Società delle erbe seconde. Una delle prime forme di Federalismo Fiscale

“Opi non è scesa coi secoli, come la vicina Pescasseroli, che dal Castello scese a valle, è rimasta sempre in vetta lassù, sopra quella specie di masso sporgente, sopra quel prisma irregolare irto e tagliente che posa per contrasto sul piano più verde e più tenero, fresco di correnti perenni invisibili e popolato di liberi cavalli alla pastura”.

Questo a quanto dice l’Agostinone, nel suo volume dal titolo:” Viaggio agli altipiani d’Abruzzo” quando agli inizi del 1900, attraversò questa zona ma, dice anche:” Non conosco altri paesi in cui non si paghi quella tassa fondamentale! L’esenzione è dovuta ad una trovata geniale, ad un’antichissima forma di cooperazione”.

Quando ai primi del secolo (1800) fu generalizzato quel balzello, i Pescasserolesi decisero di non pagarlo affatto, ma così radicale consiglio non era scevro da pericoli, pensarono ad una forma di quasi esenzione: crearono uno speciale istituto detto: DELLE ERBE SECONDE, per cui ogni proprietario di terreni permetteva, dopo il primo raccolto, l’affitto promiscuo per il pascolo, e dal ricavoato, che prima si perdeva del tutto a quasi, l’istituto incassava , quando necessario per la Fondiaria del Comune.

L’Agostinone non poteva immaginare, che anche Opi, si sarebbe stancato di stare sul colle e sarebbe scesa a valle (almeno in parte), come la vicina Pescasseroli, che a dire il vero è scesa nei secoli,( per intero).

La Fondiaria, non era altro che una tassa, che veniva applicata sui terreni e sui fabbricati e veniva incassata dal Comune:” oggi quella tassa si potrebbe paragonare all’ex ICI oggi IMU o IUC, che i cittadini pagano per essere proprietari di fabbricati e di terreni edificabili.

La società cooperativa ormai centenaria, ha eseguito fino ad ora la sua funzione placatrice del fisco, raccogliendo le somme dai proprietari di animali e ridistribuendole ai proprietari dei terreni, ma ora, quella di Opi, quella di Pescasseroli continua funzionare, anche se con qualche difficoltà, mentre anche quella di Opi comincia a manifestare segnali di cedimento; e se questo avverrà, verremmo a perdere , noi tutti un pezzo della nostra storia e una delle prime  forme di Federalismo Fiscale.

Va detto, per dovere di cronaca e di corretta informazione, l’Agostinone parla solo di Pescasseroli e non di Opi, ma è giusto così perché, occorre sapere, che in quel periodo, agli inizi del 1806 , quando fu abolita la Feudalità, ma contestualmente furono riconosciuti i “ Diritti ai cittadini”, di prendere nei boschi e nei pascoli , i beni necessari per le esigenze della propria famiglia , questa seguito della legge N.2 dell’Agosto 1806, Opi era ancora una volta, ricompreso con il Comune di Pescasseroli, era una unica Amministrazione e solo più tardi ed esattamente a far data dal 1^Gennaio 1855 , Opi si separava da Pescasseroli, vedi Decreto del 23 Ottobre 1854° firma di Ferdinando II Re delle due Sicilie, sono passati 161 anni che Opi, conduce una sua Amministrazione senza ricorrere alla vicina Pescasseroli, come più volte era stato chiamato a fare in passato, basta rifarsi alla storia.

Ora la società manifesta, come detto innanzi, qualche cedimento.

E’ vero sono cambiati i tempi, e con le leggi attuali, l’accorpamento non tarderà a venire, e la stessa società delle Erbe Seconde, verrà a scomparire, e se succedesse si viene a perdere un esempio di gestione del territorio, dimostrando che per oltre 200 anni è stata capace di svolgere la sua funzione con autorevolezza e precisone.

E’ vero, sono diminuiti gli animali, quelli domestici, (pecore-capre-vacche=mucche-cavalli-muli asini-porci=maiali), sono però aumentati gli animali, quelli selvatici, (orsi-lupi-camosci-cervi ed anche porci=cinghiali,) i cinghiali di sicuro a dismisura, ma a mio modo di vedere, non è sufficiente sostenere questa tesi, per far morire una istituzione centenaria.

Si possono rivedere i Regolamenti ma, farle morire, questo no!

Si potrebbe pensare ad una nuova formula, che potrebbe curare anche le prime erbe, visto le difficoltà a raccogliere il frutto dei terreni e poi ridistribuire gli incassi, agli aventi diritto, che poi non sono altro che i cittadini di OPI E PESCASSEREOLI ed anche L’ENTE PARCO, per la parte loro spettante e gli ENTI sopramenzionati, pagheranno ciascuno quanto stabilito per il pascolo promiscuo, altrimenti si metterebbe in discussione , proprio l’Istituto del pascolo promiscuo e visto che da più di 200 anni viene praticato  il pascolo brado ( che andrebbe regolarizzato, secondo i nuovi sistemi, ma questa è un’altra cosa) sarebbe una perdita culturale, sociale ed economica di grande valore, per le zone di montagna.

Soffermiamoci a parlare di alcune regole che i pastori e proprietari di bestiame in genere, dovevano rispettare, durante il periodo di soggiorno nelle montagne.

Le autorizzazioni al pascolo, una volta ottenuta l’aggiudicazione, erano soggette al controllo, oltre che dall’organo Forestale, anche alle autorizzazioni e al controllo della Guardia Campestre, figura molto importante in questi paesi dell’alta Marsica o Alto Sangro che dir si voglia.

Tra le tante norme da rispettare, che qui non le riportiamo tutte, vi era quella del carico bestiame da condurre al pascolo, facciamo un esempio: Pascolo denominato Valle Fredda carico bestiame n.600 ovini, 20 bovini e 35 equini nel periodo estivo (dal 10 giugno al 30 ottobre) così come era previsto dal Regolamento preso in esame, inoltre era previsto l’abbeveraggio al Rio Fondillo e la fornitura di materiale legnoso per lo stazzo, in caso di necessità.

Abbiamo voluto riportare la data di inizio e fine uso pascolo, in quando le regole più recenti ed ancora in parte vigenti, parlano del periodo di pascolo che va da maggio al dieci di ottobre.

Sappiamo che è in corso tra gli Enti locali e L’Ente Parco, la Regione Abruzzo e gli Allevatori e tutte Associazioni interessate, un dibattitto sul nuovo Regolamento da adottare per l’uso dei pascoli montani.

I pascoli erano regolamentati dalla Camera di Commercio Industria e Agricoltura, resi esecuti e funzionali dai vari Comuni, che con apposita deliberazione, rendevano applicabile, ognuno per il proprio territorio, il Regolamento e il Capitolato d’oneri, per l’utilizzo dei pascoli di alta montagna.

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