85 anni fa nasceva ad Avezzano il “Camoscio d’Abruzzo”, Vito Taccone: figura indimenticabile del ciclismo italiano

85 anni fa nasceva ad Avezzano il "Camoscio d'Abruzzo", Vito Taccone: figura indimenticabile del ciclismo italiano

Avezzano – Oggi, 6 Maggio, il mondo del ciclismo celebra l’anniversario della nascita di una figura iconica, un talento purissimo e un carattere indomito che ha lasciato un segno indelebile nella storia di questo sport: Vito Taccone.

Ottantacinque anni fa nasceva ad Avezzano il “Camoscio d’Abruzzo“, un soprannome che racchiudeva la sua agilità in salita e un temperamento fiero e passionale che lo ha reso un personaggio amato e discusso.

Professionista dal 1961 al 1970, Taccone incarnava l’essenza del ciclismo eroico di quegli anni.

La sua carriera fu costellata di successi prestigiosi, a partire da un esordio fulminante nel 1961, quando, guidato dal suo primo direttore sportivo Alfredo Sivocci, conquistò subito il Giro di Lombardia, superando anche l’impegnativo Muro di Sormano.

Questo exploit fu solo l’inizio di un’ascesa che lo vide protagonista nelle grandi corse a tappe e nelle classiche italiane.

Il Giro d’Italia fu il suo palcoscenico prediletto. Otto furono le tappe vinte nella “corsa rosa”, culminate in un brillante quarto posto nella classifica generale del 1962, il miglior risultato della sua carriera.

Ma fu il 1963 a consacrarlo definitivamente nell’immaginario collettivo degli appassionati: a soli 23 anni, Taccone si impose in ben cinque frazioni, quattro delle quali consecutive, dimostrando una forza e una determinazione impressionanti.

In quegli anni, vestì anche per due volte la maglia verde del Gran Premio della Montagna, nel 1961 e nel 1963, confermando le sue straordinarie doti di scalatore che gli valsero il celebre soprannome.

Tuttavia, la carriera di Taccone non fu solo fatta di vittorie. Il suo carattere impulsivo e la sua schiettezza lo portarono spesso al centro di polemiche.

Episodi come quello del Tour de France 1964, con le accuse di aver causato cadute nelle volate e la successiva scazzottata con lo spagnolo Fernando Manzaneque, ne alimentarono la fama di ciclista dal temperamento focoso.

La sua celebre replica a Manzaneque – «Chi mi accusa? Devi essere tu, Fernando Manzaneque, con quei connotati da delatore che ti ritrovi» – divenne un esempio della sua personalità diretta e senza peli sulla lingua.

Nonostante queste controversie, Taccone continuò a collezionare successi. Nel 1965 si aggiudicò la prestigiosa Milano-Torino e nel 1966, vincendo la prima tappa del Giro d’Italia, ebbe l’onore di indossare la maglia rosa, pur mantenendola per una sola giornata.

La sua popolarità trascendeva i risultati sportivi: negli stessi anni, divenne un personaggio molto amato come commentatore nel celebre programma televisivo “Il processo alla tappa” di Sergio Zavoli. Nel 1968, ottenne un onorevole quinto posto nel campionato mondiale di Imola vinto da Vittorio Adorni.

Dopo aver appeso la bicicletta al chiodo nel 1970, Taccone rimase una figura di spicco nella sua regione. Si dedicò a diverse attività, diventando presidente dell’Avezzano Hockey e intraprendendo la carriera di imprenditore nel settore dei liquori, lanciando già nel 1966 l’Amaro Taccone.

La sua notorietà lo portò anche a impegnarsi in politica, candidandosi per due volte alle elezioni locali.

Vito Taccone si spense prematuramente nella sua casa di Avezzano il 15 ottobre 2007, all’età di 67 anni, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore degli appassionati di ciclismo.

Oggi, nel giorno del suo 85esimo compleanno, la sua memoria rimane viva e il suo ruggito sulle salite continua a risuonare come un’eco leggendaria nel panorama del ciclismo italiano.

Il “Camoscio d’Abruzzovive ancora nei racconti delle sue imprese e nel ricordo di un talento purissimo e di un carattere unico che ha saputo infiammare le folle e scrivere pagine indimenticabili nella storia di questo sport.

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