La sopravvivenza dell’orso marsicano è sempre più a rischio. L’allarme è stato lanciato dal giornalista, ambientalista, fotografo, viaggiatore e “vagabondo dei monti” Stefano Ardito che sollecita lo Stato e le Regioni del Parco affinché si adoperino in tempi rapidi per mettere in sicurezza tutte le strutture che potrebbero causare incidenti mortali per l’orso.
Va ricordato che solo nel novembre 2018 i Carabinieri Forestali hanno recuperato i corpi di tre orsi marsicani morti annegati in una vasca per la raccolta dell’acqua in località “le fossette” tra i Comuni di Balsorano e Villavallelonga. Si trattava di una femmina di circa dieci anni e dei suoi due cuccioli caduti nella profonda vasca con pareti verticali in cemento armato dalla quale, evidentemente, gli animali non sono riusciti a risalire. In quella stessa vasca, nel 2010, erano già morti altri due orsi, vittime delle stesse dinamiche.
Nel mese di aprile 2019 i responsabili del PNALM, Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, hanno informato che, all’interno del territorio dei Comuni del Parco e nelle aree contigue, sono presenti ben 37 strutture per le quali sarebbe necessario realizzare interventi affinché l’incolumità degli animali selvatici non sia a rischio. La messa in sicurezza veniva giudicata una “questione prioritaria” visto che di manufatti simili alla vasca in cui gli orsi sono annegati, all’interno del Parco o nelle zone limitrofe, ce ne sono parecchi. Una “priorità” a cui però, a oggi, non ha fatto seguito alcun intervento pratico. A questo punto sarebbe fondamentale e urgente conoscere quali siano le 37 strutture pericolose al fine di capire come intervenire per impedire che gli orsi, o altri animali selvatici, possano perdere la vita come è già accaduto nel recente passato.
L’orso marsicano rappresenta una rarità che esiste solo ed esclusivamente nei nostri territori e che tutti dovremmo cercare di tutelare e proteggere. Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, che ha eletto l’orso marsicano come suo simbolo, è stato fondato circa un secolo fa proprio per garantire a questa straordinaria creatura di non estinguersi. Eppure, nonostante le tragiche morti già avvenute, nonostante la consapevolezza che esistano strutture e luoghi pericolosi per gli orsi, nessuno sembra essersi messo concretamente all’opera. In fin dei conti basterebbe installare recinzioni elettrificate o sistemi simili per evitare che gli animali si avvicinino pericolosamente a vasche piene d’acqua, pozzi, fosse o installazioni pericolose.
Un’operazione che richiede l’impegno di poche persone e qualche giorno di lavoro. Stefano Ardito esorta interventi immediati richiamando il ruolo che potrebbero svolgere volontariamente escursionisti e ambientalisti. Il giornalista invoca l’attenzione dei ministri competenti e dello Stato. Urge conoscere la lista delle 37 strutture pericolose e urge intervenire in fretta per renderle sicure, prima che uno dei rari orsi del Parco muoia per colpa della negligenza e dell’indifferenza di chi, invece, dovrebbe prendersene cura.