Circa quarant’anni dopo la scoperta dell’America, gli europei conobbero la patata, che rappresenta uno dei doni più preziosi che il Nuovo Mondo abbia offerto alll’Europa. La patata ha la sua origine in Perù, Bolivia, e Messico dove veniva coltivata già della civiltà Azteca e Incas. Colombo durante i suoi viaggi non incontrò personalmente la patata. Venne invece scoperta dallo spagnolo Pizarro, sulla Cordigliera delle Ande, solo a metà del Cinquecento.
I primi europei che la assaggiarono, ne paragonarono il gusto a quello della castagna. All’inizio il suo nome era “papa”, ma in Europa venne chiamata “patata” perché confusa con la patata dolce delle area tropicali americane. Nella seconda metà del XVI sec. la patata fu portata in Italia dai padri Carmelitani scalzi, i quali la inviarono in omaggio al Papa. Insegnarono al popolo come doveva essere coltivata, raccolta e cucinata. Molti mangiavano non i tuberi ma le foglie e i frutti velenosi (contengono solanina), con conseguenti intossicazioni.
Le patate conquistarono così una fama negativa, malgrado gli sforzi dei botanici di tutta Europa. A causa di una terribile carestia del 1663, in Irlanda si cominciò a consumare patate per l’alimentazione umana. Molti decenni dopo, durante la guerra dei Setti anni (1756-1763) ,il farmacista ed agronomo francese Parmentier Antoine-Augustin, durante la prigionia in Germania sconfisse la fame grazie alla patata. Ne apprezzò il sapore, constatando la sua facilità di crescita in terreni relativamente poveri. Tornato in patria, qualche anno dopo Parmentier propose la “pomme de terre” (patata) ad un premio per nuovi cibi contro la carestia.
L’alimento suscitò grande interesse e, dopo la spaventosa carestia del 1785, Luigi XVI ordinò la coltivazione della patata. I risultati non furono quelli sperati.
Il re fece coltivare delle patate al Campo di Marte, in un terreno guardato a vista dai soldati reali, per poi spargere la voce che lì si produceva una preziosità riservata al re. La cupidigia fece il suo corso, in molti si trasformarono in ladruncoli pur d’impossessarsi dei frutti proibiti, e durante la rivoluzione del 1789 la patata era già un cibo popolare. All’inizio dell’ottocento la “plebea” patata trovò la sua consacrazione anche nella Haute Cuisine con le crocchette ideate da Antoin Caréme.
In Italia, nonostante gli sforzi degli studiosi, tra i quali sembra ci fu anche Alessandro Volta, ancora a metà ‘800 la patata trovava una forte resistenza come testimonierebbe la sua marginale presenza nei ricettari dell’epoca.
Oggi la patata è un cibo che non manca nelle cucine di tutto il mondo. La patata, il cui nome scientifico è Solanum tuberosum ed appartiene alla stessa famiglia dei pomodori. È una pianta erbacea a fusto eretto, alto da 4 a 6 dm. Di colore verde o rosso-violaceo, robusto, angoloso e ramoso. Dalla porzione sotterranea del fusto si diramano le radici ed all’estremità il tubero. Le foglie sono verdi, i fiori variano dal bianco al violaceo. Tutta la pianta contiene la solanina, un alcaloide tossico, presente anche nel tubero. Con la maturazione e la cottura, la solanina viene annullata totalmente. Attualmente si conoscono circa 1600 varietà di patate. Il tubero può essere giallo, rosato, rossiccio, violetto, con polpa sempre farinosa, bianca, gialla o bruna. Da essa si ricava anche la fecola e per fermentazione l’alcool. La coltivazione della patata interessa in tutto il mondo, circa 20 milioni di ettari.
È’ presente persino in Groenlandia; sulle Alpi è coltivabile fino a 1800 metri. La minaccia maggiore per la pianta della patata è la peronospora, una malattia che colpisce le foglie. Nel Fucino si coltiva una delle migliori patate in commercio, famose ovunque. Le varietà prevalentemente coltivate sono Agata, Agria, Labella, Laura, Majestic, Sirco, Tonda di Berlino e Universa, in prevalenza è utilizzata l’Agria dato che si è dimostrata particolarmente adatta alle caratteristiche del terreno della zona, assicurando elevate produzioni. Il prodotto ha ottenuto i marchi PAT( i prodotti agroalimentari tradizionali italiani sono prodotti inclusi in un apposito elenco, predisposto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con la collaborazione delle Regioni) e IGP ( indicazione geografica protetta, indica un marchio di origine che viene attribuito dall’Unione Europea a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un’altra caratteristica dipende dall’origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un’area geografica determinata).
Negli ultimi anni si sta diffondendo anche la coltivazione biologica e questo sottolinea ancora di più l’attenzione per la qualità del prodotto marsicano.