Pescina. Una biblioteca di oltre 1.000 volumi, salottini per stare accanto ai propri familiari, tv e spazio-cucina per preparare piatti a proprio piacimento, stanze di degenza con bagni singoli e un letto riservato ai congiunti che possono accedere dalle 8 alle 20.00. Questo, in sintesi, il modello dell’hospice di Pescina dove opera un team sanitario, composto da più figure, che interpreta il proprio lavoro con un impegno che va ben oltre i doveri lavorativi e che sa come approcciare il degente tra efficienza professionale, sensibilità e discrezione dispensando, quando necessario, un sorriso.
La struttura, che si prende cura di persone con patologie non curabili, è situata al terzo e quarto piano del Pta, presidio territoriale di assistenza, ed è dotata di 10 posti letto. L’hospice, aperto nel 2013 nel solco di un modello di sanità studiato per salvaguardare la qualità di vita dei malati terminali, dà un supporto importantissimo, oltreché alla persona da assistere, alle famiglie che vivono situazioni di questo tipo e che per ovvi motivi non riescono a gestirle.
“E’ una struttura”, dichiara il manager della Asl 1, Rinaldo Tordera, “che tutela la dignità del malato e gli consente di avere la vicinanza e il calore dei familiari in un ambiente di grande umanità, caratterizzato dall’alta professionalità degli operatori sanitari”.
L’hospice a Pescina (tra i primi in Regione che si aggiunge, in provincia AQ, a quello dell’Aquila) è riuscito, in questi anni, a proporre e ad affermare una nuova ‘cultura’ sanitaria sul tema del fine vita, come indicano le crescenti richieste delle famiglie.
Lo scorso anno i ricoveri sono stati 101, quasi 30 in più rispetto ai 73 del 2014, con domande di ricovero che arrivano, oltreché dal bacino della Valle del Giovenco (Pescina e dintorni), da tutta la Marsica (Avezzano e Valle Roveto) e, in ampia misura, dalla Valle Peligna. In corsia è all’opera un pool medico composto dalla dottoressa Emma Cornelio, responsabile dell’hospice, affiancata dai colleghi Roberta Bisegna e Massimo Piccinini. A loro si aggiungono 7 infermieri e 8 operatori socio sanitari, oltre allo psicologo che un paio di volte a settimana interviene a sostegno dei ricoverati. L’hospice è pensato in modo da riproporre il più possibile l’atmosfera dell’ambiente familiare: non a caso i congiunti possono accedere dalle 8 alle 20, essere vicini ai loro cari ricoverati stando accanto al letto di degenza oppure sostando nei salottini dotati di tv. C’è anche una piccola cucina dove soddisfare il desiderio di prepararsi piatti personalizzati.
Con gli anni si è riusciti ad allestire una biblioteca che, grazie alla donazione di associazioni, istituzioni e privati, oggi custodisce circa 1.000 libri che spaziano in tutti i generi e che annoverano moltissimi volumi di narrativa per ragazzi. Uno spazio importante, per degenti e familiari, che integra e si aggiunge al trattamento sanitario, nell’ottica di offrire un’assistenza completa e diversificata.
L’hospice, peraltro, offre ricoveri ‘aperti’ nel senso che, per esempio a Pasqua e a Natale, il malato può tornare a casa, anche per un giorno, e poi rientrare nella struttura.. Oltre a svolgere un ruolo fondamentale per malati terminali e loro famiglie l’attività del centro contribuisce a ridurre i ricoveri inappropriati negli ospedali e a liberare posti letto da utilizzare per acuti. Un obiettivo sempre più alla portata grazie anche alla collaborazione e al continuo raccordo tra l’hospice e ospedali del territorio.