Nell’omaggiare, Romolo Liberale, scrittore e poeta, nell’anniversario della sua nascita avvenuta a San Benedetto dei Marsi il 1 febbraio 1922, mi piace ricordare il suo rapporto con il conterraneo Ignazio Silone per aver condiviso il desiderio di un avvenire per i “cafoni” del Fucino liberato dall’ingiustizia e fecondo di nuovi sogni e di libertà.
Del resto vi è correlazione tra l’opera siloniana e il grande movimento contadino che negli anni 1950-51 portò alla liberazione dall’oppressione del Principe Alessandro Torlonia.
Racchiude la finalità politica, sociale ed intellettuale dell’esistenza di Liberale la struggente dedica che fa da preambolo al volume “Fucino mio paese”: “Ai cento anni del Fucino-terra
Alla gente delle mie contrade venute al tempo
Dell’uomo con la fatica e la lotta
Allo scomparso lago di storia e di leggenda
Dedico questo canto solitario
Per una coralità di nuove speranze”.
Se di Romolo Liberale ricordiamo il suo ruolo fondamentale nella presa di coscienza del movimento contadino dal prosciugamento del lago alla cacciata di Torlonia, tra i suoi innumerevoli e pregiati scritti in versi e in prosa, particolarmente importante, anche per il recente richiamo all’incontro tra Pescina e Procida, capitale della cultura, per onorare la memoria di Romolo Tranquilli, è sicuramente il saggio “Discorrendo di Silone”. Il testo critico, stampato nel gennaio 2006 presso le Grafiche Di Censo in Avezzano, con la supervisione Dell’Associazione Presenza Culturale, in copertina presenta “La zappa del cafone” una bella composizione in ferro di Mauro Petricca.
Romolo in questo lavoro editoriale entra in merito con una sua valutazione a quello che è stato chiamato “caso Silone” con un’inchiesta che depone a favore di Silone e che invita ad approfondimenti e riscontri sui documenti per validare la sua tesi. Del resto invita i lettori a considerare le analisi e gli studi successivi che hanno messo a nudo le contraddizioni del teorema accusatorio di Silone. Se molti hanno visto in Silone un informatore della polizia politica, che lo vede complice della morte nel carcere di Procida del fratello Romolo e della mancata fedeltà verso il Partito Comunista, Liberale sostiene che le accuse del presunto tradimento sono originate da pregiudizi infondati e da ricostruzioni psicologiche inconcludenti e infondate che denigrano il dirigente comunista. In un’intervista immaginaria Liberale interroga Silone con delle domande, Come sostiene l’autore della prefazione Pasquale Petricca, per unire l’universo di valori e pensieri dell’intervistato a quelli dell’intervistatore. Come Silone anche liberale viene dal mondo di miseria e di disperazione dei servi della gleba figli dei cafoni della terra dei Marsi. Entrambi, tuttavia, si adoperano sia intellettualmente che nelle lotte sindacali, per un riscatto delle masse contadine fondate sui valori della persona. Ecco riportati di seguito i momenti, a mio avviso, più significativi dell’intervista. Intervistatore:” Abbiamo toccato, conversando, temi con cui l’uomo di tutti i tempi ha dovuto misurarsi (…). L’idea, il potere, le istituzioni, la morale, l’etica, e in ultimo anche la delusione, il delitto. Ma tu, (…) hai ancora fiducia nell’uomo?”.
Silone: ”Ho fiducia nell’uomo che accetta il dolore e lo trasforma in verità e coraggio morale (…).
Intervistatore: “E chi potrebbe essere?”.
Silone: “Il suo nome non importa. Qualcuno o qualcosa che sappia dare forma e contenuto ad una società di uomini liberi e uguali in cui l’amore sostituirà le leggi”.
Lasciatemi concludere con un pensiero semplice: anche la zappa, arnese di lavoro dei braccianti, scavando faticosamente le zolle di terra, permette con una buona semina, la fioritura stupenda di bellezza che profuma di pane.