Avezzano – Alla fine del 2020, insieme a tutte le dolorose situazioni che si è portato dietro, è arrivata la notizia, tanto attesa, della somministrazione del vaccino. In mezzo a tutta questa euforia, non bisogna dimenticare che le scuole hanno una gravosa e particolare responsabilità. Perché, a ben analizzare la situazione, è in esse che si creano le condizioni affinché le nuove generazioni costruiscano le basi per essere, un domani, cittadini attivi del mondo. Se questo non dovesse accadere avremmo decretato il nostro fallimento, tenendo presente che i numerosi segnali che percepiamo non sono del tutto incoraggianti. I piccoli subiscono al massimo grado la “clausura”, la sospensione delle attività sociali e ricreative, motorie e ludiche, e questa “detenzione domiciliare” la vivono con molta tensione e con un dolore interno, che non riescono ad esprimere né con i gesti né con le parole. Perché, perdurante ciò, si arrestano le principali fasi di crescita, si interrompono i processi di sviluppo, di apprendimento, di acquisizione di competenze e di sicurezza, per se stessi e verso gli altri.
Ne abbiamo parlato con il Prof. Sandro Valletta, coordinatore pedagogico del Comune di Avezzano.
Professore, in virtù del suo ruolo, cosa chiede agli insegnanti in questo particolare momento?
“Chiedo ad ogni insegnante di avere uno sguardo benevolo e di attenzione, ai bisogni profondi dei piccoli, pur nel rispetto delle ormai innumerevoli norme “anti Covid-19”. In primis, di tutelare il bisogno di relazione del bambino. Perché, come ci viene imposto di rispettare, non si può andare a scuola restando confinati in un banco, rigidamente seduti su una sedia e senza alcun contatto, né verbale né comunicativo, con i propri amici. Così, secondo me, non c’è scuola, in quanto non si può stare insieme, non si può giocare e apprendere. E’ un eccesso, un libero arbitrio, basare la sicurezza sul tenere gli alunni nell’isolamento sistematico, che per i bambini delle scuole dell’infanzia vorrebbe dire stare in questo “doloroso” modo diverse ore”.
Questo, però, non interessa solo l’infanzia…
“Assolutamente no, ma tutte le fasi di crescita dell’essere umano! Ma i piccoli, in particolare, perché avvertono immediatamente i cambiamenti nell’ambiente e nelle persone che li circondano. Prima di coinvolgersi attivamente, preferiscono osservare molto le situazioni che si parano innanzi a loro, soprattutto quelle nuove, ed hanno bisogno di tempo per adeguarsi alla novità, in quanto riflettono molto prima di agire e, perciò, più crescono e più mostrano di essere maturi, rispetto alla loro età. Di conseguenza, possono avere comportamenti contrastanti, sia di tipo esplosivo che di inibizione, di fronte alle difficoltà, tendendo ad essere sovrastati dagli stimoli sensoriali, sociali ed emotivi”.
Quale, secondo lei, l’obiettivo impellente per i piccoli che rientrano a scuola?
“Per i piccoli è fondamentale riappropriarsi dello spirito di socialità, condivisione e di quelle abitudini di gioco e spensieratezza che l’età comporta, venute meno a causa dell’emergenza “coronavirus”, sperando che possa aiutarli ad un rientro sereno e gioioso tra i banchi, volto a porre le basi per la loro vita futura, affinché abbiano sempre il desiderio di conoscere la verità, e la realtà che li circonda, per realizzare tutti i loro sogni, per ora, nel cassetto. Ripartiamo da questo nuovo anno sperando di tornare, al più presto, alla normalità, non dimenticando mai, che gli istituti scolastici sono anche un baluardo contro la malavita, lo spaccio, l’illegalità diffusa e la povertà”.
In base a queste affermazioni, quale mondo dovrebbe aprirsi ai più piccoli?
“Secondo me, insegnanti, educatori, pedagogisti, psicologi ed operatori del settore devono rifiutarsi di proporsi come “isole di parcheggio” per i minori puntando, viceversa, sulla qualità dei servizi educativi e delle proposte scolastiche. Quanto prima, bisogna uscire dall’ombra osando riproporre, con coraggio e determinazione, la centralità del bambino/persona, nelle politiche sociali, nel mondo dell’informazione e nei progetti per il futuro del nostro Continente. Purtroppo, non abbiamo molto tempo per farlo!!! I piccoli sono il vero indicatore del benessere in generale perché nella società dove stanno bene loro è quella dove ci stanno tutti”.
Cosa chiede alle Istituzioni?
“Chiedo il mantenimento di tutte le sezioni della scuola pubblica e paritaria dell’infanzia, a prescindere dal numero di iscrizioni per l’anno scolastico 2021/2022. Chiedo che i dirigenti scolastici e gli insegnanti, che lavorano nello 0/6, siano sempre coinvolti nelle decisioni che li riguardano e che interessano i bambini. Richiamo, poi, l’attenzione sui problemi strutturali di alcuni edifici scolastici: spazi al chiuso inagibili da anni e inutilizzati. Occorre provvedere anche all’allestimento di strutture mobili all’esterno, anche per quelle scuole dove questi sono angusti. Chiedo nuovi patti educativi territoriali, partendo dalla mappatura di tutte le risorse sul territorio, tenendo conto che la scuola è uno spazio irrinunciabile per la comunità. Voglio esprimere il desiderio e l’intenzione di riappropriarci, al più presto, delle nostre scuole per curare le relazioni con i bambini e le loro famiglie. Chiedo, infine, di avere la possibilità di tornare a riunirci dentro la scuola, per iniziare una seria valutazione della situazione e ipotizzare strategie per il futuro”.
Cosa augura agli insegnanti per questa ripartenza?
“Ai dirigenti scolastici e agli insegnanti auguro di cominciare questo nuovo anno con la consapevolezza e con l’orgoglio di chi, pur tra mille difficoltà, sa di rappresentare davvero il futuro del Paese. In questo modo, chiedo anche a tutti i soggetti coinvolti, famiglie comprese, di dare il proprio qualificato contributo per ripartire con speranza e fiducia, al fine di garantire un avvenire roseo e sereno ai Piccoli, fondamentale per una crescita sana e felice, volta a far maturare Persone nobili che siano da esempio per le nuove generazioni e per costruire una società più giusta e migliore”.