LFoundry, la Fim Cisl suona la sveglia: a rischio centinaia di posti

Antonello Tangredi:Tra slogan politici di posti in più a iosa e ritardi si perde di vista il futuro di centinaia di famiglie

Marsica – Centinaia di posti a rischio nello stabilimento che dà lavoro e sostentamento a miglia di famiglie nella Marsica e non solo. Una possibilità tutt’altro che remota dopo il “disimpegno” dei cinesi di Smic, una “mossa contropelo” che, ha sottolineato Antonello Tangredi, Fim Cisl, nel  corso di una conferenza stampa, “Avevamo abbondantemente anticipato, a fronte delle favolette raccontate alle platee elettorali cui si promettevano cento posti di lavoro in più”.

La conferenza, alla presenza di sindacalisti, dipendenti dell’Azienda, rappresentanti delle maggiori associazioni di categoria cittadine, di alcuni esponenti politici, tra cui il segretario Pd di Avezzano Giovanni Ceglie, arriva all’indomani della disdetta dell’incontro al Mise, predisposto per “la verifica del piano industriale e per le garanzie occupazionali di LFoundry”, ma anche per definire punti cruciali per l’Azienda nell’immediato: non ultimo, la possibilità di utilizzare i fondi, già messi a disposizione dal precedente Governo, per accompagnare l’Azienda in questa fase di transizione, e e per sostenere il reddito delle famiglie dei lavoratori che dal 1° dicembre saranno in contratto di solidarietà per 18 mesi. L’Azienda oggi, rimarca Tangredi, è “Sulla piazza e a disposizione di chi compra”, di fatto, pare, l’On Semiconductor,  monocliente di Lfoundry, “una delle industrie di settore più quotate e importanti nel mondo”, che chiede il taglio di circa 450 unità,.

Il documento sottoscritto tra azienda e sindacati, non dalla Fiom CGIL, alla presenza di Giovanni Lolli, presidente vicario della Regione Abruzzo, dispone il contratto di solidarietà per un periodo di 18 mesi dal 1 dicembre 2018 con un impatto medio pari al 30% delle ore e coinvolge quasi tutti i lavoratori dello stabilimento di Avezzano, a fronte di “uno scarico di ore lavorabili di circa il 30% dovuto ad un calo di commesse oltre che alle esigenze di implementazione di investimenti organizzativi e tecnologici”.

L’accordo portato a casa, per Tangredi, “permette ai lavoratori di non interrompere l’attività, scongiurare temporaneamente i licenziamenti, tutti dentro per i prossimi 18 mesi, e intanto procedere per definire nel miglior  modo possibile questa fase. Sul tavolo vi sono punti fondamentali non solo per affrontare questa transizione ma anche per il futuro stesso dell’Azienda sul medio-lungo termine, e questo accordo è un risultato concreto incassato da cui ripartire”.

Non mancano le stilettate all’indirizzo di Fiom CGIL; nella giornata di ieri la comunicazione delle tre Segreterie riunite della richiesta di un nuovo incontro al Mise.

L’originaria Texas Instruments, destinataria di investimenti miliardari a fondo perduto da parte del governo nazionale del tempo, ma anche di agevolazioni varie da parte di quelli locali, avrebbe dovuto accompagnare alla pensione almeno due generazioni di lavoratori. In realtà, i lavoratori che potranno essere traghettati alla pensione nella prossima fase sono una percentuale minima: l’età media della fascia più alta delle maestranze è tra i 45/48 anni. Lavoratori che oggi, a crisi tutt’altro che finita, rischiano di dover cercare una ricollocazione. “Qualunque sarà l’acquirente”, avverte Antonello Tangredi, “senza un vero piano per la riorganizzazione e la ridefinizione delle prospettive industriali, degli investimenti tecnologici e dei segmenti di mercato d’interesse, si rischia di tornare a utilizzare “una pezza più piccola del buco”, con il problema occupazionale che rischia di diventare tanto vasto, in questa macroarea, da diventare un problema sociale. Ne prenda atto anche la politica locale, prima che sia troppo tardi”.

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