Un Caffè con Silone per parlare degli ultimi

Capistrello –  E’ fissato per sabato 26 marzo, alle 16.30 presso il Bar Agostino, in piazza del Municipio a Capistrello, il quarto appuntamento del Caffé Letterario Itinerante, nato da un’idea dell’associazione “L’Isola che non c’è & Democrazia partecipativa”. Al centro del dibattito ci sarà un libro che parla della nostra terra e del nostro passato, un libro che ci trascina indietro nel tempo fino alle radici che nutrono i giorni del nostro presente. Lo sguardo indugia sulle righe di un testo che ci restituisce immagini, suoni, profumi e scene di vita la cui autenticità risolve chiaramente il significato e le differenze tra il bene e il male, tra l’arroganza del potere e il popolo sfruttato.

La rappresentazione dei viscerali sentimenti che animano i personaggi della storia, pare far riaffiorare dalla terra strappata alle acque lacustri, ma intrisa del sudore degli ultimi, la dimensione di una dignità antica e sconfinata che rende l’uomo parte fondamentale e indissolubile della sua comunità. Fontamara, non è solo il romanzo più conosciuto di Ignazio Silone, all’anagrafe, Secondo Tranquilli, ma anche uno dei libri italiani più letti e tradotti nel mondo. Fu pubblicato in lingua tedesca nel 1933 in Svizzera, dove Silone aveva riparato in esilio. Soltanto dopo la caduta del fascismo vide la luce in Italia, nel 1947.

Fontamara parla dei Cafoni, uomini condannati alla fatica, alla miseria e allo sfruttamento, come condizione imprescindibile del loro essere ultimi. Silone descrive un mondo che diventa l’iconografia epica di tutte le ingiustizie perpetrate dai regimi totalitari sull’uomo, ad ogni latitudine sulla Terra. Il libro sarà boicottato dal regime fascista ma anche dai comunisti. Arrivò al successo in Italia solo verso la metà degli anni sessanta. L’alto significato politico di Fontamara sta nella presa di coscienza collettiva della necessità vitale di combattere sempre contro l’ingiustizia, soprattutto quando il potere pretende di farla diventare norma di legge, ed in tal senso, le analogie con i nostri giorni, sembrano confermare che la storia, purtroppo, si ripete.

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