianchi di Gagliano, né il med.[esi]mo trovasi in queste parti. Il Corriero è giun-/to alle ore tredici, e parte verso le ore diciotto/Tanto mi do l’onore manifestare a V.[ostra] E.[ccellenza] in rapporto ai fatti seguiti li 3,4, e 5 Ottobre,/che ho potuto sapere da varie p[erso]ne degne di fede,/e con tutta la stima mi raff.[erm]o/Giuseppe Russo” ( nel retro è riportato : “ Pescina 9 8[otto]bre 1807/Il Gov.[ernato]re di Pescina per la/distruz.[ion]e de Briganti” n.d.r.).
“ Celano li 9 8[ottobre] 1807/ A S.[ua] E.[ccellenza] Il Sig.[no]r Intendente della Provincia di Aquila/Ho l’onore racchiuderle in questa mia il richiesto rapporto di/quanto è successo in questi ultimi giorni relativamente all’ucci-/sione del Monaco, e compagni, ed alla disfatta della comitiva/di Giovinotti colla presa di questo ultimo. Ho cercato di farne/un dettaglio il più completo che mi è stato possibile, menzionando/tutte le circostanze, che hanno accompagnato un successo di/tanto rimarco./Ho l’onore di riprotestarle i sentimenti del mio grande rispetto/Giuseppe Saliceti/Il Corriere è giunto jeri sera ad un’ora di notte, e parte in questo/punto che sono le ore venti” ( nel retro è riportato: “ Celano 9 8[otto]bre 1807/Quel Gov.[ernato]re p[er] li Briganti del/Monaco e Giovinotti e lor/compagni”//Rapporto/nel giorno 3 del Cor:[rente] venne avvisato al cap.[itan]o Fournier, che comanda in questa Città un Distaccam.[en]to/Francese che i Briganti erano in Arano Montagna tra Celano, ed Ovindoli. Egli si partì Su=/bito per attaccarli con Trenta Francesi, e tre Civici/di questa Comune,+ (al margine sinistro si legge: ” + Chiamati Gaetano Serchia Sarg.[ent]e/Luigi Rosati/Berardino Subrani “ n.d.r.) e si diresse per la montagna di Ajelli; Ordinò nel tempo stesso al tenente/di Gendarmeria Iatta, che con 22 Gendarmi/a cavallo con pochi francesi, e un Civico Si fusse diretto ad Ovindoli per così porre in mezzo la mas-/nada de Scelerati, ed avvisò nel tempo istesso/al Capitano distaccato a Pescina la posizione de/Briganti, e che fosse stato all’erta per le ulteriori mozioni, o disposizioni dietro l’attacco: il Ca=/pitano Fournier camin facendo ebbe da vari Pasto=/ri sicure notizie, che i Briganti cambiata ( è stato corretto n.d.r.) posi-/zione, e che si erano portati tra i confini della mon-/tagna di Arano, e quella di Ajelli. Approssiman-/dosi al Luogo designato incontrò un Pastore Chia=/mato Francesco Angelo di Ajelli, il quale disse con/precisione, che i Briganti erano Vicini, e che il lo-/ro numero era di 22 circa, e quasi tutti a cavallo,/e che dagli stessa era stato minacciato di Vita, e che non avesse manifestato il luogo dove si trova-/vano, ed avesse p[er] Lo contrario pubblicata La loro/partenza per una Rotta opposta al luogo. Il/Capitano allora per lo stesso Pastore scrisse a/Jatta, che si fosse ritirato a Celano, perché in/quella circostanza era inutile la posizione di Ovin-/doli, e proseguì La marcia in tutta deligenza, e/dopo duecento, o trecento passi scovrì un uomo, che/passeggiava sulla cima di un Colle. Sospettò//che fosse la Sentinella de Briganti, e perciò Si/distese boccone a terra, e lo stesso fece seguire/dalla sua Truppa; in Seguito per accertarsene/fece uso di un cannocchiale, e col mezzo di esso/osservò un Uomo, che non avea affatto Le divise di/Pastore, o Bifolco, e passeggiava Senza Schioppo/ma con la Patrona. Era questi come Si è saputo/dopo lo stesso Gius:[epp]e del Monaco, che mentre i com-/pagni terminavano di mangiare facea una Sco-/verta. Il Cap.[itan]o Fournier aspettava con impazienza/un momento favorevole per attaccarli, e lo Spe-/rava, o dalla negligenza, o dalla Stanchezza del-/la Sentinella, quando fortunatam.[en]te Monaco ab=/bandonò il posto scese ai compagni con la notizia della/Truppa si fece sopra ai Scelerati, ed ordinò che/fossero attaccati in Semicerchio,e che il Segno, e-/ra la p[ri]ma Sua fucilata. Fu tutto ben esegui-/to: Il Capitano diresse il suo colpo a Giusep:[pe] del Monaco, e lo Scarico della Truppa ferì/molti altri. I briganti presero subito la fuga/dopo aver corrisposto con due fucilate, che Si dicono tirate da Muscillo, e figlio del Monaco./Giovinotto mostrò qualche coraggio, ed insultò/con una fucilata e con parole il Capitano/Fournier, che gli era vicino nella lusinga/che dovesse nuovam.[ent]e caricare Lo Schioppo, e così/dargli tempo a fugire. Egli Restò Sorpreso/quando colla/fucilata si sentì ferito alla Spalla Sinistra. Allora tutto fu in Rotta. I Briganti abbando-/narono i Cavalli, quasi tutte Le Armi, muniz:[io]ni//carte, e tutto, che avevano. Furono inseguiti p[er]/due ore continue facendogli sempre fuoco, ma le balze, i Luoghi impraticabili, e selvose,/p[er] i quali si doveva transitare ritardavano/Le Operazioni della truppa, e favorivano i Bri-/ganti pratici, ed assuefatti a caminare p[er] quelle/rupi: Sopragiunta finalm.[ent]e La notte pose/fine all’attacco. Tra le ore 3, o 4 della not-/te si ritirarono a Celano quattro Francesi con/tre cavalli tolti ai Briganti, dissero il fatto con-/fusam.[ent]e, e ci fecero sperare meno di quello che era accaduto. Essi inseguendo i Briganti si erano di-/spersi. E dimandavano con impazienza notizie del/di loro Cap.[ita]no, e della Truppa. La mattina de 4/tornò il Cap.[itan]o con altri dodici Cavalli con 14 fu-/cili, quattro Pugnali, una coltella, una Sciabla, e disse che due briganti erano restati mor-/ti sulla montagna, e che molti erano i feriti,/che due cavalli si erano nella montagna stes-/sa anche dispersi. Circa il mezzo giorno della stessa giornata de quattro giunse in questa/Comune il Cap.[ita]no distaccato a Pescina portando/seco carcerati due Briganti, muscilllo di Parto-/la, e Damiani de Navelli: Il P[ri]mo era stato ar-/restato in una vigna Sopra Pescina dal Sarg.[ent]e/Maggiore F.[ratel]lo dello stesso Cap.[tan]o distaccato a Pesci-/na, il Secondo dai Custodi della Vigna di Ortona a/Marsi. Portò la notizia ancora che del Monaco/ed il figlio erano morti nelle Vicinanze di Pesci-/na per non essersi Voluto Rendere alla Sua trup-/pa. Il fatto era accaduto nella Sera istessa de/tre nell’imprunire, ed i Briganti in numero di (sic)/erano discesi nelle Pianure di Pescina per-/chè inseguiti Vivam.[ent]e da una partita del Cap.[itan]o//Fournier non si erano voluto rendere: E nella se-/ra dello stesso giorno venne avvisato il luogo/ove Giovinotto con altri quattro Briganti erasi Ri-/tirato. Sul momento il Cap.[itan]o Fournier ordinò al Te-/nente Iatta, che con Suoi Gendarmi avesse Sorpre-/so il Luogo, ed Avesse arrestato i Briganti designa/ti. Fu eseguito, ma il bujo della notte dette/modo a due Briganti di fugire. Fu arrestato/Giovinotto ferito nel p[ri]mo attacco, e fu tro-/vato involto irvolto in una coverta bianca. Che nell(sic) notte meativa tra le selve una pietra./Fu carcerato il di Lui figlio, ed un brigante di/Prezza ferito dalla Gendarmeria, perché Volle/fugire p[er] nome Francesco Antonio Tullliani./ I/due dispersi furono il Nipote di Giovinotto ferito/che nel giorno 5 venne qua condotto dal Sinda-/co di Ovindoli, mi aveva detto volersi presentare,/è per nome Vincenzo Rosati, e Benedetto Pie-/tro Santo di Ajelli casato nel comune di Forme, che poi è stato carcerato nelle vici=/nanze di Avezzano, ed Oggi Sento che Subisce/la pena di morte in Avezzano stesso. Nel gior-/no 5 fu carcerato un Brigante di Scurcola/dal Ten.[ent]e Provinciale D.[on] Valerio Berardi di Ajelli/qua condotto disse di voler Rivelare L’asilo di/cinque altri Briganti a condizione di aver Salva/la Vita. Il suo nome è Francesco Antonio Roma-/no. Designò indi il luogo nelle vicinanze di Go-/riano Sicoli, La notte de cinque Venerdì/e Sei Il Ten.[ent]e Iatta Spedito coi Gendarmi dal Ca-[pitan]o Fournier Sorprese la grotta, ma non Vi/trovò che due Soli Briganti di Prezza Desidera-//to Sforza, e Domenico Stravatola, che funno/fucilati a Castelvecchio nel giorno Sei, e le Teste/qua condotte, ed esposte nel Castello Baronale./Gli altri tre briganti designati per un timor pa-/nico dietro i Latrati di un Cane si errano allonta-/nati dalla grotta fino dalle p[ri]me ore della/notte. Ieri fu impiccato Muscillo, e fece da/Boja il Brigante di Scurcola, quello stesso/che designò la grotta e che ricevuta la coltel-/la dal Capitano p[ri]ma di partire per Goriano/tagliò Le teste dei due Briganti di Prezza,/che Oggi in Avezzano. Tutte le esecuz.[ion]i di Giustizia si dicono fatte p[er] or-/dine del Generale Huart. Ieri per ordine/di questo stesso le teste di Gius:[epp]e del Monaco/e del Figlio funno trasportate in Prato-/la (?), e quelle de Prezzani in Prezza. Si atteno/risulta dal Generale p[er] fare subire al fau-/tore, e Ricettatore de Briganti Benedetto/Cifani P[adro]ne della Vigna in Goriano./Nella spedizione non vi à avuto parte alcu-/na Silvestro Bianchi di Gagliano, anzi nep-/pure si da dove trovisi tale persona. L’ono-/re di questa spediz.[ion]e Si deve tutta al Capitano/Fournier, che fulminò i Briganti nella mon-/tagna, li disperse, Li Scoragi, e le operaz.[ion]i sussecutive non Sono che una conseguenza della felice giornata dei 3. P.[ost] S.[criuptum] Il Brigante Francesco Antonio Romano di Scur-/cola fu arrestato da due Villani di Ajelli, e da G. P., con cui gli vien scritte notizie false, ed insussistenti per/farlo continuare nel consegnato al T.[enent]e Berardi/Saliceti “.// Notamento delle certe rinvenute nel Portafoglio ritrova-/to in una Sacca della giacchetta di cui vestiva/Il Capo Brigante Giuseppe Monaco./ Un borro di Proclama diretto agli Abruzzesi animan-/doli a sollevarsi contro li Francesi./Una lettera firmata da G. P., con cui gli vien/scritte notizie false, ed insussistenti per/farlo continuare nel brigantaggio Scrit-/ta con carattere forzato/ anche da G. P./Picciolo biglietto col qu[al]e gli si dava la notizia/di esser falsa la Pace eseguita tra la Fran-/cia, e la Russia./Foglio Scrittogli dal Comand.[ant]e della Vallata di/Solmona, invitandolo, e premurandolo/ad avvalersi della Regal Indulgenza/Borro di risposta di monaco (sic) che fa al sud.[dett]o/comandante. Lett.[er]a de 3 Settembre 1807 Scritta da Pen=/tima (1) dal Sig.[no]r Francesco Giacchesi con cui/gl’insinua a deporre le armi, e di av-/valersi del Regal Perdono/Foglio in Stampa del monitore Napoletano/de 31 Luglio 1807.//Foglio di ricatto Scritto agli amm.[inistrato]ri di Lucoli/Nota de ventisei Individui, che si credono della/sua compagnia/Lettera di Ermenegildo Piccioli scrittagli da Sol-/mona a 29 Settembre 1806, che gl’insinua/a deporre le armi/un foglio con cui gli si da l’avviso di esserglisi/rimessi ducati 2000 e de ricevi per la/sottoscrizione/Un foglio di carta col bollo di sei grana/Sette biglietti per visite. In due de quali,/in uno vi è scritto= Girolamo Pagani; e nell’altro= Pietro Zianni/Un ricorso umiliato al R.[eal] Trono del D.[otto]re D[o]n Domenico Ottaviani di Luco relativa-/mente all’affitto de beni dello Stato di/Tagliacozzo/Un altro proclama rinvenuto sul cadavere/di Pasquale figlio di Gius.[epp]e Monaco”.
Note
- E’ l’odierno comune di Corfinio in provincia dell’Aquila.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Gran Corte Criminale Processi ( Seconda Parte )
“ Navelli/Capestrano, Turri/6/p. 178 V. 552 IV, Cospirazione colle forze interne dello stato ad oggetto di/rovesciare l’ordine stabilito dello stato a/Ermenegildo di Navelli/Gaetano Piccioli di Navelli,/Leopoldo Marchi di Navelli/Donato Ferrara di Turri/Giandomenico Corsi di Capestrano/Giovandrea Ferri di Capistrano/Giovan Lorenzo Ferreri di Capistrano, ff. 34-40
“[….] 34r
N°1 Ferdinando IV. Per la Dio Grazia Re di Napoli, e Sicilia/D.[on] Giuseppe Monaco Colonnello de’ Reali Eserciti, e Comand.[ant]e del Corpo Volante./. Scuotetevi dal vostro letargo, ò Fedeli, e valorosi Abruzzesi, e togliete in-/nanzi a Voi quel velo, che vi ha oggi impedito di conosce-/re l’imposture, e la malvagità de’ Francesi, e le manifeste ragioni, che/militano per nostro Re, pel nost[r]o Padre Ferdinando IV I che Dio sempre ( è scritto sopra n.d.r.) feli-/citi I al sollecito racquisto del suo Regno ingiustam.[en]te rapitogli. Egli il/nostro Legittimo Sovrano Ferdinando è già sbarcato nelle Calabrie con/trenta mila Soldati di più scelti, e valorosi, Moscoviti, e Siciliani./I Calabresi fanno a gara, e si affrettano per militare sotto le di lui/bandiere. Tutti riconoscono in lui l’amor di Padre; Egli è di già sbarcato nelle Calabrie con trentamila Soldati/di più scelti, me valorosi Moscoviti, e Siciliani. Il dilui Figlio, e nostro/Principe Ereditario Francesco I° ( è scritto sopra n.d.r.) è nella Puglia con sedici mila degli/invitti Soldati ( è stato cancellato n.d.r.) altri Sedicimila dell’istessa invitta ( è scritto sopra n.d.r.) armata que-/sti, e quegli ricevono a folla innumero immenso di Gente, che fa a ga-/ra per militare sotto tali bandiere # ( al margine sinistro si legge: “ # e sloggiano i giovani/e Vecchi in ogni/( è cancellato n.d.r.)spopolano Paesi, e Cit-/tà ed aumentarsi l’arma-/ta a numero infinito”/n.d.r.) Si offrono tutti per la giusta cau-/sa della riconquista del Regno ( è stato cancellato n.d.r.) Noi inoltrano di tratto in tratto/( è scritto sopra n.d.r.) Sono nel Cratere di Napoli altri qua-/rantacinque mila Moscoviti, che son prossimi a piompare nella/Capitale; che d’accordo con gli altri devasteranno argini, e barriere/e soggiogheranno i Nemici di tutti
f. 34v
Su via dunque miei cari Abruzzesi. Il mio Re mi obbliga ad invitarvi/per esso. Sian a Voi d’esempio i Pugliesi ( è scritto sopra una cancellatura n.d.r.) ed i Calabresi. Uniti a/far parte della mia armata, per dividere quella gloria, che ci vien pre-/parata. Non siate timidi alle minaccie nemiche. Non paventare di nul-/la. Sono i Francesi avviliti a segno, che hanno ricercati, ed obbligati gli/stessi Nazionali a prendere le armi contro il legittimo Sovrano, Con que-/sti fanno la guerra, e questi ciechi sono la vittima del loro capriccio,/della loro ambizione. Falza è la pace de’ Moscoviti, e de’ Prussiani. Segui-/tano le ostilità con maggiore energia di prima; e dietro quattordici batta-/glie Vacchì si vociferò la Pace è stata interamente disfatta la grand’/Armata Francese e Napoleone si è ritirato in Parigi, e persa a suoi/casi, che son Serj. Non regnano, che per l’impostura, quella con cui/hanno fatto fin qui la conquista. Sbanditela da Voi, e non credete, che alle vittorie, che sarò tratto in tratto per riportare il nostr:[r]o Re Ferdinando/Non credete all’indulto, che alle sotto dolci parole si è divulgato. Credete ( è stato cancellato n.d.r.) Pensate (è stato scritto sopra n.d.r.)/ solo, che questo è il soccorso, e ci Sia d’esempio il primo. Parlo s voi, o miei/fedeli Alleati, re sappiate, che chi inganna una volta non merita d’esser/più creduto. Guardatevi a far (è stato cancellato n.d.r.) non farsi acciecare; ed [è stato cancellato n.d.r.) mentr’ ( è scritto sopra n.d.r.) Io saprò punir-/vi. Voi Guardie Provinciali sappiate, che vi resta altro momento per poter profit-/tare della munificenza Reale. Una sola azione può giustificarvi Ri-//
f. 35r
voltate le armi contro di chi vi costrinse a prenderle; e sarà questo un/merito per Voi, e vi risparmierete d’esser punti come Rei di Stato; o# ( al margine sinistro si Legge: “ ed Io saprò ga-/rantirvi n.d.r.) fatelo, ma tremate./(Il (è stato cancellato n.d.r.) L’usurpatore Giuseppe è di già da incognito partito. Egli è (scritto sopra n.d.r.) in Roma, e crede/d’aver rinvenuto il suo asilo. Intanto ha lasciati tutti al massacro, e farà/questa la Seconda volta, che i Francesi saranno causa della rovina di molti infedeli/a Ferdinando il nostr:[r]o Re./I Nemici ci fanno(è stato cancellato n.d.r.) promettono ogni giorno rinforzo, e dove il prenderanno?/Dove sono qui quaranta mila Uomini, che dicevano in qualche tempo/essere pervenuti in Ancona ( è stato corretta la lettera g in c n.d.r.) Dove gli altri quindicimila già giunti/in Roma? Dove l’altro migliara, che di giorno in giorno …..(sic) Eh/credete ( è stato cancellato n.d.r.) una volta che sono impostori, che non regneranno mai più,/e che solo Ferdinando sarà il nostro Re, il nostro Padre, che tra po-/co verrà a toglierci dalla schiavitù, Viva il Nostro/Principe Ereditario. Vivano sempre i nostri Sovrani “(1)
f. 35v N° 2
Amico Carissimo/Sono stato in grande aspettativa di Voi, perché debbo comunicarvi notizie interessan-/tissime, e consolanti. Ho sentito dunque con/piacere siate costì giunto./Alle ore ventiquattro farò di qua partire/due persone di mia fiducia, perché possano servirvi di scorta, cioè Angelone, e Damiani./Colla viva voce di essi saprete dove dobbiamo ab-/boccarci, e quanto altro convenga./Vi aspetto con anzietà, e col desiderio di pre-/sto rigodervi, soltanto tutti i vostri Compagni v[ostr]o abb. e resto G.P.” (2)
f. 36r
N° 3 Carissimo Amico/La causa è nostra, e siatene certissimo. Sentirete a momenti/la decisione totale; e da Napoli mi si scrive succederà in due o tre d’ottob[r]e/domani lo sapremo con più accerto: ed in tal giorno accaderà quello che vi dissi/a voce. Falsa è la pace de’ Francesi han-/no perduto cinquanta mila uomini, che sono stati disfatti da Moscoviti./La Grand’Armata è fiaccata a segno, che non è in istato di più risorgere./L’imperatore di Germania ha dichiarata la Guerra ai Francesi/fin dai quindeci di luglio. Il di lui M[arescial]lo Arciduca Carlo è di già in Campo con/cinquecento mila Uomini. Ha dato una seria, e considerevole disfatta ai Fran-/cesi, che hanno perduta l’intera Ala sinistra dell’Armata, e questo s’inol-/tra sempreppiù verso l’Italia, me si vuole sia di già arrivata vi-/cino alle fenestrelle. L’Amabasciatore di Germania è partito da Napoli, e nell’abbassare la bandiera, ossia l’Arma, che indica la dichiarazione della guer-/ra vi fu una sollevazione di Lazzari, che tendeva ad una rivoluzione ge-/nerale. Fu tutto quietato per allora. Ma il fermento è ora mag-/giore./La Spagna ha rotta l’alleanza con la Francia, ed ha que-/sta dichiarata la Guerra. La Svezia, e l’Inghilterra sono a nostro/favore e fanno de’ progressi./Giuseppe Bonaparte voleva partire da Napoli/con i Ministri di di Stato. Egli si ha dato per tal viaggio fa-/re una carozza col letto. I Patrioti hanno detto di voler-
f. 36v
lo difender loro fino all’ultimo sangue. Nelle Calabrie sono le Truppe di Ferdinando./che vanno di tratto in tratto inoltrandosi. Non sono anco-/ra uscite da quelle Provincie, perché l’attuale sbarco di/Moscoviti, con cui vanno di concerto, che sono nel num.[er]o di cinquanta mila. Questi erano venuti in Napoli per/prendere in ostaggio questo Regno, e specialmente le fortezze, ed/i castelli, per un preliminare di pace, che fu fatto tra la Fran-/cia e la Russia. Ma il regno non si volea cedere, e così/le truppe Russe sono rimaste nel Cratere di Napoli,/il Regno di Napoli cerca rinforzi alla Francia./Venivano dodici mila di rinforzo in q:[ues]o Regno, ma arrivati di li dal Piemonte furono presi dall’Arciduca Carlo. Vicino Napoli, e propriam.[en]te a Massa, e Carra-ra si è fatto un campo da’ Francesi per impedire/
f. 37r
lo sbarco. Quindeci mila Inglesi da sbargo sono stati dati a Frerdinando (sic)./Le cose sono alle strette, e si scrive da tutti lo/stesso e la decisione totale deve prendere a momenti. Domani/o l’altro saprò molto. Attendeva un bollettino fin da’ Venerdì/ma non l’ho avuto ancora./Lì vi rispedì fare qui una sfuggita da incogni-/to di notte di farla, perché desidero parlarvi a/voce. Bruciate la presente deve che l’avrete letta/Saluto i vostri compagni, e specialm.[en]te P.F. G. col q[ua]le vi abb:[racci]o e resto G.P.” (3) Falsa è la pace almeno son diversi i capitoli. Si vuole preferirci/in soliti preliminari, ma non furono raffirmati dalla Russia, che non/ha veduti adempiti i patti: fra i quali l’ostaggio di questo Regno. In/fatti i Russi, che vennero a tal’uopo appena sbarcati in parte, si prese=/ro acqua, e veleggiano il cratere, attendendo ulteriori disposizioni./Si scrive da lontano, che le Truppe si sono riconcentrate in Francai,/per fortificare quell’impero, dove è accorso Napoleone, per dare le/convenienti disposizioni, giacchè quell’impero è minacciato. Tutto/si è rilasciato: e forse….(sic) Si attendono le cose strette. Addio=” (4)
f. 39r
n° 4/Popoli tutti delle Amene contrade dell’uno e Laltro nostro/Apruzzo, se il naturale diritto, è la giusta necessità di mante-/nersi Liberi e salvi, rendeva lecite le battaglie, con cui gli/Antichi Romani si difendevano da’ nemici, che gli assali-/vano, quanto più si deve dire che militi a nostro favore la/stessa ragione, avendo il dritto, e nella necessità ritrovan=/doci di preservare da ingiusti usurpatori il Trono, le no=/stre sostanze, La libertà, l’onore, la vita, e la stessa Reli=/gione, che professiamo? Vi sovvenga sullle prime, che Ferdi=/nando quarto nostro legittimo, e amabilissimo Sovrano/con sacrileghe maldicenze fù notato dagli Ingiusti Aggres=/sori non meno, che da molti infedeli Suoi Sudditi,/e da quelli specialmente, che furono gratificati dal me=/desimo, e garantiti, colla nota d’infame, e Tiranno/nota, che va smentita col fatto, giacchè egli da magna=nimo con Reale magnanimità perdonò a tutti i Fello=/ni, sino a richiamarli dalle pene, a cui erano stati/giustamente condannati; reintegrandoli appieno delle/robe confiscate non meno, che degli uffizj, e posti nei/quali d’apprima erano. Ad onta però di tanta/beneficienza, chi mai lavrebbbe (sic) creduto? I Fellloni
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anziche arrendersi, si sono vi è più insolentite in garentire/il Nemico intruso, che senza senso di umanità fa stra-/ge degli Uomini, rende esauste le Comuni tutte, e/senza menomo riguardo ai Sacerdoti ai Religiosi, e/ai stessi Santuarj, contro ciò che maliziosamente in un/Suo manifesto ripromettea. A voi dunque Populi (sic) tutti/del nostro fioritissimo Regno, A voi si appartiene all’ar=/marvi una coi zelanti di gia usciti in Campo contro/gl’interni, ed esterni nemici; i quali con subite scorre-/rie i nostri confini sorprendono; e più a maniera di/Ladri che di Soldati, le robe di ciascuno depre-/dono, e quello che fa più orrore. L’onore ancora delle nostre/Donne. Riflettete altamente che il nostro Piissimo Sovrano Ferdinando quarto per Divina/disposizione sortì i suoi illustri natali dalla Reale,/Antichissima Stirpe Borbona; nacque in questo no=/stro Aminissimo Cielo, e dalla Provvidenza ci fù dato/per re. All’opposto il Buonaparte è un Estero, di/cui non si sa se per Legittima, o illeggittima Discenden=/za da vile Schiatta sia oriundo. A voi finalmente/Ricorre La stessa Religione che professiamo. E come un’/anziana Madre, la quale posta in pericolo, rivolgesi/
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per ajuto a Suoi diletti Figliuoli, e vi supplica, e vi/scongiura ad impedire il guasto della Chiesa, La inco=/minciata rovina dei Monasteri, e Monaci, gli ob-/brobrj dei Sacerdoti La profanazione de Sacramenti,/Lo spoglio dei Santuarj, Lo scherno delle Croci, degli /Altari,e di GersùCristo medesimo. Questi sono i giusti/motivi, che ci hanno indotto a prender le Armi, a di=/scendere nell’arena contro gl’inimici; e questi pure/devono muovere gl’animi vostri ad accrescere la no=/stra Armata; a sovvenirci nei bisogni, senza timo=/re, ne delle vostre sostanze, ne della vita ne dell’ono/re; perché ci avvenga la primiera, smarrita pace, toglier di vita i Felloni, ove sono, e per fine mo=/rire in seno alla vera F[e]de di Gesucristo “(5).
Note
- Vedi qui.
- Vedi qui.
- E’ scritto da Gaetano Piccioli.
- E’ scritto da Gaetano Piccioli.
- Non è stato scritto da Gaetano Piccioli. Vedi qui la sua interrogazione.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Gran Corte Criminale, Processi
( Seconda Serie )
“ Aquila 26 9[novem]bre 1808
Alò Tenente della Gendarmeria Reale ex Capit.[an]o/Relatore della Soppressa Commissione Militare.
Al Sig.[no]r Colletta (1) Giudice militare del Tribunale/Straordinario sedente in Napoli/Sig.[no]r Giudice/Ho ricevuta la vostra favoritissima del 23 corrente con la quale/ avete avuta la compiacenza richiedermi le carte esistente/nell’archivio dell’abolita commissione contra i fratelli Piccioli/di Navelli, e loro complici. Io mi affretto, Sig.[no]r Giudice, complicarvele, esse sono carte scrit-/te n° 22 Secondo il notamento qui complicato. Di alcune di esse/devono esistere presso cotesto Tribunale Straordinario delle copie/estratte, rimesse dal Sig.[no]r Generale Huard, è ormai Un’anno a/S.[ua] E.[ccellenza] il Sig.[no]r Ministro di Polizia Generale, insieme con i proclami incendarj, e le lettere originali de’ fratelli Piccioli rinvenute sul Cada-/vere dell’estinto Capo Brigante Monaco, e da S.[ua] E.[ccellenza] rimesse/come debbo supporre, a cotesto tribunale straordinario stesso./Il Sig[no]r Bonifazio Sigismondi Cancelliere un tempo della Com-/missione Militare, è oggi in una delle Compagnie del//p[ri]mo Reggimento Leggiero Napoletano, e lo credo nell’Isola d’Ischia/nel Reggimento del sunnominato Bonifazio./Compiacetevi, Sig[no]r Giudice, assicurarmi, ricevuta della presente, e/delle Carte, che fo registrare al libro per sicurezza./Ho l’onore intanto, Sig[no]r Giudice, protestarvi i sentimenti più/sinceri della mia perfetta stima, e considerazione./Alò//Notamento delle carte che si rimettono al Sig,[no]r Colletta/Giudice Militare del Tribunale Straordinario sedente in Napoli dall’ex/Capitano Relatore dell’abolita Commissione MiIitare della Provincia/dell’Aquila, riguardante i fratelli Piccioli, e complici.
1. Processo Verbale della Gendarmeria Reale sull’arresto di D[on] Giovannni/francesco Piccioli, D.[on] Leopoldo Marchi, Donato ferrara in data del 16 Ott.[obr]e 1807/
2. Idem sull’arresto di Gaetano Piccioli di Navelli, Gio[van]Dom.[eni]co Corsi; Canonico/D.[on] Giovanni Andrea ferreri, Gio[van] Vincenzo ferreri, e franc.[esc]o Saverio Migliorati/di Capestrano dei 16 detto.
3. Deposizione del Brigante fran.[esc]o Ant.[oni]o Tulliano di Prezza in data dei 6 detto/fatto avanti al Sig.[nor] Capit.[ano] fournier in Celano prima di andare a morte.
4° Idem del Brigante Vincenzo Rosati di Ovindoli, idem
5. Idem del Brigante Pelino Petrillli di Pratola idem.
5° Idem del Brigante Andrea Damiani di Navelli, idem
7. Idem del Capo Brigante felice Ruggiero di Ovindoli, idem
8. Certificato del Cap.[itan]o Relatore della Commiss.[ion]e M.[ilita]re qualmente i sopran-/nominati sono stati mandati a morte senza formalità di Processo.
9. Deposizione di Gio[van] Pasquale ferrini di Goriano Sicoli fatta avanti al Capitano relatore a 10 9[novem]bre 1807.
10. Idem di francesco Angelone di Navelli, idem a 19. Dettto/
11. Aggiunzione alla medesima fatta a 23 Decembre 1807
12. Certificato del Sig.[no]r fournier Capit.[ano] del 10° Reg.[gimen]to di linea francese per p[….]are/l’identità delle carte rinvenute sul cadavere dell’estinto Capo Brigante/Monaco li 3 Ott.[obr]e 1807.
13. Idem de Soldati della Comp.[agni]a del Cap.[itan]o Genot del med.[esim]o Reggi.[iment]o
14. Idem del Sig.[no]r Cap.[itan]o Genot Com.[andan]te la Truppa in Pescina li 3. Ott[obr]e 1806/Alò”.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Intendenza, S. I, Cat. 27
“ Divisione degli Apruzzi 10.[deci]mo Reggimento di Linea Giacomo Fournier Capitano del 10[deci]mo Reggimento Comandante/la 3[terza] Compagnia del 1[primo] Battaglione/ Si notifica da me sottoscritto Capitano del 10[deci]mo Reggimento di/Linea Francese, come trovandomi in quel Circondario sotto ai miei/ordini in Celano qual Comandante di quel Circondario sotto gli ordini/del Generale Huard nel mese di settembre e Ottobre dell’anno 1807 avendo dei sospetti, e degl’indizi che la Banda de’ Briganti coman-/data dai due celebri Capo Briganti Giuseppe Monaco d’Introdacqua,/e Felice Ruggieri alias Giovinotti di Ovindoli, il giorno tre di Ottobre di detto anno dopo mezzogiorno si trovasse su delle montagne fra forca caruso, Ajello, e Gagliano, partii immediatamente con la mia Truppa/e detti le altre disposizioni convenevoli, e particolarmente prevenni il Sig.[no]r Genot Capitano similmente del 10[deci]mo Reggimento Comandante a Pescina/il portarsi sul punto sunnominato. Infatti frà le tre in quattro ore dopo mezzogiorno, dopo di aver visitati tutti quei luoghi, rinvenni la Banda/stessa, la sorpresi, l’attaccai, e la distrussi quasi che intieramente, avendo/io stesso per il primo ferito il Giovinotti uno dei Capi. Alcuni dei Briganti/benchè feriti ebbero il tempo di fuggire, come Monaco Padre, e Figlio,/Giovinotti, il Capo Pellino Petrilli alias Muscillo di Pratola, Vincenzo/Rosato di Ovindoli nipote di Giovinotto, il Capo Andrea damiani di/Navelli, e Francesco Antonio Tulliani di Prezza, e qualche altro ma/essi furono tutti presi nella notte, e nel giorno susseguente, giacchè io/non rallentai mai la di loro persecuzione, ed il Capo Brigante/Monaco, ed il dilui figlio furono ammazzati nello stesso giorno a /tre miglia di distanza dall’azione dai soldati francesi della Compagnia/del Sig[no]r Capitano Genot, e da questi fu rinvenuto nel di lui cadavere/un portafoglio……di carte il quale fu rimesso immediatamente//al Sig.[no]r Capitano Genot stesso e da lui a me consegnato ben chiuso/qual Comandante il Circondario, carter le quali io esaminai, e lessi,/ e vidi che riguardavano la corrispondenza che il detto Monaco aveva/avuta particolarmente con i Fratelli Piccioli di Navelli, e vi era fra/le altre un proclama incendiario contro l’attuale Governo, carte,/che io mi affrettai rimettere al Sig.[no]r Generale Huard Comandante/ in allora la Provincia, come rimisi similmente al medesimo Sig.[no]r/Generale cinque deposizioni che io presi nei giorni seguenti cinque e sei di ottobre dai appresso esaminati Briganti, che presi vivi per/mio ordine furono trasportati alle carceri di Celano, e cioè Felice Ruggieri, alias Giovinotti di Ovindoli, Andrea Damiani di Navelli, Pelino/Petrilli alias Muscillo di Pratola, Vincenzo Rosati di Ovindoli e/Francesco Antonio Tulliano di Prezza deposizioni fatte avanti di me/e da me contrasignate.. Ed in fede della verità, e sul mio onore ho/fatto il presente Certificato. Aquila oggi giorno Venti agosto mille/Ottocento otto/ Fournier/ Il Cap.[itan]o R.[elato]re della Commiss:[io]ne Mi[li]tar]e/Alò”.
“ Divisione degli Apruzzi 10.[deci]mo Reggimento di Linea Giacomo Fournier Capitano del 10[deci]mo Reggimento Camandante/la 3[terza] Compagnia del 1[primo] Battaglione/Si notifica da me Sottoscritto Capitano del 10[deci]mo Regimento d/7Linea Francese, come trovandomi in quel Circondario sotto ai miei/ordini in Celano qual Comandante di quel Circondario sotto gli ordini/del Sig.[no]r Generale Huard nel mese di Settembre e Ottobre dell’anno/1807 avendo dei sospetti, e degli indizi che la Banda de’ Briganti coman-/data dai due celebre Capo Briganti Giuseppe Monaco d’Introdacqua,/e Felice Ruggeri alias Giovinotti di Ovindoli, il giorno tre di Ottobre di detto anno dopo mezzo giorno si trovasse su delle montagne fra forca caruso, Ajello, e Gagliano, partii immediatamente con la mia Truppa/e detti le altre disposizioni convenevoli, e particolarmente prevenni il sig.[no]r/Genot Capitano similmente del 10[dei]mo Reggimento Comandante a Pescina/il portarsi sul punto sunnominato. Infatti frà me tre in quattro ore dopo mezzogiorno, dopo di aver visitati tutti quei luoghi, rinvenni la Banda/stessa, la sorpresi, l’attaccai, e la distrussi quasi che intieramente, avendo/io stesso per il primo ferito il Giovinotti uno dei Capi. Alcuni dei Briganti, benchè feriti ebbero il tempo di fuggire, come Monaco padre, e figlio,/Giovinotti, il Capo Pellino Petrilli alias muscillo di Pratola, Vincenzo/Rosato di Ovindoli Nipote di Giovinotto, il Capo Andrea Damiani, e Francesco Antonio Tulliani di Prezza, e susseguente, giacchè io/non rallentai mai la di loro persecuzione, ed il Capo Brigante/Monaco, e il di lui figlio furono ammazzati nello stesso giorno a/tre miglia di distanza dall’azione dai Soldati francesi della Compagnia/del Sig.[no]r Capitano Genot, e da questi fu rinvenuto nel di lui cadavere/un portafoglio[…] Di carte il quale fu rimesso immediatamente//al Sig.[no]r Capitano Genot stesso e da lui a me consegnato ben chiuso/qual Comandante il Circondario, carte le quali io esaminai, e lessi,/ e vidi che riguardavano la corrispondenza che il detto Monaco aveva/avut a particolarmente con i fratelli Piccioli di Navelli, e vi era fra/le altre un proclama incendiario contro l’attuale Governo, carte/che io mi affrettai rimettere al Sig.[no]r Generale Huard comandante/in allora la Provincia, come deposizioni che io presi nei giorni seguenti cinque,/e sei di ottobre dai appresso esaminati Briganti, che presi vivi per/mio ordine furono trasportati alle carceri di Celano, cioè Felice Ruggieri,/alias Giovinotti ei Ovindoli, Andrea Damiani di avelli e/Francesco Antonio Tulliani di Prezza, Vincenzo Rosati di Ovindoli e/Franco Antonio Tulliani di Prezza, deposizioni fatte avanti di me,/ e da me contrasignate. Ed in fede della verità, e sul mio onore ho/fatto il presente Certificato. Aquila oggi giorno Venti agosto mille/ottocento ottto7Fournier/il Cap.[ita]no R.[elato]re della Commiss:[io]ne Mi]li]tar]e/Alò”.
“ 1[deciem]e Regiment d Infanterie de Leguè ( al margine sinistro si legge. “ 2[secondie]me Bataillon p[ri]me Compagnie ( e sopra al margine destro si legge:” Ventidue 22/ventuno 21 “ n.d.r.) Nout Giudiziere de Certificat, Riport, Cambone, lievian, et arnaudin fusilier/de la ditte Sudit Bataillon, Commande Par/Monsieur Genot Capitaine Etaut lu Garnisione/à Pescina, que Le journe troise octobre 1807. Etaut/Parter sous Les Ordres de Monsieur Genot Cap[i]tain]e/avec plusieur le autre millitairs de la Compagnie/lu Patruville vert lu muntagne de Forca Carous./Et Par courant à me certaine distanze, vout/avvut Ren countrè plusieur Brigands qui se/sauvient et qui avaient deja etè ataquè par/d’autre troupale Francaise Sous Les ordres/de Monsiuer Le Capitaine Fournieur / uvule les avenit poursuivis lu tirans de Camp/des Fusille suive lus dant fatdant fat duu. Le Etut/de Brigande Giusep/pe Monaco Pere un portefuit fermè/et Remplè de Papiers que nous avons/descritte Consiguè à notre Capitiane Monsiurer Genot Le quellle à Esminè Les dit/Papiers, et destituite òles à Revenir avec le//Portfeuille à monsieur Le Capitaine Fournier/Comandant Laroudisement de Celano,/En Soisy de qoi nous avons, le 23 avout 1808/Sinjs de Croix Aosin Ripert Aunvvurs X/Lievin/arnudin/ Je sousiguè certifie quel es signitare/ci depus sont eus des nomines Ripert/Lievain et Armundin/Genot/ Il Cap:[ita]no R.[elato]re della commiss.[ion]e mil[ita]re/Alò “.
“ 1[disiem]e Regiment d’jnfanterie de ligne ( sopra al margine sinistro si legge: “ Division/du Abruzze” ed al margine destro viene riportato: Ventidue 22/province de laquila” n.d.r.)Genot Capitaine au 10[disi]eme Bataillon/Je sousigne certifie que ler jour/trois octobre 1807. Out etè attaquè Sur Sur les/Mountagne Voisines de forca caruso, par/Monsiuer Fournier, capitaine commandant/L’aroudisement de Celano, la Bande de Brigands/commandè par Les chef de Brigands Giusepppe/Monaco d’jntrodacque, et Felice Rugieri alias/Giovinott de ovindoli, plusieurs Brigands de/La usieme Bandes dout il y avoir Le chef/Giuseppe Monaco Fujant de la ditte attaque/furrent Rencontrè, et le Battirens avec vu, d’Atachement de una compagnie dout fut/tuè Le chef de Brigands Giuseppe Monaco/et son file par le nomme Ripert//Timbour Lievain, et Arnandin, tous deus/fuciliere, dont il out touver sur le cadavere/Sudit Monaco pere, un portefueil le quel/Etat remplir de papiere, olout il y en avait/plusieure conservant la Corispondence qu’il/avait particulieremente avec fratellli piccioli/de Navelli il aj avoir En outte vu En outte Vue proclame/jncxendaire contre le governemente Actuel, ce/portfeuil elle fut remise de scritte par le dit/Soldats le querl je le pris sous Mes ajeurter, et que/moi apres avoir Esamine tout le papiers q’aj contenois je le remise de suitte Bien cache/a Monsieur le Capitain Fournier. Qui la re/a Monsieur le general Huard,/En soy de la Veritè, et sur honneur/J’ai le presente certificat./pescina Le 23 aout 1808/Genot/il Cap.[ita]no R.[elato]re commmiss.[io]ne Mil[ita]re/Alò”.
Note
1)Vedi qui.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Gran Corte Criminale
Processi ( Seconda Serie )
“ Navelli, e//Capestrano/Turri/6 P. 17.V.552.IV-/Cospirazione colle forze interne dello Stato ad oggetto di/rovesciare l’ordine stabilito dello Stato/a ( al margine sinistro si legge: “ Busta2/Pr. 21-“ n.d.r.)/Ermenegildo Piccioli di Navelli/Gaetano Piccioli di Navelli/Leopoldo Marchi di Navelli/Donato Ferrara di Turri/Giovandomenico corsi di Capestrano/giovannandrea Ferreri di Capestrano/Giovanvincenzo Ferreri di Capestrano/[….]”
f. 5r
Aquila 21 9[novem]bre 1807/Alò Tenente della Gendarmeria Reale f[acente] f[unzioni]/Capitano Relatore della Commissione Militare/Al Sig.[nor]e Huard Comandante la Provincia/dell’Aquila (sopra da altra mano è scritto. “ Fortunato” n.d.r.), mio Generale, in ubbidienza de’ vostri/ordini, di presentarvi in questa mia il rapporto riguardante/le accuse contro D.[on] Gianfrancesco Padre, D.[on] Ermenegildo, D.[on]/Gaetano, d.[ON] Pasquale, e D.[on] Gennaro Piccioli, e D.[on] Leopoldo Marchi di costoro parente tutti di Navelli, e D.[on] Giandome=/nico Corsi, e Can:[oni]co D.[on] Giannandrea Ferreri di Capestrano/di già arrestati nel passato mese/il giorno 3 8[otto]bre passato fu sorpreso, e presso che di=/strutta a Forca Caruso dietro le vostre energiche disposizio=/ni, la banda dei briganti comandata dal celebre Giuseppe Mo=/naco d’Introdacqua, e Felice Ruggieri alias Giovinotti di/Ovindoli, il primo fra gli altri restò morto nell’azione, il secon=/do fuggì con quattro compagni, e fu arrestato con i seguenti/la notte seguente 4 8[otto]bre sulla montagna di Ovindoli dalla/Gendarmeria Reale/Fu ritrovato addosso all’estinto Monaco la di lui corri=/spondenza dal Capitano Fournier. A fra i briganti arrestati
f. 5v
nell’azione del giorno 3 vi fu Andrea Damiani di Navelli/Il Capo brigante Giovinotti, e Damiani furono trasportati/all’Aquila per essere impiccati, e nell’esame da me fatto se-/paratamente ai medesimi in vostra presenza, e dietro vostro/ordine nel giorno 7 di 8[otto]bre si rilevò, mio Generale, che D.[on] Gio:[van]=/Francesco Piccioli padre, D; D.[on].[on] Ermenegildo Capo brigante nel/passato anno, D.[on] Gaetano, D.[on] Gennaro e D.[on] Pasquale di co-/stui figli; D.[on] Giandomenico Corsi, e il Can:[oni]co D.[on] Giannandrea Corsi/Ferreri di Capestrano, avessero avuta ne’ passati mesi una/corrispondenza criminosa con i capi briganti suaccennati./Varie volte questi si erano portati in casa Piccioli a Navelli/quell’estate, e ne avevano ricevuti dei lumi; delle notizie allar=/manti contro il felicissimo Governo, e delle insinua=/zioni scellerate a non presentarsi, ed a proseguire a restare/in armi, ed in istato di ribellione, lusingati da immaginarie/speranze di prossimi sbarchi; di pace non vera, notizie, ed/insinuazioni, che D.[on] Gaetano Piccioli riceveva dal Fratelli/D.[on] Ermenegildo da Napoli./Documenti incontrastabili del delitto dei Sig:[no]ri Piccioli si/trovi nella corrispondenza rinvenuta nel cadavere dell’estinto/capo brigante Monaco, nei fogli n° 1.2., e 3 scritti interamente/di carattere di D.[on] Gaetano Piccioli, e segnati G. e P./
f. 6r
Tanto dal Giovinotto, che dal Damiani si portavano come per=/sone presenti agl’intrighi, edallle insinuazioni ricevute dai Piccio=/li di Navelli, il capo brigante Gianpasquale Ferrini, ed il brigante Francesco Angelone bastardo della famiglia Piccioli./Esistevano questi allora mio General, in campagna, e Voi da=/ste per gli arresti dei Piccioli, me degli altri indivi=/dui sunnominati, rimettendo a v.[ostra] E.[ccellenza] il Sig:[no]r Ministro di-/Polizia generale copie, non solo delle deposizioni stragiudizia-/le del Giovinotti e Damiani, ma ancora dei fogli incendarj/n.[umero] 1. 2. 3. e 4 della corrispondenza del Capo brigante Monaco,/i primi tre de’ quali appartengono senza dubio a D.[on] Gaetano/Piccioli, ed il quarto si ha ragion di credere, che appartenga al Can[oni]co D.[on] Giannandrea Ferreri/siffatte pruove furono maggiormente chiarite, ed acqui=/starono l’evidenza, allorchè essendosi presentato il Capo-Bri=/gante Giampasquale Ferrini, ed essendo stato arrestato il/brigante Francesco Angelone, fecero, com’è a Voi noto,/mio Generale, le deposizioni, di cui ho l’onore di complicarvi/copie. Altre pruove possono acquistarsi, allorchè vi sia ordine/di costruirsi il processo; la mancanza del tempo ne ha fin’ora/defraudate moltissime. La Provincia intera attende il giu=/dizio di una famiglia, che avendo cospirato nel passato/(sotto al margine sinistro vi è la seguente scritta “ Fortunato” di altra mano n.d.r.)
f. 6v
anno contro lo Stato, è stata la causa di tutt’i mali avvenu-/ti ai tre Abruzzi, e che disprezzando il perdono ricevuto/dalla clemenza del nostro ottimo Re, ha proseguito a/cospirare anche nell’anno corrente/Ho l’onore mio generale di protestarvi i Sentimen=/ti più sinceri della mia stima, e rispetto./Alò/
f. 7r
Piazza dell’Aquila Esame del Capo Brigante/Felice Ruggeri alias Giovinotti/di Ovindoli. Oggi giorno 7 8[otto]bre 1808/ Interrogato/ha risposto. Per rapporto alle/persone di questa Provincia, che/avevano intelligenza con me, e/con l’altro Capo Giuseppe Mo=/naco erano le seguenti./Gli individui della famiglia/Piccioli di Navelli./Questi mercoledi passato 30 ( al margine sinistro vi è riportato la seguente scritta “ Fortunato” n.d.r.) 7[settem]bre ad ore 22 d’Italia/Mandarono un piccolo Viglietti=/no a Monaco sulla Monta=/gna vicina a Navelli col qua=/le lo chiamavano a Navelli./La Sera stessa verso un’ora/di notte i medesimi Piccioli, inviarono i nominati Francesco/Angelone, ed Andrea Damia=/ni di Navelli a fare nuove/premure di portarsi colà/
f. 7v
come eseguimmo verso le ore/tre di notte. Io feci restare/fuori Navelli i briganti, ed io stesso con li seguenti Capi/andammo nel paese diretttamen-/te in casa Piccioli./ Giuseppe Monaco, il di cui costui figlio, muscillo di Pratola./Gio:[van]Pasquale Ferrino di Goriano/Siculi./Trovammo la cena pronta, ed/i seguenti individui ci riceverono/ D.[on] Gio:[van] Francesco/D.[on] Gaetano/D.[on] Gennaro/ D.[on] Pasquale/Piccioli/Il Barone D.[on] Leopoldo Marchi/di Navelli parente dei Piccioli/D.[on] Gio:[van] Domenico Corsi di Capi=/strano.I I Suddetti individui ci dissero, che ci avevano fatti chiamare/per dirci./chè non bisognava affatto pre=/
f.8r
sentarci, ne credere al per=/dono fatto per tradirci./Che avessimo resistito ancora,/e riunito quanta più gente/potevamo, giacchè tra breve/sarebbero sbarcati 40 mila/Russi, ed Inglesi in diversi pun=/ti del regno, giacchè la pace/non era vera./Che sette Potenze erano compi=/nate per distruggere la Fran=cia./Che l’armata Francese la qua=/le era stata spedita per rinfor=/zo a questo Regno era Stata disfatta nell’alta Italia./ ( al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) Che tutte queste notizie erano/certe, e le ricevevano da varj/canali, e particolarmente dal/di loro fratello D.[on] Ermene=/gildo da Napoli, il quale Scri=/veva loro con un gergo conve=/nuto, e ci mostrarono una di/costui lettera nella quale/fra le altre cose diceva, che/era prossima a Sciopppare (sic) a
f. 8v
Napoli una congiura, che esisteva/fra Lazaroni./Che bisognava seguire un pia=/no, che consegnarono a Monaco,/per impadronirsi dell’Aquila,/ e prendere il Generale; dissero/molte altre cose di Simile/natura di cui non mi sovviene,/ed erano tutti impegnati egual=/mente, e tutti dicevano le me=/desime cose./Ci assicurarono, che ci avrebbe=/ro fatte sapere tutte le no=/vità, e che bisognava farsi ve=/dere spesso il lunedì; giorno in /cui ricevevano la lettera da Napoli dal fratello D.[on] Ermenegildo./ Combinate le cose, e cenato/partimmo, dopo essere rimasti/colà ciorca due ore./Altre volte eravamo Stati in/casa de’ Piccioli la notte, e par=/ticolarmente ai 19 Luglio-/L’Erario di S. Martino d’Ocre/per nome ….. (sic) mi ha da=/
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te a voce molte volte in que=/st’estate le notizie del mo=/vimento delle Truppe France=/si, e del prossimo arrivo delle/Truppe di Ferdinando; del po=/co numero de’ Francesi nel Re=/gno, i quali dovevano ritirarsi,/ed evacuare il Regno Stesso./Più ultimamente mi ha assicu/rato, che aveva 300 uomi=/ni nell’Aquila del partito/di Ferdinando, e fra questi/molti nobili, fra quali un/tal avvocato D.[on] Pasquale/Barone, ricordandomi chia=/ramente di questo./Che bisognava assolutamente/impadronirsi dell’Aquila, e/prendere ilo Generale, inse=/guito di che tutta la Pro=/vincia sarebbe Stata nelle/nostre mani, ed il Generale/Stesso sarebbe stato costretto/far rendere le poche truppe,/che vi erano/
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Che per impadronirsi dell’Aquila/Stessa era cosa facile, giacche non/vi era truppa, e bastava presen=/tarsi avanti la piazza con due,/o trecento uomini perché il par=/tito interno avrebbe fatto il resto, e Si sarebbe impadronito/del Castello per sorpresa, aven=/do dentro al medesimo intelli=/genza, e fra gli altri con un’ar=/tigliere per nome Boccardi, o/Boccanera, non ricordandomi/bene il nome, il quale avrebbe procurato non farci offendere/dai cannoni./L’Erario istesso combinava nelle/Sue idee con il Piccioli di Navel=/li, e Suppongo, che comunicfasse=/ro fra loro. La polvere, Si è da noi ricevuta/come appresso./Da marano nella Valle di/Roveto nella Valle di/Rovedo ne ho una volta/ricevuta, per mezzo un brigan=/te Fiorentino, che aveva il brac=/cio tagliato./Dall’aquila il mese passato ne
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abbiamo ricevuto 18 libre (1), e /4 libre di palle da persona/da me conosciuta ma si /bene da Monaco/un tal Cazzara di Castelvec=/chio Subequo, o Castel di Ieri,/che fa l’artigliere delle Feste/ne Somministrò quest’istate/nei giorni, che si comandava/masciarelli di Penne tre de=/cine (2), e ne ricevè a conto da Ma=/sciarelli stesso 20 Ducati, e pro=/mise darcene dell’altra../Il P.[adre] Gaetano Rossi agostiniano/di Colle longo nel passato me=/se m’incoraggì a proseguire ad/aggire con fermezza contro i/ ( a margine sinistro vi è la seguente scritta : “ Fortunato” n.d.r.) Francesi: mi disse che il P.[[adre] Do=/mizio Iacobucci (sic) era già alla/testa di molti Briganti; che/egli stesso aveva dieci persone/pronte a prendere le armi, che vi erano buone notizie./I Droghieri di Magliano, o Sia/Pipari, che vanno vendendo il/pepe pel Regno mi Hanno mol=/te volte consigliato a non presentar=/si, e mi hanno date delle
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notizie./Altri rapporti io non avevo di/rimarco, e Monaco ne aveva/dei maggiori, ma il centro/delle notizie, ed il regolamen=/to l’avevano dalla famiglia/Piccioli, nellla di lui Casa Siamo/Stati altre volte quest’estate/ancora, anzi colà, e propriamen=/te dal Barone Marchi fum=/mo consigliati ai 9 Luglio di/sorprendere la Brigata di/Gend:[armeri]a R:[eal]e di Civita Retenga./La quale ci resistè-/Per copia conforme all’originale/Il Tenente della gend:[armeri]a R:[eal]e f[acente] f[unzioni]/di Cap:[ita]no R:[elato]re della Commiss:[io]ne Mil:[ita]re/Alò”
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Piazza dell’Aquila Esame di Andrea Damiani/Capo Brigante di Navelli/Oggi 7 8[otto]bre 1807/Interrogato./Ha risposto. Le persone, le quali ave=/vano rapporto con i briganti, e che davano ai medesimi lumi, e rego/lamenti, per quanto a me costa,/sono le Seguenti/La famiglia Piccioli di Navelli mia/patria tutta intiera, cioè./D.[on] Gio:[van]Francesco Padre/D.[on] Gaetano/D.[on] Gennaro/D.[on] Pasquale/D.[on] Ermenegildo, che ora/Piccioli/rattrovasi in Napoli, figli tutti/(al margine sinistro si legge: “ Fortunato “ n.d.r.) Questi mercoledi 3 7[settem]bre, oggi Sono/otto giorni spedirono me, e Fran=/cesco Angelone loro bastardello a/24 ore d’Italia da Navelli, ad/oggetto di chiamare, e far andare/a Navelli stesso i Capi massa/Monaco e Giovinotti, come Seguì,/essendo noi giunti sulla vicina/montagna, dove i medesimi erano/
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circa un’ora di notte, e trovam=/mo, che aveva già Monaco rice=/vuto verso 22 ore un Vigliettino/da uno de’ Fratelli Piccioli per/l’oggetto medesimo, per cui Si mise=/ro tutti in marcia in nostra/compagnia, ed andammo a Na=/velli, dove giunti i briganti fu-/rono situati fuori del paese in/posizione, ed i Capi Seguenti an/darono direttamente in Casa Pic=/cioli, Cioè/Giuseppe Monaco/Il di costui figlio/Felice Ruggieri, alias Giovinotti./Gio:[van]Pasquale Ferrini./Furono colà rinvenuti dai Succen=/nati Sig:[no]ri Piccioli, e da D.[on] Gio[van] Do=/menico Corsi di Capestrano, e/Barone D.[on] Leopoldo Marchi di/Navelli, cugino de’ Piccioli Stes=/so, ed erano le tre ore di notte/circa; trovarono la cena prepa=/rata; combinarono molte cose per/bene dei briganti, e per la riusci=/ta de’ piani, e dopo due ore cir=/ca di trattenimento colà par=
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timmo per la montagna di nuo=/vo con l’intelligenza, che nel/prossimo lunedì saressimo tor-/nati per avere altre notizie, che/si aspettavano da Napoli da D.[on]/Ermenegildo Piccioli, e da altri./D.[on] Ermenegildo Piccioli stesso Scriveva/al Can[oni]co D.[on] Gio:[van]Andrea Fer=/reri di capistrano, che la causa/del Suo Canonicato era finita;/che avesse avuta pazienza po=/chi altri giorni fino allla ria=/pertura de’ Tribunali, gergo/convenuto fra di loro, e che Si=/gnificava, che per detta epoca/Si sarebbbe riconquistato il Regno/dal Re Ferdinando./Il D.[on] Ermenegildo Scriveva pu=/re, in un modo convenuto, da/Napoli ai fratelli a Navelli/ciascuna Settimamana (sic), e Si rice=/vevano le lettere il lunedi./Avvisava, che fra breve Sareb=/bero Sbarcati molti inglesi, e/Russi in vari punti del Regno;/ che le cose andavano male/per gli Francesi, e molte di esse favorevoli per noi/Il Succennato Francesco An=/gelone confidente dei Piccioli/più di me. Mi ha detto varie/volte, che il Principe Barbe=/rini Scriveva da Roma ad/un tal Migliorati di Capistra=/no notizie in favore di Ferdi=/nando IV, e migliorati le dava/a Piccioli./Che D.[on] Ferdinando Scala di/Popoli aveva fatto loro sape=/re, che non poteva Più Soffri/re I Francesi, e che aveva pronti cento uomini per massacra=/re la guarnigione Francese/di Popoli nel momento favo=/revole/Posso dire ancora, che un tal/Eusanio Carusone di S. Eusa=/nio cospiratore col Capitano
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Piccioli l’anno Scorso, ed/oggi ricoverato a Roma/ Scri/ve sempre ai Piccioli a Na=/velli notizie contrarie ai/Francesi./Che D.[on] Ciro Campanella di/Bussi l’anno passato favori=/va molto i briganti./Finalmente devo dire per la/verità che da un’anno la fami=/glia Piccioli, e l’organo principa=/le, ed il sostegno de’ rivoltosi, e che/io ad insinuazione de’ mede=/simi ho da quel tempo aggito 8 al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) Francesco Angelone poi è più informato di me./Io sono stato quest’inverno mol=/ti mesi nascosto in casa dei/Bartolomei nella Terra di/Prata, ma io vi raccomando/Sig:[no]re questa famiglia, che mi/ha fatto del bene/per copia conforme alll’originale/Il Tenente di Gend:[armeri]a R:[ea]le f[acente] f[unzio]ni di Cap:[ita]no/Relatore dellla Commiss:[io]ne Mili:[ta]re/Alò”/[….]
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Quest’oggi 2 5 Novembre 1808/Noi Pietro Colletta Giudice militare del Tribunale Straor-/dinario, sedente in Napoli, e Delegato dal Presidente,/abbiamo fatto estrarre dalle prigioni del Castel dell’Ovo Ermenegildo Piccioli, a cui abbiamo dimanda-/to, come siegue/D:[omanda] Quale è il vostro nome, cognome, età, patria, e mestie=/re? R:[isposta] MI chiamo Ermenegildo Piccioli, di Navelli in Pro./vincia dell’Aquila, di anni quaranta circa, Ben-/stante./D:[omanda] Da qual tempo siete ni arresto, e per qual motivo? R:[isposta] Io fui arrestato il di 15 Ottobre del passato anno, in questa Capitale; ma ignoro il motivo. ( al marine sinistro si legge: “ Piccioli” n.d.r.) D:[omanda] Allorchè foste arrestato, da quanto tempo eravate/in questa Città? R:[isposta] Io era in Napoli da circa cinque Mesi./D:[omanda] per quale affare vi restavate? R:[isposta] Per restare lontano dalle macchinazioni de’ miei nemici./D:[omanda] Seguiste voi nell’anno 1806, la massa organizzata/negli Apruzzi contro il p[rese]nte Governo?/R:[isposta] Io la seguii/ (sotto si legge: “ Fortunato” n.d.r.)
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D:[omanda] Per qual oggetto vi gittaste a quel partito? R:[isposta] Per togliermi dalle oppressioni di quell’intendente.D:[omanda] Quali cause d’inimicizia avevate col medesimo?/R:[isposta] Prima di entrare i Francesi, io ebbi l’incarico dall’istes-/so allora Preside Corsi, di comandare un corpo di/circa cinquecento Persone: Poiché non vi erano fon=/di pel mantenimento di questa truppa, egli mi somministrò duc:[ati] cinquecento, per supplire al mo-/mento. Il d:[ett]o Corpo restò in piedi dalla metà di Novembre dell’anno 1805, fino a Marzo 1806, allo=/che entrati i Francesi, questo corpo si dissipò: allo-/ra il pred:[ett]o Corsi mi richiese il denaro, che mi aveva/somministrato, al che gli feci sentire, che era pronto a dare i conti, poiche avvanzavo delle altre somme,/ma egli senza voler ascoltare ragione, sotto tal prete=/sto cominciò a perseguitarmi, e questa fù la ca-/gione di essermi gittato tra’ i Briganti./D:[omanda] Quanto tempo foste all Io non rammento tra’ essi, che un tal Tiburzi, ora morto, un tal Ferrini, di cui ignoro/la sorte, dippiù un tl Monaco, anche morto/D:[omanda] Dopo l’enunciato brigantaggio, quale fu/mai la vostra condotta?/R:[isposta] Io mi presentai all’invito del perdono, il dì/23 Ottobre 1806, e con me si presentarono tut-/ti quella testa del brigantaggio di/Apruzzo?/
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R:[isposta] Io non rammento trà essi, che un tal Tiburzi, ora morto, un tal ferrini, di cui ignoro/la sorte, dippiù un tal Monaco, anche morto/D:[omanda] Quali altre persone facevano parte dell’enunciato/brigantaggio? R:[isposta] Io mi presentai all’invito del perdono, il dì/23 Ottobre 1806, e con me si presentarono tut-/ti quelli, che sotto i miei ordini aveano fatto/parte del brigantaggio. Dal generale Parte-/nou (si) ebbi ordine di reclutare della gente a/favore di questo Governo, per la compisizio=/ne di due Compagnie di Volteggiatori Mi/( al margine sinistro si legge: “ Piccioli “ n.d.r.) affrettai di eseguire l’incarico, e composi effettivamente le ordinate due Compagnie.- Queste eb-/bero l’incarico di condursi in Capua, per servi-/re militarmente, ed allora si rivoltarono con-(al margine sinistro si legge: “ Fortunato “ n.d.r.) tro me stesso, e gli altri uffiziali delle Due Compa-/gnie, mi ferirono, e mi posero un Compagno, pro-/ducendo degli altri disordini. Dopo ciò, gua=/rito dalla mia ferita, mi condussi in Napoli, per/vivere tranquillamente: e nell’epoca da me indicata, fui arrestato, come ho già deposto./D:[omanda] Stando in Napoli, con quali persone della Provin-/
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cia corrispondeste con lettere? R:[isposta] Colla mia famiglia, e coll’altra di Sig:[no]r Ferreri/D:[omanda] Quali oggetti si contenevano nelle vostre lettere,/non che in quelle di sudd:[ett]i v[ostr]i parenti, o amici?/R:[isposta] Semplici affari di salute, e di famiglia./D:[omanda] Conoscete voi un tal Angelotti? E conoscendolo/indicate il di lui nome, e dimora? R:[isposta] Conosco una tal D.[on] Giatteo Angilotti, dimorante in Napoli, nativo di Pescara./D:[omanda] Nelle vostre lettere di corrispondenza, avete mai/scritto di questo Angelotti?/R:[isposta] Egli è debitore della famiglia nella somma di/duc:[ati] mille, oltre gl’interessi decorsi. In partendo/dagli Apruzzi, ebbi incarico da mio padre di/riscuotere d:[etta] somma./D:[omanda] Cosa mai faceste per esiggere questo credito, e nelle/lettere cosa mai si dicea rapporto al med:[esim]o?/R:[isposta] Non diedi alcun passo verso il Creditore, perchè/non mi fu possibile di appurare l’abitazione./Scriveva intanto, che io speravo di esiggere,/o piuttosto di aver gli ordini, perché un di lui/casino, esistente in Pescara, particolarmente/ipotecato per questo debito, e venduto dal debito-/
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re passasse a nostro beneficio/D:[omanda] Quali operazioni faceste per riuscire al vostro in-/tento?/R:[isposta] ne parlai a mio f[rate]llo, Ispettore di Polizia/D:[omanda] E’ vostro costume, scrivendo, disegnare con una linea i numeri del millesimo?/R:[isposta] Certamente; è questo il mio costume ordina=/rio,/D:[omanda] Queste linee di cui fate uso, sono ordinaria=/mente grandi, o piccoli, cioè molto, o poco mar-/cabili? ( al margine sinistro si legge: ” Piccioli” n.d.r.) R:[isposta] Ora in un modo, ed ora in un altro/Si è sospesa l’interrogazione/La interrogazioni sono sta )te riprese dopo due ore/R:[isposta] Nossignore/D:[omanda] Com’è dunque, che nelle vostre lettere di corrispon-/denza, e con un vostro, fratello ( è scritto sopra n.d.r.) e con lo stresso Canonico Ferreri/Voi parlavate di liti civili col Canonico istesso? ( al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) R:[isposta Il d[ett]o Cano:[nico è Sopranumerario nella Cattedrale di Ca-/pistrano. In partire dagli Aprussi, mi commissionò/di procurargli per impegni, la piazza ordinaria del/
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Canonicato; ed è perciò, che di questo affare io par-/lava nella indicata corrispondenza/D:[omanda] Avete voi de’ nemici?/R:[isposta] Ciascuno ne ha/D:[omanda] Quali sono i vostri?/R:[isposta] Il Tenente Alò di Gendarmeria/D:[omanda] Donde deducete questa inimicizia?/R:[isposta] Dalll’aver minacciato di voler ruinare la famiglia/Piccioli/D:[omanda] con chi ha fatto tali minacce?/R:[isposta] Ho sentito dire pubblicamente, che le abbia fatte nella/Città dell’Aquila/D:[omanda] Indicate Almeno almeno le persone, che ve lo han rapportato?/R:[isposta] il mio fratelllo Gaetano Piccioli/D:[omanda] Oltre del Tenente Alò, avete altri nemici a vostra notizia? R:[isposta] Negativam:[en]te/D:[omanda] Qual è poi la causa delle minacce del Ten:[en]te Alò contro la vostra famiglia?/R:[isposta] La ignoro/D:[omanda] Avendo bisogno di un Avvv:[oca]to, cvhi scegliete?/R:[isposta] Il Cavalier Poerio./Lettura data la prevenuto della p[rese]nte dichiaraz:[io]ne, h detto di contener/la verità
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Si sono ripigliate le interrogazioni. D:[omanda] Allorchè foste ferito dalle compagnie da voi stesso re-/clutate, e rivolta in seguito, come avete deposto, per/non condursi in Capua, si ossservarono legalmente le vostre ferite?/R:[isposta] Non Signore, ma io ne feci rapporto al Generale Digonè,/e furono vedute dal generale istesso, e del Generale ( è scritto sopra n.d.r.) Partenou./Lettura data della soggiunta, l’ha confermata, e segnata/Ermenegildo Piccioli ( più sotto è da altra mano “ Fortunato” n.d.r.)
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Lo stesso giorno 25 Novembre 1806 (1) Noi Pietro Colletta, Giudice militare del T[ribuna]le Straor-/dinario, sedente in Napoli, e Deleg:[a]to dal Pres:[idente] abbia/mo fatto estrarre dalle prigioni del Castello dell’Ovo/Gaetano Piccioli, a cui abbiamo dimandato, come/siegue/D:[omanda] Qual mè il vostro nome, Cognome, patria, e pro-/fessione?/R:[isposta] Mi chiamo Gaetano Piccioli, mdi Navelli, di anni/ventisei Studente ( al margine sinistro di legge: “ Piccioli “ n.d.r.) D:[omanda] Per quale causa siete in arresto?/R:[isposta] Lo ignoro./D:[omanda] Il vostro fratello Ermenegildo per quanto tempo/nel 1807 è rimasto in Nap:[oli]? ( al margine sinistro si legge: “ Colletta” n.d.r.) R:[isposta] Per circa sei Mesi in libertà, cioè da Maggio ad Ot=/tobre 1807, quando fu messo in Carcere ( al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) D:[omanda] in queto tempo avesti insieme corrispondenza/di lettere?/R:[isposta] Taolvolta, cioè in ogni quindeci, o venti giorni./D:[omanda] Cosa mai contenevano le vostre lettere rispet-/tive?/R:[isposta] Afffari di Famiglia, e di salute/
Note
- In realtà è l’anno 1808 come chiaramente si evince nel prosieguo di tale interrogatorio infatti, questo fu sospeso e ripreso poi il 28 novembre 1808 ed, anche perché, l’interrogatorio di Gaetano Piccioli è stato fatto dopo quello del fratello Ermenegildo il quale lo subì prima di lui il 25 novembre 1808.
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D:[omanda] Quali son mai gli affari di famiglia di cui/parlavate?/R:[isposta] Di alcuni Commissioni, che da tempo in tempo/gli davamo./D:[omanda] Avete voi delle liti, che affidaste a lui, allorchè par=/tì dagli Apruzzi?/R:[isposta] Certamente ne abbiamo uno con un tal Angelitti/nostro debitore. Mio fratello era incaricato di otte=/ner degli ordini per esser pagato./D:[omanda] Avete voi delle liti col Canonico Ferrera?/R:[isposta] Negativamente./D:[omanda] Com’è dunque, che nella corrispondenza con vostro fratelllo si parlava di una lite, riguardante il d:[ett]o/Canonico?/R:[isposta] Il Canonico Ferreri era soprannumerario, e sicco=/me pretendeva una piazza proprietaria vacan-/te, ne commissionò mio f[r]at[e]llo, al partir, che fe-/ce dagli Apruzzi. E’ di ciò, che nelle lettere si par-/lava. D:[omanda] Avete voi costume scrivendo di tirare un tratto di penna/sotto i numeri, indicanti il millesimo?/R:[isposta] Sissignore, anzi sotto i numeri/D:[omanda] Ha lo stesso costume v[ostro] f[rate]llo Ermenegildo?
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R:[isposta] Non sempre./D:[omanda] Come vi capitavano da Napoli, le lettere pro-/venienti da v[ost]ro f[rate]llo?/R:[isposta] Per mezzo della Posta, la q[ua]le lasciava le lettere per/Navelli in Capestrano, o in Capestrano per/R (è stato cancellato n.d.r.) ricevere le lettere, provenienti da Napoli?/R:[isposta] Appena qualche volta./D:[omanda] Avete voi de’ nemici?/R:[isposta] Ognuno ne ha/D:[omanda] Indicate i vostri?/R:[isposta] Il Tenente Alò, e[ è stato corretto n.d.r.) Il Capo di battaglione di Gendar-/meria Sig:[no]r Bonelli, Andrea damiani morto, Gio:[van]Pasquale Ferrini, di cui ignoro il destino, ed altri ( al margine sinistro si legge: “ Colletta” n.d.r.) di cui non ho memoria/D:[omanda] Per qual Causa] il Ten:[en]te Alò è vostro nemico?/R:[isposta] Perché nell’atto del mio arresto contro gli ordini del/Generale Partenou, si prese alcuni Cavalli, ed altre ( al margine sinistro si legge: “ Fortunato “ n.d.r.) robbe, delle quali uno solamente ne restituì/D:[omanda] Qual motivo d’inimicizia avea con voi il Capo Bat-/tiglione Sig:[no]r Bonelli?/R:[isposta] Perché molto amico di Alò, perché fa tutto ciò, che/
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egli vuole, essendosi l’istesso Alò anche vantato/di voler distruggere la nostra famiglia per tutte/le Case dell’Aquila./D:[omanda]Per qual motivo vi erano nemici Damiani e Ferrini?/R[isposta]perché essi vennero assieme ad assalirici, quando, si ri-/voltarono i soldati, che mio fratello aveva reclutati/per tradurli in Capua/Si sono sospesi le interrogazioni, e si è data lettura di ciò, che fin ora si è scritto, che il prevenuto ha/informato, e segnato./Gaetano Piccioli/(più sotto è scritto: “ Colletta “ n.d.r.)/Oggi 28 Novembre 1808/Si sono ripigliati le interrogazioni/D:[omanda] Conoscete voi Serafino Tetroncellli?/R:[isposta] Affermativam:[en]te/D:[omanda] Avete mai avuta commissione in dilui Compagnia?/R:[isposta]Negativam:[en]te/D:[omanda] Avete mai viaggiato con lui?/R:[isposta] Feci un viaggio in dilui compagnia dall’Aquila al/Lago Fucino./D:[omanda] Quale mai ne fu l’oggetto? E quando ciò avvenne?
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R:[isposta] Per semplice diporto in Settembre, o Ottobre 1805./D:[omanda] Eravate voi amico del Petroncellli?/R:[isposta] Lo conobbi con questa occasione. D:[omanda] Quale oggetto egli ebbe nell’enunciato viaggio?/R:[isposta] Il mio istesso, cioè anche il divertimento./D:[omanda] Nell’anno 1807, vi siete mi portato da Navelli/all’Aquila?/R:[isposta] Facilmente, poiché spessissimo io mi portava vid:e/Città, ove possediamo una Casa./D:[omanda] Avendo bisogno di un difensore, chi scegliete?/R:[isèosta] Io nomino per mio difensore nella causa che trattasi in q:[uest]o Tribunale Straord:[inari]o/di Napoli il Cav:[lier]e Poerio, ed il Sig:[no]re Francesco d’Oria Cerce Maggiore/Scritto di mio carattere Gaetano Piccioli/( al margine sinistro si lege: “ Piccioli “ sotto, verso destra, si legge: “ Colletta” n.d.r.) D:[omanda] Avete mai composto, o scritto qualche proclama al=/larmante, per mettere in sollevazione contro il Go=/verno, le popolazioni di Apruzzo?/R:[isposta] Negativamente./D:[omanda] Siete mai stato in corrispondenza co’ bri=/ganti?/R:[isposta] Negativamente./D:[omanda] Avete mai scritto a Giuseppe Monaco, o Andrea/
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Damiani?/R:[isposta] Non mai./D:[omanda] Avete mai spedito Gio[van]Pasquale Ferrini, e Fran-/cesco Angelo (sic) sulla Montagna di Acciano, per invi-/tare i briganti in vostra Casa, ad oggetto di comu-/nicare loro delle notizie interessanti?/R:[isposta] Negativamente/D:[omanda] E chi son dunque le carte, che vi mostro, scritte di/vostro Carattere, e contenenti ciò, che ho espresso in va-/rie dimande successive?/Gli abbiamo mostrato il foglio 32, e successivamente il 24, 35/36, 37, 38, 39, e 40, perché dicesse principal=/mente se sono scritti di suo carattere, ed egli ha risposto/R:[isposta] Il primo foglio, che voi mi avete mostrato (foglio 32 n.d.r.)/è scritto di mio carattere; i fogli 14, e 35, sono scritti di Carattere, che somiglia al mio, ma che non/è mio proprio, e finalmente gli altri fogli da 36/
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a 40 non sono scritti di mio Carattere./Dopo ciò si é data lettura dei fogli 32 a 37, perché di-/cesse per qual motivo ha scritto il primo, e cer-/casse di rammentare se gli altri sono a dilui notizia. Egli hs risposto. R:[isposta] La mia lettera, registrata al foglio 32 è stata cer-/tamente scritta di mio Carattere; ma io non ram-/mento per qual motivo, ed in qual occasione. Gli ( al margine sinistro si legge: “ Piccioli “ n.d.r.)altri fogli 34. E 35 sono parimenti scritti di mio ( al margine sinistro si legge: “ Piccioli” n.d.r.) altri fogli 34, e 35 sono parimenti scritti di mio ( al margine sinistro si legge: “ Piccioli” n.d.r.) Carattere; essi contengono un proclama, che io composi, allorchè mio f[rate]llo Ermenegildo Piccio-/li comandava negli Apruzzi una partita di bri-/( al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.)ganti. Finalmente i fogli n36, e 37 ripeto, che non/sono scritti di mio Carattere, ne diloro contenu-/to, mi fa sovvenire di così alcuna, essendomi in-/teramente ignoto./D:[omanda] Ma i detti fogli 46, e 37, che compongono una so-/la lettera// portano per firma il G.P. colla vostra cifra, simile al vedere, alla firma istessa da voi/riconosciuta al foglio 32./R:[isposta] Non saprei cosa dire su tal dimanda so però benissi[mo], che lo consegnai, allloche i briganti ven-/nero in Navellli./D:[omanda Perche metteste a fronte del proclama il nome di/Giuseppe Monaco, che serviva sotto gli ordini di vo-/stro fratello, e non piuttosto quello di Ermenegil=/do Piccioli, che comandava in Capo?/R:[isposta] Perché Monaco doveva Comandare una partita,/separatam.[ente] da quella sotto gli ordini di mio fratello/D:[omanda] Questa separazione avvenne dopo che vostro fra-/tello si presentò, e rimase Monaco al Comando/di briganti. Dunque il Proclama fu composto/dopo la presentazione di Ermenegildo Piccioli? R.[isposta] Non Signore: Giuseppe Monaco doveva andare a/comandare in un’altra provincia, ed anzi mi ricordo, che egli stesso mi commissionò di scrive-/re un tal proclama./D:[omanda] Nel corso dell’anno 1807, sono mai stati bri-/ganti in Navelli?/
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R:[isposta] una sola volta propriamente in luglio/D:[omanda] Cosa mai fecero in Navelli?/R:[isposta] Giunsero in Navelli verso un ora d’Italia, e comincia-/rono a produrre disordini ordinarj nel paese./Io mi nascosi di unita al Barone Marchi/ed Onofrj in Casa di D:[on] Gio:[van]Dom:[eni]co Corsi, ove/de’ paesani vennero a chiamarci, per rimediare/a disordini, che i briganti producevano. Noi/di fatti uscimmo, e facemmo avere de’ viveri a/briganti istessi, dopo di che mi condussi in Casa,/trovai sei sentinelle disposte in varj siti, e nell’/(al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) interno di essa Giuseppe Monaco, il quale volle/pranzare, quindi partirono verso le ore tre/d’Italia./D:[omanda] Conosceste le 6 persone, messe in Sentinella?/R:[isposta] Negativam:[en]te/D:[omanda] Disegnate con precisione l’epoca nella quale/componesti il proclama?/R:[isposta] In Settembre 1806/D:[omanda] Conoscete giammai D:[on] Ferdinando Coltelli, e vi/Siete Giammai carteggiato con esso?/R:[isposta] Lo conosco; ma non ho mai avuta con lui corrispon-/
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denza/Lettura datagli della pre[sen]te dichiaraz:[ione ha detto con=/tener la verità/Gaetano Piccioli/Pietro Colletta[….]”
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
GRAN CORTE CRIMINALE
PROCESSI ( SECONDA SERIE ) 217
“[…] f. 24 r
/Addì 3 Ottobre mille ottocento otto/Gianpasquale Ferrini di Goriano Sicoli com=/morante in Rajano, dice fare il Ferraro/di sua età di anni quaranta in circa/Interrogato Sul tenore di una copia di Let=/tera del Reg.[i]o Sig:[no]r Procuratore Genera=/le presso il Trib[una]le Straordinario Sedente/(al margine sinistro si legge: “ Ferrini” n.d.r.) in Napoli, e propriamente Sul capitolo ( al margine sinistro si legge: “ Placidi” n.d.r.)/primo, ha risposto Signore, coll’occasio=/ne fui Sedotto dal Sig:[no]r Ermenegildo/Piccioli, ad unirmi nella massa de Bri=/canti Sotto il comando del Capitano del’/Lorda del medesimo Giuseppe Monaco di/Antrodacqua (sic), So benissimo, che Sotto il di nove Agosto del passato Anno ( al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) mille ottocento Sette, trovandomi nella/montagna della confinazione di Ac=/ciano, in unione di Felice Ruggieri/alias Giovinotti di Ovindoli, ed altri/Si portarono ivi Francesco Angeloni, ed/Andrea Damiani de Navelli, affinche Si fusse=/ro Giuseppe/
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Monaco, che erano stati Spediti dai Fra=/telli Piccioli de Navelli, affinche Si fusse=/ro Subito cola portati, come difatti la/Sera Stessa di detto giorno ci portassimo tut=/ti, e circa le ore due della notte. Lascian=/do fuori del Paese la Massa. Fussimo/riceuti in Casa Piccioli, cioè Felice Rug-/geri, e Suo Figlio, Giuseppe Monaco, e/Suo Figlio, Pelino Petrella di Pratola,/nonche Andrea Damiani, e Francesco/Angeloni di Navelli, i quali erano in/nostra compagnia ritornati, e fussimo ri/ceuti dal Sig:[no]r Gennaro, Sig.[no]r Gaetano, e/sig.[no]r Pasquale Fratelli Piccioli, e pro/priamente il Sig.[no]r Gennaro Ci chiamò in/una camera il Capitano dellla Massa,/col quale conferì Segretamente per lo/Spazio di circa un quarto d’ora, e do=/po fussimo trattati a cena, e mentre Sta=/vamo cenando, comparvero il Sig.[no]r Gian=/domenico Corsi di Capestrano, ed il Barone/Sig.[no]r Leopoldi Masrchi de Navelli, ma/appena terminata la cena ce ne partim=/mo con erssere Stati raccompagnati dai/Signori
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Signori Gaetano ,e Pasquale Piccioli/Sino all’ultima porta della Casa passeggian=/do, e discorrendo specialmente il Sig.[no]r Gae=/tano con bassa voce col Capitano Giu=/seppe Monaco, e ci portassimo indi a/riunire con gli altri Bricanti Sotto il/Paese all’infuori di Francesco Angeloni,/che ritrocedè verso i Navelli, e tutti/uniti dalla volta di Civita Retenga,/( al margine sinistro si legge: “ Ferrini” n.d.r.) ci portassimo in Stiffe nella Casa di/(al margine sinistro si legge: “ Placidi “ n.d.r.) Francesco Pellegrini./Sul capitolo 6. Esaminato, ha risposto So=/molto bene, che Felice Ruggieri, alias/Giovinotti disse a tutti i Bricanti nella/Montagna di Sirente, e Specialmente ( al margine sinistro si leggge: “ Fortunato” n.d.r.)/al Capitano Monaco, che nelll’Aquila ci/aveva del molto partito, ma non Spiegò/con chi aveva il carteggio, ne chi era=/no i Soggetti./Sull’ottavo. Esaminato, ha risposto Solo pos=/so deporre, che in Civita Retenca vi
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fusse l’attacco con i Gentarmi, ma non/So per quali insinuazioni, giacchè mi ero/Sperduto, e diviso dalla massa giorni p[r]ima/Sul decimo esaminato, ha risposto, Che atte=/se le cose Antecedente arguisco benis-/simo, che i Fratelli Piccioli, il Sig.[no]r Leo=/poldo Marchi de Navelli, ed il Sig.[no]r ( al margine sinistro si legge: “ Ferrini” n.d.r.) Giandomenico Cori di Capestrano cogiura=/vano contro l’Attual felice Governo,/giacchè degli Altri Sig.[no]r Pietroncelli, Sig.[no]r/Canonico D.[on] Giannandrea ( è stato corretto n.d.r.) Ferrei di Cape=/strano non posso dirne ne male, ne be=/ne, che non conosco./Esaminato Sul Capitolo decimo secondo/giacchè degli altri capi dice niente Sa=/perne, ha risposto posso per la verità/deponere Soltanto, che il Sig.[no]r Ermene=/gildo Piccioli circa il Mese di ottobre/dell’Anno 1806 ( è stato corretto n.d.r.) fece leggere a Giovinotti/Monaco, e tutta l’intera massa un dis=/paccio
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paccio (sic) Scritto a mano, col quale faceva vedere, che da Palermo gli era stato/rimesso per mezzo di un espresso Corrie=/re a nome dal passato Re dal Segre=/tario, col quale dichiarava/Generale delle tre Provincie, cioè di/Chieti, Aquila, e Teramo, e che esso Piccioli aveva avuto l’alter ego, e le ( al margine sinistro si legge: “ Ferrini “ n.d.r.) facoltà di creare l’officialità, qual/Dispaccio volle, che si affiggesse in di=/( al margine sinistro si legge. Ferrini “ n.d.r.)versi Paesi, come Sentii, che Si affettui. So inoltre, che Luigi di Barisciano, che/ne ignoro il Cognome era quello, che ( al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) portava di notte le notizie a/Giovinotti, me Monaco colla massima Se=/gretezza essendo egli capace di quei/Luoghi, e faceva ancora il Brigante./Finalmente Esaminato Sula condotta politica, e /civile delle nominate persone., e dell’attuale loro destino e tra’ essi che ne/Sia del nominato Luigi di Barisciano,/ha risposto, Non si pone in dubio,/che l’Autore del Brigantaggio Sia
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Stato il Sig.[no]r Ermenegildo Piccioli/de Navelli, e che, come Persona facol=/tosa, e pulita gli aveano tutta la/fiducia, per cui facilmente eravamo/creduti ai suoi detti, e che in oggi per/quello ha tra sentito Si trova carcerato/nella Capitale di Napoli./Il Sig.[no]r Giandomenico Corsi di Capestra=/(al margine sinistro si legge: “ Ferrini” n.d.r.) no, che in oggi parimenti Sento dire che/Si trovino carcerati in Napoli, soffriva=/no contro del Governo perchè allorchè/mi portai nei Navelli in casa Piccioli/di unita agli altri nella sera del di/nove Agosto ( è stato corretto n.d.r.) del passato mille/ottocento Sette Se mal non mi ricorso,/vi erano in detta casa i medesimi,e/perciò vado meglio a spiegarmi di quel=/che ho detto. Rispetto poi a Donato Ferrara, e suo Domestico di Turri, Fran=/cesco Saverio Migliorati, Sig.[no]r Giannandrea/Canonico Ferreri, Sig.[no]r Gianvincenzo Fer=/reri
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reri(sic) di Capestrano, perché non gli ho/avuti in prattica, non posso dirne, ne/malo, ne bene/Depongo finalmente per la verità, e/per quello che mi costa, che il Capitano/delle Masse Giuseppe Monaco di Antro=/dacqua (sic), e Suo Figlio, Felice Ruggieri/alias Giovinotti di Ovindoli, Andrea Da=/miani di Navelli, Pelino Petrella di/Pratola alias Muscillo, perché Cospirato=/re contro l’Attuale Felice Governo, e (al margine sinistro si legge: “ Fortunato “ n.d.r.) Bricanti Si trovano passati agli eterni ri=/posi, So dippiù per averlo Sentito dire/che il Figlio di Giovinotti Si trova carce=/rato nell’Aquila, come uno dei Bricanti, non mi costa però l’attuale destino/di Luigi Barisciano, ne di Francesco/Angeloni di Navelli parimenti Brican=/ti, non mi costa però l’attuale destino/di Luigi Barisciano, ne di Francesco/Angeloni di Navelli parimenti Brican=/ti non mi costa però l’attuale destino/ di Luigi Barisciano, ne di Francesco/Angeloni di Navellli parimenti Brican=/ti/Gianpasquale Ferrrini ò deposto come Sop:[ra]/A. Placidi” [….]”
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“[…] Addi tre Ottobre mille ottocento otto/Pasquale Sidonio della Comune di Prata/di età sua d’anni Sessantasette in/circa Uomo di Campagna/Pietro dell’Orso di d.[ett]o Comune di Prata/di età sua d’anni Settantacinque circa/ uomo di Campagna/Esaminati convenientemente l’uno dopo l’altro/Sul tenore di una copia di lettera del/Reg.[i]o Sig.[no]r Procuratore Generale presso/il Trib[una]le Straordinario Sedente in/Napoli, e propriamente Sul Capitolo/quinto, han risposto Signore Come Na=/ ( al margine sinistro si legge: “ Fortunato” n.d.r.) turali del Comune di Prata possiamo certamente deponere, che nell’inverno/del passato anno mille ottocento Sette/il fù Bricante Andrea Damiani, coll’oc=/casione faceva de lavori, nella Chiesa di/San Nicola in Prata in qualità di Sca=rapellino, ritirava nella casa di Vincen=/zo di Bartolomeis, ed appena termina-/to il lavoro, Se ne andiede colla mas=
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Sa del Sig.[no]r Ermenegildo Piccioli de Na=/velli, perché Bricante, e cos-/spiratore contro l’Attuale Felice Governo,/fù per mezzo della giustizia contanna=/to a morte, e la dilui Testa esiste es=/posta nel Comune di Navelli Sua Pa=/tria, ed è la verità./+ Segno di Croce di Pasquale Sidonio Ill[ettera]to/come ha detto, quale ha deposto come/Sopra/Io Angelo Eusanio depoco/come sopra/Pietro dell’ orso deponco/come sopra/ A. Placidi”.
Dalle soprariportate testimonianze del settantasettenne Pasquale Sidonio, del settantenne Angelantonio Evasio e del sessantacinquenne Pietro dell’Orso, tutti originari del comune di Prata, avvenute il 3 ottobre 1808, vertente sulla figura del brigante mastro “scarapellino” Andrea Damiani di Navelli, tra le altre cose apprendiamo: “[…] Finalmente deponiamo che il Mastro Andrea Damiani de Navellli, perché Bricante, e cospiratore contro l’attuale Felice governo fù per mezzo della giustizia Contannato a morte, e la di lui testa esiste esposta nel comune di Navelli sua Patria ed è la verità[…]” Quindi, come chiaramente si evince, ancora, un anno dopo che il Nostro fu giustiziato all’Aquila, il 9.10.1807, e la sua testa, esposta, come duro monito, nella pubblica piazza di Navelli, era ancora collocata, come macabro trofeo, alla visione di tutti. Dobbiamo immaginare, quindi, che lo stesso metodo sia stato usato anche per le teste di tutti i giustiziati, per ordine dei vari comandanti francesi. Chissà quando queste, furono tolte alla terrificante vista dei frettolosi e timorosi passanti, dobbiamo supporre che, una volta tolte, venissero sepolte in un luogo consono. E i macabri resti, deturpati dalle intemperie atmosferiche, dei corpi degli insorgenti giustiziati dove furono sepolti? Nel luogo dove furono impiccati o nella loro piccola patria? Tali resti furono riuniti in un unico sacello? Chi furono gli autori della delicata operazione della cristiana sepoltura? A quale confraternita toccava il delicato compito della inumazione dei resti mortali dei nostri insorgenti? Molto probabilmente alla cristiana pietas della confraternita della Misericordia.
ARCHIVIO STORICO COMUNE DI CERCHIO
Archivio d’Amore Fracassi
“ Briganti/1807/n° 94
Nella Reg:[i]a Corte di Celano Comp:[arent]e D.[on] Venanzio d’Amore (Fracassi n.d.r.) di Cerchio, e dice come la mattina/che si contavano i dieceotto del corrente Mese alla notizia,/che un Orda de Briganti, ed Assassini da Forca caruso se/ne veniva direttamente in Coll’Armele. Luogo vicinissimo/alla di lui Patria di cerchio, se ne fugì esso Comp:[aren]te per/assicurare la di lui Persona, come fece fugire la di/lui Moglie, e Famiglia rimanente in Casa Sola la Vec=/chia di lui Madre./D.[ett]a Orda di Assassini doppo aversi trattenuta per qualche tem=/po in Collarmele, passò a dirittura a Cerchio, e Si vidde/Scortata dal Sindaco di d:[ett]o Luogo portata a posare nel Si=/to detto l’Aja (1) avanti la Casa di esso Com/p:[aren]te Questo/fù un principio da che porzione di d:[ett]i Briganti, e di ma=/gior numero della Comitiva entravano in Casa di esso Comp:[arente Questo/fù un principio da che porzione di d:[ett]i Briganti, e di ma=/gior numero della Comitiva entravano in Casa di esso Comp/[aren]te dimandarono di Lui dalla Madre, e Sentendo, che e=/ra fuori, si diedero moto a penetrare per tutti i luo=/ghi della Casa, e non contenti di co[m]mestibili, in salati, for-/maggio, pane, e vino, si diedero a Saccheggiarla violent.[ement]e/in tutti i Mobili di Casa, che trovavano, non lasciando nep=/pure di prendere i vestiti, calzoni, ed altre biancherie/usate quandoche se non si trovavano due persone leste/Cittadine di quel luogo un tal Fosca, ed un altro, i quali/posti in commiserazione si portarono dal Commandante di d.[ett]i Assassini, e da q[ue]sti si fecero ( è stato cancellato n.d.r.) mandarono ad espellere non una volta, ma per due volte consecutive, cer=/tamente sarebbe rimasto il Comp.[aren]te intieramente saccheg/giato, non bastando alla Vecchia di lui Madre aver/chiuso, e barrato anche il Portone doppochè per ordine/del Commandante uscirono dalla casa.//Il Sindaco di Cerchio fù quello, che fù di nuovo con porzione de/Briganti a bussare al Portone di esso Comp:[aren]te, e fù q[ue]llo/che glie lo fece aprire, e coll’assistenza de med.[esi]mi a la-/to forzò la Vecchia Madre a sborzarli sull’atto doca-/ti cinquanta, che disse spettarli di Suo ratizzo per/pagarsi la contribuz:[io]ne all’Orda de Briganti, ed Assassini,/e con tale occasione soffrì di nuovo danno di Saccheggio,/non ostante, che la Vecchia Madre si prestasse con/qualche regalia per esentarsene./Doppo di essersi liberato da ulteriori danni, e che la detta Orda di/Assassini prendendo l’alto della Montagna da Cerchio si condusse in Ajelli, e da quel luogo la mattina Susseguente/venissero espulsi dalla Truppa Francese, e da q[ue]sta inse=/quiti, Si prestarono il Comp.[aren]te, e tutta la Famiglia leva=/re i furti commessi col saccheggio alla di lui casa, ed Hanno trovato mancante, e tolte le seguenti robbe,/che tenevano numerate cioè./Camisce trentaquattro di panno usate./Camisce sei di tela usata./Lenzuola sedici di panno usate./Mantili(2) sei di tavola usati/Salviette(3) numero trenta usate. Tovaglia di panno numero quindici./Lenzuola di tela numero otto. Menzali di fiandra usati numero due. Salviette consimili usate numero ventiquattro./Salviette consimili usate numero otto./Fasce di cuscini./(4)Tornaletti di panno usati numero otto./Tornaletti di tela usati numero sei./Calzette di bonpace/(5)Sotto calzette di filo usate paja diece./Un Vestito di castore cenerino usato./Un Vestito di panno fino usato./Due Calzabraghi, uno di Casimirrro color paglia, e l’altro di teletta.//Tre Ciamberghini uno di Casimirro, e due di Mussolina.(sopra al lato destro è riportato il numero “2” n.d.r.)/Quattro forchette, e tre cocchiari di arcento, e due cortelli/con manica anche di arcento, poste giornaliere di cui/si servivano./una bulce di vacchetta con chiave e catenaccetti./La valuta delle sud:[dett]e robbe non vi è dubio, che ascende a circa i do=/cati trecento. Perchè dunque possa rilevarsi con acccerto di giustizia il saccheggio ricevuto, la quantità delle robbe man=/canti, la causa perché gli sia inferito un tal danno,//e finalmente se vi sia opera di qualcuno, ne/ricorre il Comp:[aren]te in q:[uest]a Reg:[i]a Corte, e fa istanza di=/Sporsi l’ingenere per la verificaz:[ion]e con ordinarsi la informa=/zione per indi poi farsi di tutto distinta relaz:[ion]e al Sig:[no]r/Intendente della Provincia, ed al Supremo Tribunale Straordinario delle tre’ Provincie di Abruzzo, perchè possano da=/re le ulteriori disposiz:[ion]i, e cosi salvi/Die vigesima prima Mensis Julii 1807/Celani/Per hanc Regi]a]m Curiam fuit dec:[re]to provisum, q[uo]d super es-/positis diligens capiatur informatio, et Commmitatur,/prout Commmittitur Mag.[nifico] Act.[ua]rio Lecyus Reg.[i]e Curie qui/accedat et ita/Saliceti
(al margine destro è riportato il numero “ 3 “ n.d.r.)
Die vigesima nona Mensis Julii milles.[im]o octigentesi[m]o, In Terra Circuli, et cora[a]m me Mag[nifi]co Act[uar]io/Reg[i]e Cur[i]e Celani Com.o/D.[otto]r d’Amore di q.[uest]a Terra di Cerchio dice/vivere del suo, età sua d’Anni trantasei, ut/dixit; Principalis cu[m] juram.[ent]o int[erroga]tus, et exami-/natus super presenti informatione, et p[ri]mo./avendolo/fatto, dica, come, q[uan]do, e cosa conteneva./ (Al margine sinistro è annotato “d’Amore” scritto in verticale n.d.r.)/Resp[ondi]t Sig.[no]re Nel giorno ventuno dell’ cadente Mese/di Luglio di questo corrente Anno mille, Ottocento./e sette. Come ben mi Ricordo, Io presentai una/istanza alla Reg.[i]a Corte di Celano, formata a mio no-/me, colla quale esponevo il Saccheggio fatto in mia/casa nel giorno dieciotto di d.[ett]o Mese da una mas-/nada de Brigandi, quale essendo presso di V.[ostra] S[ignoria], doman=/do, che mi si mostri, e dia leggere, per vedere, se è/quella stessa, che Io presentai, Rettificarla, o me=/glio spiegarmi in qualche circostanza. E mostrarla,/a data a leggere ad esso Principal Deponente una Istanza, che comincia=/Nella Reg.[i]a Corte di Celano =/Comp.[aren]te D.[on] Venanzio d’Amore di cerchio, e dice, come/la mattina, che si contavano il diciotto del corren-/te Mese alla notizia, che un’Orda de Briganti=E//proseguendo, finisce= Perché possano dare le ulte-/riori disposizioni, e così salvis= Hà Risposto/Questa è quella stessa istanza da me fatta fir-/mare, e presentata in d.[ett]a Reg[i]a Corte, che Ratti-/fico, emologo, e confermo in tutte le sue par-/ti; dovendo però soggiungere, che le due Persone, che Ricorrono al Comandante Giuseppe Monaco d’Introdacqua, acciò accorresse in Casa del D.[on] Venanzio ad/impedire l’ulterior saccheggio furono il Mag.[nifi]co Ni=/cola d’Amore, ed il Chierico D.[on] Nicola Fosca/di questa Comune. In d.[ett]o giorno la stessa masnada/de Briganti andava in traccia del mio Cavallo, e Sel-/le, che poteron rinvenire. Pretesero da varj d[e]lla/popolaz.[ion]e, acciò dicessero, che Io intanto ero fuggito,/perché ero Giacobino, bastonando, e minacciando co/loro, che Rispondevano il contrario. Nella mattina de/diecenove a circa le ore dieci sette Individui della/stessa orda de Briganti, porz.[ion]e a Cavallo, e porz.[ion]e/ a piedi dalla con vicina Terra di Ajelli, ove si/erano accampati, vennero nuovam[en]te in q.[uest]a Comune/e si diressero verso la mia casa, chiedendo a altra/voce conto della mia Persona, dicendo, che come/Giacobino d[el]la Mia Casa, inseguirono il mio Fatto-/re per nome//
(al margine destro è posto il numero “ 4” n.d.r.)
re per nome di Giuseppe di Francesco d’Amo-/re, se non gli insegnavano il luogo, dove Io ero,/e non avendomi Rinvenuto in Casa, si presero/dell’altra Robba, minacciando di fucilare la vecchia mia Madre, impugnandoli/il Fucile in faccia, e la obbligò di doverli/pagare per Rata di contribuzione, per cui/la sud.[dett]a Vecchia Madre diede ad esso/Sindaco li detti docati cinquanta, che gli li/fece contare per mezzo di Luca Carusone/di questa stessa Comune. Così ha Rattifica=/to, ed ha giurato in forma, tactis unde/IO Venanzio D’Amore rattifico come sopra riportan/domi di dare altri Lumi subito, mche li averò acqui=/stati, contra quos/Cardilli
( al margine destro è riportato il numero “5” n.d.r.)
Giuseppe Napolelone Per al Dio Gr[ati]a Rè/Mag.[nifi]ci Sindaci della Comune di q[uest]a Terra di cerchio/saprete come per disimpegno di un premurosis[sim]o affare Fiscale ci necessita sapere quali siano/i Maesti(sic) Falegnami, che esistono in q.-[uest]a comune/Chepperò in Ricevere il p[re]sente, subito formerete/in dorso di esso v[ostr]a Fede giurata, nella quale/gli descriverete i Falegnami, che esistono in/questa Terra, qual fede deve esser da voi so[ttoscri]tta/ e munita del Popolar Sugello. Guardatevi del/contrario sotto la pena di docati mille Fisc.[al]e/Reg[i]o Così dato in Cerchio li 29 Luglio 1807. M. Cardilli Mastrod[at]ti Com.o/Cerchio/Mag.[nifi]ci Sindaci d[ell]a Comune/Ord.[in]e c.[ome] s.[opra]/Per esperti Falignami del Comune di Cerchio,/chiesti nel dietroscritto ordine Sono Maestro/Nicola Marchetti, e Maestro Croce Bianchini,/che per la verità Si è fatto Scrivere il pre-/sente Sottoscritto dall’Attuale Sindandoco (sic), ed/Eletti, e Robborato di Popolar Sogelllo. Dato/in Cerchio li 29 Luglio 1807/Giovanno Cipriano Sindaco ( al margine sinistro vi è il sigillo del Comune di Cerchio n.d.r.)/ Vincenzo di Marco d’Amore Ordinario Cancelliere”
( al margine destro è riportato il numero “6” n.d.r.)
Giuseppe Napoleone p[er] la Dio Gr[ati]a Rè/Le qui so[ttoscritt]e persone nel ricevere il p[resen]te, subito si/portino avanti di noi in questa n[ost]ra residenza,/mentre informati presso di quanto ci occorre/sapere p[er] importantiss.[im]o affare ottenente al Reg.[i]o/Fisco, saranno Licenziata. Si guardino del contra-/rio Sotto la pena di ducati mille Fis.[co] Reg.[i]o e/così Dato in Cerchio li n29 Lug.[li]o 1807/Cardillli Mastrod.[att]i Com.o/Cerchio/P. Nicola Marchetti/P. Croce Bianchini/Ord.[i]ne come sop.[r]a/Adì, ed anno dietro, ibid[em]/Francesco Ramellli P.[ublico] B. [alio] di q.[uest]a/Terra di Cerchio con giuram.[en]to Riferi-/sce a me infra[scri]tto, di aver ogge/Retro[sci]tto ord.[in]e, e q[ua]nto in esso si con-/tiene alle dietro[scri]tte Persone/nel modo, e forma, che si vedo=/no notate. Ed in fede/+ Sign[u]m Crucis/Cardillli Can.[cellier]e a Relaz[io]ne/ Die vigesima nona mensis Julii millesimo octogentesimo, se-/ptimo In Terra Circuli, coram me/Magistero Actu[ari]o Curie Celani Co[m]missionato/Nicola Marchetti di questa Terra di Cerchio dice di esser/falegname, di età sua d’anni settant’otto, ut dicit,/testis juramento interrogatus, et esamina-/tus super presenti informatione, et primo./Interrogatus esso testimonio per avesse fatta qualche rico-/gnizione attinente alla sua arte, ed avendola fatta dica, come quando, dove, d’ord.[in]e di chi, cosa abbia/riconosciuto. Respondit Sig.[no]re oggi/giorno di mercoledì ventinove dell’andante mese di Luglio di questo corrente anno mille ottocento e Sette d’ordine di V.[ostra] S.[ignoria] siam portati nellla casa, di Vostra/residenza, ed avanti di V.[ostra] S.[ignoria] in dove ci ha ordinato/di dovervi seguire, e ci ha condotti nel Palazzo del/D.[otto]r Sig.[no]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa stessa Ter-/ra di Cerchio, e giunti davanti al Portone del me-/desimo ci ha ordinato di doverlo attentem.[ent]e ricono-/scere, ed osservare, abbiam proceduto, come/ho proceduto IO alla ricognizione del medesimo, in dove abbiam trovato rotta p[er] intiera la staffa del/calascio, che chiudeva d.[ett]o portone, qual rottura L’abbiam giudicata, come l’ho giudicata io fatta,/e causata/
( al margine destro è riportato il numero “ 9” n.d.r.)
E causata da spinte, urtoni, e calci di uomo. Ci ha (in seguito condotti all’anticamera della cucina di det-/ta casa, in dove abbiam trovato un gran cascione/di non aver scassato alla marcatura da istromento per-/forante, come grossa baionetta, o altro Simile; e quin-/di in una piccola stanza di là dalla cucina, in do-/ve abbiam trovata una piccola arca fatta di/scanne, ed avendola attentam.[en]te osservata. L’abbiamo/trovata, come l’ho trovata Io scassata al di die-/tro senza istromento, perche poteva scassarsi da so-/la mano di Uomo. Passati quindi di là dalla came-/ra del Minchierone, abbiam trovato, come l’ho trovato anch’Io nella porta di detta camera. L’imban/talone, che chiudeva col muro,/e di stucco sia stata causata da spinte ed urti, e calci/di Uomo violentem.[en]te nel/La porta dell’entrata della porta. E finalm.[en]te/in un’altra stanza abbiam/trovato levato, e piegato il calascigno di ferro, che mo-/stratoci, e da noi ben veduto, e riflettuto, L’abbia-/mo eziandio giudicato, come l’ho giudicato Io fatto/a causato da Spinte, ed urtoni di Uomo violen-/temente dati, e fatti in detta porta. Tutto ciò Io/Lo so, e depongo come Mastro Falegname, che sono/e/per avere altre volte fatto simili, e consimili/ricognizioni, ed è la verità. De Causa Scientia. Interrogatus de contestibus dixit de se, e Nicola Mar-/chetti/+ Sign[u]m Crucis/Cardillli “
(al margine destro è riportato il numero “10” n.d.r.)
Foglio de’ Lumi, che si presenta p[er] parte di D.[on] Venanzio d’Amore, riserbandosi di/dare altri Lumi contra quos q[uand]o subito/che li avrà meglio appurati:/Esistenza, e mancanza delle cose rubate,e/perdute nell’indicato saccheggio come/dagli atti/ ( al margine sinistro si legge. “ Si possono deponere da/Giusep[p]e Mione/Pasquale Antidormi/Restituta s’Ant.[oni]o Tuccieri/Gioannapaola di Fran:[ces]co/D’Amore tutti di Cerchio” n.d.r.)/Di esser fuggito nell’ingresso, e du=/rante la permanenza dell’orda de/Briganti nelle comune di Cerchio, con/aver fatto fuggire la di lui Mog[li]e/e famiglia, restando in casa la di/lui Sola vecchia Madre. ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere dai sud.[dett]i/Testimonj, e da tutti gli altri/della Comune di Cerchio “ n.d.r.)./Che l’Orda degli d.[ett]i assassini fosse/Stata Scortata dal Sindaco Gio./vanni] Ci=/priani nel luogo detto l’Aja avan=/ti la casa del D.[on] Venanzio, c che il Portone della d:[ett]a Casa si fosse conti=/nuam.[ent]e aperto a volontà dello stesso/Sindaco, che or p[er] la neve, or per al=/tri convestibili andasser di continuo a/far Aprire; c[on] cui riuscisse facile/agli assassini su[ddett]i tornare ad entrarvi,/e commettere Sempre nuovi furti. ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere dal/Chierico Nicola Fosca/da Nicola D’Amore/da Angelant.[oni]o Pantano/da Giuse.[pp]e di Fran:[ces]co d’Amore,/ e da altri della Popolaz[ion]e n.d.r.)/Che in atto del Saccheggio andasse il Co=/mandante di d.[etti assassini in Casa del/D.[on] Venanzio, e si facesse dare alla/Sud.[dett]a vecchia Madre, doc:[a]ti cinquanta/dicendo servirli p[e]r dare la Contribuz.[ion]e/a medesimi ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere da/Luca Carusone/Lo stesso Sindaco: Giovanni Cipriani, ed Angelant.[oni]o Pantano, ed altri/della comune di cerchio “ n.d.r.)/Che gli assassini sud.[dett]i uscendo dalla/Casa del D.[on] Venan=/zio. ( Al margine sinistro si legge: “ Si puo, deponere da Gio.[vannni] di Fran:[ces]co Cipriani/Nicola D’Amore/Angelant.[oni]o Pantano, ed/altri della Comune di cerchio” n.d.r.)
( al margine destro è riportato il numero “11” n.d.r.)
Che li d[ett]i Assassini pretendessero si di-/cesse da Ciascuno della Comune di/Cerchio d’esser fugito il D.[on] Venanzio/perche fusse Giacobino, bastona/nando,/minacciando, e maltrattando quelli/dicessero il Contrario “ ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere da/Giuse[pp]e di Fran:[ces]co D’Amore/Angelant.[oni]o Pantano/Nicola D’Amore/Angelo Nicola Legge, ed/altri della Comune di Cerchio “ n.d.r.)/Che tanto la sera de 18, che la mat-tina de’ 19 Luglio, cercassero sem=/pre il D:[on] Venanzio, ed il di Lui/Cavallo; sfasciassero il Portone, e minacciassero di fucilare il Fatto/re di esso D.[on] Venanzio, Giusep[p]e di Fran:[ces]o D’Amore, qualora non gli Avesse insegna=/to dov’era fugito il D.[on] Venanzio di/Lui Patrone; minacciando anche la/di lui Vecchia Madre di volerla fu=/cilare, Spianandoli in faccia il Fu=/cile, ed obbligandola a darli altre/ Cose, che non avevano prese nel/Saccheggio ( Sotto a sinistra si legge: “ A Ventinove Lug.[li]o 1807./ Cerchio p[rese]ntata al/D.[ottor] D.[on] Venanzio d’Amore/ed in fede/Cardilli “ n.d.r.)
( Al margine destro è riportato il numero :” 12” n.d.r.)
Giuseppe Napoleone Per la Dio G.[rati]a Rè/Le qui so[ttoscritte] Persone di questa Terra di Cerchio/Nel Ricevere il p[rese]nte, subito si portino avan-/ti di Noi in questa n.[ost]ra Residenza, mentre/informati saremo di q[uan]to ci occorre sapere/su di un’affare, che molto interessa al Reg[i]o/Fisco, saranno licenziate. Si guardino del con-/trario sotto la pena di docati mille Fisco Reg[i]o Così dato in Cerchio li 29 Lug.[li]o 1807/M. Cardilli Mastrod.[at]ti li 29 Lug.[li]o 1807/M. Cardilli Mastrod.[att]i Com.o”/Cerchio/D.[on] Giuseppe Mione/D.[on] Pasqwuale Antidormi/P. Restituta d’Antonio Tuccieri/P. Giovampaola di Francesco d’Amore/P. Chierico D.[on] Nicola Fosca/D.[on] Nicola d’Amore/P. Giuseppe di Francesco d’Amore/D. Angelant.[oni]o Pantano/D.[on] Angelo Nicola Legge/P. Luca carusone/Ord.[in]e c.[om]e s.[opra]/Adi, ed Anno, come dietro, ibide[m[/Francesco Ramelli P.[ublico] B.[alivo] di q[uesta] T[er]ra/di Cerchio con giuram.[en]to Rif.[erisc]e e me/infra[scri]tto di aver oggi dietro[scritt]o gior-/no notificato il Retro[scri]tto ord.[i]ne,/e q[uan]to in esso si continene, alle dietroscritte Persone nel mo=/do, e forma, che si vedono no=/tate.Ed in fede/+ Signu[m] Crucis/Cardillli Com.o a Relaz.[ione]”/
( al margine destro è riportato il numero “ 13” n.d.r.)
Die vigesima nona mensis Julii millesimo octigen/tesimo septimo. Circuli, et cora[m] me Magistero actua/riu[m] Reg.[i]a Curie Celani Co[m]missionato/Giuseppe Mione di questa Terra di Cerchio dice essere fornaio di età sua cinquanta sei anni circa ut/dixit;/Testis cu[m] juramento interrogatus, et examinatus super presenti informatione, et primo./Interrogatus, che sa esso testimonio del saccheggio com-/messo a danno del D:[ottor]e D.[o]n Venanzio D’Amore di questa Terra di Cerchio, da chi, come, quando, dove, e cosa gli/sia stato saccheggiato. Respondit. Sig.[nor]e coll’occasione/che io più volte sono stato a cucinare nel Palazzo di/D.[on] Venanzio d’Amore di questa Terra di cerchio, e p[e]r es-/sser confidente della casa del medesimo posso, e devo/(al margine sinistro si legge: “ mione” scritto in verticale e “ Cardilli ” scritto in orizzontale n.d.r.).P[e]r la verità deporre di avere più volte, ed in varj rin-/contri veduto un cassone di noce, che resta nell’anticamera prima di entrare nella cucina pieno di men-/zali, e salviette da tavola di diverse sorti, cami-/scia, lenzola, tovaglie, facce di cuscini, tornaletti,/calzette, e sotto calzette di diverse sorti. Ho veduto/di più in una Stanza contigua a detta cucina esister-/vi più volte un vestito di castoro cenerino, usato,/ed un vestito di panno fino anche usato, come an-/che due calzabraghi, cioè uno di casimiro color paglia, di teletta l’altro; come anche va//rj rin-/contri veduto un cassone di noce, che resta nell’anticamera prima di entrare nella cucina pieno di men-/zali, e salviette da tavola di diverse sorti. Ho veduto/di più in una Stanza contigua a detta cucina esister-/vi più volte un vestito di castoro cenerino, usato,/ed un vestito di panno fino anche usato,/ed un vestito di panno fino anche usato, come an-/che due calzabraghi, cioè uno di casimirro color/paglia, di teletta l’altro; come anche va//ry ciamberghi di diverse specie, ed una balica di/vacchetta ornata con chiave, e ferretti. Posso, anche/deporre, che in un stiletto in un’altra Stanza conti-/gua alla cucina detta la loggia gli si stipavano/delle posate di argento, che servivano in ogni giorno./Nel di diciotto di questo spirante mese, ed anno mil-/le ottocento sette essendosi portata in questa terra/un’orda di Briganti sotto il comando di Giuseppe Monaco della Terra di introdacqua, porzione di essa/mi costa, s’introdusse nella casa di d.[ett]o D.[on] Venanzio, il/quale essendosene fuggito per il timore della vita/standogli solo la vecchia Madre, diedero un dolo/saccheggio, dimodoche essendomi nella Sera di detto/giorno, e propriamente dopo la partenza di d.[ett]i Brigan-/ti portato p[er] curiosità nella casa del nominato/D.[on] Venanzio, viddi, che d.[ett]e robbe soprannominate non/più esistevano nei sopraccennati luoghi, e giudicai, co-/me giudico, e tenco p[er] certo, che fussero in[v]olate dai/Briganti sudetti, tanto più che in quell’atto i[m]mediata_/mente ne sentii lagnare la Madre del d.[ett]o D.[on] Ve-/nanzio di detto furto, ed intesi publicam.[ent]e dire, che/gl’anzidetti Briganti come uscivano dalla casa/dell’anzidetto d’Amore, si venivano mutando le ca-/misce, calzette, e camicet
te, ed uno di essi si pose il/vestito anzidetto color cenerino ques//to è quando Io posso//
( al margine destro è riportato il numero “ 14” n.d.r.)
Io posso deporre, ed è la verità. De causa Scientie/Interrogatus de contestibus, dixit de se Pasquale Antidormi, ed altri/Io Giuseppe Mione o deposto come sop/ra/Cardillli / Eadem retroscripta die ibid[e]m, et cor[am] eade[m]/Pasquale Antidormi di questa Terra di cerchio dice esser/Uomo di campagna di età sua d’anni trent’otto circa ut dixit, testis cu[m] juramento interrogatus, et examinatus super presenti informatione, et primo.//Interrogatus, che sa esso Testimonio del saccheggio com/messo a danno del D[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa /Terra di Cerchio, come quando, dove, cosa gli sia stata saccheggiata, e per qual causa. Respondit Sig.[nor]e/essendo io confidente della casa del D.[otto]r Venan/zio D’Amore p[er] avermi il medesimo sempre chia-/mato a servigli a tavola, ed in altre occorrenze/mi costa molto bene, che in cascione di no-/ce, che esiste prima di entrare nella cucina, gli/stava gran quantità di biancheria consistente in ca-/misce, lenzola, mensali, salviette, tovaglie, facce di/cuscini, tornaletti, calzette, ed altro, come ancora in/una/Stanza//una Stanza (sic) conticua alla cucina gli ho veduto più/volte un vestito di castoro di color cenerino, ed/una altro di panno fino anche usato, a vary calzabraghi,/e ciamberchini di diverse sorti, una balidca mdi vac-/chettta ornata con chiafe, e ferretti, ed alt;/ed in stiletto, che resta in un’altra Stanza contigua/alla med.[esim]a esistervi le posate di Argento delle quali/alla giornata se ne serviva il d.[ertt]o D.[o]n Venqanzsio. Su ta/le oggetto devo in mia coscienza deporre, che nel giorno/dieciotto di questo cadente mese di Luglio, ed anno mil-/le ottocento sette si portò in questa Terra di Cerchio/una Masnada di Gente Armata, che all’insegna ros-/sa portavano ne cappellli, si conobbe essere Bri-/ganti, che marciavano sotto la direzionbe del di/loro comandante Giusepppe Monaco d’Introdacqua,/come intesi. Bona fatta di essi s’internò nella casa/di d.[ett]o D.[on] Venanzio, il quale p[er] timore della vita/poco prima se ne fuggì, come io viddi, in dove gli/restò solo la vecchia sua Madre. Partita la mas-/nada de Briganti du.[ett]i, ed incaminatasi verso la convi-/cina terra di Ajelli io p[er] curiosità, e p[er] dare ani-/mo alla madre del d.[ett]o D.[on] Venanazio mi portai in/Sua dasa, e mi avviddi, nche tutte le cennate robbe/che pria esistevano nei rispettivi luoghi accennati non più vi erano, ed avendo inteso L’im[m]ediate Lagnan-/ze delll’anzid.[ett]a Madre del D.[on] Venan-/zio//
( Al margine destyro è rièportato il mnumero “15” n.d.r.)
zio (sic) p[er] la mancanza di d.[ett]e robbe, come giu-/dico, e tengo p[er] certo, che gli Briganti sud.[ett]i gli le/involassero, e co[m]mettessero tal saccheggio p[er] cau/sa di gelosia di Governo. Questo è quanto posso/deporre, ed è la verità. De causa scientia.(Interrotgatus de contestibus, dixit de se Giuseppe Mio-/ne ed altri/+ Signum crucis/Cardillli/Eodem retroscripta die ibide[m], et cor]m] eade[m]/Giovanna Paolo Meogrossi dice esser moglier di Fran-/cesco d’Amore di questa Terra di Cerchio di età/sua d’annni quaranta circa, ut dixit; testis cu[m]/juramento interrogata, et examinata super pre-/senti informatione, et primo./Interrogata che sa essa testimonia del saccheggio com-/messo a dannno del D[otto]r D.[on] Venanzio d’amore di que-/sta Terra di Cerchio, da chi, come, quando, dove,/cosa li sia stata saccheggiata, e p[er] qual causa./Respondit Sig:[nor]e avendo io quasi di continuo prat-/ticato nella casa del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore/in qualità di servirlo nelle cose domestiche, con/tale occasione so di certa scienza, e posso p[er] ve-/rità deporre, che nell’entrata della cucina ho/sempre//Sempre (sic) veduto di starvi un cascione di noce pie-/no di biancherie di diverse sorti, val quando dire/di camiscie di buona qualità, lenzola simili, menza-/li, e salviette da tavola in gran numero, tovaglie/di panno, e di tela, facce di cuscino, tornaletti, e/calzette di diverse sorti; come ancora in una/stanza continua a d[ett]a cuina varj abiti, calabrachi, ciamberchini di diverse specie, e specialm.[ent]e/un’abito di castoro usato di color cenerino, ed un/ altro di panno fino anche usato, due calzabrachi, uno cenerino color di paglia, di teletta L’altro, una/balica di vacchetta fornita di chiave, e ferretti./In altra stanza conticua alla cucina, e propria-/mente a quella detta la Loggia in dove vi esiste/un stipo ho sempre veduto, e so che vi si sti-/pavano di giorno in giorno le posate di argen-/to servibili p[er] la tavola; quali,/ed annotate robbe,/come sopra ho deposto, le ho vedute di continuo in detti rispettivi luoghi, e Stanze. Nel/giorno diciotto di questo cadente mese di Luglio,/ed anno mille ottocento sette si portò in questa Ter-/ra una massa di briganti, come viddi, e sentii,/che veniva diretti sotto L’ordine del di loro com-/mandante Giuseppe Monaco della terra d’Introdacqua, porzione de quali s’intromissero nella/casa// del d.[ett] D.[on] Venanzio, il
(al margine destro è riportato il numero “16” n.d.r.
Casa/sic) del d.[ett]o D.[on] Venanzio, il quale p[er] timor del-/la vita. Mi costa p[er] averlo veduto, essersene fu-/gito, in dove era rimasta soltanto la di lui/vecchia madre; ed essendomi trovata dentro la/casa sudetta, viddi, che i detti Briganti dopo di aver sfasciata, con bajonetta la cascia, ove esi-/stevano le nominate biancherie, in un subito se le/presero, coma ancora viddi, che si presero due abiti del D.[on] Venanzio uno di castoro usato di co-/lor cenerino, ed un altro di panno fino anche usa-/to, che due di essi se lo posero addosso; co-/me ancora si posero due calzabrachi, vale a di-/re color di paglia, e l’altro di/teletta. Altri si presero tre’ ciamberchini di di-/versi colori, che immediatam[en]te se li posero. Vid-/di ancora dentro un menzale sporco,/e giudicai, come giudico, e tenco per certo, che le/altre robbe enunciate, e sentii che tal sac-/cheggio si dasse a causa di gelosia di Governo. Questo è/quanto posso deponere p[er] averlo oculatam.[ent]e veduto, ed è la verità. De Causa Scvientie/Interrogatus de contestibus dixit de vista Giuseppe/Mione, ed altri./+ Signum crucis//Die trigesima Mensis Julii millesimo octingentesimo septimo/In Terra Circuli, et cora[m] me Magistero Actu[a]rio Reg[i]e/Curie Celani Com[m]issionato./Restituta d’Amore dic’esser moglie d’Antonio Tuccieri/di questa Terra di Cerchio di età sua venticinque cir/ca ut dixit super presenti informatione, et primo./Interrogata che sa essa Testimonia del saccheggio com[m]esso/a danno del D.[on] Venanzio d’Amore di questa terra di Cer-/chio, da chi, come, quando, dove, cosa gli sia stata saccheggiata, e p[er] qual causa. Respondit Sig.[no]r coll’occa-/sione, che io sono stata circa quindici anni continui/nel servizio della casa del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore, per/ciò mi costa molto bene, che in un cassone di noce si-/tuato avanti L’entrata della cucina era sempre pieno di biancheria di diverse sorte, vasle a dire di ca-/misce, lenzola, menzali, salviette, facce di cuscini,/tornaletti
( al margine destro è riportato il numero “ 17” n.d.r.)
Tornaletti (sic), calzette, ed altro. Ad una camera conti-/cua a detta cucina, vi esistevano varj abiti del d.[ett]o/Venanzio, e specialm.[ent]e un’abito di castoro di color cene-/rino usato; un altro di panno fino anche usato; due calzabrachi, uno di casimiro color di paglia, e l’al-/tro di teletta, a varj ciamberchini di diverse sorti/una bulica di vacchetta ornata con chiave, e fer-/retti; nella stanza d.[ett]a la Loggia, un stipetto in dove/si riposavano le posate di argento servibili in ogni/giorno. Nel giorno dieciotto di questo spirante mese/di Luglio, ed anno mille ottocento Sette, si portò in/questa Terra di Cerchio una moltitudine di Bri-/ganti porzione de quali s’intromisero nella casa del D[ett]o D.[on] Venanzio, il quale erasene fuggito p[er] il timo-/re della vita essendo rimasta la sola vec-/chia Madre. J nominati Briganti diedero sacco/com’intesi, e tengo p[er] certo, perche La sera di d.[ett]o giorno/diciotto essendomi portata dopo La partenza di d.[ett]i/Briganti nuovam.[ent]e in casa del d.[ett]o D.[o]n Venanzio p[er] anda-/re a ritrovare la d.[ett]a Vecchia Signora, la medesi-/ma mi disse, che i nominati Briganti L’avevano rovina-/ta a biancheria, ed altro, tanto più che, nel nomina-/to cassone nulla vi era rimasto come ancora non vidde/più esist ere gli abiti, calzabrachi, ciamberchini, po-/sate, e belce nei soprannominati luoghi, ove prima esi-/steano, e sentii publicam.[en]te dire fra’ le Genti di questa// mia Padria, che i nominati Briganti staccati sotto/il comando del Comandante Giuseppe Monaco nell’atto riuscivano dal portone di D.[on] Venanzio si veniva-/no riscambiando di calzoni, camiscie, ciamberchini,/abiti ed altro. Tanto posso deponere, ed è la verità/De causa Scientie./Interrogata de contestibus dixit de se Pasquale Antiro-/mi, ed altri/+ Sign[u]m Crucis/Cardilli//
( al margine destro è riportato il nome del “18” n.d.r.)
Eade[m] retro scripta die ibid[e]m, et cora[m] eade[m]/Mag.[nifi]co Nicola Fosca di questa terra di Cerchio di-/ce esser Chierico di età sua ventuno circa d’anni ut/dixit, testis cu[m] juramento interrogatus/super presenti informatione, et primo/Interrogatus che sa esso Testimonio del saccheggio dato a/D.[on] Venanzio d’Amore della Terra di Cerchio, da chi, come,/quando, dove, cosa gli sia stata Saccheggiata, e p[er] quall’/causa. Respondit Sig.[nor]e Dirò la verità su quando mi/ha interrogato ed è, come nel giorno diciotto di questo/cadente mese di Luglio, ed anno mille ottocento sette, a circa le ore diciotto riseppi in mia casa, che era qui giunta una quantità di Briganti; uscii dalla/Med.[esim]a e mi portai nell’aja, in dove con effetto trovai/nel num.[er]o di circa cento sessanta di essi, porzione/a cavallo, ed altri a piedi scortati dal Sindaco Gio:[vanni] Cipria-/ni, il quale più volte S’introdusse nella casa del D.[otto]r do.[n]/Venanzio d’amore ora p[er] la neve, ora p[er] co[m]mestibili, e/dimodoche il portone dovea stare quasi sempre aper-/to. Dopo poco tempo riuscì alla vecchia Madre del/D.[on] Venanzio di chiederlo, temendo della di lei vita, giac-/che in casa non v’era altro, che Lei: ma i Briganti non/contenti di tutto ciò, che avevano ricevuti di co[m]mestibile sfasciarono violentem.[en]te il portone, s’intromise/bona fatta di essi dentro il Palazzo, si presero baincheria//di gran quantità, e di diverse sorti, vale a dire, cami-/sce, lenzola, mantili, salviette, tovagli, tornaletti,/facce di cuscini, calzette, ed altro, un abito di castoro/usato, un altro di panno fino anche usato, due calza-brachi, tre ciamberchini, quattro forcine, e tre’ cocchiaj/di argento, due cortelli, ed una bulcia, cose tutte/da me vedute nell’atto del saccheggio, e se non accorre-/vo io al di loro Comandante Giuseppe monaco, co-/me intesi si chiamava, a pregarlo, acciò avesse sgridato alla masnada, che stava co[m]mettendo tali furti,/avrebbero di vantaggio dilapidata la casa del D.[on] Venanzio. Il Comandante piegatosi alle mie suppliche/si portò subito in d.[ett]a casa, ed obligò li Briganti ad/uscirsene. Mi costa ancora, che detti Briganti anda-/vano in affatto rinvenire p[er] essersene fuggito asserendo ch’era Giacobino, e tutto ciò/che lo facessero p[er] causa di gelosia di Governo questo è/quanto posso deporre, ed è la verità. De causa/scientie./Interrogatus de contestibus dixit de se Nicola d’Amore/ed altri/Io Nicola Fosca ho deposto come sopra/Cardilli
( al margine destro è riportato il numero “19” n.d.r. )
Eadem retroscripta die ibid.[em], et cora[m] eade[m]/Gio:[vannni] di Fran.[cesc]o Cipriani di questa Terra di Cerchio, dice/esser uomo di campagna di età sua d’anni venticinq[ue]/circa ut dixit, testis, cu[m] juramento interrogatus, et/examinatus super presenti informatione, et primo/Interrogatus nche sa esso testimonio del saccheggio commesso/a danno del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa Terra di Cerchio, da chi, come, quando, dove, che saccheggio sia/stato co[m]messo, e p[er] qual causa. Respondit Sig.[nor]e Nell’an-ti passato giorno di sabato, che si contavano li diciotto/del cadente mese di Luglio di questo corrente anno mil-/le otto cento sette, a circa le ore diciotto Io accorsi p[er] curiosità, e p[er] vedere cosa facevano, e/domandavano; e con tale occasione di d.[ett]o giorno/si portò in questa Terra una quantità de Briganti nel/numero di circa cento sessanta sotto il comando del/di loro generale Giuseppe Monaco della Terra d’Intro-/dacqua che si occuparono nel luogo detto l’aja, in dove Io accorsi p[er] curiosità, e p[er] vedere cosa facevano, e/domandavano; e con tale occasione viddi, che porzione di d.[ett]i Briganti andie-/dero di bel nuovo in d.[ett]a casa, violentarono a viva forza/il portone anzidetto, che lo sfasciarono di fatto, s’intromisero nella medesima in dove si trattennero bona pezza.// come che il mio Paesano D.[on] Nicola Fosca mosso a com-passione del timore incusso alla più volt e nominata vecchia/Madre del D.[on] Venanzio, che rattrovavasi sola in sua ca-/sa p[er] essersene il nominato D.[on] Venanzio fuggito p[er] timore/della vita, parlò al Giuseppe Monaco, con so[m]messe umi-/liazioni pregandolo ordinare ai Briganti intromessi/nella casa del D.[on] Venanzio acciò avessero desistiti, e non/avessero causato alla medesima ulterior danno. Infatti il/del Monaco (sic) si portò colà, ed in un subito IO viddi riuscire/avanti di Lui i divisati Briganti portando ciascuno fa-/gotti di biancherie, abiti, e pannamenti di diverso genere;/dimodoche fra’ gli altri, ne viddi uno, che levandosi un giac-/chetto, si pose un abito del d.[ett]o D.[on] Venanzio di castoro co-/lor cenerino, e dopo postoselo, stava dicendo: quesdto sta/tagliato propriam.[ent]e alla mia vita assieme cogl’altri/Briganti; dopo di ciò mIo me ne partii, e null’altro viddi,/ed è la verità. De Causa Scientie./Interrogatus de contestibus, dixit de se Nicola d’Amorer/ed altri./Io Giovani Cipriani o deposto Come Sopra/Cardilli//
( al margine destro è riportato il numero “20” n.d.r.)
Eadem retroscripto die ibide[m], et cora[m] eode[m]/Nicola d’Amore di questa terra di Cerchio dice esser/uomo di campagna d’anni quaranta due circa ut di-/xit, testis cu[m] juramento interrogatus dice esser/uomo di campagna d’anni quaranta ut di-/xit, testis cum juramento interrogatus, et examinatus/super presenti informatione, et primo/Interrogatus che sa esso testimonio del saccheggio co[m]messo a/danno del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa Terra di/ Cerchio, da chi, come, quanto, dove, cosa gli sia stata/saccheggiata, e p[er] qual causa. Respondit. Sig:[no]re: Nel gior-/no di sabato, che si contavano il diciotto del cadente/mese di Luglio causa. Respondit. Sig:[nor]e: Nel gior-/no di Sabato, che si contavano li diciotto del cadente/mese di Luglio di questo corrente anno mille ottocentosette/come ben mi ricordo a circa le ore diciotto incontran-/domi di stare nel luogo detto l’aja di questa stessa/Terra di unita col Sindaco Gio:[vanni] Cipriani, viddi venire/verso di me, e del detto Cipriani due Briganti, i quali/chiesero, E si fecero a pretendere la razione p[er] sei-/cento persone; fù questo mentre il Sindaco con/buone maniere gli rispose, che avessero pazienza,/che a tutto si avrebbe rimediato, e s’incaminò con d.[ett]i due/Briganti alla volta del forno di d.[ett]a Terra; Poco tem-/po dopo si Acquartierò nell’aja tutta la truppa de Briganti ascendendo al numero di circa cento cinquan-/ta che venivano diretti da un tal Giuseppe Monaco/d’Introdacqua, e come che d.[ett]a aja resta di rimpetto, e//vicina alla casa del D.[on] Venanzio d’Amore, così il Sud.[dett]i/Briganti principiaron pian piano ad intromettersi nel-/la medesima, e farsi somministrare dalla vecchia/Madre del D.[on] Venanzio, ch’era rimasta sola in d.[ett]a casa, [er] essersene il D.[on] Venanzio fugito, pane, vino, ed al-/tri co[m]mestinbili, e neve. Non contenti di ciò si fecero/lecito di prepontem.[ent]e prendersi dellle biancherie, che/esistevano in un pastone di noce situato avanti d’entra-/re alla cucina consistentino in camisce, lanzola, menzali,/Salviette, tovaglie, tornaletti, facce di cuscini, calzette, sot-/to calzette, come ancora varj abiti, calzebrachi, ciam-/berchini, come io viddi, ed intesi ancora, che si avevano/involate quattro forcine, e tre’ cucchiai d’argento/con due coltelli di tavola, ed una bulica di vacchettta ornata con chiave, e ferretti, e se Io non ricorreva di/unita col Chierico D[on] Nicola Fosca a racco[m]mandarmi/Al Comandante D.[on] Giuseppe Monaco, che p[er] carità a-/vesse dato riparo ad ulterior saccheggio, ed il mede-/simo non si fosse compiaciuto di consolarvi col/portarsi in casa di esso D.[on] Venanzio, e di fare uscir fuori gli Briganti saccheggiatori, al certo gli avreb-/bero causato danno maggiore; ed appena usciti dal/Portone con dei fagotti di biancheria, abiti, ed altro,/si spogliarono delle proprie camiscie, calzette, e/si rivestivano delle robbe rubate; in seguito dopo/d’aver co[m]esso il saccheggio si fecero chiedere il/cavallo/
( al margine destro è riportato il numero “ 21” n.d.r.)
Cavallo (sic), e sella del D.[on] Venanzio, non che il D.[o]n Venan-/zio istesso, che non poterono rinvenire dopo tante diligenze, e ricerche, e domandano a particolari/Cittadini se ache fine il D.[on] Venanzio era fuggito/si fecero a pretendere da medesimi di dire essere/fugito, perche Giacobino, e chi contradicevalo mal-/trattavano con bastonate, minaccie, ed altro. Mi/costa di più, che nella matina di Diecinove del/corr.[ent]e mese, ed anno si riportò dall’anzidetta Ma-/dre di esso D.[on] Venanzio altre, biancherie, la quale/fu costretta a dargli delle altre camiciole, e calzette,/mentre in altro caso la volvano fucilare; e tutto/ciò sentii, che l’avevan fatto, e facevan per gelosia di Governo. Tanto posso deporre, ed è la verità./De Causa scientie./Interrgoatus de contestibus dixit de se il Chierico D.[on]/Nicola Fosca ed altri/+Signum Crucis/Cardilli//Eadem retroscripta die ibid[em]/et cora[m] eode]e]m/Giusepppe di Franc:[esc]o d’Amore di questa Terra di Cer-/chio dice essere Fattore del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amo-/re di d:[ett]o luogo di età sua d’anni cinquanta circa/ut dixit testi cu[m] juramento interrogatus, et exa-/minatus super presenti informatione, et primo./Interrogatus, che sa esso testimonio del saccheggio co[m]mes-/so a danno del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa Tre-/ra di cerchio, da chi, quando, dove, come, che saccheg-/gio gli sia stato com-/messo, e p[er] qual causa. Respondit/Sig[nor]e Su quanto V.[ostra] S.[ignoria] mi ha domandato posso, e devo p[er] la verità deporre, che nel giorno di Sabato, che si contavano ( al margine sinistro è scritto in verticale “ d’Amore” e “ Cardilli” in orizzontale n.d.r.) li diciotto di d.[ett]o giorno,/come ben mi ricordo, si portò in questa Terra una/Masnada de Briganti sotto la direz.[ion]e del di loro Co/mandante, come intesi, Giuseppe Monaco d’Introdacqua,/la quale si situò nel luogo detto l’aja, e propriam.[ent]e/di rimpetto la casa del mio Padrone D.[on] Venanzio d’Amore; e colla scorta del Sindaco Gio:[vanni] Cipriani si/fece primieram.[ent]e a pretendere pane, vino, co[m]mestibile, ed altro che tutto gli fù dato dalla mia Padro=/ne D.[onn]a Pressede Madre del D.[ottor]e Venanzio, che era resta-/ta sola in casa p[er] essersi il D.[on] Venanzio fugito p[er] ti-/mor della vita. Non contenta di ciò porzione di d.[ett]a massa/s’introdusse violentemente nel palazzo, e si prese delle/varie biancherie di diverse sorte, abiti, calzabraghi, e ciamber-
( al margine destro è riportato il numero “ 22” n.d.r.)
e ciamberchini, quattro cucchiai, e tre forcine di/argento, e due coltelli p[er] uso di tavola; come anche/una bulcia ornata con chiave, e ferretti,/come intesi nell’istesso atto, e se non accorreva il Co-/mandante Monaco a preghiere del Chierico Nicola/Fosca, e Nicola d’Amore a sloggiare mi Briganti dall’anzidetto palazzo, L’avrebbero ulteriorm.[ent]e dilapidato./E riusciti, che furono da d.[ett]o palazzo si fece a preten-/dere il cavallo, e sella di esso D.[on] Venanzio, nonche il/D.[on] Venanzio istesso, che non potettero rinvenire p[er] essersene/fuggito p[er] timor della vita, asserendo, e cercando dal’/Individui di questa Terra acciò dicessero, che il D.[o]n/Venanzio se n’era fugito p[er] esser Giacobino, ed a chi/ricusava di mantenerlo, lo bastonavano, minacciavano, er maltrattavano. E tutto ciò lo fecero p[er] causa di gelosia/di Governo, come ho inteso, ed è la verità. De causa/scientie./Io Giusepe D’Amore ho deposto come Sopra/Cardili//Die prima mensis Augusti milles.[im]o octincentesi.[im]o septimo/In Reg[i]a Curia CXelani, et cor[a]m eode[m]/Angelo Nicola Legge d[el]la Terra di Cerchio dice esser Uomo di/Campagna di età d’Anni cinquanta circa, ut di:/xit. Testis cu[m] juram.[ent]o int[erroga]tus, et examinatus super/p[rese]nti informatione, et p[ri]mo. Int[erroga]tus, che sa esso test.[imoni]o del saccheg.[gi]o a danno/del d.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore d[ell]a Terra di Cerchio,/da chi, come, q[ua]ndo, dove, cosa gli sia stata saccheg=/giata, e per qual causa. Respondit: Sig.[nor]e Sopra quanto/V.[ostra] S.[ignoria] mi ha interrogato posso solo per la verità deporre,/che nel giorno dell’antepas.[sa]to Sabato, che si contavano/li diciotto del p.[rossimo] p.[assato] Lug.[li] di q.[uest[o cor.[rent]e Anno mille, ottocen-/to, e sette si portò nella Terrra di cerchio, mia Padria,/una quantità di Briganti; e coll’occasione, che Io stavo/poco bene, mi portai per divertirmi, nel L.[uogo] d.[ett]o L’aja, in/dove trovai i nominati Briganti, che non conosco; uno/di quali, che andava a Cavallo si avvicinò a me, e mi domandò, se D.[on] Venanzio d’Amore Giacobino, a cui/Io risposi di nò; a tal Risposta mi diede un Schiaffo a/mano aperta e mi disse; che io non volevo dire la ve=/rità. Io pian piano mi Ristituii in mia casa, e null’altro/viddi, ne altro posso disporre. Ed è la verità. De causa/scientie/Int[erroga]tus de Contestibus, chi il de se, Nicola d’Amore, ed altri/+ Signum Crucis./Cardillli
( al margine destro è riportato il numero “23” n.d.r.)Eade[m] Retro[scri]pta die ibide[m], et cora[m] eode[m]/Luca Carusone della terra di Cerchio dice essere Uomo di/Campagna, di età sua d’Anni cinquantatrè circa, ut dixit./Testis cu[m] juram.[ent]o int[erroga]tus, et examinatus super p[rese]nti infor=/matione, et primo/In[terroga]tus, che sa esso Test.[imoni]o del Saccheggio commesso a dannno/del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore d[ell]a Terra di Cerchio,/da chi, come q[uan]do, dove, che saccheggio gli sia stato com-/messo, e per qual causa. Respond.[i]t Sig.[nor]e dirò la verità so-/pra q[uan]to V.[ostra] S.[ignoria] mi ha interrogato ed è, che nel giorno/de diciot-/to stando Io in d.[ett]a mia Padria, e propriam.[ent]e nella mia Aja/a componere il grano, si portò ivi una quatità di cir-/ca cento, sessanta briganti, che venian Regolati dal di/loro Comand.[ant]e Giusepppe Monaco d’Introdacqua, come inte-/si, porzione de quali tempo doppo ne viddi Riuscire dalla/Casa di esso D.[on] Venanzio, e sentii dire, che gli avevano Ru-/bate vari biancherie, ed altri generici, mà q.èuest]o Io non vid-/di. Nella mattina poi de diciannove d.[ett]o Mese dalla convicina Terra di Ajelli si Riportarono in Cerchio nel/numero di Otto di detti Briganti, i quali situassi.[n]o/in d.[ett]a Aja, dove Io ancora mi Ritrovavo, mi obbligarono/di chiamargli il Sindaco, che avendolo condotto avanti a/loro, a cui domandarono del denaro; ed essendosi questi//Raccomandato di aver pazienza, perché allora Io andava/Rimediando, i detti briganti, si diressero nuovam.[ent]e verso/la casa del D.[on[ Venanzio, in dove vi era soltanto la/Vecchia Madre del med.[esim]o, e violentando con Calci il/Portone della Casa, lo sfasciarono, e pretesero dalla/medesima la sella, a quali con buone maniere di-/ceva di non averla. In ciò sentire uno di detti brigan-/ti gl’impugno lo Schioppo in faccia in atto di spara-/gli, ma’ quella subito se ne Rientro dalla finestra, in/dove stava affacciata. Dopo di q:èuest+o un altro brigante/volle dalla med.[esim]a una Camisciola, e due paja di Calset-/te, che subito gli le somministrò. Dopo di ciò essendo il Sin-/daco di d.[ett]a mia Patria Gio:[vannni] Cipriani entrato entro il d.[ett]o portone, obbligò anche a me a salir con lui, ed infatti saliti/nella sala, la Madre di D.[on] Venanzio mi disse di contare/e numerare al Sindaco anzid.[ett]o la somma di d.[ocati] cinquanta, che gli aveva chiesti e gli Restanti in tante piastre di car-/lini dodici l’una. Numerai i detti docati cinquanta,/che il d.[ett]o Sindaco ma’ intesi, che fusse per gelosia di Governo. E q.[uesta]/è la verità. De causa scientie./Int[erroga]tus de Contestibus, dixit de se, Gio:[vannni] Cipriani, ed altri/+ Signu[m] Crucis/Cardilli “.
Note
- E’ l’attuale piazza San Bartolomeo
- Mand’l’ in vernacolo cerchiese: è la classica tovaglia da tavolo.
- Tovaglioli
- Guanciali
- Stoppa, Bombace: bommac’ in vernacolo cerchiese.
ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA
Intendenza, SI, Cat. XXVII, b. 4815°, fasc. 13
“ Celano li 8 7[sette]mbre 1807/ Il Gov.[ernato]re di Celano/ A S.[ua] E.[ccellenza] il Sig.[no]r Intendente della Provincia/di Aquila/Eccellenza/ho fatto paragonare la firma di Monaco apposta nella lettera scritta al Sindaco di Ajelli con altre firme del medesimo esistenti in vari rapporti diretti a questo Sig.[no]r D.[on] Luigi Tomas-/setti, quando Monaco era Capitano delle milizie Provin-/ciali nel passato Governo. Secondo la confessione de’ Notari/essa è della mano di Monaco. Parmi dunque che non si possa dubitare della sua genuità. Sono col più alto rispetto/Giuseppe Saliceti “.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Intendenza S. I, cat. 27 b. 48134°
“ Navelli 1806/Il Sig.[no]r Luigi Piccioli de’ Navelli è autorizzato a pro-/curare che il di lui Fratello S.[igno]r Ermenegildo Piccioli/abbandoni il, disonorante Mestiere dei capo Mas-/sa”/ V.[olume] 12/ c. s.n. sei ( è scritto su carta da bollo da grani due n.d.r.)
f. 1r
Popoli 22 Sett.[embr]e 1806/Luigi Piccioli Isp:[ettor]e di Polizia</Al Sig:èno]r Dionisio Corsi, Intende.[nt]e della Prov.[inci]a delll’Aquila/Signore/Io vengo spedito costì da S.[ua] E.[ccellenza] Il Ministro saliceti,/p[er] affari importantissimi. Avevo un piego p[er] voi,e/p[er] cot[est]o Sig:[no]r In[tenden]te Francese, in cui dal prefato Ministro/si specificava il tutto. Ma la disgrazia avvenuta-/mni nella notte scorsa di essere Stato assassinato (sic)/nel Piano di cinque miglia (1) una col Corriere, col/quale mi ero associato p[er] venir qui prontam.[en]te, che/fosse stato possibile, giusta gli ord:[ini] ricevuti, sono Stato/assassinato da dieci, o dodici persone, che mi hanno rubbato tutto ciò, che avevo incontanti, ed/altro, e mi Sono stati tolti li sud.[dett]i pieghi, come/anche gli altri, p[er] gli Intend:[en]ti, e G[e]n[era]li delle/due Prov:[inci]e; ed è Stato similm:[ent]e rubato il Corriere/delle Carte, che portava. Non mi fido di essere costà in questa Stessa Sera, perchè non mi fido.
f. 1v
e mal ridotto dal timore. Domani verrò Senza/meno a presentarmi, ed a com[m]unicarvi il/tutto./Ho l’onore di essere con tutto l’ossequio./P.[ost] S.[criptum] In punto miracolosam.[en]te ho ricuperato li pieghi,/e col vico della voce le dirò il tutto. Devotissimo Obb[ligatissi]mo Serv:[itore] Vero/Luigi Piccioli
f. 2r
Napoli li 19 Settembre 1806. Il Ministro della Polizia generale del Regno/Al Signor Intendente dell’Aquila/Signor Intendente/Il Sig[no]r Luigi Piccioli si reca nella vostra Provincia:/Le sue intenzioni son di rendere qualche Serviggio allo/Stato, che ne ha accettato l’offerta; Egli si trova essere/benchè con assai diversi principii fratello di quel Ermenegildo Piccioli, che si è messo alla testa dei Briganti della/vostra Provincia e vive nella speranza di potere ottenere/colle su rimostranze che il suo traviato fratello abbandona/il mestiero pericoloso e disonorante di Capo Massa. E’ da/desiderare che questa sua fiducia sia giustificata dall’e/sito, ed è giusto altresì che l’onestà di questa intenzione/
f. 2v
venga ajutata di tutti quei mezzi mdi facilitazione che/Sono in potere del Governo. E perciò che io v’ingiungo/di permettere che il Sig[no]r Piccioli operi pubblicamente nel/senzo della Sua Commissione Segreta non facendoli colpa/di ciò che potrebbe averne l’apparenza, e Secondandolo/ancora talvolta in ciocchè vi confidasse poter essere/necessario al Suo oggetto./Sono intanto con stima/Saliceti
f. 3r
Aquila 24 Sett:[embr]e 1806/Luigi Piccioli/Al Sig:[no]r Dionisio Corsi, Intend[en]te della Prov.[inci]a dell’Aquila/Signore/Deggio pregarvi, onde poter adempiere con facilità all’/incarico addossatomi, di una Carta di passo libero ai due miei/Fr[ate]lli, Sig:[no]r Gaetano, e Gennaro Piccioli, affin fi spedirli in/cerca dell’altro, che trovasi alla testa dellle Masse. E mettere/in opra tutta la mia energia, e zelo p[er] l’intento che bra=/mo, di ridurlo al proprio dovere in virtù delle facoltà ac=/cordatemi da S.[ua] E.[ccellenza] il Ministro saliceti. Voi sapete bene/li miei sentimenti, perche ebbi l’onore di estrinsecarveli/sin da jeri, Non trovo miglior espediente, che q[ue]llo vi propon-/go. Son sincero, che li anzid:[et]ti F[rate]lli non Sono nel num:[er] o de’ Brigandi. Si tengono nascosti nelle Montagne, ed andrò in cerca/de’ med:[esim]i, prendendo lumi da ogni dove. La Carta che vi/domando, riguarda quest’unico oggetto, affinche andando essi,/Chi p[er] l’un Luogo, e Chi p[er] l’altro in cerca di Ermenegildo,/non abbiano ad essere molestati dalle Truppe Francesi; che anzi/incontrandole, abbiano a dar loro de’ lumi necessari p[er] rinvenirlo
f. 3v
Sarà il p[ri]mo passo delle mie operazioni, e mi sarà di norma p[e]r tutt’altro,/che dovrò particare, tenendovi esattam:[en]te riscontrato di tutto, come il dove-/re esigge; e prevenendovi con anticipazione de’ miei sentimenti, e del/partito, che adotto; del pari che tutto rassegnerò in dettaglio al/prefato Ministro./Sono con tutto il rispetto. Devotiss:[im]o Obb[ligatissi]mo Serv[ito]r vero/Luigi Piccioli
f. 4r
Aquila il 25 Sett:[embr]e 1806/L’Intendente della Provincia/Al S.[igno]r Luigi Piccioli de’ Navelli-/Dietro la vostra richiesta della data/di jeri vi acchiudo una carta di/sicurezza pel vostro Fratello S.[igno]r Gennarino, il quale rimane autorizzato a poter girare da per/tutto, avendo sospesi per sei/giorni gli ordini di carcerazio-/ne contro di Lui. Accusatemene/il ricevo, e sono con stima-/La Carta di sicurezza è concepita ne’ ( segue una cancellatura n.d.r.) termini seguenti= Aquila i 25 Sett.[embr]e 1806/In virtù della presente tutte le Autorità ci=/vili, e Militari lasceranno liberamente passa-/re da per tutto la persona del Sig.[no]r Gennarino/Piccioli de’ Navelli, senza dare al med.[esim]o mole-/stia veruna, che anzi verrà secondato/nel suo viaggio- Questa carta di sicurezza,/sottoscritta dall’Intendente generale della /Provincia, e dal Gen.[eral]e Comandante le Armi/nella med:[esi]ma, vaglia pel solo preciso termine/di sei giorni a contare da oggi, poiché scorso d:[ett]o termine inutile, e ripren-/dono vigore gli ordini di carcerazione contro il nomato S.[igno]r Gennarino/Piccioli, me che rimagono solamente/sospesi p[er] d:[etti] sei giorni da oggi
f. 5r
Navelli li 26: Sett.[embr]e 1806/Luigi Piccioli/Al Sig:[no]r Dionisio Corsi, Intend.[en]te della Prov:[incia] di Aquila/Signore/Profittando della Carta di sicurezza, che voi mi cvonsegnaste p[er] mio/F[rate]llo Gennarino, feci subito cercar di questi al mio ritorno qui. Non pria/di questo momento Egli è venuto, e l’ho spedito subito alle ore diciot=/to in cerca delll’altro Sconsigliato F[rate]llo Ermenegildo. Ho Seco portata/una mia lettera, la di cui Copia vi sarà presentata dal Sig:[no]r Arcidiacono/Marchetti, che, dopo, letta, e cifrata, rimetterà a Napoli, secondo l’indiriz=/zo, che IO glie ne do, im[m]aginando bene, che incontri la v[ostra] approvazione/locche si è da me operato. Deggio lusingarmi, che l’esito abbia a corris-/pondere alle mie premure, ed alll’oggetto della mia spedizione: masggior=/mente perche la sud:[det]ta lettera l’ho fatta accompagnare con altra di mio Padre, la di cui Copia p[er] v[ost]ra piena intellligenza vi sarà del pari/presentata. Dietro delle risposte, che mi perverranno, Io mi porterò/subito costì p[er] com[m]unicarvele, e p[er] passarle poi in Napoli a norma/di tutt’altro, che dovrà praticarsi./Desidererei, che voi mi suggeriste ancora altri mezzi per poterli a/volo eseguire colla più perfetta stima/Luigi Piccioli
f.6r
Aquila p[ri]mo Ottobre 1806/Luigi Piccioli/Al Sig:[no]r Dionisio Corsi, Intend:[en]te della Provincia si Aquila./Signore ( al margine destro così è scrito da altra mano: “ Si è accordato un nuovo Salvo con/dotto p[er] giorni (sic) da oggi 2 Ott.[obr]e 1806” n.d.r.) In prosieguo di mie premure p[er] l’affare del F[rate]llo S:[igno]r Ermenegildo/Piccioli, vi ho co[m]municato a voce altri miei sentimenti, q[ue]lli stessi/che ho pure rassegnati al Sig:[no]r G[e]n[era]le Gaullus, facendovi ostensiva la/lettera, che ho all’effetto formata. Piacciavi dunque in graia di/accordarmi altra carta di sicurezza p[er] l’uno de’ miei Fratellli, che vi più aggrada. Sig:[no]ri Gennaro, o Gaetano Piccioli, affin di disimpegnare/un tale incarico. Sarà questo l’ultimo tentativo p[er] richiamarlo asl/proprio dovere. Se vi acconsente, la mia impresa sarà gloriosa, e/ritornerò la calma, e la traquillità alla desolata Famiglia. Se/persisterà ostinatam:[en]te nella sua pertinacia, e mal talento, corre=/rà Egli allora il destino della sua perdizione; e la Famiglia istessa/lo abbandonerà all’intutto./Ho l’onore di dirmi con tutto il rispetto./Luigi Piccioli”.
ARCHIVIO DI STATO DELLL’AQUILA
Intendenza, Serie I,Cat. 27, b. 4832
F. 4832
“ Napoli 7 9[nove]mbre 1811/Polizia Generale/
Il Ministro domanda lo Stato de’ Capi Bri=/ganti esistiti in questa provincia dall’Ingresso delle armi/Francesco nel Regno//
Napoli li 27 9[novem]bre 1811 ( al margine destro è così scritto a stampa: “ REGNO DELLE DUE SICILIE” I.a Divisione” e sopra, quasi al centro, scritto a mano: “ Perv. Al 30/2.a d. n.d.r.)/Ministero della Polizia Generale (scritto a stampa n.d.r.) Al Sig.[no]r Intendente di Aquila/Signore Ora che sembriamo giunti all’epoca di una stabile/tranquillità nella sua Provincia, vorrei ch’Ella per memoria ch’Ella conservi/o che potrà facilmente procurarli mi dica quanti sono stati i Capi di/Comitiva meritevoli di questo nome, che sono stati uccisi, o arrestati/nella sua Provincia dal primo ingresso delle armi Francesi nel Regno. Ben-/chè sia questa una notizia di Semplice curiosità, desidererei, che non/Mancasse al mio Ministero e che come vi esiste l’elenco di tutti i briganti/comparsi in Campagna durante quest’intervallo vi esistesse l’altro/Ugualmente de’ loro condottieri che il Ministero non possiede che imperfet-/tamente- Sono con distinta stima/Il Consigliere di Stato, Prefetto di Polizia/Incaricato del Portafoglio( firma illeggibile n.d.r.)//Aquila 10 x[decem]bre 1811 8 al margine sinistro si legge: “ 360 2.[secon]da Divis.[ion]e/Rimetto il Quadro de’ Capi Briganti n.d.r.) A S.[ua] E[ccelllenza] il Ministro dellla Polizia gen.[era]le/Eccellenza/Rileverà dall’annesso Stato quali sia-/nbo i Briganti di questa Prov=/[inci]a/che ha figurato da Capi di Comi-/tiva. Quantunque Ella Chgieg-/ga l’Elenco di quelli solo che so-/no stati uccisi, o arrestati, Io ho compresi in esso tutti gli altri/Capi ben’anche che hanno infesta-/to la Prov=[inci]a con ciò ai dilei ordini de’/27 scorso./Gradisca//Prov.[inci]a di 2[second]o Abb[ruzzo] Ultra ( al margine sinistro si legge: “ 2[second]a Div.[ision]e n.d.r.)/Stato nominativo dei Capi Briganti, che Sono esistiti nella Sudetta/Prov.[inci]a dal 1806 in Avanti nativi della medesima
Nomi e cognomi; Patria; Osservazione
Ermenegildo Piccioli- Navelli- Antico Capitano di Ferdinando, capo, ed autore principale della cospirazione, rivolta, e brigantaggio della Provincia nell’estate 1806. Si presentò, dopo essere state varie volte battuto, nel mese di ottobre di detto anno Al Signor Generale; e fu nominato Capitano Comandante di due Compagnie di Volteggiatori abruzzesi, formate dai briganti presentati, che si misero in rivolta di nuovo in Navelli nel marzo del 1807. Arrestato nuovamente in Napoli per nuovi carichi nel 1807, e giudicato per essi dalla Corte Criminale di Napoli, sortì in libertà sotto la sorveglianza della Polizia.
Luigi Bussi – Cicolano -Capo brigante nel marzo del 1806; arrestato quindi dalla gendarmeria nel 1807, fu impiccato per Sentenza del Tribunale Straordinario.
Giuseppe Monaco – Introdacqua- Antico Capo Brigante nel 1799; seguace di Piccioli nel 1806, e capo subalterno del medesimo ricusò di presentarsi in ottobre di detto anno, e divenne capo isolato; fu ucciso col figlio Giuseppe ( è Pasquale,n.d.r.) in attacco avuto dalla Truppa di Linea e Gendarmeria ai 3 ottobre 1807 vicino Forca Caruso, e distrutta nel medesimo giorno la sua banda.
Silvestro Bianchi – Gagliano – Capo brigante sotto gli ordini di Piccioli nel 1806, e da questi sedotto; si presentò in ottobre di detto anno, prese servizio nei Volteggiatori abruzzesi; nella rivolta di questi in marzo 1807; salvò la vita a 22 soldati di Linea Italiani, ed all’Ajutante di Campo del Signor Generale Digonet, arrestati in Navelli la notte della rivolta; prestò segnalati servizi contro i briganti negli anni avvenire, per cui fu cancellato dal Ruolo dei briganti, ed oggi viver tranquillo nella sua patria.
Bernardo Tancredi – Civitelloroveto – Capo brigante nella Valle di Roveto nel 1806, arrestato quindi dallla Gendarmeria, ed impiccato nella sua patria per Sentenza del Ribunale Straordinario.
Luigi Allegritti- Idem – Celebre e sanguinario capobrigante nel 1806; arrestato dalla Gendarmeria condannato ai ferri dal Tribunale Straordinario, perì per istrada, allorchè fu condotto in Napoli.
Matteo Giorgio – Idem – Capobrigante nella Valle di Roveto nel 1806; arrestato dalla Gendarmeria; condannato ai ferri dal Tribunale Straordinario; perì per istrada come l’antecedente.
Padre Domizio Iacobucci- frate francescano- Celebre capo brigante sotto gli ordini di Piccioli, nel 1806 si presentò; nominato quindi Cappellano di un Reggimento, andò in Ispagna, da dove dicesi essere disertato, e che ora sia in Sicilia.
Felice Ruggieri – Ovindoli – Celebre e feroce capo brigante nel 1806, e 1807; antico capo brigante nel 1799 per cui ebbe il grado di Tenente nella passata dinastia; ferito nell’attacco de’ tre ottobre 1807, ed arrestato nella notte de’ quattro dalla Gendarmeria; fu impiccato in Aquila.
Andrea Damiani – Navelli – Capo brigante nel 1806 sotto gli ordini di Piccioli, Fuggito nell’attacco del tre ottobre 1807. Arrestato la notte seguente dalla Gendarmeria con l’altro capo briganti Giovinotti; fu impiccato con esso in Aquila.
Pelino Petrella alias Muscillo – Pratola – Celebre scorridore di campagna sotto il passato Governo; aggraziato dal Governo attuale divenne capo brigante, e capo dei rivoltosi di Rajano in settembre 1807; arrestato dalla Gendarmeria nell’attacco deli 3 ottobre detto anno; fu impiccato in Celano.
Venanzio Ferrini – Goriano Sicoli – Feroce capobrigante nel 1806; ferito quindi in una spalla nel 1808; fu arrestato, e condannato dal Tribunale Straordinario ai ferri.
Giovanni Ventresca – Introdadacqua – Feroce e rinomato capo brigante nel 1806, 1807, e 1808, ucciso ai 22 luglio 1808 per insinuazione delle autorità della Provincia da due suoi compagni Vingenzo Di Cenzo e Nicodemo Centofanti d’Introdacqua, con promessa di perdono.
Giovanni La Rocca – Pacentro Antico scorridore di campagna; capo brigante sotto Piccioli nel 1806, e quindi capobrigante nel 1807, 1808, 1809, e 1810, nella Provincia di Molise, Capitanata, e Basilicata; ucciso nell’inverno scorso in Calabria dalle Truppe Comandate dal Signor Generale Manhes.
Amidio Bevilacqua – Rajano – Fu capo di una parte della comitiva penetrata da Tivoli nel 1809, allorchè questa si divise in due bande. Ucciso da Crescenzo Bianchi di Scanno a dì 5 ottobre 1809.
Francesco Fioravanti – Cicoli – Capo della comitiva suddetta nel momento che penetrò da Tivoli. Impiccato per Sentenza della Commissione Militare del dì 8 gennaro 1800.
Nota
Hanno figurato nella Provincia nel 1806 e 1807, similmente i celebri capi briganti Massimo Nicola Masciarelli di Penna, e Dell’Orso di Brittoli, celebre capi briganti di Aquila varie volte con numerose orde. Uccisi, il primo, in maggio 1808 nelle vicinanze di Penne, il secondo nel 1807, in Civita Santangelo. Gregorio di Sisto Bucci, Alfedena, compagno dell’assassino Matera di Terra Lavoro, ed attualmente in Campagna alla testa di una picciola comitiva.
Estinti: uccisi, n°6; giustiziati, n° 6.
Viventi fuori Regno senza saperne la dimora, n° 1 liberi, n° 2 in campagna, n° 1, condannati ai ferri n° 1. Aquila, li 10 dicembre 1811”.
ARCHIVIO DI STATO DELL’AQUILA
Atti dell’Intendenza della Provincia dell’Aquila
Aquila 24 Aprile 1815
(N* 742) Ricompenze accordate a chi arreste-/rà, ucciderà o far presentare i briganti./L’INTENDENTE DELLA PROVINCIA
A’ Suoi amministrati- In data de’ 12 corrente S.[ua] E.[ccellenza] il Ministero di polizia corrisponderà il premio di docati mille/per ogni brigante che sarà/consegniato vivo nelle mani della giustizia, e quello di docati cinquecento per ogni capo brigante che/sarà in qualunque modo distrutto. I capi briganti/sono Fulvio Quici, e Paolo Vasile di Trivento, Presede di Molise, Domenico Ferri di ca-/priata, Padre e Figlio Furia di Panni Orso in Calabria ultra.Dechide e Zagarella in Calabria/citra, e Costantino, altrimenti sciabolone di Tera-/mo[…]”.
ARCHIVIO STORICO COMUNE DI CERCHIO
Archivio d’Amore Fracassi
“ Briganti/1807/n° 94
Nella Reg:[i]a Corte di Celano Comp:[arent]e D.[on] Venanzio d’Amore (Fracassi n.d.r.) di Cerchio, e dice come la mattina/che si contavano i dieceotto del corrente Mese alla notizia,/che un Orda de Briganti, ed Assassini da Forca caruso se/ne veniva direttamente in Coll’Armele. Luogo vicinissimo/alla di lui Patria di cerchio, se ne fugì esso Comp:[aren]te per/assicurare la di lui Persona, come fece fugire la di/lui Moglie, e Famiglia rimanente in Casa Sola la Vec=/chia di lui Madre./D.[ett]a Orda di Assassini doppo aversi trattenuta per qualche tem=/po in Collarmele, passò a dirittura a Cerchio, e Si vidde/Scortata dal Sindaco di d:[ett]o Luogo portata a posare nel Si=/to detto l’Aja (1) avanti la Casa di esso Com/p:[aren]te Questo/fù un principio da che porzione di d:[ett]i Briganti, e di ma=/gior numero della Comitiva entravano in Casa di esso Comp:[arente Questo/fù un principio da che porzione di d:[ett]i Briganti, e di ma=/gior numero della Comitiva entravano in Casa di esso Comp/[aren]te dimandarono di Lui dalla Madre, e Sentendo, che e=/ra fuori, si diedero moto a penetrare per tutti i luo=/ghi della Casa, e non contenti di co[m]mestibili, in salati, for-/maggio, pane, e vino, si diedero a Saccheggiarla violent.[ement]e/in tutti i Mobili di Casa, che trovavano, non lasciando nep=/pure di prendere i vestiti, calzoni, ed altre biancherie/usate quandoche se non si trovavano due persone leste/Cittadine di quel luogo un tal Fosca, ed un altro, i quali/posti in commiserazione si portarono dal Commandante di d.[ett]i Assassini, e da q[ue]sti si fecero ( è stato cancellato n.d.r.) mandarono ad espellere non una volta, ma per due volte consecutive, cer=/tamente sarebbe rimasto il Comp.[aren]te intieramente saccheg/giato, non bastando alla Vecchia di lui Madre aver/chiuso, e barrato anche il Portone doppochè per ordine/del Commandante uscirono dalla casa.//Il Sindaco di Cerchio fù quello, che fù di nuovo con porzione de/Briganti a bussare al Portone di esso Comp:[aren]te, e fù q[ue]llo/che glie lo fece aprire, e coll’assistenza de med.[esi]mi a la-/to forzò la Vecchia Madre a sborzarli sull’atto doca-/ti cinquanta, che disse spettarli di Suo ratizzo per/pagarsi la contribuz:[io]ne all’Orda de Briganti, ed Assassini,/e con tale occasione soffrì di nuovo danno di Saccheggio,/non ostante, che la Vecchia Madre si prestasse con/qualche regalia per esentarsene./Doppo di essersi liberato da ulteriori danni, e che la detta Orda di/Assassini prendendo l’alto della Montagna da Cerchio si condusse in Ajelli, e da quel luogo la mattina Susseguente/venissero espulsi dalla Truppa Francese, e da q[ue]sta inse=/quiti, Si prestarono il Comp.[aren]te, e tutta la Famiglia leva=/re i furti commessi col saccheggio alla di lui casa, ed Hanno trovato mancante, e tolte le seguenti robbe,/che tenevano numerate cioè./Camisce trentaquattro di panno usate./Camisce sei di tela usata./Lenzuola sedici di panno usate./Mantili(2) sei di tavola usati/Salviette(3) numero trenta usate. Tovaglia di panno numero quindici./Lenzuola di tela numero otto. Menzali di fiandra usati numero due. Salviette consimili usate numero ventiquattro./Salviette consimili usate numero otto./Fasce di cuscini./(4)Tornaletti di panno usati numero otto./Tornaletti di tela usati numero sei./Calzette di bonpace/(5)Sotto calzette di filo usate paja diece./Un Vestito di castore cenerino usato./Un Vestito di panno fino usato./Due Calzabraghi, uno di Casimirrro color paglia, e l’altro di teletta.//Tre Ciamberghini uno di Casimirro, e due di Mussolina.(sopra al lato destro è riportato il numero “2” n.d.r.)/Quattro forchette, e tre cocchiari di arcento, e due cortelli/con manica anche di arcento, poste giornaliere di cui/si servivano./una bulce di vacchetta con chiave e catenaccetti./La valuta delle sud:[dett]e robbe non vi è dubio, che ascende a circa i do=/cati trecento. Perchè dunque possa rilevarsi con acccerto di giustizia il saccheggio ricevuto, la quantità delle robbe man=/canti, la causa perché gli sia inferito un tal danno,//e finalmente se vi sia opera di qualcuno, ne/ricorre il Comp:[aren]te in q:[uest]a Reg:[i]a Corte, e fa istanza di=/Sporsi l’ingenere per la verificaz:[ion]e con ordinarsi la informa=/zione per indi poi farsi di tutto distinta relaz:[ion]e al Sig:[no]r/Intendente della Provincia, ed al Supremo Tribunale Straordinario delle tre’ Provincie di Abruzzo, perchè possano da=/re le ulteriori disposiz:[ion]i, e cosi salvi/Die vigesima prima Mensis Julii 1807/Celani/Per hanc Regi]a]m Curiam fuit dec:[re]to provisum, q[uo]d super es-/positis diligens capiatur informatio, et Commmitatur,/prout Commmittitur Mag.[nifico] Act.[ua]rio Lecyus Reg.[i]e Curie qui/accedat et ita/Saliceti
(al margine destro è riportato il numero “ 3 “ n.d.r.)
Die vigesima nona Mensis Julii milles.[im]o octigentesi[m]o, In Terra Circuli, et cora[a]m me Mag[nifi]co Act[uar]io/Reg[i]e Cur[i]e Celani Com.o/D.[otto]r d’Amore di q.[uest]a Terra di Cerchio dice/vivere del suo, età sua d’Anni trantasei, ut/dixit; Principalis cu[m] juram.[ent]o int[erroga]tus, et exami-/natus super presenti informatione, et p[ri]mo./avendolo/fatto, dica, come, q[uan]do, e cosa conteneva./ (Al margine sinistro è annotato “d’Amore” scritto in verticale n.d.r.)/Resp[ondi]t Sig.[no]re Nel giorno ventuno dell’ cadente Mese/di Luglio di questo corrente Anno mille, Ottocento./e sette. Come ben mi Ricordo, Io presentai una/istanza alla Reg.[i]a Corte di Celano, formata a mio no-/me, colla quale esponevo il Saccheggio fatto in mia/casa nel giorno dieciotto di d.[ett]o Mese da una mas-/nada de Brigandi, quale essendo presso di V.[ostra] S[ignoria], doman=/do, che mi si mostri, e dia leggere, per vedere, se è/quella stessa, che Io presentai, Rettificarla, o me=/glio spiegarmi in qualche circostanza. E mostrarla,/a data a leggere ad esso Principal Deponente una Istanza, che comincia=/Nella Reg.[i]a Corte di Celano =/Comp.[aren]te D.[on] Venanzio d’Amore di cerchio, e dice, come/la mattina, che si contavano il diciotto del corren-/te Mese alla notizia, che un’Orda de Briganti=E//proseguendo, finisce= Perché possano dare le ulte-/riori disposizioni, e così salvis= Hà Risposto/Questa è quella stessa istanza da me fatta fir-/mare, e presentata in d.[ett]a Reg[i]a Corte, che Ratti-/fico, emologo, e confermo in tutte le sue par-/ti; dovendo però soggiungere, che le due Persone, che Ricorrono al Comandante Giuseppe Monaco d’Introdacqua, acciò accorresse in Casa del D.[on] Venanzio ad/impedire l’ulterior saccheggio furono il Mag.[nifi]co Ni=/cola d’Amore, ed il Chierico D.[on] Nicola Fosca/di questa Comune. In d.[ett]o giorno la stessa masnada/de Briganti andava in traccia del mio Cavallo, e Sel-/le, che poteron rinvenire. Pretesero da varj d[e]lla/popolaz.[ion]e, acciò dicessero, che Io intanto ero fuggito,/perché ero Giacobino, bastonando, e minacciando co/loro, che Rispondevano il contrario. Nella mattina de/diecenove a circa le ore dieci sette Individui della/stessa orda de Briganti, porz.[ion]e a Cavallo, e porz.[ion]e/ a piedi dalla con vicina Terra di Ajelli, ove si/erano accampati, vennero nuovam[en]te in q.[uest]a Comune/e si diressero verso la mia casa, chiedendo a altra/voce conto della mia Persona, dicendo, che come/Giacobino d[el]la Mia Casa, inseguirono il mio Fatto-/re per nome//
(al margine destro è posto il numero “ 4” n.d.r.)
re per nome di Giuseppe di Francesco d’Amo-/re, se non gli insegnavano il luogo, dove Io ero,/e non avendomi Rinvenuto in Casa, si presero/dell’altra Robba, minacciando di fucilare la vecchia mia Madre, impugnandoli/il Fucile in faccia, e la obbligò di doverli/pagare per Rata di contribuzione, per cui/la sud.[dett]a Vecchia Madre diede ad esso/Sindaco li detti docati cinquanta, che gli li/fece contare per mezzo di Luca Carusone/di questa stessa Comune. Così ha Rattifica=/to, ed ha giurato in forma, tactis unde/IO Venanzio D’Amore rattifico come sopra riportan/domi di dare altri Lumi subito, mche li averò acqui=/stati, contra quos/Cardilli
( al margine destro è riportato il numero “5” n.d.r.)
Giuseppe Napolelone Per al Dio Gr[ati]a Rè/Mag.[nifi]ci Sindaci della Comune di q[uest]a Terra di cerchio/saprete come per disimpegno di un premurosis[sim]o affare Fiscale ci necessita sapere quali siano/i Maesti(sic) Falegnami, che esistono in q.-[uest]a comune/Chepperò in Ricevere il p[re]sente, subito formerete/in dorso di esso v[ostr]a Fede giurata, nella quale/gli descriverete i Falegnami, che esistono in/questa Terra, qual fede deve esser da voi so[ttoscri]tta/ e munita del Popolar Sugello. Guardatevi del/contrario sotto la pena di docati mille Fisc.[al]e/Reg[i]o Così dato in Cerchio li 29 Luglio 1807. M. Cardilli Mastrod[at]ti Com.o/Cerchio/Mag.[nifi]ci Sindaci d[ell]a Comune/Ord.[in]e c.[ome] s.[opra]/Per esperti Falignami del Comune di Cerchio,/chiesti nel dietroscritto ordine Sono Maestro/Nicola Marchetti, e Maestro Croce Bianchini,/che per la verità Si è fatto Scrivere il pre-/sente Sottoscritto dall’Attuale Sindandoco (sic), ed/Eletti, e Robborato di Popolar Sogelllo. Dato/in Cerchio li 29 Luglio 1807/Giovanno Cipriano Sindaco ( al margine sinistro vi è il sigillo del Comune di Cerchio n.d.r.)/ Vincenzo di Marco d’Amore Ordinario Cancelliere”
( al margine destro è riportato il numero “6” n.d.r.)
Giuseppe Napoleone p[er] la Dio Gr[ati]a Rè/Le qui so[ttoscritt]e persone nel ricevere il p[resen]te, subito si/portino avanti di noi in questa n[ost]ra residenza,/mentre informati presso di quanto ci occorre/sapere p[er] importantiss.[im]o affare ottenente al Reg.[i]o/Fisco, saranno Licenziata. Si guardino del contra-/rio Sotto la pena di ducati mille Fis.[co] Reg.[i]o e/così Dato in Cerchio li n29 Lug.[li]o 1807/Cardillli Mastrod.[att]i Com.o/Cerchio/P. Nicola Marchetti/P. Croce Bianchini/Ord.[i]ne come sop.[r]a/Adì, ed anno dietro, ibid[em]/Francesco Ramellli P.[ublico] B. [alio] di q.[uest]a/Terra di Cerchio con giuram.[en]to Riferi-/sce a me infra[scri]tto, di aver ogge/Retro[sci]tto ord.[in]e, e q[ua]nto in esso si con-/tiene alle dietro[scri]tte Persone/nel modo, e forma, che si vedo=/no notate. Ed in fede/+ Sign[u]m Crucis/Cardillli Can.[cellier]e a Relaz[io]ne/ Die vigesima nona mensis Julii millesimo octogentesimo, se-/ptimo In Terra Circuli, coram me/Magistero Actu[ari]o Curie Celani Co[m]missionato/Nicola Marchetti di questa Terra di Cerchio dice di esser/falegname, di età sua d’anni settant’otto, ut dicit,/testis juramento interrogatus, et esamina-/tus super presenti informatione, et primo./Interrogatus esso testimonio per avesse fatta qualche rico-/gnizione attinente alla sua arte, ed avendola fatta dica, come quando, dove, d’ord.[in]e di chi, cosa abbia/riconosciuto. Respondit Sig.[no]re oggi/giorno di mercoledì ventinove dell’andante mese di Luglio di questo corrente anno mille ottocento e Sette d’ordine di V.[ostra] S.[ignoria] siam portati nellla casa, di Vostra/residenza, ed avanti di V.[ostra] S.[ignoria] in dove ci ha ordinato/di dovervi seguire, e ci ha condotti nel Palazzo del/D.[otto]r Sig.[no]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa stessa Ter-/ra di Cerchio, e giunti davanti al Portone del me-/desimo ci ha ordinato di doverlo attentem.[ent]e ricono-/scere, ed osservare, abbiam proceduto, come/ho proceduto IO alla ricognizione del medesimo, in dove abbiam trovato rotta p[er] intiera la staffa del/calascio, che chiudeva d.[ett]o portone, qual rottura L’abbiam giudicata, come l’ho giudicata io fatta,/e causata/
( al margine destro è riportato il numero “ 9” n.d.r.)
E causata da spinte, urtoni, e calci di uomo. Ci ha (in seguito condotti all’anticamera della cucina di det-/ta casa, in dove abbiam trovato un gran cascione/di non aver scassato alla marcatura da istromento per-/forante, come grossa baionetta, o altro Simile; e quin-/di in una piccola stanza di là dalla cucina, in do-/ve abbiam trovata una piccola arca fatta di/scanne, ed avendola attentam.[en]te osservata. L’abbiamo/trovata, come l’ho trovata Io scassata al di die-/tro senza istromento, perche poteva scassarsi da so-/la mano di Uomo. Passati quindi di là dalla came-/ra del Minchierone, abbiam trovato, come l’ho trovato anch’Io nella porta di detta camera. L’imban/talone, che chiudeva col muro,/e di stucco sia stata causata da spinte ed urti, e calci/di Uomo violentem.[en]te nel/La porta dell’entrata della porta. E finalm.[en]te/in un’altra stanza abbiam/trovato levato, e piegato il calascigno di ferro, che mo-/stratoci, e da noi ben veduto, e riflettuto, L’abbia-/mo eziandio giudicato, come l’ho giudicato Io fatto/a causato da Spinte, ed urtoni di Uomo violen-/temente dati, e fatti in detta porta. Tutto ciò Io/Lo so, e depongo come Mastro Falegname, che sono/e/per avere altre volte fatto simili, e consimili/ricognizioni, ed è la verità. De Causa Scientia. Interrogatus de contestibus dixit de se, e Nicola Mar-/chetti/+ Sign[u]m Crucis/Cardillli “
(al margine destro è riportato il numero “10” n.d.r.)
Foglio de’ Lumi, che si presenta p[er] parte di D.[on] Venanzio d’Amore, riserbandosi di/dare altri Lumi contra quos q[uand]o subito/che li avrà meglio appurati:/Esistenza, e mancanza delle cose rubate,e/perdute nell’indicato saccheggio come/dagli atti/ ( al margine sinistro si legge. “ Si possono deponere da/Giusep[p]e Mione/Pasquale Antidormi/Restituta s’Ant.[oni]o Tuccieri/Gioannapaola di Fran:[ces]co/D’Amore tutti di Cerchio” n.d.r.)/Di esser fuggito nell’ingresso, e du=/rante la permanenza dell’orda de/Briganti nelle comune di Cerchio, con/aver fatto fuggire la di lui Mog[li]e/e famiglia, restando in casa la di/lui Sola vecchia Madre. ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere dai sud.[dett]i/Testimonj, e da tutti gli altri/della Comune di Cerchio “ n.d.r.)./Che l’Orda degli d.[ett]i assassini fosse/Stata Scortata dal Sindaco Gio./vanni] Ci=/priani nel luogo detto l’Aja avan=/ti la casa del D.[on] Venanzio, c che il Portone della d:[ett]a Casa si fosse conti=/nuam.[ent]e aperto a volontà dello stesso/Sindaco, che or p[er] la neve, or per al=/tri convestibili andasser di continuo a/far Aprire; c[on] cui riuscisse facile/agli assassini su[ddett]i tornare ad entrarvi,/e commettere Sempre nuovi furti. ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere dal/Chierico Nicola Fosca/da Nicola D’Amore/da Angelant.[oni]o Pantano/da Giuse.[pp]e di Fran:[ces]co d’Amore,/ e da altri della Popolaz[ion]e n.d.r.)/Che in atto del Saccheggio andasse il Co=/mandante di d.[etti assassini in Casa del/D.[on] Venanzio, e si facesse dare alla/Sud.[dett]a vecchia Madre, doc:[a]ti cinquanta/dicendo servirli p[e]r dare la Contribuz.[ion]e/a medesimi ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere da/Luca Carusone/Lo stesso Sindaco: Giovanni Cipriani, ed Angelant.[oni]o Pantano, ed altri/della comune di cerchio “ n.d.r.)/Che gli assassini sud.[dett]i uscendo dalla/Casa del D.[on] Venan=/zio. ( Al margine sinistro si legge: “ Si puo, deponere da Gio.[vannni] di Fran:[ces]co Cipriani/Nicola D’Amore/Angelant.[oni]o Pantano, ed/altri della Comune di cerchio” n.d.r.)
( al margine destro è riportato il numero “11” n.d.r.)
Che li d[ett]i Assassini pretendessero si di-/cesse da Ciascuno della Comune di/Cerchio d’esser fugito il D.[on] Venanzio/perche fusse Giacobino, bastona/nando,/minacciando, e maltrattando quelli/dicessero il Contrario “ ( Al margine sinistro si legge: “ Si puol deponere da/Giuse[pp]e di Fran:[ces]co D’Amore/Angelant.[oni]o Pantano/Nicola D’Amore/Angelo Nicola Legge, ed/altri della Comune di Cerchio “ n.d.r.)/Che tanto la sera de 18, che la mat-tina de’ 19 Luglio, cercassero sem=/pre il D:[on] Venanzio, ed il di Lui/Cavallo; sfasciassero il Portone, e minacciassero di fucilare il Fatto/re di esso D.[on] Venanzio, Giusep[p]e di Fran:[ces]o D’Amore, qualora non gli Avesse insegna=/to dov’era fugito il D.[on] Venanzio di/Lui Patrone; minacciando anche la/di lui Vecchia Madre di volerla fu=/cilare, Spianandoli in faccia il Fu=/cile, ed obbligandola a darli altre/ Cose, che non avevano prese nel/Saccheggio ( Sotto a sinistra si legge: “ A Ventinove Lug.[li]o 1807./ Cerchio p[rese]ntata al/D.[ottor] D.[on] Venanzio d’Amore/ed in fede/Cardilli “ n.d.r.)
( Al margine destro è riportato il numero :” 12” n.d.r.)
Giuseppe Napoleone Per la Dio G.[rati]a Rè/Le qui so[ttoscritte] Persone di questa Terra di Cerchio/Nel Ricevere il p[rese]nte, subito si portino avan-/ti di Noi in questa n.[ost]ra Residenza, mentre/informati saremo di q[uan]to ci occorre sapere/su di un’affare, che molto interessa al Reg[i]o/Fisco, saranno licenziate. Si guardino del con-/trario sotto la pena di docati mille Fisco Reg[i]o Così dato in Cerchio li 29 Lug.[li]o 1807/M. Cardilli Mastrod.[at]ti li 29 Lug.[li]o 1807/M. Cardilli Mastrod.[att]i Com.o”/Cerchio/D.[on] Giuseppe Mione/D.[on] Pasqwuale Antidormi/P. Restituta d’Antonio Tuccieri/P. Giovampaola di Francesco d’Amore/P. Chierico D.[on] Nicola Fosca/D.[on] Nicola d’Amore/P. Giuseppe di Francesco d’Amore/D. Angelant.[oni]o Pantano/D.[on] Angelo Nicola Legge/P. Luca carusone/Ord.[in]e c.[om]e s.[opra]/Adi, ed Anno, come dietro, ibide[m[/Francesco Ramelli P.[ublico] B.[alivo] di q[uesta] T[er]ra/di Cerchio con giuram.[en]to Rif.[erisc]e e me/infra[scri]tto di aver oggi dietro[scritt]o gior-/no notificato il Retro[scri]tto ord.[i]ne,/e q[uan]to in esso si continene, alle dietroscritte Persone nel mo=/do, e forma, che si vedono no=/tate.Ed in fede/+ Signu[m] Crucis/Cardillli Com.o a Relaz.[ione]”/
( al margine destro è riportato il numero “ 13” n.d.r.)
Die vigesima nona mensis Julii millesimo octigen/tesimo septimo. Circuli, et cora[m] me Magistero actua/riu[m] Reg.[i]a Curie Celani Co[m]missionato/Giuseppe Mione di questa Terra di Cerchio dice essere fornaio di età sua cinquanta sei anni circa ut/dixit;/Testis cu[m] juramento interrogatus, et examinatus super presenti informatione, et primo./Interrogatus, che sa esso testimonio del saccheggio com-/messo a danno del D:[ottor]e D.[o]n Venanzio D’Amore di questa Terra di Cerchio, da chi, come, quando, dove, e cosa gli/sia stato saccheggiato. Respondit. Sig.[nor]e coll’occasione/che io più volte sono stato a cucinare nel Palazzo di/D.[on] Venanzio d’Amore di questa Terra di cerchio, e p[e]r es-/sser confidente della casa del medesimo posso, e devo/(al margine sinistro si legge: “ mione” scritto in verticale e “ Cardilli ” scritto in orizzontale n.d.r.).P[e]r la verità deporre di avere più volte, ed in varj rin-/contri veduto un cassone di noce, che resta nell’anticamera prima di entrare nella cucina pieno di men-/zali, e salviette da tavola di diverse sorti, cami-/scia, lenzola, tovaglie, facce di cuscini, tornaletti,/calzette, e sotto calzette di diverse sorti. Ho veduto/di più in una Stanza contigua a detta cucina esister-/vi più volte un vestito di castoro cenerino, usato,/ed un vestito di panno fino anche usato, come an-/che due calzabraghi, cioè uno di casimiro color paglia, di teletta l’altro; come anche va//rj rin-/contri veduto un cassone di noce, che resta nell’anticamera prima di entrare nella cucina pieno di men-/zali, e salviette da tavola di diverse sorti. Ho veduto/di più in una Stanza contigua a detta cucina esister-/vi più volte un vestito di castoro cenerino, usato,/ed un vestito di panno fino anche usato,/ed un vestito di panno fino anche usato, come an-/che due calzabraghi, cioè uno di casimirro color/paglia, di teletta l’altro; come anche va//ry ciamberghi di diverse specie, ed una balica di/vacchetta ornata con chiave, e ferretti. Posso, anche/deporre, che in un stiletto in un’altra Stanza conti-/gua alla cucina detta la loggia gli si stipavano/delle posate di argento, che servivano in ogni giorno./Nel di diciotto di questo spirante mese, ed anno mil-/le ottocento sette essendosi portata in questa terra/un’orda di Briganti sotto il comando di Giuseppe Monaco della Terra di introdacqua, porzione di essa/mi costa, s’introdusse nella casa di d.[ett]o D.[on] Venanzio, il/quale essendosene fuggito per il timore della vita/standogli solo la vecchia Madre, diedero un dolo/saccheggio, dimodoche essendomi nella Sera di detto/giorno, e propriamente dopo la partenza di d.[ett]i Brigan-/ti portato p[er] curiosità nella casa del nominato/D.[on] Venanzio, viddi, che d.[ett]e robbe soprannominate non/più esistevano nei sopraccennati luoghi, e giudicai, co-/me giudico, e tenco p[er] certo, che fussero in[v]olate dai/Briganti sudetti, tanto più che in quell’atto i[m]mediata_/mente ne sentii lagnare la Madre del d.[ett]o D.[on] Ve-/nanzio di detto furto, ed intesi publicam.[ent]e dire, che/gl’anzidetti Briganti come uscivano dalla casa/dell’anzidetto d’Amore, si venivano mutando le ca-/misce, calzette, e camicet
te, ed uno di essi si pose il/vestito anzidetto color cenerino ques//to è quando Io posso//
( al margine destro è riportato il numero “ 14” n.d.r.)
Io posso deporre, ed è la verità. De causa Scientie/Interrogatus de contestibus, dixit de se Pasquale Antidormi, ed altri/Io Giuseppe Mione o deposto come sop/ra/Cardillli / Eadem retroscripta die ibid[e]m, et cor[am] eade[m]/Pasquale Antidormi di questa Terra di cerchio dice esser/Uomo di campagna di età sua d’anni trent’otto circa ut dixit, testis cu[m] juramento interrogatus, et examinatus super presenti informatione, et primo.//Interrogatus, che sa esso Testimonio del saccheggio com/messo a danno del D[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa /Terra di Cerchio, come quando, dove, cosa gli sia stata saccheggiata, e per qual causa. Respondit Sig.[nor]e/essendo io confidente della casa del D.[otto]r Venan/zio D’Amore p[er] avermi il medesimo sempre chia-/mato a servigli a tavola, ed in altre occorrenze/mi costa molto bene, che in cascione di no-/ce, che esiste prima di entrare nella cucina, gli/stava gran quantità di biancheria consistente in ca-/misce, lenzola, mensali, salviette, tovaglie, facce di/cuscini, tornaletti, calzette, ed altro, come ancora in/una/Stanza//una Stanza (sic) conticua alla cucina gli ho veduto più/volte un vestito di castoro di color cenerino, ed/una altro di panno fino anche usato, a vary calzabraghi,/e ciamberchini di diverse sorti, una balidca mdi vac-/chettta ornata con chiafe, e ferretti, ed alt;/ed in stiletto, che resta in un’altra Stanza contigua/alla med.[esim]a esistervi le posate di Argento delle quali/alla giornata se ne serviva il d.[ertt]o D.[o]n Venqanzsio. Su ta/le oggetto devo in mia coscienza deporre, che nel giorno/dieciotto di questo cadente mese di Luglio, ed anno mil-/le ottocento sette si portò in questa Terra di Cerchio/una Masnada di Gente Armata, che all’insegna ros-/sa portavano ne cappellli, si conobbe essere Bri-/ganti, che marciavano sotto la direzionbe del di/loro comandante Giusepppe Monaco d’Introdacqua,/come intesi. Bona fatta di essi s’internò nella casa/di d.[ett]o D.[on] Venanzio, il quale p[er] timore della vita/poco prima se ne fuggì, come io viddi, in dove gli/restò solo la vecchia sua Madre. Partita la mas-/nada de Briganti du.[ett]i, ed incaminatasi verso la convi-/cina terra di Ajelli io p[er] curiosità, e p[er] dare ani-/mo alla madre del d.[ett]o D.[on] Venanazio mi portai in/Sua dasa, e mi avviddi, nche tutte le cennate robbe/che pria esistevano nei rispettivi luoghi accennati non più vi erano, ed avendo inteso L’im[m]ediate Lagnan-/ze delll’anzid.[ett]a Madre del D.[on] Venan-/zio//
( Al margine destyro è rièportato il mnumero “15” n.d.r.)
zio (sic) p[er] la mancanza di d.[ett]e robbe, come giu-/dico, e tengo p[er] certo, che gli Briganti sud.[ett]i gli le/involassero, e co[m]mettessero tal saccheggio p[er] cau/sa di gelosia di Governo. Questo è quanto posso/deporre, ed è la verità. De causa scientia.(Interrotgatus de contestibus, dixit de se Giuseppe Mio-/ne ed altri/+ Signum crucis/Cardillli/Eodem retroscripta die ibide[m], et cor]m] eade[m]/Giovanna Paolo Meogrossi dice esser moglier di Fran-/cesco d’Amore di questa Terra di Cerchio di età/sua d’annni quaranta circa, ut dixit; testis cu[m]/juramento interrogata, et examinata super pre-/senti informatione, et primo./Interrogata che sa essa testimonia del saccheggio com-/messo a dannno del D[otto]r D.[on] Venanzio d’amore di que-/sta Terra di Cerchio, da chi, come, quando, dove,/cosa li sia stata saccheggiata, e p[er] qual causa./Respondit Sig:[nor]e avendo io quasi di continuo prat-/ticato nella casa del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore/in qualità di servirlo nelle cose domestiche, con/tale occasione so di certa scienza, e posso p[er] ve-/rità deporre, che nell’entrata della cucina ho/sempre//Sempre (sic) veduto di starvi un cascione di noce pie-/no di biancherie di diverse sorti, val quando dire/di camiscie di buona qualità, lenzola simili, menza-/li, e salviette da tavola in gran numero, tovaglie/di panno, e di tela, facce di cuscino, tornaletti, e/calzette di diverse sorti; come ancora in una/stanza continua a d[ett]a cuina varj abiti, calabrachi, ciamberchini di diverse specie, e specialm.[ent]e/un’abito di castoro usato di color cenerino, ed un/ altro di panno fino anche usato, due calzabrachi, uno cenerino color di paglia, di teletta L’altro, una/balica di vacchetta fornita di chiave, e ferretti./In altra stanza conticua alla cucina, e propria-/mente a quella detta la Loggia in dove vi esiste/un stipo ho sempre veduto, e so che vi si sti-/pavano di giorno in giorno le posate di argen-/to servibili p[er] la tavola; quali,/ed annotate robbe,/come sopra ho deposto, le ho vedute di continuo in detti rispettivi luoghi, e Stanze. Nel/giorno diciotto di questo cadente mese di Luglio,/ed anno mille ottocento sette si portò in questa Ter-/ra una massa di briganti, come viddi, e sentii,/che veniva diretti sotto L’ordine del di loro com-/mandante Giuseppe Monaco della terra d’Introdacqua, porzione de quali s’intromissero nella/casa// del d.[ett] D.[on] Venanzio, il
(al margine destro è riportato il numero “16” n.d.r.
Casa/sic) del d.[ett]o D.[on] Venanzio, il quale p[er] timor del-/la vita. Mi costa p[er] averlo veduto, essersene fu-/gito, in dove era rimasta soltanto la di lui/vecchia madre; ed essendomi trovata dentro la/casa sudetta, viddi, che i detti Briganti dopo di aver sfasciata, con bajonetta la cascia, ove esi-/stevano le nominate biancherie, in un subito se le/presero, coma ancora viddi, che si presero due abiti del D.[on] Venanzio uno di castoro usato di co-/lor cenerino, ed un altro di panno fino anche usa-/to, che due di essi se lo posero addosso; co-/me ancora si posero due calzabrachi, vale a di-/re color di paglia, e l’altro di/teletta. Altri si presero tre’ ciamberchini di di-/versi colori, che immediatam[en]te se li posero. Vid-/di ancora dentro un menzale sporco,/e giudicai, come giudico, e tenco per certo, che le/altre robbe enunciate, e sentii che tal sac-/cheggio si dasse a causa di gelosia di Governo. Questo è/quanto posso deponere p[er] averlo oculatam.[ent]e veduto, ed è la verità. De Causa Scvientie/Interrogatus de contestibus dixit de vista Giuseppe/Mione, ed altri./+ Signum crucis//Die trigesima Mensis Julii millesimo octingentesimo septimo/In Terra Circuli, et cora[m] me Magistero Actu[a]rio Reg[i]e/Curie Celani Com[m]issionato./Restituta d’Amore dic’esser moglie d’Antonio Tuccieri/di questa Terra di Cerchio di età sua venticinque cir/ca ut dixit super presenti informatione, et primo./Interrogata che sa essa Testimonia del saccheggio com[m]esso/a danno del D.[on] Venanzio d’Amore di questa terra di Cer-/chio, da chi, come, quando, dove, cosa gli sia stata saccheggiata, e p[er] qual causa. Respondit Sig.[no]r coll’occa-/sione, che io sono stata circa quindici anni continui/nel servizio della casa del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore, per/ciò mi costa molto bene, che in un cassone di noce si-/tuato avanti L’entrata della cucina era sempre pieno di biancheria di diverse sorte, vasle a dire di ca-/misce, lenzola, menzali, salviette, facce di cuscini,/tornaletti
( al margine destro è riportato il numero “ 17” n.d.r.)
Tornaletti (sic), calzette, ed altro. Ad una camera conti-/cua a detta cucina, vi esistevano varj abiti del d.[ett]o/Venanzio, e specialm.[ent]e un’abito di castoro di color cene-/rino usato; un altro di panno fino anche usato; due calzabrachi, uno di casimiro color di paglia, e l’al-/tro di teletta, a varj ciamberchini di diverse sorti/una bulica di vacchetta ornata con chiave, e fer-/retti; nella stanza d.[ett]a la Loggia, un stipetto in dove/si riposavano le posate di argento servibili in ogni/giorno. Nel giorno dieciotto di questo spirante mese/di Luglio, ed anno mille ottocento Sette, si portò in/questa Terra di Cerchio una moltitudine di Bri-/ganti porzione de quali s’intromisero nella casa del D[ett]o D.[on] Venanzio, il quale erasene fuggito p[er] il timo-/re della vita essendo rimasta la sola vec-/chia Madre. J nominati Briganti diedero sacco/com’intesi, e tengo p[er] certo, perche La sera di d.[ett]o giorno/diciotto essendomi portata dopo La partenza di d.[ett]i/Briganti nuovam.[ent]e in casa del d.[ett]o D.[o]n Venanzio p[er] anda-/re a ritrovare la d.[ett]a Vecchia Signora, la medesi-/ma mi disse, che i nominati Briganti L’avevano rovina-/ta a biancheria, ed altro, tanto più che, nel nomina-/to cassone nulla vi era rimasto come ancora non vidde/più esist ere gli abiti, calzabrachi, ciamberchini, po-/sate, e belce nei soprannominati luoghi, ove prima esi-/steano, e sentii publicam.[en]te dire fra’ le Genti di questa// mia Padria, che i nominati Briganti staccati sotto/il comando del Comandante Giuseppe Monaco nell’atto riuscivano dal portone di D.[on] Venanzio si veniva-/no riscambiando di calzoni, camiscie, ciamberchini,/abiti ed altro. Tanto posso deponere, ed è la verità/De causa Scientie./Interrogata de contestibus dixit de se Pasquale Antiro-/mi, ed altri/+ Sign[u]m Crucis/Cardilli//
( al margine destro è riportato il nome del “18” n.d.r.)
Eade[m] retro scripta die ibid[e]m, et cora[m] eade[m]/Mag.[nifi]co Nicola Fosca di questa terra di Cerchio di-/ce esser Chierico di età sua ventuno circa d’anni ut/dixit, testis cu[m] juramento interrogatus/super presenti informatione, et primo/Interrogatus che sa esso Testimonio del saccheggio dato a/D.[on] Venanzio d’Amore della Terra di Cerchio, da chi, come,/quando, dove, cosa gli sia stata Saccheggiata, e p[er] quall’/causa. Respondit Sig.[nor]e Dirò la verità su quando mi/ha interrogato ed è, come nel giorno diciotto di questo/cadente mese di Luglio, ed anno mille ottocento sette, a circa le ore diciotto riseppi in mia casa, che era qui giunta una quantità di Briganti; uscii dalla/Med.[esim]a e mi portai nell’aja, in dove con effetto trovai/nel num.[er]o di circa cento sessanta di essi, porzione/a cavallo, ed altri a piedi scortati dal Sindaco Gio:[vanni] Cipria-/ni, il quale più volte S’introdusse nella casa del D.[otto]r do.[n]/Venanzio d’amore ora p[er] la neve, ora p[er] co[m]mestibili, e/dimodoche il portone dovea stare quasi sempre aper-/to. Dopo poco tempo riuscì alla vecchia Madre del/D.[on] Venanzio di chiederlo, temendo della di lei vita, giac-/che in casa non v’era altro, che Lei: ma i Briganti non/contenti di tutto ciò, che avevano ricevuti di co[m]mestibile sfasciarono violentem.[en]te il portone, s’intromise/bona fatta di essi dentro il Palazzo, si presero baincheria//di gran quantità, e di diverse sorti, vale a dire, cami-/sce, lenzola, mantili, salviette, tovagli, tornaletti,/facce di cuscini, calzette, ed altro, un abito di castoro/usato, un altro di panno fino anche usato, due calza-brachi, tre ciamberchini, quattro forcine, e tre’ cocchiaj/di argento, due cortelli, ed una bulcia, cose tutte/da me vedute nell’atto del saccheggio, e se non accorre-/vo io al di loro Comandante Giuseppe monaco, co-/me intesi si chiamava, a pregarlo, acciò avesse sgridato alla masnada, che stava co[m]mettendo tali furti,/avrebbero di vantaggio dilapidata la casa del D.[on] Venanzio. Il Comandante piegatosi alle mie suppliche/si portò subito in d.[ett]a casa, ed obligò li Briganti ad/uscirsene. Mi costa ancora, che detti Briganti anda-/vano in affatto rinvenire p[er] essersene fuggito asserendo ch’era Giacobino, e tutto ciò/che lo facessero p[er] causa di gelosia di Governo questo è/quanto posso deporre, ed è la verità. De causa/scientie./Interrogatus de contestibus dixit de se Nicola d’Amore/ed altri/Io Nicola Fosca ho deposto come sopra/Cardilli
( al margine destro è riportato il numero “19” n.d.r. )
Eadem retroscripta die ibid.[em], et cora[m] eade[m]/Gio:[vannni] di Fran.[cesc]o Cipriani di questa Terra di Cerchio, dice/esser uomo di campagna di età sua d’anni venticinq[ue]/circa ut dixit, testis, cu[m] juramento interrogatus, et/examinatus super presenti informatione, et primo/Interrogatus nche sa esso testimonio del saccheggio commesso/a danno del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa Terra di Cerchio, da chi, come, quando, dove, che saccheggio sia/stato co[m]messo, e p[er] qual causa. Respondit Sig.[nor]e Nell’an-ti passato giorno di sabato, che si contavano li diciotto/del cadente mese di Luglio di questo corrente anno mil-/le otto cento sette, a circa le ore diciotto Io accorsi p[er] curiosità, e p[er] vedere cosa facevano, e/domandavano; e con tale occasione di d.[ett]o giorno/si portò in questa Terra una quantità de Briganti nel/numero di circa cento sessanta sotto il comando del/di loro generale Giuseppe Monaco della Terra d’Intro-/dacqua che si occuparono nel luogo detto l’aja, in dove Io accorsi p[er] curiosità, e p[er] vedere cosa facevano, e/domandavano; e con tale occasione viddi, che porzione di d.[ett]i Briganti andie-/dero di bel nuovo in d.[ett]a casa, violentarono a viva forza/il portone anzidetto, che lo sfasciarono di fatto, s’intromisero nella medesima in dove si trattennero bona pezza.// come che il mio Paesano D.[on] Nicola Fosca mosso a com-passione del timore incusso alla più volt e nominata vecchia/Madre del D.[on] Venanzio, che rattrovavasi sola in sua ca-/sa p[er] essersene il nominato D.[on] Venanzio fuggito p[er] timore/della vita, parlò al Giuseppe Monaco, con so[m]messe umi-/liazioni pregandolo ordinare ai Briganti intromessi/nella casa del D.[on] Venanzio acciò avessero desistiti, e non/avessero causato alla medesima ulterior danno. Infatti il/del Monaco (sic) si portò colà, ed in un subito IO viddi riuscire/avanti di Lui i divisati Briganti portando ciascuno fa-/gotti di biancherie, abiti, e pannamenti di diverso genere;/dimodoche fra’ gli altri, ne viddi uno, che levandosi un giac-/chetto, si pose un abito del d.[ett]o D.[on] Venanzio di castoro co-/lor cenerino, e dopo postoselo, stava dicendo: quesdto sta/tagliato propriam.[ent]e alla mia vita assieme cogl’altri/Briganti; dopo di ciò mIo me ne partii, e null’altro viddi,/ed è la verità. De Causa Scientie./Interrogatus de contestibus, dixit de se Nicola d’Amorer/ed altri./Io Giovani Cipriani o deposto Come Sopra/Cardilli//
( al margine destro è riportato il numero “20” n.d.r.)
Eadem retroscripto die ibide[m], et cora[m] eode[m]/Nicola d’Amore di questa terra di Cerchio dice esser/uomo di campagna d’anni quaranta due circa ut di-/xit, testis cu[m] juramento interrogatus dice esser/uomo di campagna d’anni quaranta ut di-/xit, testis cum juramento interrogatus, et examinatus/super presenti informatione, et primo/Interrogatus che sa esso testimonio del saccheggio co[m]messo a/danno del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa Terra di/ Cerchio, da chi, come, quanto, dove, cosa gli sia stata/saccheggiata, e p[er] qual causa. Respondit. Sig:[no]re: Nel gior-/no di sabato, che si contavano il diciotto del cadente/mese di Luglio causa. Respondit. Sig:[nor]e: Nel gior-/no di Sabato, che si contavano li diciotto del cadente/mese di Luglio di questo corrente anno mille ottocentosette/come ben mi ricordo a circa le ore diciotto incontran-/domi di stare nel luogo detto l’aja di questa stessa/Terra di unita col Sindaco Gio:[vanni] Cipriani, viddi venire/verso di me, e del detto Cipriani due Briganti, i quali/chiesero, E si fecero a pretendere la razione p[er] sei-/cento persone; fù questo mentre il Sindaco con/buone maniere gli rispose, che avessero pazienza,/che a tutto si avrebbe rimediato, e s’incaminò con d.[ett]i due/Briganti alla volta del forno di d.[ett]a Terra; Poco tem-/po dopo si Acquartierò nell’aja tutta la truppa de Briganti ascendendo al numero di circa cento cinquan-/ta che venivano diretti da un tal Giuseppe Monaco/d’Introdacqua, e come che d.[ett]a aja resta di rimpetto, e//vicina alla casa del D.[on] Venanzio d’Amore, così il Sud.[dett]i/Briganti principiaron pian piano ad intromettersi nel-/la medesima, e farsi somministrare dalla vecchia/Madre del D.[on] Venanzio, ch’era rimasta sola in d.[ett]a casa, [er] essersene il D.[on] Venanzio fugito, pane, vino, ed al-/tri co[m]mestinbili, e neve. Non contenti di ciò si fecero/lecito di prepontem.[ent]e prendersi dellle biancherie, che/esistevano in un pastone di noce situato avanti d’entra-/re alla cucina consistentino in camisce, lanzola, menzali,/Salviette, tovaglie, tornaletti, facce di cuscini, calzette, sot-/to calzette, come ancora varj abiti, calzebrachi, ciam-/berchini, come io viddi, ed intesi ancora, che si avevano/involate quattro forcine, e tre’ cucchiai d’argento/con due coltelli di tavola, ed una bulica di vacchettta ornata con chiave, e ferretti, e se Io non ricorreva di/unita col Chierico D[on] Nicola Fosca a racco[m]mandarmi/Al Comandante D.[on] Giuseppe Monaco, che p[er] carità a-/vesse dato riparo ad ulterior saccheggio, ed il mede-/simo non si fosse compiaciuto di consolarvi col/portarsi in casa di esso D.[on] Venanzio, e di fare uscir fuori gli Briganti saccheggiatori, al certo gli avreb-/bero causato danno maggiore; ed appena usciti dal/Portone con dei fagotti di biancheria, abiti, ed altro,/si spogliarono delle proprie camiscie, calzette, e/si rivestivano delle robbe rubate; in seguito dopo/d’aver co[m]esso il saccheggio si fecero chiedere il/cavallo/
( al margine destro è riportato il numero “ 21” n.d.r.)
Cavallo (sic), e sella del D.[on] Venanzio, non che il D.[o]n Venan-/zio istesso, che non poterono rinvenire dopo tante diligenze, e ricerche, e domandano a particolari/Cittadini se ache fine il D.[on] Venanzio era fuggito/si fecero a pretendere da medesimi di dire essere/fugito, perche Giacobino, e chi contradicevalo mal-/trattavano con bastonate, minaccie, ed altro. Mi/costa di più, che nella matina di Diecinove del/corr.[ent]e mese, ed anno si riportò dall’anzidetta Ma-/dre di esso D.[on] Venanzio altre, biancherie, la quale/fu costretta a dargli delle altre camiciole, e calzette,/mentre in altro caso la volvano fucilare; e tutto/ciò sentii, che l’avevan fatto, e facevan per gelosia di Governo. Tanto posso deporre, ed è la verità./De Causa scientie./Interrgoatus de contestibus dixit de se il Chierico D.[on]/Nicola Fosca ed altri/+Signum Crucis/Cardilli//Eadem retroscripta die ibid[em]/et cora[m] eode]e]m/Giusepppe di Franc:[esc]o d’Amore di questa Terra di Cer-/chio dice essere Fattore del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amo-/re di d:[ett]o luogo di età sua d’anni cinquanta circa/ut dixit testi cu[m] juramento interrogatus, et exa-/minatus super presenti informatione, et primo./Interrogatus, che sa esso testimonio del saccheggio co[m]mes-/so a danno del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore di questa Tre-/ra di cerchio, da chi, quando, dove, come, che saccheg-/gio gli sia stato com-/messo, e p[er] qual causa. Respondit/Sig[nor]e Su quanto V.[ostra] S.[ignoria] mi ha domandato posso, e devo p[er] la verità deporre, che nel giorno di Sabato, che si contavano ( al margine sinistro è scritto in verticale “ d’Amore” e “ Cardilli” in orizzontale n.d.r.) li diciotto di d.[ett]o giorno,/come ben mi ricordo, si portò in questa Terra una/Masnada de Briganti sotto la direz.[ion]e del di loro Co/mandante, come intesi, Giuseppe Monaco d’Introdacqua,/la quale si situò nel luogo detto l’aja, e propriam.[ent]e/di rimpetto la casa del mio Padrone D.[on] Venanzio d’Amore; e colla scorta del Sindaco Gio:[vanni] Cipriani si/fece primieram.[ent]e a pretendere pane, vino, co[m]mestibile, ed altro che tutto gli fù dato dalla mia Padro=/ne D.[onn]a Pressede Madre del D.[ottor]e Venanzio, che era resta-/ta sola in casa p[er] essersi il D.[on] Venanzio fugito p[er] ti-/mor della vita. Non contenta di ciò porzione di d.[ett]a massa/s’introdusse violentemente nel palazzo, e si prese delle/varie biancherie di diverse sorte, abiti, calzabraghi, e ciamber-
( al margine destro è riportato il numero “ 22” n.d.r.)
e ciamberchini, quattro cucchiai, e tre forcine di/argento, e due coltelli p[er] uso di tavola; come anche/una bulcia ornata con chiave, e ferretti,/come intesi nell’istesso atto, e se non accorreva il Co-/mandante Monaco a preghiere del Chierico Nicola/Fosca, e Nicola d’Amore a sloggiare mi Briganti dall’anzidetto palazzo, L’avrebbero ulteriorm.[ent]e dilapidato./E riusciti, che furono da d.[ett]o palazzo si fece a preten-/dere il cavallo, e sella di esso D.[on] Venanzio, nonche il/D.[on] Venanzio istesso, che non potettero rinvenire p[er] essersene/fuggito p[er] timor della vita, asserendo, e cercando dal’/Individui di questa Terra acciò dicessero, che il D.[o]n/Venanzio se n’era fugito p[er] esser Giacobino, ed a chi/ricusava di mantenerlo, lo bastonavano, minacciavano, er maltrattavano. E tutto ciò lo fecero p[er] causa di gelosia/di Governo, come ho inteso, ed è la verità. De causa/scientie./Io Giusepe D’Amore ho deposto come Sopra/Cardili//Die prima mensis Augusti milles.[im]o octincentesi.[im]o septimo/In Reg[i]a Curia CXelani, et cor[a]m eode[m]/Angelo Nicola Legge d[el]la Terra di Cerchio dice esser Uomo di/Campagna di età d’Anni cinquanta circa, ut di:/xit. Testis cu[m] juram.[ent]o int[erroga]tus, et examinatus super/p[rese]nti informatione, et p[ri]mo. Int[erroga]tus, che sa esso test.[imoni]o del saccheg.[gi]o a danno/del d.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore d[ell]a Terra di Cerchio,/da chi, come, q[ua]ndo, dove, cosa gli sia stata saccheg=/giata, e per qual causa. Respondit: Sig.[nor]e Sopra quanto/V.[ostra] S.[ignoria] mi ha interrogato posso solo per la verità deporre,/che nel giorno dell’antepas.[sa]to Sabato, che si contavano/li diciotto del p.[rossimo] p.[assato] Lug.[li] di q.[uest[o cor.[rent]e Anno mille, ottocen-/to, e sette si portò nella Terrra di cerchio, mia Padria,/una quantità di Briganti; e coll’occasione, che Io stavo/poco bene, mi portai per divertirmi, nel L.[uogo] d.[ett]o L’aja, in/dove trovai i nominati Briganti, che non conosco; uno/di quali, che andava a Cavallo si avvicinò a me, e mi domandò, se D.[on] Venanzio d’Amore Giacobino, a cui/Io risposi di nò; a tal Risposta mi diede un Schiaffo a/mano aperta e mi disse; che io non volevo dire la ve=/rità. Io pian piano mi Ristituii in mia casa, e null’altro/viddi, ne altro posso disporre. Ed è la verità. De causa/scientie/Int[erroga]tus de Contestibus, chi il de se, Nicola d’Amore, ed altri/+ Signum Crucis./Cardillli
( al margine destro è riportato il numero “23” n.d.r.)Eade[m] Retro[scri]pta die ibide[m], et cora[m] eode[m]/Luca Carusone della terra di Cerchio dice essere Uomo di/Campagna, di età sua d’Anni cinquantatrè circa, ut dixit./Testis cu[m] juram.[ent]o int[erroga]tus, et examinatus super p[rese]nti infor=/matione, et primo/In[terroga]tus, che sa esso Test.[imoni]o del Saccheggio commesso a dannno/del D.[otto]r D.[on] Venanzio d’Amore d[ell]a Terra di Cerchio,/da chi, come q[uan]do, dove, che saccheggio gli sia stato com-/messo, e per qual causa. Respond.[i]t Sig.[nor]e dirò la verità so-/pra q[uan]to V.[ostra] S.[ignoria] mi ha interrogato ed è, che nel giorno/de diciot-/to stando Io in d.[ett]a mia Padria, e propriam.[ent]e nella mia Aja/a componere il grano, si portò ivi una quatità di cir-/ca cento, sessanta briganti, che venian Regolati dal di/loro Comand.[ant]e Giuseppe Monaco d’Introdacqua, come inte-/si, porzione de quali tempo doppo ne viddi Riuscire dalla/Casa di esso D.[on] Venanzio, e sentii dire, che gli avevano Ru-/bate vari biancherie, ed altri generici, mà q. [uest]o Io non vid-/di. Nella mattina poi de diciannove d.[ett]o Mese dalla convicina Terra di Ajelli si Riportarono in Cerchio nel/numero di Otto di detti Briganti, i quali situassi.[n]o/in d.[ett]a Aja, dove Io ancora mi Ritrovavo, mi obbligarono/di chiamargli il Sindaco, che avendolo condotto avanti a/loro, a cui domandarono del denaro; ed essendosi questi//Raccomandato di aver pazienza, perché allora Io andava/Rimediando, i detti briganti, si diressero nuovam.[ent]e verso/la casa del D.[on[ Venanzio, in dove vi era soltanto la/Vecchia Madre del med.[esim]o, e violentando con Calci il/Portone della Casa, lo sfasciarono, e pretesero dalla/medesima la sella, a quali con buone maniere di-/ceva di non averla. In ciò sentire uno di detti brigan-/ti gl’impugno lo Schioppo in faccia in atto di spara-/gli, ma’ quella subito se ne Rientro dalla finestra, in/dove stava affacciata. Dopo di q:[uest]o un altro brigante/volle dalla med.[esim]a una Camisciola, e due paja di Calset-/te, che subito
ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI
Volume 4121-I
Ministero di polizia generale, II numerazione
Elenco dei nominativi degli appartenenti alla vendita carbonata del comune di Introdacqua (AQ)
“[….] numero Cognomi e Nomi Condizioni Vendita Osservazioni
d’ordine A.
- D’Andrea Giuseppe (sic) Introdacqua Cerb.[onaro, e Legionario
- Artisti Nicola (sic) ” Id[em]
C.
- Crognale Vincenzo Sacerdote “ Oratore In sua casa a 31/luglio 1850
e/fu aperta e/istal:[la]to la/vendita
- Crognale Giuseppe “ (sic) “ Carb:[ona]ro
- Centofanti Panfilo “ (sic) “ Id[em]
- Centofanti Fran[ces]co “(sic) “ Id[em]
- Di Cesare Crescenzo di Carmine “ (sic) “ Id[em]
- Di Cesare Giuseppe “ (sic) “ Id[em]
- Di Cesare Gius.[eppe] di Filiciano “ (sic) “ Id[em]
- Di Censo Felice “ (sic) “ Id[em]
- Di Censo Pasquale “ (sic) “ Id[em]
E.
12. D’Eramo Emmanuele Prop.[rietari]o “(sic) “ Id[em]
13. D’Eramo Emmanuele Prop.[rietari]o “ (sic) “ Id[em]
14. D’Eramo Andrea “(sic) “ Id[em]
F.
15. Ferri Serafino Sacerdote “ Id[em]
16. Faello Matteo “ (sic) “ Id[em]
17. Faelllo Gio:[vanni] (sic) “ Id[em]
18. Federico Gaet.[an]o “ (sic) “ Id[em]
19. Federico Fran.[ces]co “ (sic) “ Id[em]
20. Francisca Fran:[]ces]co “ (sic) “ Id[em]
21. Ferri Fran.[ces]co Paolo Prop.[prietari]o “ Id[em]
G.
22. Giammarco Gius:[epp]e Maria Speziale “ P.[rim]o assistente
23. Giammarco Pasquale Prop:[rietar]o “ Tesoriere e M[astr]o Tesoriere
24. Giammarco Nicola “ (sic) “ Tesoriere […]
25. Giuliano Mariant.[oni]o “ (sic) “ Carb.[onar]o
26. Giammarco Felice “ (sic) ” Carb.[onar]o
M.
26(sic). De’ Magistris Giuseppe Medico “ Seg.[retari]o
27. De’ Magistris Panfilo Prop.[rietari]o “ Carb.[onar]o
28. De Magistris Giacinto “ (sic) “ Id[em]
29.De Magistris Dom.[eni]co “ (sic) “ Id[em]
30. Di Mascio Innocenzo “ (sic) ” Id[em]
P.
31. Pelino Panfilo “ (sic) “ Id[em]
R.
32. Rosata Florideo “ (sic) “ Id[em]
33. Rosa Domenico “ (sic) “ Id[em]
34. Ricci Raffaele “ (sic) “ Id[em]
35. Renzis Filippo “ (sic) “ (sic) “ Id[em]
S.
36. Susj Luigi Prop.[rietari]o “ Id[em]
37. Susj Lorenzo “ (sic) “ Id[em]
38. Susj Giovanni “ (sic) “ Id[em
39. Susj Giuseppe “ (sic) “ Id[em]
40. Del Signore Luigi di Luca “ (sic) “ Id[em]
41. Del Signore Luigi “ (sic) “ Id[em]
42. Susj D.[omeni]co Gio:[van]loreto “ (sic) “ S’ignora il grado
43.Susj Fran:[ces]co di Ant.[oni]o Sacerdote “ S’ignora il grado
44. Susj Fran:[ces]co di Giuseppe Prop[rietari]o “ Carb.[onar]o
45. Susj Francesco Contadino “ Id[em]
46. Del Signore Filippo “ (sic) “ Id[em]
47. Del Signore Arcangelo “ (sic) “ Id[em]
48. Del Signore Donato “ (sic) “ Id[em]
49. Di Stefano Franc.[es]co “ (sic) “ Id[em]
50. Di Stefano Gabriele “(sic) “ Id[em]
51. Di Stefano Pasquale “ (sic) “ Id[em]
52. De Santis Filippo “(sic) “ Id[em]
53. De Santis Michele “(sic) “ Id[em]
54. De Stephanis Fran[es]co “(sic) “ Sett.[ari]o e sergente de Legionarj
55. De Staphanis Pasquale “(sic) “ Carb.[onar]o
56. Susj Gaetano Medico “ M[aest]ro cospiratore
T.
57. Tiberj Giuseppe Chirurgo “ Gran Maestro Deputato alla ven- / dita tenuta in Sulmona il dì 18/S[ettem]bre 1820.
58. Tiberj Gaetano “(sic) “ Carb.[onar]o
V.
59. Ventresca Venanzio “ (sic) “ Carb.[onar]o
60. Ventresca Nicola “(sic) “ Id[em]
61. Ventresca Pasquale “(sic) “ Id[em]
62.Ventresca Fran:[ces]co Prop[rietari]o “ Id[em]
63. Volpe Fran:[ces]co “(sic) “ Id[em]
64. Volpe Bernardino “(sic) “ Id[em]
65. Volpe Dom.[eni]co “(sic) “ Id[em]
66. Volpe Vito “(sic) “ Id[em]
67.Di Vito Gius.[epp]e “(sic) “ Id[em]
68. Di Vito Genn.[ar]o “(sic) “ Id[em]
69. Volpe Gius.[epp]e “(sic) “ Idem]
70. Valitiri Feliciano “(sic) “ Id[em]
71. Volpe Arcangelo “(sic) “ Id[em]
In realtà, da come chiaramente si evince, gli adepti sono 72.












