Pescina. Arrestato a Pescina il 4 ottobre 2012 per un possesso ingiustificato di circa 553 grammi di hashish e marijuana, tenuto ai domiciliari per 12 giorni, condannato in primo grado per soli 3 grammi di sostanza stupefacente, è stato assolto in Appello perché il fatto non sussiste.
Questa la triste e drammatica vicenda conclusasi come meglio non si poteva di un giovane pescinese, R.L. di 21 anni all’epoca dei fatti, che, intercettato dai carabinieri, fu trovato in possesso di 1 grammo di sostanza stupefacente del tipo hashish, di 2 grammi sempre della stessa sostanza a lui presumibilmente riconducibile all’interno di un’abitazione frequentata da più persone.
Estesa la perquisizione nell’abitazione, gli furono contestate, unitamente ad altri due indagati ancora oggi sottoposti a processo, piante di canapa indiana del tipo marijuana per un quantitativo di circa 550 grammi, che i militari dell’Arma ritennero essere sostanza detenuta da tutti ai fini di cessione a terzi.
Già il Giudice in sede di primo grado, Francesca Proietti del tribunale di Avezzano, ebbe modo di elidere le responsabilità del giovane, non ritenendolo responsabile del possesso dei 550 grammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, e, disattendendo la richiesta del pm di una condanna a quattro (4) anni di reclusione e 13.500 euro di multa, lo ritenne responsabile solamente del modesto quantitativo dei 3 grammi di hashish, condannandolo alla pena di mesi 6 di reclusione e 600 euro di multa.
Ma il giovane, ben sapendo di essere completamente innocente rispetto a quanto gli veniva contestato, attraverso il suo legale, l’avvocato Roberto Verdecchia del foro di Avezzano, formalizzava l’atto di appello che oggi è stato in toto accolto dalla Corte d’Appello di L’Aquila presieduta dal dottor Aldo Manfredi.
“Oggi la domanda è”, scrive l’avvocato Verdecchia, “chi pagherà quei giorni di detenzione domiciliare al giovane, quando dall’inizio era ben chiara la sua estraneità ai fatti e la sua totale innocenza?”
Sarà la Corte d’Appello di L’Aquila nuovamente ad interessarsi del caso, ma questa volta per la valutazione “dell’ingiusta detenzione”, che sarà invocata dal giovane nel momento in cui la sentenza avrà la sua esecutività da parte del giovane.