Avezzano – I dipendenti della Struttura Riabilitativa Protetta “La Crisalide” e del Centro Diurno “L’arcobaleno” scrivono ad amministratori, politici e dirigenti della Asl 1chiediendo di trovare una soluzione per l’internalizzazione dei servizi psichiatrici. Di seguito il contenuto integrale della lettera.
“Da qualche mese – scrivono – è in corso un processo di internalizzazione dei servizi psichiatrici da parte della nostra ASL che preoccupa operatori, utenti e familiari. Alla base dei timori c’è il destino dei 70 dipendenti che da anni lavorano all’interno dei Servizi psichiatrici per adulti e autismo, gestiti dalla cooperativa sociale “Lavoriamo insieme” su 20 strutture nei territori di Avezzano, Sulmona, Pratola peligna e L’Aquila (Strutture riabilitative protette, Centro Diurni, Gruppi Appartamento e Centro di Riabilitazione per autismo “La casa di Michele”). Sono state pubblicate le seguenti delibere: con delibera n.406/2023 del 28.02.2023 • Con delibera n. 722/2023 del 12.04.2023 • Con determina n. 1579/2023 del 08.08.2023.
Si parla di dipendenti che negli anni hanno maturato esperienza e professionalità che rischiano di essere disperse. Per Psicologi e Tecnici della riabilitazione psichiatrica è stato indetto un avviso pubblico ma non sono state poste clausole a tutela degli stessi. Chi ci assicura che tutti passeranno il colloquio orale? E se pure tutti fossero idonei, chi ci assicura che nella stesura della graduatoria ognuno tornerà a prestare servizio nella struttura presso la quale si è formato negli anni? Potrebbe accadere ad esempio che un tecnico che lavora da 15 anni per l’autismo si trovi a lavorare con gli adulti oppure viceversa. Con l’ultima determina dell’8 Agosto si evince che Infermieri e Oss siano tutti sostituiti facendo ricorso alle graduatorie e agli avvisi già attivi, stravolgendo in questo modo l’assetto dei servizi e le equipe ormai collaudate da anni. Tali dipendenti inoltre hanno consentito di mantenere uno standard riabilitativo altamente qualificato e hanno prestato la loro attività lavorativa sia durante il terremoto di L’Aquila sia nel corso del durissimo periodo di emergenza del COVID-19.
Molti di questi dipendenti, alcuni dei quali con esperienza ventennale, altri con mutui o figli minori a carico, potrebbero ritrovarsi senza lavoro creando nel nostro territorio una vera piaga sociale.
Ma ancora più preoccupante è la situazione che si prospetta per gli utenti e i familiari se tutto ciò dovesse accadere. Il personale ha creato rapporti consolidati nel tempo con gli utenti e le famiglie e ha finito con il costruire un punto di riferimento solido e affidabile per essi. Molti operatori in particolare i Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica fungono da Case Manager nei percorsi riabilitativi individualizzati e rappresentano il collante tra i vari servizi per favorire la continuità del percorso riabilitativo della persona. Infermieri e Oss della Microequipe affiancano l’utente nel percorso riabilitativo psichiatrico ma anche nella gestione dello stato di salute generale dell’utente stesso, seguendolo nel percorso di cura e prevenzione, ad esempio da patologie cardiovascolari o metaboliche. Per creare un’alleanza terapeutica sono necessari mesi di lavoro basati sulla collaborazione, sul rispetto e sulla fiducia. Si rischia di perdere tutto questo vanificando i progressi ottenuti finora. La riabilitazione psichiatrica non è un servizio come gli altri; per gli individui che manifestano le loro fragilità attraverso la patologia psichiatrica, perdere i punti di riferimento sarebbe l’inizio di un declino che rischia di far tornare l’utente al punto di partenza.
Ci domandiamo: Può davvero la Asl fare a meno della nostra professionalità? È davvero possibile che non si possa prendere in considerazione un altro metodo di internalizzazione del Servizio? Possono i nostri amministratori regionali permettere che tutto ciò avvenga? Si può non tenere conto delle dinamiche relative alla salute mentale di così tante persone? Come è possibile che il nostro assessore alla sanità regionale, tra l’altro psicoterapeuta, dott.ssa Nicoletta Veri, non si renda conto dell’importanza delle figure di riferimento per i pazienti psichiatrici e in particolare per i ragazzi con autismo? E permetta alla dirigenza Asl di cambiare tutto il personale, stravolgendo le equipe e distruggendo il percorso riabilitativo di così tanti pazienti? Perché prima di prendere una decisione così importante per la psichiatria, chi di dovere non è mai venuto a vedere come si lavora in questi servizi e come sono le relazioni tra operatori e utenti? Probabilmente se lo avessero fatto avrebbero agito in maniera ben diversa e avrebbero preso altre decisioni aziendali. Chiediamo a Voi, amministratori politici e dirigenti pubblici, di trovare una soluzione per l’internalizzazione, cercando di porre un freno a un piano barbaro privo di logica sociale e di umanità. Siamo a disposizione per un incontro al fine di poterne discutere insieme”.