La società della globalizzazione e la molteplicità delle culture, l’intensità e la rapidità degli scambi e delle comunicazioni che caratterizzano il nostro tempo richiamano più che mai all’imperativo etico del ricordo per la costruzione della cultura dell’accoglienza e della convivenza civile.
La “giornata della memoria”, istituita nel 2000 dal Presidente della Repubblica italiana, viene celebrata in tutto il mondo ogni 27 gennaio. Questa data è stata scelta perché proprio in questo giorno, alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945, venne liberato il campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, dove furono sterminati milioni di ebrei. Contro il genocidio di tutti i tempi e in ogni luogo ognuno deve operare per fare del mondo un laboratorio di pluralismo e di inclusione nella convinzione di essere, nessuno escluso, componente della famiglia umana.
E’ necessario aprire i sensi e la mente sulla più grande tragedia dei nostri tempi per poter gridare “Mai più” in un mondo che ancora oggi è costretto a invocare il proprio “Mai più” come una speranza.
La Shoah
Silenzio-urla-silenzio.
“Gli anunna, i grandi dei,
giacevano prostati
dalla fame e dalla sete”.*
Che avreste fatto, voi,
Al nostro posto?
Che vale disperarsi quando
La rassegnazione fiacca
Ogni speranza di rivolta?
Non piangevamo!
Né nudi come vermi
Ci vergognavamo.
Non avevamo colpe.
Ti dirò solo che
Gli uomini possono
Restare uomini anche
Se chiusi tra steccati
Arsi d’alta tensione
Come mandrie spaurite
In attesa del macello.
All’ordine s’alzavano
Le scarne braccia
Palme tese nella resa.
A noi sembrò spiccare
Il volo nel battito
Di due ali leggere:
Palombelle sacrificate
Alla festa della pace.
Avevamo spose e figli,
Madri e padri
Fratelli e amici
Ma la ferocia
Dell’uragano urlava
Come un toro.
Il sole scomparve.
Nel buio ardeva
Ancora su tronco
D’albero incendiato
La folgore inestinguibile
Della fede.
Dopo il diluvio
Come i nostri avi
Ci mettemmo in marcia
Verso i monti dell’Anatolia
Alla ricerca dell’arca
Perduta di Noè.
La voce del nulla
Il gemito del giusto
Divenne vino e miele
E cantammo rinati
All’amore
L’inno alla zappa
per fecondare
I campi dei profeti
Col germoglio della libertà.
Vigilate voi perché mai più
Si dica Shoah.
*Il Vecchio Testamento: 3:28.