Luco dei Marsi – “Caro Umberto, ti scrivo innanzitutto per salutarti con poche ma sentite riflessioni, all’indomani della tua ordinazione diaconale, per invitarti ad avere sempre il cuore aperto a nuovi “orizzonti” senza temere l’indefinito che spaventa e che fa respirare incertezza. Come il greco Telemaco alla ricerca del padre, anche tu intraprendi un viaggio pieno di rischi ed incognite alla ricerca dell’incontro con Dio per un’eredità che non si corrompe.
Il fine verso il quale ti muovi si origina nel “Deus meus et omnia”, mio Dio e mio tutto, per giungere ai fratelli e alle sorelle, ai deboli e ai sofferenti con la luce del Risorto. Canta il salmista,” Se prendo le ali dell’aurora per abitare alle estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra”, perché la Provvidenza travalica le coordinate spaziali dell’essere. Umberto, vale sempre accettare le sfide che la vita ci propone.
La scelta dell’ordinazione sacerdotale che ti accingi a compiere rappresenta una minorità nel mondo e nella società odierna spesso incapace di arginare la logica del profitto, ma i giovani come te conservano la purezza dei sogni per riempire di significato i giorni futuri. Sai bene che Il nostro tempo angosciato dalla pandemia ci invita non solo a “curare” ma a “prenderci cura degli altri” in un impegno continuo confortando chi si sente abbandonato. Sarebbe stato riduttivo togliere spessore umano e spirituale alle tue relazioni solo perché spaventato dal nichilismo. Per te, che credi nelle parole del Vangelo e cerchi di imitare l’esempio di Cristo, sarà facile rispondere alla realtà fragile e bisognosa di aiuto con la speranza che diventa la concretezza del Samaritano. Per noi cattolici, la fede che ci fa partecipi della natura divina coincide con una vita buona tramite la carità.
L’esercizio di tale virtù, su cui si basa l’amore, racchiude tutta la nobiltà del tuo Ministero. Mi sia concesso ricordarti, poiché sono stata la tua insegnante nella scuola dell’infanzia, dove i bambini incapaci di inganno mostrano la loro essenza, esuberante, vigile, pieno di interessi e attento osservatore di ciò che ti circondava. Ti ricorda con affetto anche mio figlio, compagno di classe, nei pomeriggi spensierati trascorsi a giocare a pallone davanti allo spiazzo del fontanile del borgo.
Poiché come diceva Madre Teresa “la pace comincia con un sorriso” desidererei per te non solo una vita buona ma anche felice e colma di gioia.
Ora ti saluto con le parole ricche di poesia dell’astrofisico Giovanni Bignami.
“Dobbiamo ricominciare a guardare in direzione delle stelle perché significa alzare la testa, avere la vista lunga e immaginare altri mondi”.
Maria Asunta Oddi