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Storia d’Italia in breve: terza parte

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NECROLOGI MARSICA

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Sconfitto definitivamente Napoleone (1815), le nazioni vincitrici (Austria, Inghilterra, Prussia, Russia) decisero di dare un nuovo assetto politico all’Europa. Per quanto riguarda l’Italia, essa si ritrovò di nuovo divisa in vari Stati, sotto il dominio più o meno diretto dell’Austria. Il Lombrado-Veneto venne addirittura considerato territorio austriaco. Minacciando gravissime pene per coloro che si fossero ribellati al suo governo, l’Austria credette di poter tenere sottomessi gli Italiani.

Essa però non si era resa conto che i tempi erano cambiati: la Rivoluzione francese, con i suoi principi di libertà, non era passata inutilmente. Non potendo manifestare apertamente il loro amore di patria e le loro idee liberali, molti patrioti italiani costituirono delle associazioni segrete ( le più note furono la Carboneria e la Giovine Italia, fondata da Giuseppe Mazzini).

Dal 1820 al 1844 i patrioti appartenenti alle associazioni segrete fecero scoppiare rivoluzioni in varie parti d’Italia, ma queste vennero tutte ferocemente represse dall’Austria. si capì allora che non era possibile raggiungere alcuna libertà fino a quando gli Austriaci rimanevano in Italia. Il 4 marzo 1848 si verificò un avvenimento che riempì di speranza i patrioti italiani: Carlo Alberto di Savoia, sovrano del Regno di Sardegna, non solo concesse la Costituzione ma mostrò apertamente l’intenzione di porsi alla testa delle sue truppe per intraprendere la lotta contro l’Austria. Il 23 marzo, all’indomani delle 5 giornate di Milano, Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria. Giuseppe Garibaldi, che da anni attendeva questo momento, accorse dall’America del Sud, con un gruppo di volontari. Ma la guerra contro l’Austria, iniziata con tante speranze, si risolse in un disastro. Carlo Alberto, sconfitto irreparabilmente a Novara (23 marzo 1849), partì in volontario esilio, dopo aver abdicato in favore del figlio Vittorio Emanuele II. gli Austriaci rientravano da padroni nel Lombardo-Veneto. Bisognava ricominciare tutto da capo. Vittorio Emanuele II ed il suo abile ministro Camillo Benso conte di Cavour si posero subito all’opera per prepararsi ad una nuova guerra contro l’Austria. per quasi un decennio, Cavour lavorò pazientemente ed abilmente per assicurasi l’alleanza di una potente nazione.

Nel 1859 tutto era pronto per un nuovo attacco all’Austria: Cavour era riuscito a procurarsi l’alleanza di Napoleone III, imperatore dei francesi. Le operazioni militari, iniziate il 29 aprile 1859, volsero a favore delle truppe franco-piemontesi. Con l’armistizio di Villafranca, concluso l’11 luglio 1859, la Lombardia veniva annessa al Regno di Vittorio Emanuele II. intanto si verificò un fatto importante: le popolazioni della Toscana, Emilia e Romagna, chiesero di far parte del Regno di Vittorio Emanuele II. Quasi tutta l’Italia centro-settentrionale era così unificata. L’unificazione della parte superiore della penisola mise in movimento i patrioti dell’Italia meridionale. Sul trono delle Due Sicilie vi era allora Francesco II di Borbone, sovrano che seguiva le direttive politiche dell’Austria. L’idea di agire immediatamente e di sorpresa per liberare l’Italia meridionale dalla dominazione borbonica fu di Giuseppe Garibaldi.

Raccolse in fretta e furia un migliaio di volontari e la notte del 5 maggio 1860 salpò da Quarto (Genova) alla volta della Sicilia. In soli quattro mesi, la Sicilia ed il Napoletano erano liberati dai Borboni. Visto il grande successo dell’impresa, Vittorio Emanuele II, alla testa del suo esercito, occupò le Marche e l’Umbria, e andò incontro a Garibaldi. Il 18 febbraio 1861 fu proclamato il Regno d’Italia. Vittorio Emanuele II, che aveva tanto validamente contribuito alla realizzazione dell’unità d’Italia, venne nominato re del nuovo Regno. Il Regno d’Italia era stato proclamato, ma l’unificazione italiana non poteva dirsi ancora completa: mancavano Roma,Venezia, Trento e Trieste. Roma e il Lazio appartenevano allo Stato Pontificio, le altre tre città erano ancora in mano agli Austriaci. Per poter risolvere per vie pacifiche quella che fu definita la “questione di Roma”, Cavour iniziò subito delle trattative con lo Stato Pontificio. Il barone Bettino Ricasoli, succeduto a Cavour, le riprese, ma invano.

Pio IX fece sapere che, senza un suo stato indipendente, la Chiesa non avrebbe potuto esercitare liberamente la sua missione. E allora ecco farsi avanti Giuseppe Garibaldi. Raccolto un gruppo di volontari, egli sbarcò in Calabria, deciso a puntare verso Roma. Ma Vittorio Emanuele II fu costretto a troncare il tentativo dei Garibaldini: egli era sicuro che la Francia sarebbe intervenuta in aiuto del Pontefice e avrebbe dichiarato guerra all’Italia. Meno spinoso si presentò il problema di riuscire a strappare il Veneto all’Austria. Nel 1866, la Prussia, desiderosa di abbattere la potenza austriaca, chiese l’alleanza dell’Italia. Un’occasione migliore non poteva capitare: Vittorio Emanuele II concluse l’alleanza. Il conflitto iniziò il 15 giugno 1866 e fu favorevole alle truppe italo-prussiane. A pace conclusa, 3 ottobre 1866, l’Italia ebbe il Veneto.

Trento e Trieste rimanevano però ancora in mani straniere. Il 1870 fu l’anno decisivo per la risoluzione della “questione romana”. La sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana prestò l’occasione a Vittorio Emanuele II di tentare l’occupazione di Roma. Il momento era più che mai opportuno, perché la Francia, per fronteggiare l’esercito prusiano, aveva ritirato le sue truppe dallo Stato Pontificio. Il 20 settembre 1870, dopo un brevissimo combattimento, la città venne occupata dalle truppe del Re. Roma divenne così capitale del Regno d’Italia. Con la morte di Mazzini. Vittorio Emanuele II e Garibaldi si concludeva l’epoca del Risorgimento, e aveva inizio per l’Italia un nuovo periodo storico.

Al trono del Regno d’Italia salì Umberto I figlio di Vittorio Emanuele II. il nuovo sovrano e i suoi ministri si trovarono impegnati in grossi problemi. Si trattava soprattutto di riuscire a dare prosperità economica al nuovo regno. Seguendo l’esempio di altre nazioni europee, l’Italia decise di procurarsi possedimenti coloniali in Africa. Ciò le avrebbe permesso non solo di poterne trarre le materie prime che le occorrevano per dar vita ai commerci ed alle industrie, ma anche di inviare in quelle terre tutti coloro che non trovavano lavoro in patria.

Furono iniziate così le conquiste dell’ Eritrea (1885)e poi della Somalia (1889). Dal 1903 al 1914 la politica italiana fu diretta da un abile ministro: Giovanni Giolitti. Grazie alla sua opera l’Italia potè raggiungere un grande benessere economico. Durante gli anni del governo di Giolitti, l’Italia in seguito ad una guerra vittoriosa contro la Turchia, entrò in possesso di un’altra colonia africana: la Libia(1912). Nel 1914 scoppiò in Europa una guerra che coinvolse le maggiori potenze. L’Italia rimase per un anno neutrale, dopo si schierò con le Nazioni che erano contro l’Austria per poter finalmente liberare Trento e Trieste. Dopo tre anni di lotta (1915-18), l’Italia ebbe il Trentino, l’Alto Adige, Trieste e l’Istria. L’unificazione italiana era finalmente compiuta. L’Italia era uno Stato unito, libero e indipendente. La lunga guerra del 1915-18 provocò in Italia una situazione economica piuttosto grave. La classe dei lavoratori, maggiormente colpita, manifestò il suo malcontento con agitazioni e scioperi.

Ecco allora farsi avanti un uomo, il quale proclamò di essere in grado di ridare ordine e benessere all’Italia. Quest’uomo era Benito Mussolini, un ex socialista, che aveva fondato un nuovo partito: il fascismo. Ottenuto dal re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare un nuovo governo (1922), Mussolini mostrò ben presto la sua vera intenzione: quella cioè di governare il paese da dittatore. Egli iniziò una politica di espansione territoriale: fece occupare l’Etiopia (1936) e ordinò l’invasione e la conquista dell’Albania (1939).

Quando nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale, Mussolini volle che l’Italia si alleasse con la Germania di Hitler. Ma quella decisione fu la rovina dell’Italia. Alla fine del conflitto (1945), sconfitta, perdette tutte le sue colonie e buona parte della Venezia Giulia, che passò alla Jugoslavia. Dal 1946 in seguito al referendum popolare, l’Italia è una Repubblica Democratica.

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Roberta De Santi

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