Nei villaggi dell’Attica, in Grecia, nel VI secolo avanti Cristo, era abitudine delle persone, nei giorni dedicati a Bacco, il dio del vino, raccogliersi ai piedi di un monte per assistere al passaggio del corteo. Alla luce delle fiaccole, uomini vestiti da satiri, metà uomini e metà caproni, e donne vestite da ninfe sfilavano cantando e ballando fino al monte.
Qui si riunivano in cerchio e sacrificavano una capra a Bacco. Poi, per tutta la notte, fino all’alba, tutti cantavano e ballavano. Quella gente non poteva certamente immaginare che da un rito semplice in onore di un dio potesse avere origine il teatro. Eppure il primo spettacolo teatrale ebbe inizio proprio da qulle cerimonie. Secondo la tradizione tutto fu dovuto a Tespi, un poeta e musicista greco del VI secolo avanti Cristo, che per movimentare la cerimonia per Bacco, introdusse un nuovo personaggio: un ipotetico dio narratore con il quale il coro interloquiva.
E sempre Tespi, sembrerebbe essere l’autore di numerosi componimenti teatrali che rappresentava nei vari villaggi grazie ad un palcoscenico mobile, fornito di ruote e trainato da buoi. Nel giro di pochi anni tutte le città greche si munirono di teatri, una costruzione quasi sempre in pietra, a gradoni e di forma a semicerchio. Le primissime rappresentazioni riguardavano gli dei e le loro gesta. Ma in seguito gli autori iniziarono a scrivere di personaggi reali e dei più notevoli avvenimenti storici. Nacquero così vari generi tra i quali si distinguevano la tragedia, la commedia e la farsa. Oggi gli attori si truccano, allora si usavano le maschere con espressioni adatte a ciò che veniva recitato. I costumi erano convenzionali ed erano di colori diversi a seconda di cosa dovevano rappresentare (nere per il lutto, colorate per i sovrani . . .).
La veste principale per l’attore era il chitone, un abito lungo stretto in vita da una cinta; la clamide, un mantello corto fermato su di una spalla da un fermaglio; l’himation, un mantello lungo, ampio e svolazzante. Anche i migliori autori erano greci. Tra essi c’erano Eschilo, Euripide e Sofocle, padri della tragedia; e Aristofane, padre della commedia. Al contrario dei greci, i Romani non amavano molto il teatro. Lo ritenevano una perdita di tempo e per questo lo denominarono ludus, cioè gioco. Il primo teatro di pietra fu costruito da Pompeo nel 55 avanti Cristo. Nel periodo del Cristianesimo si sviluppò un teatro legato alle rappresentazioni bibliche, recitate nelle chiese dagli stessi sacerdoti. Le prime rappresentazioni, con veri attori e su un vero palcoscenico, si ebbero nel XIII secolo. La più famosa fu quella di Padova del 1243. Durante il Rinascimento si tornò alle tragedie e commedie greche, abbandonando il fervore religioso.
Nel XVI secolo nacque la Commedia dell’Arte, con attori professionisti che improvvisavano sul palcoscenico, portando sulla scena la vita di tutti i giorni. Ogni bravo attore si specializzò in una figura particolare, l’egoista, intrigante, l’attaccabrighe, l’ignorante, ecc., dando origine alle maschere ed ogni città d’Italia ebbe la sua. Goldoni, scrittore veneziano, liberò il teatro dall’improvvisazione e scrisse dei testi, portando in risalto la comicità della quotidianità. Emersero così Shakespeare, Molière, Corneille, Racine, Lope de Vega, Calderòn de la Barca. Nel XVIII secolo, in Italia si rivelò Alfieri con le sue tragedie, nelle quali espresse tutto l’amor patrio. Da quel momento gli autori teatrali fiorirono in gran numero ed è doveroso citare Giacinto Gallina, Vittorio Barsezio, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Ugo Betti, Eduardo De Filippo e Diego Fabbri. Dal tempo dei greci ad oggi, la strada è stata lunga. Oramai ogni cittadina anche se di modeste dimensioni, ha un proprio teatro.
Anche Avezzano sfoggia il suo Teatro dei Marsi, con il suo bel programma musicale e teatrale. La cultura teatrale sta crescendo di stagione in stagione ma una menzione speciale va fatta al Teatro dei Colori che organizza, oramai da 5 anni, un piccolo cartellone adatto ai bambini. Le compagnie, che si alternano una o due volte al mese, sono di una bravura eccezionale ed usano un linguaggio adatto a tutte le età. Per i bambini è un’occasione golosa, che deve essere assolutamente sfruttata, per far crescere nelle piccole menti, quella curiosità necessaria a sviluppare la cultura teatrale. Portare un bambino a teatro è aprire una porta verso la fantasia, che renderà un bambino più felice ed un futuro adulto più libero.