Contro il suo modo di fare, il suo modo di essere, contro la sua stessa vita, si è spento timidamente dopo l’ultima sua grande battaglia, quella contro un male incurabile, l‘ultimo grande interprete della politica vista come incarico di vita, Marco Pannella.
le sue posizioni che spesso io non ho condiviso ma che ho ammirato e rispettato, hanno dato alla nostra Nazione quella grandezza umana , sociale e istituzionale, che ha fatto scuola anche per altri popoli ed altre Nazioni.
Il perché ho voluto dedicare questo omaggio a Pannella è molto semplice. Qualche anno fà recandomi a Roma per motivi prsonali ho avuto l’enorme privilegio e piacere, di scambiare qualche parola con questo grande e grosso personaggio, che con uno sguardo estremamente profondo ed una parlantina strabiliante quasi ipnotica, ha saputo catturare Ia mia attenzione e del quale porto con me un ricordo speciale. L’impressione che ho avuto non era quella di parlare con un politico, ma di dialogare con un santone che aveva idee proprie per certi versi paradossali rispetto alla politica, ma certamente chiare e convincenti. Le sue battaglie dal divorzio, all’aborto, alla lotta per il diritto ad esprimemersi, fino alla legge sull’eutanasia, potevano essere più o meno condivisibili, ma certamente mettevano l’uomo e la donna al centro di un contesto come protagonisti della propria vita.
Oggi noi siamo orfani non di un uomo politico, ma orfani di un modo speciale di fare politica. Quello che io ho sempre invidiato a Pannella politico è come lui metteva il proprio corpo con i propri atteggiamenti anche autolesionisti, di digiuni e provocazioni e che in onore del proprio ideale arrivava a degradare anche se stesso. L’ideale era per lui “Deus’ delle proprie azione, il fine ultimo. L’idea attraverso e al disopra del proprio corpo. II fascino di un uomo grande che rifiutava la retorica ed odiava l’ipocrisia, rendendo visibili i tratti del politico che non cerca la pancia dell’elettore, ma cerca la sua convinzione, hanno catapultato con le proprie battaglie questo moderno Don Chisciotte direttamente nella storia della nostra Nazione e non solo.
Con un pizzico di orgoglio e come spesso lui faceva, voglio ricordare Pannella come grande simbolo perla nostra bella terra, l’Abruzzo. Nelle sue trasmissioni coglieva sempre l’occasione per ricordare di essere figlio della nostra terra; i suoi modi chiaramente duri, ma al contempo eleganti nella propria sensibilità, rappresentavano in pieno l’essere abruzzese “forte e gentile”. L’onore che ci ha donato nel voler essere sepolto nella sua terra natale, è stato un regalo che solo in futuro sapremo apprezzare appieno.
Pannella ha avuto tanti amici, tantissimi nemici e chiaramente in questi giorni troppi ipocriti adulatori. Mi sento di dire con la modestia delle mie semplici idee, che anche se bistrattato fino all’ultimo questo grande simbolo della nostra terra e dei diritti universali, sarà lui ad essere ricordato nei più grandi libri di storia e non chi lo ha odiato e denigrato
di Angela Taccone, assessore del Comune di Celano