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Malvino Malvezio e Florinella “Una storia d’amore di due amanti dagli occhi viola”

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NECROLOGI MARSICA

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In una Pescina del 1700, adagiata sulle rive del fiume Giovenco, immersa nel Medioevo e sottoposta alle angherie di un dispotico Barone della famiglia degli Acclozzamora; il mago ciurmatore Teodelfo predisse a Florinella, figlia del Barone di Pescina Acclozzamora e al Duca Malvino Malvezio un amore eterno.

Florinella e Malvino si conobbero e si innamorarono perdutamente tanto che, Malvino Malvezio decise di recarsi dal Barone Acclozzamora per chiedergli la mano della figlia Florinella. Il Barone Acclozzamora era già venuto a conoscenza che sua figlia Florinella si era innamorata del Duca Malvino Malvezio e non acconsentiva assolutamente questo amore; perchè voleva lui designare chi doveva essere lo sposo di sua figlia.

Il Duca Malvino Malvezio si presentò davanti al Barone Acclozzamora e gli chiese la mano di sua figlia, ma come risposta ricevette un NO! E fu tacciato dal Barone come uno poco di buono, uno sfaticato. Inutili furono le credenziali del Duca Malvino, per convincere il Barone a concedergli la mano di sua figlia Florinella. Malvino davanti a tanto rifiuto fu costretto a risentirsi e a dire al Barone: “Qui a Pescina costruirò un palazzo che coprirà il sole alla vostra casa dal sorgere e fino al tramontare. Lo farò tanto bello che la vostra casa dovrà apparire meschina e sempre coperta dall’ombra del mio palazzo.” Il Barone Acclozzamora sentendo quelle parole si adirò tanto e pensò di allontanare da Pescina la figlia Florinella.

Diede subito ordine alla sua guardia Manduca di portare Florinella in segregazione presso il castello di Celano dove comandava un Principe della famiglia Piccolomini.

Per Florinella nel castello di Celano iniziarono le sofferenze psichiche e fisiche per la lontananza dal suo Malvino e per le condizioni di prigioniera nel castello cui si trovava. Divina, una ragazza alle dipendenze del Principe gli faceva compagnia e cercava di sostenerla e consolarla nei momenti difficili.

Il Principe si accorse presto della dolcezza e dell’incantevole bellezza di Florinella e diede inizio a corteggiamenti e richieste varie per poterla avere; avere il suo amore. Florinella si rifiutava tenacemente a tali richieste dicendo al Principe che era innamorata di un solo uomo, il duca Malvino Malvezio.
Il Principe ormai fuori di se pur di poterla avere la pregava, la minacciava e infieriva verso di lei. Florinella, su consiglio di Divina, che le diceva di accontentare le voglie del Principe solo per una volta, lei era disposta durante la notte a sostituirsi nel letto, in modo che il Principe avesse il rapporto d’amore con lei Divina e non con Florinella.

Florinella disse al Principe che solo per una volta era disposta a cedere alle sue brame e dopo la doveva lasciare in pace. Le due ragazze si organizzarono in modo che Divina si nascose sotto il letto di Florinella. Il Principe entrò nella stanza semibuia e Florinella velocemente scese dal letto e dalla parte opposta salì e vi si adagiò sopra Divina che nascondendosi il volto si concesse.
Il Principe convinto di avere avuto il rapporto amoroso con Florinella, eccitato e bramoso, non si accorse subito dello scambio, ma andò via con un presentimento; come se avesse già provato un amore simile. Passavano i giorni Florinella e Divina si rallegravano per aver risolto con quell’inganno le brame del Principe, ma il Principe non convinto di avere avuto il rapporto d’amore con Florinella e anche perché si stava sempre più invaghendo di lei non voleva più rispettare quello che aveva promesso e cominciò di nuovo a fare richieste a Florinella, la rinchiuse in un carcere del castello e la minacciò di morte.

Florinella riuscì a fare sapere a suo padre quello che il Principe voleva e suo padre inviò la sua guardia Manduca a prendere la figlia per portarla a Luco e rinchiuderla nella “Torre della Morte”. La traversata da Celano a Luco in barca sul lago Fucino fu molto movimentata perché intervenne anche Malvino e tra le barche ci fu un violento combattimento con feriti e morti.

L’amica Divina fu presa dai briganti e Florinella fu rinchiusa nella torre. Passarono giorni di sofferenza in quel luogo lugubre quando nella casa adiacente Rubina, la proprietaria, sentì dei rumori provenienti dalla torre e riuscì a tirare fuori Florinella. Florinella raccontò tutto a Rubina e questa le consigliò di fuggire attraverso le montagne per poi ritornare a Pescina. Le due ragazze presero la barca e si recarono verso Ortucchio per proseguire a piedi verso Pescasseroli. Con l’aiuto di Bianchi ”Vanne”, fidanzato di Rubina, attraversarono tanti paesi Scanno, Anversa, Bisegna, Ortona dei Marsi per arrivare a Pescina. Era il mattino del 2 Maggio del 1739; il duca Malvino Malvezio per mezzo del mago Teodelfo, fu avvertito che le due fanciulle stavano per giungere a Pescina.

A tale notizia egli non poté resistere in casa e uscì accompagnato da due bravi che lo tenevano in mezzo. Appena giunto alla piazzetta, vennero fuori tre uomini, uno di loro Manduca, avanzò come un fulmine, sfilò un pugnale dalla cintola e si scagliò contro il Duca piantandogli la lama dietro la schiena e poi nel petto.
Fu un lampo, mentre il Duca cadeva a terra, i suoi due uomini afferrarono Manduca gettandolo a terra e con pugni e calci gli fracassarono il cranio. I due uomini che erano con Manduca rimasero interdetti.
In quel momento nella arrivarono a Pescina Rubina e Florinella. In molti riconobbero subito la prediletta baronessina negli abiti da contadina e i capelli chiusi nel fazzolettone. Florinella non capiva ancora che era successo.
Venne accompagnata nella piazzetta dove Malvino, rantolando, giaceva per terra circondato dal popolo.
La lasciarono avvicinare a lui e dette un acutissimo grido di dolore. Si gettò sopra a Malvino, Malvino, Malvino mio!

Malvino capì il suono angelico della voce di Florinella e si sentì rianimare la vita, ravvivare le languide pupille a fissare il volto della sua amata, che gli parve più bello, più sfolgorante della luce del sole.
Gli sguardi parlanti del dolor della morte delle due anime amanti si fusero.
Malvino ebbe la forza di mormorare: Florinella! Sposa dell’anima mia! Florinella!
Ella aveva compreso che il suo diletto era stato ucciso da Manduca per comando del padre. Sopra tutte le sue pene, sopra a tutti i suoi dolori, giunse l’ultimo fierissimo dolore, il dolore supremo per porre il termine alla sua vita martoriata, perseguitata dalle infamie degli uomini.
Si chinò ancor di più, posando la sua bocca sulle labbra di lui che pietosamente, silenziosamente, immobile, rinserrava gli occhi e spirava.

Poco dopo si vide anche lei gemere immobile al suo fianco, impallidire in una serenità angelica e morire.
Accanto ad essi stavano Rubina e il fidanzato Bianchi, “Vanne” muti impietriti mentre dai loro occhi sgorgavano lacrime di commozione.
Li raggiunse Alba, la cugina di Florinella, avvertita e quando vide i due amanti che aveva prediletto si gettò sui due corpi, li abbracciava li baciava, li chiamava: O mia Florinna, o mio Malvino, vi amerò in eterno.
Le due salme prese dagli uomini furono portate nella vicina chiesa cattedrale S. Maria delle Grazie di Pescina dove furono tumulati in una pila nella chiesa.
Il barone Acclozzamora sentiva urlare il popolo: E’ stato ucciso il Duca Malvino; è morta Florinella; è stato ucciso Manduca lo scellerato.

Mentre riportavano Alba, in braccio sulle scale, egli barcollando andò incontro alla nipote ma cadde, rotolò ed ebbe una grande ferita alla testa. Fu portato a letto. La notte stessa sopraffatto da atroci rimorsi, disperato, esalò l’ultimo respiro dinanzi ad Alba, Rubina, Bianchi e Valeria la figlia del mago Teodelfo, ed altri che l’assiste-vano sgomenti.

Questa fu la fine dell’ultimo, atroce, tiranno degli Acclozzamora.
Fino a notte alta il popolo di Pescina aveva sulla bocca il nome di Malvino e di Florinella.
Fanciulle, fanciulli gridavano: E’ morto Malvino è morta Florinella bella, la più bella di tutte le fanciulle dei paesi del Fucino; amati ed adorati saranno finché le acque del fiume Giovenco scorreranno.

Dalla ridente e incantevole Valle del Giovenco scendevano le acque scroscianti del fiume Giovenco e scendendo quasi con mesto mormorio in mezzo a Pescina, ancora addormentata nella notte, rasserenata di silenzio e calma, nel tacer delle voci umane, nel gorgogliar perenne risuonante come un eco mesto nel cielo, parevano ripetere:

E’ morta Florinella, Florinella bella.

 

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