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Le piante medicinali degli antichi Marsi

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NECROLOGI MARSICA

Necrologi Marsica Cristina Fiocchetta
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Necrologi Marsica Carmine Chiuchiarelli
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Necrologi Marsica Domenico Cipriani (Memmo)
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Necrologi Marsica Elia Gigli
Elia Gigli
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Santino Taglieri
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Necrologi Marsica Dott
Dott. Paolo Sante Cervellini
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Il popolo marso non è famoso solo per la bravura e la fierezza dei suoi guerrieri ma anche per l’arte di guarire. Erano noti per essere esperti nel curare, soprattutto dai morsi dei serpenti, e per questo considerato un popolo magico. Le erbe sono tante ed alcune di queste sono ancora presenti nel nostro territorio.

Plinio nei suoi scritti riporta che i Marsi si rivolgevano alla dea Angizia per conoscere le erbe salutari esistenti nel loro territorio. Talune di quelle riportate, ancora presenti in abbondanza nel territorio di Angizia, hanno conservato un loro ‘mistero’: potrebbero essere le stesse dell’antica medicina-stregoneria di Umbone e degli altri sacerdoti-maghi di Angizia.

Alcune piante contengono in loro stesse un messaggio o un simbolo nella forma della pianta, che ne esprimerebbe una specifica qualità curativa e ‘magica’. Così ad es. il frutto del noce (rotondo ‘come una testa’) protegge dalle malattie del capo; Il latice bianco delle cicorie è ritenuto favorente la lattazione; i tubercoli delle orchidee rientrano nella sfera sessuale, un seme duro evoca la cura dei calcoli renali. Tale messaggio è noto come teoria della segnatura e fu molto considerato sia nel mondo classico che in quello medioevale. Altre piante potrebbero essere state utilizzate per scopi rituali richiamando alcuni loro organi (fiore, frutti, foglie, ecc.) sensazioni e segni di potenziali utilizzazioni, come ad es. la forma del fiore bilabiato aperto con gli stami, evoca la bocca aperta di una serpe e pertanto la pianta indica proprietà antiofidiche. Tra le piante magiche o rituali si ricordano:
Erba sassolini, Aconito, Cicuta di Socrate, Cipresso, Colchico, Giusquiamo, Iperico (erba scacciadiavoli), Senape, Timo selvatico, Valeriana, Vischio, Pervinca, Fior di stecco, Agrifoglio, Corniolo, Sanguinello, Belladonna. E ancora si ricordano le seguenti piante, sicuramente esistenti nel passato remoto della Marsica, tenuto conto delle loro caratteristiche ecologiche e biologiche. Tali piante oggi sono diffuse nel territorio di Luco de Marsi ed in altre zone della Marsica. Elabro nero, ranuncolacea o jerva lupara; fav du lup. Nella medicina popolare della Marsica e dell’Abruzzo la pianta viene tuttora adoperata come cicatrizzante soprattutto degli animale.
Pulmonaria o plusella, pulmonaria. Pianta utilizzata, per antichissima tradizione, nella cura delle malattie polmonarie.

Cavolo. Agisce nel mal di testa e nelle turbe visive; in miscela con altre piante ( coriandolo, ruta, menta, laserpizio) da vigore e forza; mescolato con sale, olio e cumino e farina d’orzo costituisce un unguento efficace per le ferite e le lussazioni.
Coriandolo. Erba annuale infestante i campi di grano. Si usano i semi, molto aromatici, talvolta anche per aromatizzare gli insaccati, in sostituzione del pepe.

Ruta. Piccolo arbusto delle zone solatie e pietrose, raro nella Marsica; le foglie (in decorazione) costituiscono un noto rimedio antielmintico.

Menta. Sono piante alquanto diffuse soprattutto nelle zone umide e fresche o in prossimità delle sponde (Mentha aquatica), rinomate per preparare infusi rilassanti ed antitosse. La menta era assai nota nel mondo antico. Il nome, secondo la mitologia deriva da una fanciulla, Minta, di cui si era invaghito Plutone, trasformata da Proserpina in pianta, per gelosia. Già Ippocrate ne celebrava le virtù. Viene anche ricordata perché ‘muove agevolmente gli appetiti di Venere’. Nelle cerimonie gli antichi romani se ne cingevano il capo.

Buniade. E’ un’erba annuale alta fino ad 80 cm, dai fiori gialli, dai frutti alati e irregolarmente “spinosi”. I semi costituivano un rimedio famoso contro i veleni ed entravano negli antidoti.
Nel mondo romano era famosa la fava Marsica, presumibilmente un coltivare locale. Essa veniva adoperata in numerosi usi, quali ad es. tritata insieme all’aglio come alimento quotidiano contro la tosse ostinata e le malattie del petto; cotta nel vino per i disturbi genitali; arrostita e messa nell’aceto quale rimedio contro le coliche. La Cenere dei baccelli e dei semi, insieme al grasso di maiale, serviva per preparare unguenti per i dolori dei tendini. La farina (lomentum) cotta nell’aceto era adoperata per applicazioni contro foruncoli, lividi, bruciature e gonfiori.

Aglio. Utilizzato moltissimo nell’antichità dai popoli mediterranei (Egizi, Greci, ecc.), sia come alimento che come pianta curativa (soprattutto antielmintica). All’aglio venivano attribuite anche proprietà magiche.

Malva. Col nome di malva si identificano, nel territorio della Marsica, le tre specie sopra riportate, che sono diffuse e comuni negli incolti e presso il margine di strade. La malva è nota per i suoi decotti emollienti e rinfrescanti.

Salice. Sulle sponde lacustri del Fucino esistevano numerosi salici, soprattutto salice bianco e salice rosso. Attualmente sono localizzati in prossimità dei canali, soprattutto del collettore principale. Ovidio nei Fasti ricorda il saliceto di Carsoli ( Salictum ) dalle cui piante ( corteccia ) i Marsi distillavano succhi diuretici ed oftalmici o ricavavano, dopo averle bruciate, la cenere, che, sciolta in acqua, utilizzavano per pediluvi.

Vite. La vite era diffusa ed abbondante nell’antica Marsica. Le qualità curative del vino e dell’uva ( ed ancora delle foglie e dei tralci ) sono accuratamente annotate da Plinio.

Olivo. Fino all’esistenza del lago, l’olivo era diffuso ed abbondante nell’area fucense: Virgilio descrive il mago marso Umbone con la testa contornata da una corona di olivo. Anche dell’olivo, come ci attesta Plinio, sono indicate numerose applicazioni (in forma di olio, scorza, foglie).
Gramigna. Pianta erbacea molto comune e diffusa negli incolti. Sono tuttora adoperati i decotti per fini curativi (eliminazione di calcoli vescicali, effetti diuretici).

Fico. È citato come una delle piante medicinali più comuni nel periodo classico. È un alimento energetico (se ne cibavano gli atleti) e per la cura delle affezioni del fegato, reni, milza. La cenere della pianta aveva un uso detergente e ricicatrizzante.

Marrobio. Il nome Marrubium potrebbe derivarare da Marruvium, l’antica città marsa non lontano da Angizia (attualmente S. Benedetto dei Marsi). Tale pianta biancastra per essere densamente pelosa, ha tuttora un uso officinale (anticatarrale).

Centaurea. Sono piante che hanno proprietà amaro-toniche. Portano il nome del centauro Chirone, maestro di Achille, che dalla conoscenza di tali erbe trasse profitto per guarire dalla ferita della freccia, intinta nel veleno dell’Idra, lanciatagli da Ercole. Tali piante, presumibilmente, erano utilizzate per preparati (pozioni) antiofidici.

Ginepro. L’uso del ginepro risale ai greci che lo adoperavano per fumigazione ed in medicina.(diuretico). Era ritenuto un albero che assicurava la longevità, riferendosi al fatto che il legno dura molti anni senza marcire. Plinio ricorda che Annibale pose travi di ginepro in un tempio di Diana quale buon auspicio di longevità e fortuna.

Basilico. Introdotto da Alessandro Magno dall’India, il suo nome (basilico) significa re. Entrava probabilmente, anche per il grato profumo, nelle cerimonie e riti di buon auspicio.

Rosa Oltre che in uso cosmetico (unguento di rose), era adoperata anche nelle cerimonie e nei banchetti, essendo considerata il fiore dell’amicizia e della gioia.

Rosmarino. Il rosmarino era assai usato nei riti dell’antichità. Nell’Egitto ne veniva posto un ramoscello nelle tombe per profumare il viaggio nell’al di là.

Salvia. Il nome salvia significa erba della salute; nell’antichità fu usata per molte malattie e fu ritenuta con poteri anche di “resuscitare i morti”. Agrippa la denominò ‘erba sacra’ ed a Roma si offriva, nelle visite, una bevanda alla salvia quale segno di auspicio di buona salute. La salvia nella Marsica si rinviene spontanea sul M. Salviano (toponimo di chiara derivazione da salvia); essa differisce dalle salvie coltivate per il più grato e persistente profumo e per la forma delle foglie (molto più sottili ed allungate). Si tratta di un bio tipo specifico della zona fucense, attualmente in forte regressione a causa delle mutate condizioni climatiche per effetto del prosciugamento del Lago Fucino, conseguenza del quale il clima sempre di più si caratterizza in senso sub continentale subarido da mediterraneo e maggiormente fresco-temperato che era prima del prosciugamento. La salvia della Marsica è pertanto una specie risalente al vecchio clima fucense ed è da annoverare fra le più interessanti piante della flora abruzzese. Potrebbe essere proposta quale pianta simbolo della Marsica, splendida ed operosa sub regione abruzzese.

Violetta. Presso i Greci significava innocenza e verginità, ne ornavano le bare delle giovanette e se ne incoronavano nei banchetti per evitare l’ubriachezza.

Borragine. Erba molto comune, dai caratteristici fiori azzurri, lungo le siepi e gli incolti. I Romani la consideravano la pianta del coraggio e gli astrologi l’avevano posta sotto il segno di Giove.

Artemisia. Erba bienne alta fino a circa 2 m., profumata ed aromatica, diffusa nei luoghi aridi e campi abbandonati. Trova impiego per le proprietà amaro.toniche. Conosciuta fin dall’antichità, deve il nome ad Atremide, dea della caccia e protettrice dei giovani.

Camomilla. Dedicata al dio Sole degli antichi sacerdoti egizi (forse per il fiore), tale usanza rimase probabilmente anche nell’antica medicina marsa. Nel mondo romano aveva numerosi usi (disturbi nervosi, disturbi di stomaco).

Altre piante, diffuse nella Marsica, rientrano tra quelle utilizzate per incantesimi, amuleti e pozioni ‘miracolose’. Verosimilmente le seguenti, diffuse nel territorio dei Marsi, potrebbero aver interessato gli antichi maghi-sacerdoti di Angizia.

Ruta: significa che salva, che protegge (poiché mantiene a lungo le foglie). E’ considerata pianta antistreghe e che conserva la salute.

Erba astrologa: per il fatto orientare al sole i fiori allungati a stretto imbuto, colore violaceo, è denominata erba degli astrologi.

Verbena: Considerata pianta antimalocchio.

Gigaro: Considerata erba delle serpi.

Maggiociondolo: Considerato l’albero della primavera, della vita e dell’amore.

Erba viperina: per la forma del fiore, nel quali si “riconosce” la testa di una vipera nell’atto di azzannare, è denominata erba viperino.

Pulmonaria: per la forma delle foglie che portano delle macchie bianche è ritenta efficace per la difesa dalle affezioni polmonari.

Fegatella: per la forma delle foglie trilobe, ‘somiglianti al fegato’, viene considerata rimedio contro i mali di questo organo.

Altre pianti quali Alloro, Bosso, Capelvenere, Edera, Pungitopo, Acanto, Tasso, Melograno, ecc., utilizzate nei giardini romani perchè ritenute di buon auspicio di felicità e fortuna, sono diffuse nella zona di Luco dei Marsi e relativamente abbondanti nel bosco di M. Longana e zone circostanti (antico Lucus Angitiae). Verosimilmente rientravano nelle utilizzazioni e nelle manipolazioni dell’antico popolo fucense. I Marsi erano grandi conoscitori del loro territorio, peccato che con il passare dei secoli si sia persa questa conoscenza e con essa la grandezza del nostro popolo.

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Roberta De Santi

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