Inaugurata a Cappadocia la cappella dedicata al beato Salvatore Lilli

Cappadocia – Ieri pomeriggio a Cappadocia è stata inaugurata la cappella dedicata al beato Salvatore Lilli, martirizzato il 22 novembre 1895, insieme a sette parrocchiani armeni. Alla cerimonia, presieduta dal vescovo Giovanni Massaro, hanno preso parte il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, e l’esarca del patriarcato Armeno Cattolico, monsignor Nareg Naamoyan. Per l’occasione, il Custode di Terra Santa ha gentilmente concesso l’esposizione al pubblico delle lettere originali del beato, indirizzate alla sorella, religiosa trinitaria, suor Maria Pia. Le lettere sono custodite presso l’archivio della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme. Inoltre, lo stesso Custode ha fatto dono, alla diocesi, di alcuni documenti inediti, riguardanti il martirio del 1895, e che resteranno permanentemente esposti nella cappella.

Nella casa natale del Beato, il vicesindaco ha letto l’atto di nascita del Beato, poi, una discendente ha proclamato il brano della vocazione di Geremia. A seguire la processione verso la chiesa parrocchiale. Prima di entrare, l’offerta dell’incenso e il canto del Padre Nostro in Armeno davanti al monumento commemorativo del Beato e dei sette compagni martiri. Entrati in Chiesa, prima della Messa, la benedizione e l’inaugurazione della Cappella.

Il beato Salvatore Lilli, nato il 19 giugno 1853 a Cappadocia, vestì l’abito francescano nel luglio 1870 ed emise la professione religiosa nell’agosto 1871. A causa della soppressione degli ordini religiosi, Salvatore da Cappadocia, questo il suo nome da religioso, nel 1873 fu inviato in Palestina, prima a Betlemme e poi a Gerusalemme dove venne ordinato sacerdote il 6 aprile 1878. Dopo due anni fu trasferito in Armenia Minore dove esercitò il suo apostolato per 15 anni. Nel 1890 si prodigò per aiutare i malati colpiti dall’epidemia di colera e nel 1894 fu nominato parroco e superiore dell’ospizio di Mugiukderesi. Qui, il 22 novembre 1895, allo scoppio delle rivolte politiche e con i turchi protagonisti di terribili massacri, fu arrestato e gli fu chiesto di rinnegare la fede, al suo rifiuto venne ucciso. Con lui furono martirizzati sette laici armeni. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1982.

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