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Aspetti della giurisdizione delegata nella Marsica durante il viceregno spagnolo e austriaco
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La casa comunale di Avezzano: una costruzione neomedievale del periodo fascista (1920-1932)

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NECROLOGI MARSICA

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Prospetto principale del municipio di Avezzano (1920)

All’indomani delle elezioni politiche del 1924 e nel bel mezzo delle continue rappresaglie fasciste perpetrate in tutta la Marsica a danno delle minoranze socialiste e comuniste, un articolo pubblicato su Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise esaltava ancora una volta Avezzano, come importante centro industriale e commerciale.

Grazie a Torlonia, Corradini ed altre insigni famiglie della piccola borghesia, la città da tempo era diventata un autorevole centro finanziario, pur essendo dominata in larga misura dai fascisti. Una sede di sottoprefettura destinata, indubbiamente: «a un prospero avvenire per la sua felice posizione sull’orlo della conca Fucense, che vi rivolge la maggior parte delle sue industrie e dei suoi commerci, e in mezzo a nodi stradali e ferroviari che le danno comode e splendide comunicazioni per tutti i punti cardinali. La città ha già primari stabilimenti, un grandioso Zuccherificio con Raffineria e distilleria della Società Romana Zuccheri e una Malteria per l’orzo di birra, unica in Italia. Possiede una fabbrica di concimi, importanti segherie. La città risorgente con case comode ed igieniche dotate di eccellente acqua potabile, che presto sarà triplicata per un nuovo acquedotto in costruzione, con buoni e numerosi alberghi che andranno sempre migliorando se l’affluenza dei forestieri ne renderà proficua l’industria, può essere ormai il centro di ogni attività Marsicana» (1).

In realtà, in questo panorama in evoluzione, in cui tuttavia persistevano nuove e impellenti necessità zonali, Avezzano prevalse su tutta la Marsica grazie all’appoggio d’importanti personalità politiche, laddove pressanti interessi privati e speculazioni, non avevano permesso sino a quel momento la costruzione di un’adeguata sede municipale. Prima del terremoto, il consiglio comunale avezzanese aveva affittato: «Casa Mattei ad uso locativo per casa comunale». Ancor peggio furono gli anni successivi al sisma, quando il nuovo sindaco Ercole Nardelli e la sua giunta, vennero costretti a riunirsi in una misera baracca, con tutte le difficoltà del caso (2).

Il punto giallo indica la collocazione del nuovo Municipio nel Piano Regolatore di Avezzano (1926)

In tale crisi, occorre precisare che, sotto l’azione del primo cittadino e soprattutto grazie all’interessamento dell’onorevole Camillo Corradini, finalmente, il 14 marzo 1920 il progetto per la costruzione del «Palazzo Municipale a firma dell’Ing.Sebastiano Bultrini dell’importo di Lire un Milione» fu approvato. Per attuare questo intento, probabilmente, l’amicizia tra Bultrini e il pubblicista Ermanno Amicucci (vincitore, come abbiamo visto, delle elezioni del 1924), permise all’ingegnere di attuare nella Marsica alcuni importanti progetti. 

Tuttavia, la risposta del Ministero dei Lavori Pubblici giunse ad Avezzano alcuni mesi dopo (9 luglio 1920) ed era del seguente tenore:«Udito il Relatore. Premesso che in seguito al terremoto della Marsica del 1915 occorre ricostruire il Palazzo Municipale di Avezzano, al quale uopo fu prescelto un’area nella Piazza Torlonia, la principale della Città, e che del detto progetto fu incaricato l’ing.Bultrini, Capo dell’Ufficio Tecnico municipale. Considerando che l’edifizio progettato che coprirà un’area di mq.629, è a due piani con scantinato, e con altezza di 3m.ed è destinato a magazzini, locali per termosifone ecc.; il pianterreno, alto 5,60 e sopraelevato di m.0,75 sul marciapiede circostante è destinato al servizio di polizia, pompieri, sanitario e conciliazione, ossia tutti a locali dove deve accedere frequentemente il pubblico, ed il primo piano, alto m.5,70 è destinato agli Uffici e sala del Consiglio e della Giunta, e che non dà luogo ad osservazioni, salvo che il magazzino delle pompe e carri incendi dovrà avere un portone sulla via […] ». Oltretutto, il tecnico di fiducia del comune precisò che, per esigenze estetiche, la casa comunale completava la sua architettura con due «torrette laterali alte m.15,50» (3).

Dopo una prima approvazione del progetto, negli anni successivi 1921-1924, una nota impresa di costruzioni, società diretta dal luchese Paolo Ciocci (artefice, come abbiamo visto, anche della stazione di Avezzano), presentò una parcella per eseguire i lavori di lire 545.601, vidimata dal notaio Nino Paolini, residente a Cappadocia, con l’approvazione del commissario prefettizio Raffaele Flamingo. Di fatto, un nuovo «Piano Regolatore di Avezzano. Stralcio della zona del vecchio abitato distrutto. Nuova ripartizione in isolati», fu inviato al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nella sezione prima «Adunanza del 12 febbraio 1926», vidimato «come da decreto reale in data 2 maggio 1926». 

Nelle particelle catastali, ricavate a matita scura sopra la pianta del vecchio nucleo abitativo dell’antica città di Avezzano, si può notare la dislocazione e il disegno del nuovo municipio, posto tra Via Vezzia (il tratto brevissimo oggi intitolato Via Colaneri), Piazza Torlonia e Via XX Settembre (dove tutt’oggi è ubicato l’edificio comunale).

Nel 1927, constatati questi utili elementi e rilevate in seguito le enormi difficoltà economiche per la realizzazione della struttura, il commissario prefettizio «pro-tempore» richiese l’aiuto e l’autorevole mediazione del senatore Giovanni Torlonia: «affinché intervenisse con la sua forte influenza presso il Ministero dei Lavori Pubblici per avere un sussidio aggiuntivo del 25% destinato alla costruzione del Palazzo Comunale» (4). 

Il 15 dicembre dello stesso anno, il podestà Orazio Cambise, assistito dal segretario Cesare Pietroiusti, invitò le autorità competenti a compiere un successivo sforzo per l’ultimazione dei lavori, precisando tra l’altro: «Visto il verbale redatto il 13 corrente dal quale risulta che l’Impresa Cav.Paolo Ciocci, assuntrice delle opere del 3° lotto del Palazzo Municipale, con contratto 1° Agosto 1925, registrato ad Avezzano il 6 Ottobre 1925, N°585, ha ultimato i lavori». In seguito, abolita l’Unione Edilizia Nazionale, l’incarico di proseguire le operazioni fu affidato all’impresa di Elia Micangeli (1931). 

Nel 1936, seguendo i consigli di Giuseppe Bottai (sottosegretario e poi Ministro delle Corporazioni che aveva dato forma giuridica al Sindacato Nazionale fascista degli Artisti), il podestà Silvio Bonanni all’interno della sala consiliare fece dipingere dal pittore messinese Ferdinando Stracuzzi (in pieno stile fascista), un’allegoria che doveva rappresentare il laborioso popolo marsicano intento a ricostruire la città terremotata con bella evidenza dei simboli del Littorio, fatti cancellare nel 1946 dal sindaco Antonio Iatosti, il quale affidò i lavori di pittura e «ripulitura» a Francesco Antonio Bianchi.

Occorre precisare che già dal 1926, purtroppo, i lavori si erano arrestati per scarsità dei fondi, in occasione del nuovo piano regolatore, a causa del mancato contributo del Ministero delle Finanze. Alcuni anni dopo, i bombardamenti aerei delle fortezze volanti alleate (22 e 23 marzo 1944), finirono per danneggiare gravemente la nuova struttura. 

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, il 13 giugno 1962, fu emanata un’ennesima perizia: «Opere dipendenti da danni bellici», che rese evidente, con una lunga relazione storica, le vicissitudini della «Casa Comunale di Avezzano». La successiva delibera, avvalendosi di nuova consulenza, richiese un immediato ripristino dell’opera, spiegando che: «A seguito dei frequenti e violenti bombardamenti aerei subiti dalla città di Avezzano e dall’occupazione da parte delle truppe belligeranti, la Casa Comunale rimase gravemente danneggiata. Con perizia del 12 aprile 1946 n.403 dell’importo di lire 1.000.000, approvata con D.P.n.6778 del 20 luglio 1946, fu provveduto ad un primo intervento inteso ad eseguire le riparazioni più urgenti e necessarie al fine dell’aggravarsi dei danni, particolarmente alle riparazioni del tetto, di parte dei canali di gronda, dei pluviali, degli infissi e degli intonaci. Le Autorità Comunali hanno fatto, e fanno vive premure, affinché vengano eseguiti tutti quei lavori necessari a riportare l’edificio allo stato dell’anteguerra e dare decorosa funzionalità ai servizi dipendenti dal Comune. Pertanto questo Ufficio, riconosciuto che i lavori richiesti sono indispensabili ed urgenti alla funzionalità della Casa Comunale, ha redatto l’allegata perizia che prevede il ripristino delle opere danneggiate a completamento del precedente intervento, precisamente, la ricostruzione dei pavimenti e dei soffitti, ripresa di intonaci, riparazioni dei canali di gronda e degli infissi interni ed esterni, tinteggiatura, recinzione esterna nonché la revisione e riparazione degli impianti elettrici, di suoneria, di riscaldamento ed idraulico. I prezzi applicati sono quelli correnti nel mercato locale ed applicati dall’Ufficio per lavori simili, nella loro determinazione si è tenuto conto delle agevolazioni fiscali e tributarie vigenti per il ripristino di opere danneggiate dagli eventi bellici» (5).

 

NOTE

  1. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno VI – Num.456 – Roma, 21 Settembre 1924.
  2. Il giorno che non vide mai l’alba. Quattro conversazioni sul terremoto del 13 gennaio 1915, vedi: F.D’Amore, Il sisma del 1915 nel quadro storico-sociale del tempo, Edizioni Kirke, ottobre 2014, pp.145-159.
  3. Non dimentichiamo che l’onorevole Alessandro Sardi fu sottosegretario ai Lavori Pubblici fino al 2 luglio 1924. Il disegno del prospetto principale, esistente nell’Archivio del Genio Civile di Avezzano, mostra che al centro di ognuna delle torrette doveva essere collocato un orologio. Recentemente, l’architetto Sandro Maccallini, ha scritto una lettera aperta al commissario Passerotti nella quale propone di completare il restauro del palazzo comunale con l’applicazione, finalmente, dei due orologi, mai inseriti nella facciata (IL CENTRO, Domenica 26 Gennaio 2020, Avezzano, Il mio progetto per le torrette del Comune).
  4. L’enorme influenza che aveva in quel momento il senatore Giovanni Torlonia, venne espressa negli Atti Parlamentari dal regime durante le Discussioni del 25 maggio 1938 ed esaltata da Luigi Federzoni, con queste parole: «Il nostro caro camerata Torlonia abbia saputo assecondare l’azione generale del governo fascista per la redenzione del suolo d’Italia».
  5. Archivio Storico del Genio Civile Avezzano Regionale, b.272 m, fasc.5/25; b.282m/P.2, Prospetto principale Comune, Piante prima e dopo il terremoto. Tra le carte si trova anche una relazione del 1959 per la sopraelevazione della caserma dei reali carabinieri, inviata al «Sig.Provveditore alle OO.PP. per l’Abruzzo e Molise». La stessa era ubicata allora in via A.Salandra (poi Via Corradini), accanto al tribunale di Avezzano.
  6. In occasione del centenario del terremoto, le studiose S.Ciranna e P.Montuori, hanno presentato sul tema un’interessante ricerca dal titolo: Sebastiano Bultrini (1867-1936) ingegnere, architetto e urbanista: dall’attività romana tra le due guerre alla ricostruzione della Marsica post-sisma del 1915, in S.D’Agostino-G.Fabricatore, V International Conference on History of Enginering, Cuzzolini, Napoli, 2014, II vol. pp.1195-1210. Occorre ancora precisare che, l’ingegner Bultrini, progettò anche il Seminario di Avezzano, l’Episcopio e la nuova Cattedrale di S.Bartolomeo più altre chiese della Marsica.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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