Pescina – Osteria del Borgonovo, Tagliacozzo. È la sede del ritrovo dei ragazzi del 1974, sono trascorsi appena 50 anni da quell’essere dichiarati maturi.
Oggi, diversamente ma tutti maturati, abbiamo festeggiato le nozze d’oro con una maturità che dicono classica.
Che ha prodotto, tra noi, tante eccellenze tra tante scelte di vita.
Presenti Loretta Capaldi, Pino Collacciani, Orazio Mascioli, Luciana Ciofani, Sorrente Cerasani, Eugenia Michetti, Carla Ridolfi, Rosalba D’Andrea, Vincenzo Patrizi, Maria Domenica Piperni, Dalila Ranalletta, Alberto Bianchi, Achille Garzia, Luigi Pavolone e Giuseppe De Blasis.
Gli altri, assenti, parteciperanno ai prossimi raduni.
E, per tutti noi, è stato inebriante ripercorrere una traccia di vita che ci piace ricordare così…
Un risveglio come tanti?
Una notte ansiosa?
E’ il giorno della prima prova.
La vera prima prova di una vita che verrà.
E’ trascorso giusto mezzo secolo da quel risveglio ansioso e sembra ieri.
Lo scorrere del tempo, un luogo comune? Tante cose non potevi saperle, non potevi nemmeno immaginarle.
Varcavi un portone e ti accomodavi in un lungo corridoio apparecchiato per l’occasione. Giù, in fondo, la Commissione d’Esame. E lui, il Presidente.
Il Prof. Mario Spallone, a noi noto per le sue Case di Cura private.
E lui ci guarda dal suo scranno, ci scruta da capo a piedi e si attarda nell’aprire la busta ministeriale.
E comincia, comincia con un discorso che sfiora il luogo comune: l’impegno per la vita che ci aspetta. E con naturalezza, ci racconta il suo percorso. La sua approfondita affettuosa conoscenza con Togliatti, il suo personale percorso all’interno di un partito che stava cambiando, lo sdegno per la strage di Piazza della Loggia fresca di stampa e con troppi perché ancora da svelare.
Ci parla di mezzo secolo prima come se anche per lui fosse appena ieri. Ma non è un luogo comune, è l’assassinio di Giacomo Matteotti. Si attarda e si accalora il prof. E comincia ad essermi simpatico.
Un ultimo sussulto: proprio lì, tra le pareti delle aule che stavano contenendo le nostre ansie, era nata, si era sviluppata e articolata la prima cellula antifascista clandestina marsicana.
Una lezione di storia come fosse una pagina di cronaca di un quotidiano del 1974.
E finalmente si apre la busta, si svela l’arcano.
Una traccia ci interroga sulla libertà, sulla partecipazione democratica. E’ uno dei nostri temi.
Già svolto e suonato da Giorgio Gaber con la sua Libertà sul lato b del 45 giri Lo Shampo.
Uno shampo culturale.
Uno shampo come quello già fatto in lunghe sedute con il nostro membro interno, il prof. Lorenzo Cariola, che ci aveva pragmaticamente illustrato l’attuazione dei principi fondamentali scritti nella nostra Carta Costituzionale.
Che ci aveva spiegato come molte contraddizioni e molte conquiste della storia fossero già presenti in Crispi e in Giolitti.
Che si era accalorato con noi sulla Fenomenologia dello Spirito e su Il Capitale.
Che ci aveva educato al rispetto delle idee.
Uno shampo ben fatto.
E poi, qualche giorno più in là, dopo uno stravecchio consumato al baretto, il dramma della guerra e della vendetta svelato tra i versi di Euripide e la tragedia della sua Ecuba.
E, come se nulla fosse, come se non fossero passati millenni di storia all’interno dei luoghi comuni della civiltà mediterranea, una appassionata disamina su presupposti e cause del ventennio fascista in Italia.
Un esame di maturità.
I quadri affissi nell’atrio del Liceo asseverarono la nostra maturità.
E oggi rifaremmo tutti i passi compiuti in mezzo secolo di vita, sbagli compresi.
Soltanto qualche rimpianto.
Il più ovvio e scontato è quello del “coraggio dei vent’anni miei”.
Ma il cruccio più profondo è per la nostra generazione, per non essere stati in grado fino in fondo di dare una svolta alla nostra società.
Eppure ci resta una speranza.
Legata ai ragazzi che potranno sempre scegliere una traccia di vita tra le diverse proposte.
Che saranno classe dirigente di domani.
Testo e foto Orazio Mascioli