L’evoluzione della moda

L’evoluzione dell’uomo è passata anche attraverso gli abiti. Di necessità virtù, dice un proverbio, ed è quello che ha trasformato un bene primario in moda, business internazionale. Ma la strada è stata lunga ed è iniziata molto, molto tempo fa.
Gli uomini primitivi coprivano il corpo con foglie, rametti, erbe e pezzi di scorza d’albero, posti intorno ai fianchi, in modo da formare un gonnellino chiamato perizoma. Poi iniziarono ad usare le pelli degli animali uccisi, dal principio al naturale, poi conciandole. 13.000 anni prima di Cristo, quando gli uomini vivevano nelle palafitte, essi cominciarono a preparare i primi tessuti con la fibra di una pianta, il lino. Più tardi capirono che con il pelo della pecora si poteva fare un filato con il quale tessere stoffe. 2700 anni prima di Cristo, in Cina, si allevava già il baco da seta e si usavano vesti di seta. In Europa la seta naturale fu introdotta nel 552 dopo Cristo, quando l’imperatore Giustiniano inviò due monaci in Cina con l’incarico di scoprire come si fabbricava la seta. I due monaci tornarono con le uova del baco. Solo nel 300 avanti Cristo, fu conosciuta in Europa un’altra fibra molto importante, il cotone, che era già coltivato in Africa.

La vera nascita della moda risale, però, al regno di Luigi XIV, in Francia con la nascita del mercato dei tessuti. In quegli anni la moda rispecchiava principalmente il modo di vestirsi dei re, della regina e dei nobili.
La moda riguardava sia gli uomini, con vestiti stravaganti e sofisticati, sia le donne che ne erano, già a quei tempi, padrone assolute, si pensi alla regina Maria Antonietta, che venne soprannominata “Regina della moda” ( è leggenda un abito ricoperto di rose nere, talmente rare da fiorire una volta ogni sette anni).

Dopo la Rivoluzione Francese l’industria ha avuto un forte calo, molti sarti furono costretti a lasciare la Francia cercando di affermare la propria arte in Inghilterra e in America. Nel 1800 nel mondo della moda, si affacciavano in Francia e in Inghilterra due tipologie di sartoria, una adatta per l’alta società e l’altra per la corte, utilizzando tessuti, seta, merletti e accessori vari, in stile teatrale. In quegli anni, per la prima volta l’inglese Worth, produsse una collezione di vestiti esclusivi e personalizzati, impiegando modelle e modelli vivi. La Francia di quegli anni si distingueva per la moda femminile, mentre Savile Row di Londra, diventava il centro della moda maschile.

La Rivoluzione industriale facendo crescere la classe media, e la moda a prezzi accessibili, contribuì ad accrescere in modo notevole l’offerta che da molto tempo era indirizzata solamente a pochi privilegiati, dando inizio al declino della sartoria cosiddetta ricca.
L’utilizzo della macchina da cucire, creata nel 1846 da Elias Howe, accelerò notevolmente la produzione, realizzando nello stesso tempo più capi e facilitando anche la creazione dei modelli. È di questo periodo la nascita di laboratori casalinghi per la confezione di abiti.
Nel 1863 s’incominciano ad intravedere nel mondo della moda i primi passi verso la creazione di sistemi per la produzione di modelli in serie, avvicinando sempre di più la moda al mondo industriale e allontanandola piano piano dall’alta sartoria. Con il passare degli anni, le innovazioni tecnologiche, l’automazione, l’utilizzo dei computer, la cucitura laser, etc., portarono all’affermazione definitiva, intorno al 1960 della produzione di massa. Si proponevano collezioni a prezzi accettabili e indirizzate anche ai giovani, fino ad allora esclusi dal mondo dell’alta moda.

Nel 1973 nasceva in Francia il gruppo Mode ed Création, che raggruppava le principali Maison de couture con linee di moda pronte, e la maggior parte dei stilisti francesi. Nel prêt-à-porter, si svilupparono con il tempo due filoni: quello griffato degli stilisti e quello fatto in maniera industriale con marchi aziendali. Ciò emerse anche in Italia, quando gli stilisti italiani iniziarono a griffare oltre all’alta moda, anche il prêt-à-porter “industriale”, presentando collezioni in entrambe le categorie. Dopo il 1970, anche gli stilisti italiani iniziarono infatti a competere in modo sostenuto con la “capolista “ della moda, la Francia. Lo style italiano, iniziava in alcuni settori a raggiungere il primato francese, ed a volte anche a superarlo.
L’Italian look, diventava un vero status symbol soprattutto all’estero.
Negli anni ‘80, anche la moda si globalizza grazie al contributo di molti stilisti e delle loro case di moda, Armani, Valentino, Missoni, Krizia, etc., in Italia; in Francia Dior, Cardin; in Usa Calvin Klein, Ralph Lauren e così via.

Oggi il primato della moda è detenuto oltre che dalla Francia anche dall’Italia e dagli Stati Uniti, ove avvengono nelle rispettive capitali della moda, quali Parigi, Milano e New-York, prestigiose rassegne e sfilate per la rappresentazione delle collezioni d’alta moda e di prêt-à-porter. Resta indubbio che il gusto personale crea stile ed eleganza e varia a seconda delle persone. Insomma anche un sacco di iuta, indossato con grazie, diventa un abito da sera.

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