Una commovente poesia di Maria Assunta Oddi dedicata ai ragazzi di Terezin

Una commovente poesia di Maria Assunta Oddi dedicata ai ragazzi di Terezin
Una commovente poesia di Maria Assunta Oddi dedicata ai ragazzi di Terezin

 Mi sia concesso celebrare la giornata internazionale della memoria, che ricorda la pagina più drammatica  della storia umana nel sonno della ragione, tramite  un atto di riverente omaggio a tutti quei bambini cui non è stato (e non è) consentito di crescere: ieri a Terezin, luogo di concentramento per i giovani ebrei destinati allo sterminio dalla ferocia nazista, oggi  in Ucraina e nelle infinite guerre dimenticate che tormentano l’infanzia nel mondo.

Nella tragica realtà del ghetto, i bambini di Terezin, in attesa di essere trasferiti nei campi di sterminio, scrivevano poesie per cercare nelle pieghe dell’anima il coraggio di continuare a vivere con una tale dignità da essere d’esempio ai “grandi”. Nelle loro liriche,oggi patrimonio del Museo Ebraico di Praga, è presente la fuga nel sogno, la bellezza della natura, il rimpianto del passato, il senso della morte ma soprattutto la volontà di lottare nella speranza dell’avvento di un futuro di pace. Furono travolti in quella cittadella diventata fortezza, quindicimila detenuti bambini per lo più tra i 7 e i 13 anni. Nell’indifferenza di molti ci fu chi fece del loro dolore il proprio: “Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo,(…) mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto” (ElieWiesel).

Ai bambini di Terezin e alla loro “fatica” ,nonostante tutto, di restare e diventare uomini e donne dedico questi versi.

Vento che soffi.

 Vento che soffi violento 

d’ingiuria e disprezzo 

nel mio giardino segreto

ti prego,

non toccare i sogni

le speranze, le attese.

Prendi nel tuo vortice

i semi delle piante

le corolle delle rose

smuovi le catene d’edera

dal cancello e apri

le porte del cielo alla tempesta.

Strappa dallo stelo i carnosi e

scarlatti petali delle camelie

alza i mucchietti di terra

dai formicai e nascondi i

labirinti tra l’erba in delirio.

Ma ti prego,

non lasciare che la tua ira

renda cieco il cuore

mio fanciullo

oscurandolo di nubi.

Non posso morire prima

di aver conosciuto l’amore

nella dolcezza di un bacio!

Ti prego,

non è rimasto nessuno 

in quel giardino:

né padre,né madre,

né fratelli.

Nessun gioco coi compagni

né scherzi lieti a rallegrar le ore.

Sull’altalena azzurra

del mandorlo in fiore

anche la farfalla non vola più.

Ha messo le ali in croce

sul filo spinato del ghetto.

Solo la mia anima cerca

la quiete di un chiaro arcobaleno

ad abbracciare in pace

tutti i bimbi del mondo

finalmente tornati felici.

Ti prego vento,

non soffiare sul mio giardino.

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