“Giorni”, il nuovo videoclip del cantautore Matteo Farge

Matteo Farge

Avezzano – Una voce e una chitarra acustica: è tutto ciò che serve a Matteo Farge per esprimere la propria musica, la propria poesia, la propria voglia di comunicare con il mondo, tramite l’arte.

Matteo Farge (pseudonimo dietro cui si cela il cantautore Matteo Di Fabio), dopo importanti esperienze che lo vedono finalista di disparati festival, e dopo la pubblicazione dei singoli “Rebecca” e “K2” (brani con cui arriva in finalissima a Sanremo Rock), torna con un brano tanto essenziale nell’arrangiamento quanto diretto nel testo: «“Giorni” è una canzone nuda e cruda, registrata di getto, appena scritta, senza aggiungere nulla come arrangiamento. È come un neonato, sporco di liquido placentare misto a sangue. Può fare senso, ma quello è il bambino vero, nella sua forma primordiale, e se lo capisci ne puoi immaginarne la bellezza e immaginare come potrebbe diventare. Un bambino raffigurato nelle pubblicità potrebbe sembrare molto meglio, ma in fin dei conti è lo stesso bimbo, semplicemente ripulito e messo a nuovo per essere appetibile da parte del grande pubblico: per le canzoni è la stessa cosa».

Le tematiche affrontate all’interno del brano sono quelle della depressione e dell’apatia, della confusione e del senso di insoddisfazione che, nonostante i traguardi che si possono raggiungere in vita, incombe su di noi: qual è, allora, la risposta? «“Giorni” è scritta come fosse una conversazione a due che racconta del momento in cui ti fermi a pensare e ti rendi conto di quello che hai fatto o non hai fatto in vita. Non è una riflessione sui sogni irrealizzati: è qualcosa di più. Molti dei miei sogni li ho coronati: in fondo, volevo emergere… e, in un modo o nell’altro, ci sono riuscito (“Il tuo riscatto ce l’hai avuto”). E allora perché sembra tutto fumo? Perché niente sembra avere senso? La domanda è “E adesso? Cosa faccio? Per cosa vivo?”. Nella canzone affronto i temi della nostalgia (“Volevi proprio crescere e adesso sai com’è”) e dell’apatia, di chi riesce a uscirne e chi non ce la fa, sopraffatto da lutti a ripetizione, amori finiti, figli, il tempo che vola. Certi posti non ti sembrano più gli stessi, anche perché, in effetti, non sono davvero più gli stessi. Anche l’amore non batte più come una volta… anche il sole non è più lo stesso. È il mondo o sei tu?».

La risposta è la speranza, e la condivisione dei momenti con chi ci sta accanto: «La speranza è ciò che ci permettere di andare avanti. Nella canzone parlo ad un’altra persona perché la condivisione con le persone giuste rende qualsiasi cosa meno amara e meno tragica».

Il video, essenziale come la stessa canzone, è stato girato da Loreto Di Cesare, videomaker italiano di stanza a Los Angeles, per anni attivo come cameraman del Centro Televisivo Vaticano: «Durante il lockdown ci siamo ritrovati bloccati nel nostro paese natale completamente vuoto. Nel mio paese il lockdown dura stagioni intere da sempre. Una vecchia telecamera, l’ultima canzone scritta poggiata sul sedile della macchina… ed in 6 ore era già tutto pronto».

Cantautore e poeta, Matteo Farge (pseudonimo dietro cui si cela il cantautore Matteo Di Fabio) incontra per la prima volta la musica a 7 anni, quando imbraccia per la prima volta una chitarra, una Castelfidardo. Per gioco, Matteo inizia a passare i pomeriggi di fronte casa, con in braccio la chitarra, percuotendone le corde a caso: è a quel punto che entra in gioco il suo primo maestro, il chitarrista della chiesa locale con un passato come chitarrista rock anni ’70, nella band I Vandali.

Dopo un primo periodo di studio, fatto di amore per lo strumento ma anche odio per l’imposizione dello studio del solfeggio, Matteo scrive il suo primo brano a soli 11 anni, “Anonimo”, come racconta lo stesso Farge: «“Anonimo” parlava di un’ipotetica conversazione telefonica tra una professoressa ed un suo alunno. Nel testo, la professoressa telefona all’allievo sul cellulare, riprendendolo su un compito in classe che le sembrava fosse copiato. Il concetto dietro la canzone era la chiamata anonima, il #31#, in quegli anni: era la novità del secolo, la chiamata anonima metteva spesso in difficoltà il ricevente. “L’anonimo” aprì un mondo, dagli scherzi telefonici allo stalkeraggio: era parte del nostro mondo di quegli anni, e così scrissi quella canzone».

A 16 anni mette su la prima band, gli Arsenik, con cui inizia ad esibirsi in giro, ma è con gli Alveromanzia che iniziano ad arrivare i primi risultati concreti, arrivando in finale al Premio Musica ControCorrente, al Festival Augusto Daolio e al Festival di Avezzano.  Da solista, nel 2019 è semifinalista al Tour Music Fest (indetto da Mogol) e, nel 2021, è finalista al Premio Fabrizio De André (organizzato da Dori Ghezzi, SIAE, iCompany e dalla Fondazione Fabrizio De André) con la poesia “Caro vecchio cantautore”. Sempre da solista, nel 2019 pubblica i singoli “Rebecca” e “K2” (brani con cui arriva in finalissima a Sanremo Rock), mentre è del 2020 l’uscita del brano “Torni alla realtà”.

Attualmente, Farge è alle prese con la pubblicazione del suo nuovo singolo, “Giorni”, con un videoclip girato da Loreto Di Cesare, filmmaker italiano di stanza a Los Angeles, ex cameraman del Centro Televisivo Vaticano, per anni al seguito di Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

 

 

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