Canistro. Mentre negli uffici della regione Abruzzo ci si prepara ad aprire le buste con i nomi dei “pretendenti” che puntano alla concessione delle preziose acque di Canistro, continua il braccio di ferro con l’imprenditore molisano Camillo Colella.
La società che fa capo a Colella nei giorni scorsi ha scritto alla Regione Abruzzo, annunciando che ieri, 28 dicembre, sarebbe stata presente a Canistro con il personale del Dipartimento Scienze mediche Preventive dell’Università Federico II di Napoli. Scopo: prelevare dei campioni di acqua dalla sorgente Santa Croce ex Fiuggino per “effettuare le analisi chimiche fisiche e batteriologiche dell’acqua minerale”. Con il prelievo Colella avrebbe voluto mettersi in regola con il Ministero, con il riconoscimento della vecchia fonte di Canistro, come fonte di acqua minerale.
Alla richiesta di Colella la Regione ha risposto con un secco “No”. Il responsabile dell’ufficio del Servizio Risorse del territorio e Attività estrattive, Giovanni Cantone e la dirigente del servizio Iris Flacco, hanno scritto alla società spiegando che “in mancanza di documentazione che accerti lo stato di adduzioni dell’acqua Santa Croce-Fiuggino nonché la regolarità igienico sanitaria, qualsiasi prelievo o analisi non può essere utile al fine del riconoscimento dell’acqua minerale del giacimento Santa Croce Fiuggino”.
Intanto sono arrivati anche i risultati delle ispezioni eseguite dai Nas (Nucleo antisofisticazione e Sanità) dei carabinieri di Campobasso. Nella prima visita del 7 dicembre, i militari hanno accertato che nello stabilimento di Castelpizzuto, in Molise, è in corso l’imbottigliamento dell’acqua minerale con l’utilizzo di due diverse etichette. Le denominazioni sono: “CASTELLINA” sorgente Folgara e “Sorgente CASTELLINA” CASTELPIZZUTO. Quest’ultima, come accertato dai militari dell’Arma, presenta anche l’indicazione “SANTA CROCE – Acqua minerale naturale – oligominerale – naturale”, con caratteri inferiori per dimensioni, ma comunque ben evidenti. Durante l’ispezione è stata documentata la comunicazione alla Regione Molise dell’utilizzo della seconda etichetta.
Questo accadeva nella prima ispezione. Nella seconda, che risale al 19 dicembre, l’imprenditore Colella ha spiegato che “il marchio Castellina –Sorgente Castellina – riporta la pubblicità del marchio SANTA CROCE e quest’ultimo non è da intendersi come la denominazione dell’acqua imbottigliata”.
Il giorno seguente a queste dichiarazioni, con un summit che si è tenuto alla regione Molise, l’Ente ha sottoscritto una diffida nei confronti di Colella “poiché veniva contestualmente verificato che i caratteri delle etichette utilizzate per le bottiglie da un litro e mezzo non erano conformi”.
Secondo quanto documentato dall’imprenditore molisano nulla di strano c’è nell’esporre su marchi di sua proprietà le indicazioni delle fonti, tanto che lo stesso Colella pare abbia mostrato agli inquirenti anche altre etichette di acqua che viene commercializzata su tutto il territorio nazionale, che usano lo stesso metodo.
Fatto sta i Nas hanno rilevato, in base ai decreti ministeriali che disciplinano la materia, che nella vicenda ci sono delle contraddizioni. Insomma, qualcosa non quadra.
“In considerazione del fatto che il termine SANTA CROCE individua in maniera esclusiva”, scrivono i carabinieri di Campobasso, “la fonte di Canistro, come documentato dal decreto ministeriale del 12 maggio del 2009 e che pertanto tale dicitura è da intendersi come denominazione propria dell’acqua minerale di quella fonte e non il marchio commerciale comune alle due fonti interessate (come sempre riferito da Colella) si è del parere che vi sia la violazione dell’articolo 10 del decreto legislativo 176/2011”. Questa è la parola dei carabinieri.
Ora la palla passa alla regione Molise.
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