Come ogni anno ci troviamo nel periodo delle influenze. Mezza Italia è a letto con febbre, mal di gola, tosse, dolore alle ossa e non sempre i farmaci antipiretici sono sufficienti . Si deve ricorrere all’antibiotico, ma sappiamo tutti la sua storia? E come facevano i nostri antenati senza le moderne medicine? I Marsi, come tutti i popoli precedenti la scoperta della penicillina, usavano erbe e piante naturalmente antibiotiche.
Come l’echinacea, che rinforzava le difese immunitarie; il rosmarino, che era un vero e proprio antibiotico; il timo, contro tosse e raffreddore; la lavanda, per le infezioni e come lenitivo; la menta, contro i batteri; la camomilla, per disinfettare le ferite; la salvia, contro la faringite ed il coriandolo, una potente arma contro lo stafilococco.
Alessandro Fleming, un microbiologo inglese, nel 1929 scoprì che, in una piastrina dove stava coltivando stafilococchi, si era formata una muffa grigio-verdastra, come quella che si forma sui cibi a contatto con l’umidità. Egli notò che intorno alla muffa non c’erano batteri. Esaminandola al microscopio vide che la muffa aveva forma di tanti peli come quelli di un pennello. Per questo la chiamò penicillium, appunto pennello.
Studiò e provò finchè non ottenne un concentrato di quella muffa abbastanza forte da sconfiggere i batteri. Nacque così la penicillina. Tutte le sostanze che ne derivarono furono chiamate antibiotico dal greco anti (contro) e bios (vita), contro la vita dei batteri. Questo rivoluzionò la medicina e la vita delle persone. Ma non dobbiamo dimenticare che per secoli i nostri avi hanno sfruttato le proprietà delle piante e che la natura ha sempre offerto loro il rimedio per tutto. Ma ben venga il progresso e uomini come Fleming che ci hanno reso la vita più facile e più lunga.