Canistro. Gli agenti della squadra mobile dell’Aquila questa mattina hanno arrestato due persone che lavorano nella casa famiglia “L’Isola che non c’è” di Canistro.
Si tratta di un uomo e una donna che hanno vincoli di parentela tra di loro che al momento si trovano agli arresti domiciliari nelle loro abitazioni di Luco dei Marsi.
Gli arrestati sono Carmela Natalina Venditti del ’65 ed il figlio Francesco Palma del ’90.
L’accusa nei loro confronti sarebbe di maltrattamenti, ma trattandosi di una struttura protetta, al momento non si conoscono altri dettagli dell’operazione.
La struttura è gestita da Alessandra Palermini, moglie di Antonio Di Paolo, ex sindaco di Canistro, figlio dell’attuale primo cittadino Angelo.
L’inchiesta è coordinata dal pm Guido Cocco.
LA NOTA UFFICIALE DELLA QUESTURA:
All’alba di oggi la Polizia di Stato ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari, richieste dalla Procura della Repubblica di Avezzano (sostituto procuratore dott. Guido COCCO) e confermate dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Avezzano (dott.ssa Maria PROIA), per il reato di maltrattamenti su minori, commesso nei confronti di extracomunitari provenienti dal continente africano e ospitati presso una struttura di accoglienza sita nel territorio marsicano.
L’attività di indagine è stata avviata a seguito di denuncia presentata alla Questura di Roma, da alcuni di questi giovani extracomunitari, che hanno riferito di essere fuggiti da una casa famiglia presente in provincia di L’Aquila poiché sottoposti a reiterate violenze, fisiche e psicologiche.
Le successive indagini, svolte dal personale della Squadra Mobile di L’Aquila e della Squadra Mobile di Roma, hanno permesso di individuare la struttura e di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di due dipendenti della stessa, madre e figlio, rispettivamente di 52 e 27 anni.
I due soggetti raggiunti dalla misura cautelare, per lungo tempo, hanno rivolto ai giovani ospiti della struttura ogni tipo di vessazione fisica e morale, ricorrendo all’uso di insulti, di minacce e di atti di violenza vera e propria.
In particolare, da quanto raccolto dagli inquirenti, le violenze nei confronti dei minori si sono concretizzate in varie forme e venivano dispensate per futili motivi e per piccole mancanze comportamentale.
Le punizioni consistevano, tra l’altro, nel privare i giovani dell’uso di acqua calda, costringendoli a fare la doccia fredda, nel farli uscire in giardino, anche in piena notte, seminudi, lasciandoli esposti al freddo e all’intemperie o impedendogli di dormire tenendoli per ore seduti su di una sedia durante la notte.
In altre circostanze la punizione ai minori veniva inflitta facendogli saltare i pasti, anche per più sere di seguito, oppure appropriandosi della diaria spettante ai giovani, facendoli firmare come se l’avessero presa.
Nel corso delle perquisizioni, eseguite in data odierna, sono stati rinvenuti e sequestrati coltelli, tirapugni ed una balestra, ed alcuni tesserini di riconoscimento delle Forze di Polizia, sul cui uso e provenienza sono in corso ulteriori indagini degli inquirenti.