La scrittrice Maria Assunta Oddi presenta il libro di Alessandro Faonio “Il Sogno” tra gli eventi dell’Estate luchese

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Luco Dei Marsi – Giovedì, 28 luglio, alle ore 18:00 presso l’ameno e suggestivo convento dei frati a Luco dei marsi, in un incontro con l’autore, è stato entusiasmante parlare di un giovane, Alessandro Faonio, che con profonda motivazione sia emotiva che culturale si dedica alla scrittura misurandosi con un bisogno insopprimibile di comunicare il proprio mondo interiore.

Fin dal suo primo romanzo “Henry di Alpha”, storia di un’amicizia, che presentai in un afoso pomeriggio, emerse una scrittura complessa e talvolta enigmatica alla ricerca del senso profondo dell’esistenza. Gli studi di filosofia teoretica presso l’Ateneo aquilano, hanno da sempre influenzato il suo modo di scrivere consentendogli di passare da una conoscenza gnoseologica a riflessioni sul vissuto personale in una visione drammatica dell’uomo contemporaneo spesso attratto dal “male”. Alfred, Il protagonista del racconto, “conteso tra la ricerca di se stesso e l’accettazione di quel suo lato così orgogliosamente vittorioso” pur legato alla spiritualità e alla parola sacra, aveva concluso “che la giovinezza dovesse cedere all’entusiasmo e fondare la morale sul successo personale e sulle propri conquiste”. 

La forza del suo pensiero abbatte innanzi tutto le posizioni di quel “senso comune” per cui l’Ego dei personaggi, nei quali a mio avviso è presente un accento autobiografico, appare al disopra della morale e dell’etica in un’enfasi di esaltazione. Della sua ultima fatica “The dream” dice: “Credo ancora fermamente, seppure la mia evoluzione di artista mi porti a svalutare questa creazione, che “il sogno” sia un capolavoro, che io sia stato coinvolto dal genio”. In queste parole, assai evocative, è presente la fuga dal reale, nel diverso, nel complicato, rappresentato dal desiderio di creare un nuovo tipo umano che ha già trovato cittadinanza nelle principali letterature europee in Oscar Wilde nel suo ritratto di Dorian Gray e in D’Annunzio nel Piacere. Nella sensibilità di Faonio si incarnano tutti i moduli del Decadentismo. L’odierna società, infatti, viene assomigliata dal nostro autore, a quella del secolo scorso, anche se non in modo esplicito, per la ricerca di espressioni che attingano al fondo inconsapevole della realtà e per l’ansia del nuovo. Alessandro, giovane scrittore, avverte una tragica inquietudine, per un complicato e sottile senso della solitudine dovuto alla frattura tra artista e società in un morboso e tuttavia raffinato desiderio del finire delle cose, del disfacimento e della morte. La sua poetica, pur non afflitta dalla mestizia, per l’adesione intellettuale all’idealismo di Nietzsche, conduce il suo neo-decadentismo ad abbracciare il mito del superuomo con un dolente intimismo che porta all’isolamento. In alcune pagine del “The Dream” reagisce ai sogni di vita inimitabile, all’attivismo, e al superonismo esaltando la vita banale, anche negli istinti più animaleschi: “Per ogni animale frenetico di sfoderare le proprie impellenze”. Ancora riconducibile ai canoni del Decadentismo è, dal punto di vista formale, l’uso di metafore ed allegorie che mirano alla sperimentazione di nuove tecniche espressive. In una dimensione non oggettiva ma simbolista, calata in un clima di smarrimento e stupore, lo scrivere di Faonio travalica i confini semantici della parola in una raffinata sollecitazione sensoriale.

Traspare sovente nelle sue parole la ricerca del bello come mostra la sua raccolta di poesie, ”Il secolo della Cornacchia”, in cui, a mio avviso, l’estetismo formale ingabbia volutamente l’espressione autentica dell’animo per mostrare la drammaticità della “Maschera” pirandelliana. Anche la copertina riproduce un “Hashtag” di una coscienza imprigionata dalle aspettative. Sospeso tra le convenzioni sociali, rese ancor più persuasive dai social, e da un desiderio di riscattarsi da una condizione di alienazione, Alessandro cerca la via di fuga dalla realtà. Ed ecco emergere l’aspetto fantascientifico della sua immaginazione.

Talvolta le sue parole evocano situazioni oniriche al limite fra il sogno e la coscienza. La sua produzione letteraria fra sentimento e fantasia, fra pensiero razionale e irrazionalità si presta a raffigurare in qualche modo, questo nostro mai sopito desiderio di libertà, o, diciamo meglio, si presta ad accogliere in sé quell’espressione del soprasensibile nel sensibile. La lotta per l’affrancamento dalla banalità che non permette al “Genio” di volare è combattuta contro la natura, soprattutto contro la natura che Faonio trova in se stesso e che asserva dal di dentro. Si evince pertanto una “Libertà” che è obbedienza al comando d’un imperativo che l’autore si impone da se, in quanto convinto di appartenere a un mondo altro dalla natura e superiore ad essa, a un regno di fini, a una civiltà a cui non la volontà buona apre l’accesso. Il genio artistico per Faonio è quello dei “decadenti” affascinati da un tipo di uomo superiore alla massa come mostrano le citazioni d’autore sul genio che quasi fanno da prefazione all’ultima sua produzione “Il sogno”. Tutto ciò che la ragione ha demolito con la crisi del mondo moderno, stimola la vita individuale ad opere più tipicamente ispirate alla divergenza creativa dei singoli. Particolarmente evocativa, tra le altre citate nel volume, è la seguente:” Il pubblico è assai tollerante. Perdona tutto tranne il genio” (Oscar Wilde). Ed ecco perché nella concezione mistica e visionaria della poesia “Il genio è in esilio dall’inferno”, egli parla del dolore di chi dotato di “Un alto sentire” vede il proprio talento non compreso motivo di esclusione da una vita appagante ed infine come drammatica emarginazione sociale. A mio avviso c’è anche un risvolto psicologico che mette in risalto la “Fragilità” di una generazione incapace di distacco dalla mediocrità senza la consapevolezza della propria forza. Sappiamo bene il valore della “Resilienza” che non intacca” l’Autostima” ma spinge ognuno a cercare dentro di sé la capacità di reagire agli eventi dolorosi. L’uomo, rappresentato da Faonio, è così assuefatto all’angoscia che diventa incapace di radicare la sua essenza. Vivere l’arte, come evento straordinariamente superiore alla quotidianità dei mediocri, è solo ”Patimento” che non “grida” nemmeno il suo dissenso.

IL silenzio quindi diventa assordante condizione dell’incomunicabilità, nel tempo della comunicazione multimediale. Opporsi alla “superficialità” imperante non serve a nulla se non a scatenare insulti disapprovanti. L’autore tuttavia sa benissimo i rischi di una vita ai margini della disapprovazione. “Purtroppo, dentro di me, sento che il rischio di una tale tragedia è molto alto”. Il sogno non è altro che il rifiuto di una vita condizionata dalla mediocrità e incapace di lasciare un segno indelebile ai posteri come mostra l’ultimo capoverso del romanzo: “Alcune anime cercano da se stesse la morte non per una malinconica disperazione o per un soprassalto di vigliaccheria. Per alcune, così docili, così raccolte nelle fauci dei sentimenti e della storia, uccidersi non è altro che l’assalto manifesto della nostalgia del paradiso. Tornando, così, a dondolare nel biancastro flusso delle anime non destinate all’intramontabile disperazione della vita”. Mi sia concesso concludere questa postilla con le parole dell’autore che invita ad un’interpretazione ironica del suo libro: “L’opera, pur mantenendo un aspetto critico verso le vicende narrate, incita a sospendere il giudizio e a notare la sofferenza che alberga in ogni uomo, senza discriminazioni di qualsiasi genere”.

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