Preziose maioliche della chiesa della Madonna delle Grazie di Collarmele portate a Genova: "Analizzate per capire fabbricazione e datazione"
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Recensione del saggio "Ispettori ai monumenti e scavi nella Marsica" di Cesare Castellani nel Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria
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Targa del' Comune di Avezzano all'anziana sorella
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|||Le lacrime della sorella di Francesco Capoccetti||

Avezzano – Nella Sala Consiliare del Comune di Avezzano è stato celebrato il ricordo di un  giovane soldato di 22 anni,  Francesco Capoccetti,  che con la forza e quell’incredibile credo negli ideali, nella libertà, nel valore della difesa della propria Patria  è partito dal piccolo borgo di San Pelino ed ha  percorso centinaia  e centinaia di chilometri  per  poi trovare  la morte in Russia,  in quella terribile guerra del 1915/18.

Antonio Respighi durante il viaggio per visitare in Russia i luoghi dove si trovavano  i campi di concentramento, che videro  prigionieri i soldati italiani, è riuscito a farsi consegnare da un residente locale la piastrina di Francesco Capoccetti . Una storia simile a tante altre di giovani mandati al massacro nella campagna di Russia ma quella di Francesco, essendo un marsicano,  tocca da vicino.  Proprio quel frammento della  medaglia di riconoscimento è stato riconsegnato, ufficialmente,  nelle mani della sorella del soldato caduto in guerra .

Francesco Capoccetti

Il Sindaco Giovanni Di Pangrazio  dopo aver reso il saluto ai presenti,  dai familiari del giovane soldato agli alpini alle forze di Polizia e l’arma dei Carabinieri rappresentate nella loro massima autorità, ha sottolineato quanto il ricordare Francesco Capoccetti voglia essere la  massima espressione per dare un significato importante alla solennità dell’ incontro.  “Dobbiamo ricordare sempre il sacrificio di chiunque abbia donato la propria vita per la Patria e quindi per noi tutti. La guerra dovrebbe essere qualcosa  lontana  da noi, perché pensare oggi alla guerra con le tecnologie che ci sono,  potrebbe significare la fine del mondo. Oggi Avezzano e la Marsica rappresentano qualcosa di forte perché  esiste la condivisione. Noi siamo stati educati  nel riconoscimento nel passato, nel rispetto del superiore e delle regole. Desidero portare avanti un discorso di rinnovamento, un discorso ai giovani , bisogna credere negli ideali, essere capaci di  rimboccarsi le maniche come il nostro popolo lo ha dimostrato di saper fare, superando tragedie come  il terremoto,  le guerre mondiali. Un ringraziamento per Francesco Capoccetti   che ha donato la sua vita per la nostra libertà. Nel riconoscere il sacrificio di questo giovane dobbiamo essere forti  perché  gli esempi del passato servono per creare le guide del nostro futuro.”

Siamo qui ad onorare il ritorno della  piastrina  di Francesco  Capoccetti  un ragazzo di soli 22 anni. Siamo qui in silenzio, come sanno fare gli alpini,  ma con quello spirito di spronare per ricordare ciò che è successo nel passato. La guerra non può e non deve esistere. Non deve esserci la vittoria di nessuno” . così con la fermezza e l’orgoglio di un alpino  Pietro D’Alfonso -vice presidente Associazione Nazionale Alpini dell’Abruzzo-  ha espresso la forza di chi crede nella Patria. Inoltre ha pubblicamente assicurato che il prossimo anno verrà effettuato ad Avezzano il raduno perché  la Marsica ha diritto al riconoscimento di tutti gli alpini.

Nel proprio intervento Mario  Panunzi  ha ricordato quante famiglie di San Pelino attendono ancora di avere una qualsiasi notizia dei propri cari, non avendo mai ricevuto dal Ministero alcuna missiva istituzionale.  Come fossero scomparsi nel nulla.  San Pelino ha pagato cara la campagna di Russia con le vite di dei propri uomini, 10 soldati. San Pelino ha la bandiera del tricolore lunghissima, quale collegamento ideale dei propri  morti e dispersi   con i giovani che hanno sacrificato la loro vita, proprio come  Francesco.

Durante ogni parola dei discorsi celebrativi, in ogni volto di quegli uomini che fieramente reggevano la bandiera italiana scorrevano nella mente  le immagini di quelle incredibili distese bianche, di quelle sagome  scure di uomini che tentavano  di attraversare a piedi quell’oceano di neve verso l’ignoto, lontano dai propri cari, soli. Uomini  scarsamente armati e mal equipaggiati e, quando don Antonio Allegritti, parroco di San Pelino- ha ricordato quella frase incisa sul monumento ai caduti “Dolce è  morire per la Patria” tutto appare ancora più assurdo.  “Quel morire per la Patria va tradotta in un’altra considerazione: vivere per la Patria, morire è  il  gesto di alcuni eroi che hanno vissuto per il loro Paese. Oggi noi giovani la parola Patria non la comprendiamo. Esistono templi sacri come le chiese ma anche quelli civili delle istituzioni e  oggi sono in questo tempio civile con rispetto per questo luogo che rappresenta vivi e morti. Ebbene adesso parlo da giovane,  non sappiamo cosa è significato vivere e morire per la Patria,  il tempo ci separa da quella storia.  Ma il nostro compito è custodirlo attraverso i libri e siamo nani sulle spalle di giganti. Celebriamo la pace? la guerra? Piuttosto che fare guerra contro facciamo guerra a favore. Non lottiamo contro,  lottiamo per  gli ideali, per la storia, per le istituzioni.  Non partiamo dall’alto con la pretesa che gli altri cambino, ma dal basso cambiando noi. “

Le lacrime della sorella di Francesco Capoccetti
Le lacrime della sorella di Francesco Capoccetti

Il Consigliere comunale di San Pelino Mario Madonna  ha espresso quanto sia d’obbligo essere  orgogliosi  di essere italiani, le istituzioni  sanno  che coloro come Francesco Capoccetti  hanno vissuto la vita con estremo sacrificio “Noi dobbiamo a loro tutto quello che oggi possediamo.  Non so quanti sarebbero capaci, oggi,  di immolarsi per la Patria e per i propri ideali. Ricordare  quanti  hanno sofferto e patito nelle guerre  è il compito delle Istituzione, dei più anziani e di quanti hanno a cuore l’onore ed il bene del nostro Paese, dei nostri territori. Abbiamo il dovere del ricordo, della memoria e della partecipazione alla vita politica. E’ la maniera per resuscitare i valori nei quali quei soldati hanno creduto e per i quali hanno dato la vita.”

La possibilità di ricordare e commemorare chi ha avuto la forza ed il coraggio di combattere per il proprio paese, per la propria Patria e per  la libertà, sono convinto debba essere ereditato da tutte le generazione future che hanno l’obbligo di rendere omaggio al  sacrificio di giovani soldati come Francesco Capoccetti, che hanno dato la vita  per l’unità, la libertà e  democrazia del nostro Paese. Così ha dichiarato  Il Presidente del Consiglio Comunale Domenico Di Berardino “Ricordare è un dovere morale, è necessario che la memoria diventi strumento di coscienza civile tramite la quale costruire ponti tra uomini e nazioni e non muri e confini che dividono. Questa deve essere la nostra battaglia oggi,  ricordare chi ha sacrificato la propria vita per costruire un modo migliore. Davanti a nomi come Francesco Capoccetti  dobbiamo prendere un impegno, non solo per il nostro paese ma per tutta l’umanità,  dobbiamo essere garanti affinché l’orrore della guerra non possa più ripresentarsi.”

Il dolce viso della sorella di Francesco, disegnato dalle rughe della vita e rigato dalle lacrime, lacrime non solo di  commozione ma ancora di dolore , il dolore della perdita di un caro amato fratello, strappato per una assurda guerra dall’amore della sua famiglia e della sua terra.

La menzione: classe 1921 Caporale  IX Reggimento Alpini – Battaglione l’Aquila

 “Rimasto accerchiato con il reparto fucilieri a favore del quale il plotone  mortai agiva,  si offriva per raggiungere la compagnia e dirigere più efficacemente il fuoco dei mortai. Raggiunto il reparto, ferito, nonostante una forte emorragia assolveva al compito assunto fino al termine del combattimento che poi ha avuto esito favorevole. In successiva azione cadendo sotto il fuoco avversario  scompariva nella mischia.”

Le tante penne nere presenti nella Sala Consiliare sono  la rappresentanza di quegli uomini che hanno combattuto tra sofferenze atroci, non solo del corpo ma dell’anima. Una bandiera li avvolge in un unico abbraccio. Bisogna capire, ricordare e fare di questi momenti un insegnamento per le generazioni future , la storia non può essere dimenticata. Non può svanire nel nulla, nell’oblio.

Sono tutti quegli uomini di qualsiasi arma appartenenti, che con il loro coraggio la loro tenacia, hanno con la propria vita consacrato la nostra libertà. A loro il riconoscimento  perenne.

 

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Luisa Novorio

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