La Flai CGIL di L’Aquila, con il presente comunicato, “Esprime grandissime preoccupazione del fenomeno del caporalato nel Fucino. Tale preoccupazione ha motivo di esistere, in quanto avendo svolto una serie di assemblee sistematiche con i lavoratori braccianti agricoli nei vari paesi che circondano il Fucino, da queste assemblee è emerso in modo preoccupante, il fenomeno del caporalato.
Il cosiddetto caporale di turno stabilisce differenze di paga oraria, rivolta ai lavoratori che svolgo la stessa opera nei campi l’uno al fianco dell’altro, facendo dei profitti su di loro, e chi non è d’accordo rischia di non lavorare più”.
“La Flai CGIL dell’Aquila già a marzo di quest’anno aveva fatto un comunicato stampa, denunciando il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori braccianti del Fucino e della loro integrazione chiedendo anche diritto alla cittadinanza, è chiaro ed evidente che le cose non cambiano, anzi ..La Flai CGIL ritiene che l’opera del caporalato, oltre a mette in pericolo l’azienda per cui lavora, mette a serio rischio l’attività svolta fino ad oggi da lavoratori bracciati di tutto il Fucino, in quanto molto di questi stanno migrando verso il Nord, dove è vero che la vita è più cara ma anche il salario è più alto, ma soprattutto vi è maggior rispetto dei diritti e della dignità delle persone, riconoscendo loro il lavoro svolto.
Riteniamo indispensabile un serio confronto con i rappresentanti datoriali, per affrontare questa brutta piaga del caporalato, e combattere anche il cosiddetto lavoro grigio (lavoro a cottimo fuori busta paga, che toglie lavoro regolare a chi rimane a casa), che molte lavoratrici e lavoratori sono costretti a fare per raggiungere un salario più dignitoso, ma tutto ciò va anche a discapito delle aziende sane e serie che trattano i lavoratori secondo le norme previste sia contrattuali che di legge, ma con minori profitti e più costi”.
“Per questi motivi chiediamo di istituire un confronto periodico e di collaborazione tra le parti, anche per quanto riguarda l’integrazione e il ricollocamento lavorativo, quest’ultimo non meno importante che a nostro avviso è pane per i denti dei caporali, che il più delle volte utilizzano lavoratori nuovi arrivati in attesa di permesso di soggiorno da parte della Prefettura, questi ultimi non conoscendo la nostra lingua e non essendo qualificati, sono i soggetti più sfruttati dai caporali, che va a discapito delle lavoratrici e lavoratori con maggiore esperienza e con regolare contratto di lavoro.
Pertanto se i caporali non avessero a disposizione questi strumenti, avrebbero meno potere e importanza nei luoghi di lavoro, cosi facendo non avranno più motivo di esistere, almeno nel Fucino.
I lavoratori braccianti chiedono rispetto della dignità di ogni individuo, una retribuzione dignitosa, ma soprattutto le condizioni migliori per loro e le loro famiglie, lavorare per non dover migrare altrove.
Volendo ricordare che ad oggi l’alto piano del Fucino è produttore di ricchezza nel sistema economico abruzzese. Se pensiamo che il PIL prodotto nel Fucino è pari a circa un terzo di quello prodotto in regione Abruzzo, dove vi sono oltre 500 soci produttori, che danno occupazione a circa 10 mila lavoratrici e lavoratori per la maggior parte stagionali, con la più alta concentrazione di origine Magrebina circa 7000 , ed il resto di origine Macedone Pakistana Tunisina e cosi via.
La Flai CGIL di L’Aquila fa presente, che l’esito delle assemblee, oltre ad aver prodotto le preoccupazioni sopra espresse dai lavoratori, ha registrato anche una forte propensione a forme di proteste dagli stessi. Pertanto auspichiamo a stretto giro di avere una data di convocazione da parte dei rappresentanti datoriali delle società agricole del Fucino, diversamente non si esclude una mobilitazione di protesta dei lavoratori braccianti del Fucino”.
Comunicato stampa Flai CGIL di L’Aquila