Accusato di violenza sessuale sulla donna delle pulizie, il pm chiede l’archiviazione

Una 27enne accusò un celanese di averla palpeggiata e di aver tentato con la violenza di avere un rapporto sessuale. Nelle indagini dei carabinieri è emerso che la stessa donna per ben cinque volte è finita sotto processo per truffa. Il magistrato: "Non si può escludere che l'accusa sia stata mossa dal volere un ingiusto risarcimento dei danni"

Celano. Aveva raccontato ai carabinieri di essere stata aggredita da un celanese che voleva violentarla mentre puliva la casa e soprattutto mentre la moglie era al mare con i figli.

Ma poi interrogata dai militari e dai giudici era entrata in talmente tante contraddizioni che velocemente fece intendere che si era inventata tutto. O quantomeno che nei suoi confronti non c’era stata nessuna tentata violenza sessuale. Il pm ha chiesto ora l’archiviazione in quanto non si può escludere che la donna voleva estorcere del denaro.

Ad essere stato accusato dell’”infamante” reato di violenza sessuale era stato C.C., 36enne di Celano. I fatti si riferiscono alla fine di luglio del 2015. Le accuse nei confronti dell’uomo erano pesantissime: l’aitante donna delle pulizie, 27enne, gli contestava di aver presumibilmente mostrato i suoi genitali, nonché di averla iniziata a palpeggiare su tutte le parti del corpo, fino ad infilarle le mani al di sotto della maglietta e del reggiseno e poi anche all’interno degli slip. Il tutto ricorrendo alla violenza per vincere la sua resistenza, cagionandole delle lievissime ferite ad un braccio giudicate poi guaribili, al pronto soccorso, in quattro giorni.

A ricostruire tutto l’accaduto furono i carabinieri di Celano. Il comandante della stazione, il luogotenente Pietro Finanza, coadiuvato dal maresciallo Andrea De Cristofano, da subito avviarono una fitta indagine, per ricostruire quanto più possibile il contesto in cui si erano verificati i fatti contestati dalla 27enne.

La procura aprì un fascicolo e il caso fu seguito dal pm Guido Cocco.

I militari dopo aver sentito svariati testimoni per cercare conferma dei presunti atteggiamenti posti in essere dal giovane e dopo aver sentito lo stesso alla presenza dei suoi avvocati Roberto Verdecchia e Vittoriano Frigioni, non riuscirono a fugare gli iniziali dubbi su quanto fosse accaduto all’interno delle mura domestiche di quella torrida giornata di luglio, tanto che fu necessario, su richiesta del pm Cocco, procedere ad incidente probatorio per ascoltare la vittima dei fatti contestati al giovane celanese, nel febbraio 2016.

Benché la testimonianza della donna potesse facilmente far presumere una situazione a sua favore, ben undici circostanze sono risultate oggetto di una severa censura da parte della difesa e non da ultimo quelle relazionate nell’informativa finale del 20 settembre del 2016, dei carabinieri, i quali, nel recepire le discrepanze del racconto della giovane, hanno evidenziato come la stessa in altre situazioni “si era resa responsabile di false dichiarazioni in altri procedimenti per essersi prestata a dichiarare il falso in cambio di una ricompensa in denaro”, stante anche il fatto che “dal certificato dei carichi pendenti della stessa, è stata esercitata l’azione penale in ben cinque procedimenti penali per il reato di truffa”.

Per questi motivi e per l’assenza di testimoni che avrebbero potuto riferire sulla presunta aggressione, il pm ha richiesto l’archiviazione del procedimento penale, in cui si legge… “non potendosi escludere che la presunta vittima abbia incolpato falsamente l’indagato allo scopo di poter conseguire un ingiusto risarcimento dei danni in sede penale”:

L’interessata non si è opposta all’archiviazione.

Sarà il gip del Tribunale di Avezzano Maria Proia a dover mettere fine a tale incresciosa vicenda, non potendo escludersi ad archiviazione firmata una denuncia per calunnia a carico della iniziale persona offesa da parte dell’indagato.   

 

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