Celano – Sono stati individuati i punti dove a breve (si parla di qualche mese) arriveranno le ruspe a scavare, per accertare una volta per tutte cosa è stato sotterrato sotto all’area sequestrata a Celano, dai carabinieri del Noe. Va avanti l’inchiesta, coordinata dal pm Maurizio Maria Cerrato, dove sono ipotizzati possibili reati ambientali, che interessa un’ampia area che si trova sul territorio del Comune. In una parte dell’area un tempo giaceva la discarica di San Marcello.
E’ terminata la fase esecutiva geoelettrica e i carabinieri sono pronti a consegnare i risultati ai magistrati.
Al momento sembra comunque poter escludere l’ipotesi di un traffico illecito di rifiuti. Fatto sta che il Comune di Celano, da solo, non può accollarsi per intero le spese di un’imponente opera come quella di “scoperchiare” l’intera area per capire cosa c’è sotto e per questo una decina di giorni fa, sul posto è stato fatto un sopralluogo da parte di Franco Gerardini, dirigente del servizio gestione rifiuti e bonifiche della Regione.
Ad accompagnarlo, il maggiore dell’Arma dei carabinieri, Antonio Spoletini, a capo del Noe (Nucleo operativo ecologico) arrivato da Pescara, insieme al geologo Giuseppe Pomposo, dell’azienda spin-off, la Res.Gea., di cui fa parte l’Università d’Annunzio di Chieti.
In alcuni punti si scaverà con le ruspe, in altri ci sarà l’impiego di mezzi pesanti particolari, il cui impiego però, ha un elevato costo. Per questo ora viene chiamata in causa anche la Regione. Il tutto mira a stabilire anche se eventuale inquinamento possa aver contaminato le acque che finiscono nelle campagne del Fucino.
Carabinieri e tecnici della società, con un lavoro innovativo e tecnologicamente e scientificamente molto avanzato, hanno già accertato con le immagini acquisite dalle piattaforme aeree e satellitari, che a partire dagli anni ’50 a oggi, in quell’area sono stati comunque gettati rifiuti che negli anni si sono accumulati.
Gli inquirenti parlano di «mezzo milione di metri cubi di materiali di dubbia provenienza interrati nell’arco di 70 anni».
Un terzo della superficie sequestrata ricade all’interno dell’ex discarica, i due terzi sono terreni che si trovano intorno. Sono circa una dozzina i privati proprietari dei terreni limitrofi, la restante parte delle aree (compresi gli ettari dell’ex discarica) è di proprietà del Comune.