Ho sentito il lungo rumore ondulatorio delle 3,36 dell’altra notte: gelido, impietoso e sadico nella sua interminabile durata. Identico a quello di sette anni fa dell’Aquila.
Non voglio entrare in polemica con nessuno: non è ora il momento.
Non voglio lamentare irresponsabilità passate.
Né ho voglia di evidenziare, ora, necessità programmatiche, sempre di rito in queste occasioni e sempre dimenticate nella “feriale” quotidianità.
Voglio solo condividere e proporre a quanti di dovere, il seguente “Il Decalogo del terremotato consapevole”diffuso dall’Associazione Treetrentadue” dell’Aquila che si presenta con queste semplici parole: «Molti non capiranno, ma noi sappiamo cosa vogliono dire quei tre numeri: è l’azzeramento di tante speranze, sogni, illusioni; è la cancellazione di tante vite e il reset di tante altre».
- Non disperdetevi come comunità e non fatevi mettere gli uni contro gli altri;
- Restate in sicurezza, ma non lasciatevi allontanare dalle vostre case e dalle vostre proprietà;
- Non fatevi rinchiudere in campi recintati don la scusa di essere protetti;
- Mantenete la vostra consapevolezza e autonomia;
- Vi convinceranno che non siete autosufficienti e proveranno a ospedalizzarvi: non lo permettete! Ogni gesto quotidiano deve restare vostro;
- Non fatevi raccontare dai media quello che vi succede, siate protagonisti dell’informazione e diffondetela voi, i mezzi non mancano;
- Chiedete da subito controllo e trasparenza sulla gestione di tutto quello che vi riguarda: solidarietà, aiuti, fondi ecc.
- Fate che l’emergenza non diventi lungodegenza: ai commissari fa comodo, alla vostra comunità no;
- Pretendete di partecipare da subito a ogni scelta sul vostro futuro;
- Non lasciate devastar il vostro territorio con la scusa della ricostruzione.
Insomma, nonostante tutto quello che vi diranno sulla solidarietà, ricordatevi che per qualcuno il terremotato è da spolpare: occhio a sciacalli e avvoltoi!