Avezzano e il suo verde. Quello squadrato e ordinato di nuovo dei giardini di Piazza Torlonia, un verde d’erba rasata e intoccabile, ben ristretta da vincoli e regolamenti che impediscono a uomini e cani di sfiorare lo scintillante manto, sorvegliato a vista da telecamere piazzate con strategia.
Il verde che risale lungo gli alberi e lungo le strade. Le stesse strade che percorriamo ogni giorno, costellate con regolarità da verdi arbusti e da un “prato”, a volte alto quanto un bambino, libero di crescere con vigore poiché nessuno, ma proprio nessuno, si cura di tagliarli restituendo alla città un aspetto un po’ più decoroso e civile.
Il verde che scintilla tra le chiome degli alberi storici di Piazza del Mercato, platani che da decenni offrono ristoro, frescura e ossigeno a chiunque abbia la pazienza e la fortuna di apprezzarli. Alberi tanto maestosi e forti che si è pensato di abbatterli per il puro gusto di piantarne di nuovi: esili e minimi tanto da divenire irrilevanti.
Il verde temuto delle tasche degli ambulanti che esodati dalla loro posizione di sempre, non sono mai riusciti a trovare la pace dell’anima nella “Terra Promessa”, perché si è rivelata arida e infruttuosa.
Il colore verde di una Città sostenibile e intelligente che vuole condividere l’idea e il progetto di futuro sensibile nei confronti dell’ambiente e della mobilità.
Verde come il colore del grande equilibrio delle cose e del miracolo della natura in tutte le sue forme, ma anche il verde della rabbia per le multe ricevute, il verde atteso sotto un semaforo che è diventato una leggenda nella storia di Avezzano.
Ma il verde di Avezzano si tramuta persino in simbolo e allegoria. Non è forse verde anche il colore dello sport avezzanese? Biancoverdi, per l’esattezza. Colore di sciarpe, maglie e bandiere da esibire sugli spalti animati da tifosi affezionati che sperano in una stabilità e nel rilancio della squadra del cuore. Calcio, certo. Ma il verde riverbera anche per altri sport e altri sportivi che a tale colore hanno ispirato stemmi e passioni.
Ed è ancora a un certo tono di verde che pare avvicinarsi alla preferenza politica di molti cittadini, qui come altrove. Verde è il livore, verde è il sapore amaro che percepisce chi da tempo chiede un centro cittadino più vivo, aperto e accessibile ma si ritrova a dover tollerare lavori che durano un’eternità: negozianti scontenti quanto almeno i potenziali clienti. Sempre più al verde, dunque, si ritrovano quelli che, ad Avezzano, aprono ogni mattina la propria attività commerciale sperando di non dover essere costretti a mollare tutto come è già successo a troppi.
Verde che ritorna e verde che ristagna. Verde che opprime, verde che respira. Verde però è anche la speranza. La speranza di chi non si ferma e sceglie di non arrendersi. La speranza di quegli avezzanesi che credono nella loro forza e nelle potenzialità della città che abitano. E si spera, dunque. Si spera che Avezzano sappia aver cura dei suoi alberi e della sua montagna, che impari a rispettare i giardini ma anche gli uomini, segnando un confine tra l’arroganza e determinazione. Che si faccia bella sul serio senza sacrificare altro tempo e quel poco di bellezza e di pazienza che restano.
(M.T.)