Pescina – Il 28 novembre 1680, a Roma, all’età di 82 anni, moriva Gian Lorenzo Bernini. Il suo estro e le sue opere hanno caratterizzato tutto il XVII secolo, riuscendo a trasformare e a rivoluzionare lo stile, la visione e l’impronta artistica italiana ed europea. Bernini, il re del Barocco, si è fatto valere come scultore, pittore, architetto, urbanista, scenografo e commediografo riuscendo a conquistare la stima e l’attenzione dei pontefici e dei ricchi magnati dell’epoca, per i quali operò a lungo. Nella bottega del Bernini hanno lavorato molti giovani di talento. Un gruppo di discepoli a cui Bernini delegava spesso l’esecuzione di parti più o meno importanti delle sue opere. Alla scuola del grande maestro si lavorava in totale armonia e collaborazione. All’interno di un ambiente così originale e stimolante è stato accolto, al tempo, anche un marsicano. Stiamo parlando di Giovanni Canale di Pescina, paese in cui nacque il 16 aprile 1609 e il cui nome, successivamente, divenne dell’artista stesso che, nell’ambiente, veniva denominato semplicemente Il Pescina.
Dopo aver acquisito i primi insegnamenti nel suo paese natale, Giovanni Canale si trasferì, giovanissimo, nella città di Roma sotto la protezione di Pietro Mazzarino e donna Ortenzia Bufalini, i genitori del cardinale Giulio Mazzarino. Sostenuto dalla famiglia Bufalini, Giovanni ebbe modo di frequentare le scuole migliori, di essere introdotto negli ambienti più prestigiosi dell’epoca e, soprattutto, a divenire allievo di Gian Lorenzo Bernini. Dimostrò fin da subito di avere un immenso talento e grandi capacità. Una volta conclusi gli studi, Giovanni tornò a Pescina dove, nel 1639, sposò Caterina, da cui ebbe tre figli. Durante la sua presenza nel paese natale, Giovanni Canale innalzò e decorò la facciata della chiesa di S. Francesco, oggi di Sant’Antonio da Padova, che realizzò nello stile barocco che aveva appreso nella scuola di Bernini.
Nel 1658, Giovanni, abile incisore, fonditore, scultore, architetto e inventore di strumenti musicali, realizzò due torcieri in bronzo destinati alla cappella papale di Santa Maria del Popolo. Il maestro, che lo aveva richiamato a Roma, volle coinvolgerlo nella realizzazione dell’imponente opera barocca rappresentata dalla Cattedra di San Pietro, collocata all’interno della basilica di San Pietro in Vaticano. Infatti tra il 1660 e il 1665 Giovanni lavorò alla fusione di alcune parti dell’imponente struttura, inizialmente si occupò degli Angeli, poi della cattedra e infine delle quattro grandi figure di Santi posti alla base. Dopo il 1668 collaborò con Cosimo Fancelli nella chiesa inferiore dei SS. Luca e Martina per l’esecuzione dell’altare in bronzo dorato realizzato su disegno di Pietro da Cortona. Secondo una leggenda, l’artista fu incaricato, dallo stesso Bernini, di recarsi a Londra per consegnare personalmente una statua al re d’Inghilterra, Carlo II, ma il sovrano, indispettito da chissà quali capricci, decise di ardergli orrendamente le mani. E proprio per questa ragione sembra che i suoi compagni e amici, a seguito di tale episodio, lo soprannominarono Artusi: Giovanni Canale Artusi detto “Il Pescina”.
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