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“OVER TIME”, la Mostra d’Arte di Silvana Angelitti e Lucia Proto dal 16 al 24 Luglio ad Aielli

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NECROLOGI MARSICA

Necrologi Marsica Cristina Fiocchetta
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Necrologi Marsica Carmine Chiuchiarelli
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Necrologi Marsica Domenico Cipriani (Memmo)
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Elia Gigli
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Santino Taglieri
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Dott. Paolo Sante Cervellini
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Aielli – Il racconto di questa esposizione parte da alcuni dipinti delle passate mostre di Silvana Angelitti, fino alle più recenti opere ed istallazioni. Il filo conduttore della sua ricerca si esprime attraverso l’amore verso la poesia, il tempo e la natura.

Il viaggio si svolge nell’era attuale, doloroso e incalzante, volando tra sensazioni impalpabili e forti, ma, nello stesso tempo,  disegna un percorso impegnato e sottile della ricerca.

L’immondizia,  la materia, il colore tutto imprigionato da impasti che si aggrappano tra loro  attraverso parole scritte nell’aria, rappresentano l’ultima trasformazione del linguaggio dell’artista.

“OVER TIME”, oltre il tempo, è una strada che proietta nel tempo la storia, tra due dimensioni passato e futuro; è una mostra/installazione in cui ogni opera pittorica, scultorea e fotografica è unita ad un filo conduttore:  la storia che, come passato, si scontra con lo spettatore e poi va verso un futuro sostenibile di speranza.

La struttura-progetto della mostra è un’astronave, un’arca, che porta, nella storia futura, il patrimonio culturale delle artiste, valori che si sedimentano nel tempo: il futuro che viene visto in maniera positiva, un mondo in cui vengono recuperati i significati del rapporto tra  persona e  natura: equilibri che vanno ritrovati dentro e fuori le nostre coscienze.

La natura attuale nelle sue sfaccettature di flora, fauna e vita umana, è catturata e raccontata attraverso la pittura e la fotografia in uno stretto rapporto, quasi  un abbraccio, che rende ancora più diretto e significativo il messaggio della mostra.

La fotografia di Lucia Proto, con la sua oggettività, focalizza la comunicazione tra la natura e l’essere umano, tra l’erba, le piante, il muschio, la neve, la pioggia e ciò che abbiamo creato e abbandonato: edifici, tubazioni, fontane, pergolati, tavolini, panchine, ecc..

Attraverso la tecnica dello “street pic”, la fotografia di strada, eseguita sia con la reflex analogica, sia digitale-manuale, sia con il cellulare, l’artista evidenzia, con forte realismo e immediatezza, le sensazioni che tutti noi viviamo nell’ambiente e nel fruire le forme dello spazio e i rapporti con la vita umana.

La stoffa, nella ricerca dell’artista Silvana Angelitti, viene proposta nella sua integrità reale, resa in alcune opere rigida,  per catturare, con le sue pieghe, le sue anse, le sue ombre, il suo avvilupparsi alla struttura o all’opera, il percorso del tempo. Le contaminazioni cromatiche, il suo fluire denso, materico e gocciante,  cangia in universo impalpabile di fatti importanti e microstorie.

Il recupero doloroso di reperti in plastica, nelle passeggiate sulla spiaggia d’inverno, ricollega lentamente alle vite vissute e, nello stesso tempo, al lavorio delle onde che modificano la struttura degli oggetti e sembrano quasi volerli annientare. Purtroppo è sola apparenza perché la plastica ormai ha inquinato tutto ed è entrata nel nostro ciclo alimentare. La denuncia è tutta concentrata nell’opera d’arte che fissa nel tempo una fase storica che ci deve spronare a trovare subito alternative di sopravvivenza.

Dipinti: Oltre la siepe è dedicato alla scuola; Il giornalismo è morto evidenzia la denuncia della stampa addomesticata; Uomini o caporali? Esprime  assurdi atteggiamenti di violenza  cui può portare la guerra; Il prato infinito di Palomar sottolinea l’assurdo affannarsi dell’umanità alla ricerca di un, non naturale, perfezionismo.

All’inizio della mostra si colloca Controcittà, simbolo della duplice anima dell’artista e alla fine chiude il percorso Il Giardino delle Delizie: proiezione e meta del viaggio.

Gli scatti di Lucia Proto mettono a fuoco i conflitti sociali, la modernità della tecnologia, l’uso dei cellulari ed altri mezzi informatici o altamente tecnologici a contrasto con realtà sociali che hanno ancora assurde regole formali dettate dall’integralismo religioso che imprigiona, invece, le donne in abiti che coprono tutto il corpo: braccia, capelli, gambe, ecc..

Nei contesti urbani, l’artista evidenzia la solitudine degli anziani e degli immigrati, la distruzione della cultura, mediante la chiusura dei cinema e dei teatri.

Le sue foto “vedono” il massacro perpetrato verso la natura, il mare, gli arenili, l’immondizia che arriva in spiaggia, le scarpe, la plastica, ma fermano anche l’infanzia e il gioco, la libertà del movimento nello spazio dell’arenile, in una spiaggia libera, priva di stabilimenti, nella natura viva.

Attraverso il rapporto tra design/architettura antica e le superfetazioni/costruzioni contemporanee, l’artista evidenzia il contrasto tra la qualità di scelte architettoniche ispirate dalla cultura e dallo studio e le scelte attuali dettate, spesso dal capitale, dall’ignoranza, dalla fabbricazione in serie di oggetti brutti, amorfi, privi di identità culturale.

Gli edifici e contesti abbandonati continuano a dialogare, ad emanare energia e valori, muri e porte scrostate emanano bellezza proprio perché lasciati stare: un passato che si salvaguarda attraverso l’abbandono, perché rischia che il “recupero” sia la mano “assassina” di una società attuale che troppo spesso ignora i valori culturali e soprattutto tende a cancellare le tracce del vissuto, invece di esaltarle anche con metodi di vero restauro moderno.

Lo scatto di Lucia coglie l’aridità della terra del Fucino generata da scelte aggressive di una classe elitaria le quali scelte hanno modificato il corso della natura, distruggendo il lago e la vita della sua gente, con  conseguente perdita di usanze, storia e identità. “Spazio” solo  in parte riconquistato dalla gente locale con le lotte… che  hanno fatto del Fucino un bacino di coltivazioni per molte famiglie, purtroppo dedite oggi ad una agricoltura intensiva che è diventata economia solo per pochi.  

“A sud del mio paese c’era un lago

E il nome del lago è storia della mia gente”…

“Il lago diventò terra

Dalla terra venne il grano

E i pescatori divennero contadini”…

(Dalla raccolta Fucino mio paese di Romolo Liberale)

Sotto la Torre delle stelle, su una terrazza erbosa, poggia una istallazione  effimera di stoffa di Silvana Angelitti a dal titolo: Marsica, dedicata a Romolo Liberale.

I colori dei grandi nastri: rosso – il sangue -, arancione e giallo – il sole -, la iuta e il marrone  – la terra -, il bianco, nastro ricavato da vecchie stoffe macchiate di “antico” e l’azzurro su cui sono riportati i versi di Romolo Liberale L’istate, disegnano sulla tela naturale, visione a grandangolo del Fucino, una ragnatela che si muove con l’aria. Le  molteplici sfaccettature prospettiche evocano significati e sensazioni che si ricollegano, attraverso i versi del poeta, ad  ancestrali ricordi legati  alla nostra storia e alla nostra terra.

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Laura Gemini

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