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Sono passati 103 anni ma quella data è impressa nella mente di tutti i Marsicani.
Alle 7.52 della freddissima,limpida e serena mattina del 13 gennaio del 1915 un violentissimo sisma sconvolse la Marsica e tutti i suoi abitanti. Fu qualcosa di inaudito che giunse dalle viscere della terra con una forza pari a 11 gradi della scala Mercalli (magnitudo 7 sulla Scala Richter), più potente di circa 50 volte rispetto al terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009. L’area d’azione del sisma fu molto estesa ed il terremoto si avvertì benissimo anche nella capitale dove cadde una statua della chiesa di San Giovanni in Laterano ma fu avvertita persino in Pianura Padana.

Avezzano fu completamente rasa al suolo ed una sola abitazione rimase integra, resistendo caparbiamente o miracolosamente alla furia del tremendo sisma.
Il Corriere della Sera del 14 gennaio riportò notizie di prima mano sul disastro e fece una sorta di mappa della gravità del sisma, giudicato “immenso”, in primis ad Avezzano, “rasa totalmente al suolo”, dove morirono 10.719 persone su una popolazione di 13.119 abitanti, circa l’82%.
Nell’intero circondario del Fucino le vittime complessivamente registrate arrivano a oltre 30.000.

Il catastrofico terremoto della Marsica è uno dei più grandi e famosi disastri sismici della storia italiana, secondo solo, nel Novecento, al terremoto del 28 dicembre 1908. Quel 13 gennaio enormi distruzioni si ebbero in tutti i paesi della zona del Fucino, alcuni dei quali furono completamente rasi al suolo con un’altissima mortalità. Avezzano, principale centro amministrativo dell’area, perse più dell’80% dei suoi abitanti (10.700 morti su un totale di poco più di 13.000 residenti), Gioia dei Marsi il 78%, Albe il 72%, Ortucchio e Pescina il 47%. Gli effetti più distruttivi interessarono non solo l’area del Fucino ma anche la Valle Roveto, il Cicolano e la zona di Sora, nel Frusinate. Danni di varia entità furono complessivamente riscontrati in circa 700 località sparse in un’area molto vasta, estesa a 6 regioni: Abruzzo, Lazio, Molise, Marche, Umbria e alcune località del Casertano, in Campania. Fra le città danneggiate anche Roma, dove decine di edifici e di chiese rimasero lesionati e ci furono alcuni crolli.
La scossa principale fu avvertita fino al Veneto e alla Lombardia, verso nord, e fino alla Puglia e alla Basilicata verso sud.
Come riporta il noto sismologo dell’epoca Alfonso Cavasino nel suo volume del 1935 sui terremoti d’Italia, il terremoto non fu preceduto da scosse premonitrici (o più correttamente in inglese “foreshock”) o altri segnali.
Le repliche si susseguirono per 4 anni; solo nei primi sei mesi successivi al grande terremoto l’Osservatorio di Rocca di Papa registrò quasi 1300 scosse di varia intensità.
L’azione dei soccorsi venne ostacolata dal cattivo tempo, dalla difficoltà delle comunicazioni e dall’imperversare della Prima Guerra Mondiale che impedì all’Italia di rifornirsi di legname, materiale allora preziosissimo.
Un moto di solidarietà e di affetto si strinse intorno alla Marsica lacerata dal sisma: da numerose città italiane arrivarono aiuti e conforto.
Don Orione e don Guanella si prodigarono per l’assistenza ai numerosi orfani, sopravvissuti ai loro genitori.

Il terremoto venne raccontato dai piu’ importanti giornali italiani, spesso attraverso la penna di giornalisti illustri, come Prezzolin, Slataper ed altri.
Anche i quotidiani stranieri diedero ampio risalto al sisma marsicano con importanti corrispondenze. Personaggi della cultura e della politica nazionale accorsero nel Fucino: il Re Vittorio Emanuele III, Guglielmo Marconi, Nazario Sauro, Gaetano Salvemini e molti altri.

Pagine struggenti ha dedicato al terremoto lo scrittore marsicano Ignazio Silone che nel sisma, oltre alla propria abitazione, perse alcuni familiari. La Grande Guerra spense i riflettori sul terremoto e sui suoi abitanti. Nonostante la situazione di tremendo disagio delle loro famiglie, i giovani della Marsica andarono al fronte e combatterono, valorosamente, come tutti gli abruzzesi.

Con la fine della Guerra cominciò la paziente opera di ricostruzione. A distanza di 103 anni ricordiamo l’avvenimento commemorando tutti coloro che persero la vita in quella tremenda circostanza sperando che mai più una calamità simile colpisca la nostra Marsica.

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Roberta De Santi

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