I cambiamenti del campo magnetico terrestre non sono certo un fenomeno moderno. Infatti gli archeologi, esaminando alcune antiche ceramiche, hanno scoperto che cambiamenti di questo genere si sarebbero verificati anche nel passato della storia dell’uomo. E sembra anche che, forse, variazioni di questo tipo siano coincise con molte crisi politiche accadute nei grandi imperi del passato.
Per esempio, nel 2150 a. C. la civiltà mesopotamica degli Arcadi scomparve misteriosamente. Nel 1500, sempre a. C., la società babilonese va in crisi mentre la civiltà minoica attraversa una fase di profonda trasformazione. Nel 1200 a. C. , invece, tutti i grandi popoli, dall’India al Mediterraneo, attraversarono una fase di decadenza che durò 4 secoli: è la fine dell’età del bronzo.
Questi ed altri sono tutti eventi che non avevano apparentemente legami tra loro ma, oggi si è accertato che in tutte queste date, sono state rilevate alterazioni del campo magnetico terreste. Il campo magnetico è estremamente complesso da studiare e capire, tant’è che la sua origine non è ancora del tutto chiara: è saputo però che da almeno due secoli sta diminuendo di intensità. E c’è di più: il Polo Nord magnetico (che non coincide con quello geografico) si muove in continuazione e, nelle ultime decadi, dal Canada si è spostato verso la Russia. Nel 1904 il polo magnetico iniziò a spostarsi a nord-est a un ritmo di circa 15 chilometri all’anno. Nel 1989 si è avuta una prima accelerazione e nel 2007 una seconda, quando il polo si è mosso verso la Siberia alla velocità di 55 km all’anno.
Secondo i geologi, verso la fine del 2040, dopo aver attraversato il mare Glaciale Artico, il polo nord magnetico spunterà in Siberia. Questo potrebbe voler dire che il campo magnetico è vicino ad un’inversione: il nord magnetico potrebbe spostarsi sempre più verso sud fino a raggiungere la regione del Polo Sud. E così, un giorno, svegliandoci al mattino, potremmo scoprire che la bussola non indica più il Polo Nord, ma il Sud. Vale la pena chiarire una volta per tutte che non sarà la Terra a capovolgersi, ma solo il suo campo magnetico. E’già avvenuto decine di volte. Lo si è scoperto studiando le lave ricche di ferro, i cui minerali ferrosi rimangono in qualche modo “congelati” nelle rocce con impressa la direzione del campo magnetico nel momento del loro raffreddamento.
L’inversione sembra rispettare cicli di 600-700.000 anni. Ma le medie, si sa, vanno prese per quel che sono: ci sono anche stati periodi di 40 milioni di anni senza alcuna inversione, mentre in alcuni casi il periodo tra un’inversione e l’altra è stato solo qualche secolo.
Le inversioni magnetiche avvengono velocemente: è quello che è successo circa 41.000 anni fa, quando il campo magnetico impiegò non più di 450 anni per spostarsi dal Polo Nord al Polo Sud e tornare poi alla posizione di partenza, che è poi quella di oggi.
Il campo magnetico terrestre è ancora potente, nonostante l’indebolimento, e l’ipotesi di un’inversione è ancora molto lontana. Insomma, non c’è da preoccuparsi ma ciò non toglie che il terremoto dell’Aquila prima e quello del Giappone dopo, hanno fatto spostare l’asse terreste di più di 10 cm. Ma la scienza va avanti e l’uomo del futuro senz’altro trove
rà il modo di provvedere ad un ‘inversione dei poli magnetici.