Una folla immensa, all’esterno della basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, a Roma, per l’ ultimo saluto a Sinisa Mihajlovic. Il feretro ha lasciato il Campidoglio intorno alle 9.40 e ha raggiunto piazza della Repubblica seguito dalla famiglia. Durante il funerale – celebrato dal cardinale Matteo Maria Zuppi arcivescovo di Bologna – è stata letta la lettera di San Paolo agli Efesini.
“Con tante domande accompagniamo in quest’ultimo tratto Sinisa – ha detto il card. Zuppi durante l’omelia – togliamo tante pietre dal nostro cuore come ha detto Sinisa. Oggi sentiamo l’ingiustizia nei nostri pensieri. Dio vuole che la morte, che è sempre ingiusta, non sia la fine ma la nascita. La malattia ci fa pellegrini alla scoperta di sé. Sinisa fece questa esperienza anche durante la guerra, che aveva un solo colore, il rosso del sangue. Grande è chi aiuta e ama la sua squadra, chi valorizza il talento, chi crede in lui quando non è nessuno, Sinisa lo ha fatto. Contro il vero grande nemico disonesto che è il male, è questa la squadra che serve.
La famiglia di Sinisa era la sua squadra del cuore, amato fino alla fine. Per quella squadra dava tutto. È rimasto lo stesso: ruvido, schietto, generoso. E allo stesso tempo dolce e tenero. La sua autenticità spesso lo ha portato al limite. Le fragilità non sono ostacoli ma opportunità. Sinisa non scappava, l’ha affrontato con coraggio e credo che ha dato tanto coraggio parlandone, piangendo davanti agli altri, condividendo il passaggio verso la fragilità. Il guerriero ha vinto con la dolcezza della fragilità. La fragilità è una porta, non un muro. Voglio dire a tutte le persone di non abbattersi. Grazie Sinisa. Il fischio finale per ogni credente è che con la morte di apre il secondo tempo della vita, spero tu stia bene”.