Avezzano – “La salute non si paga” è il tema dell’incontro che ha avuto luogo quest’oggi ad Avezzano e che ha visto il confronto serrato di medici ospedalieri, medici di base, operatori sanitari e cittadini. Ha introdotto l’incontro Rossella De Santis, direttrice del Distretto Sanitario Area Marsica; ha presenziato anche il candidato sull’uninominale L’Aquila-Teramo aL Senato Guido Iapatre, medico di base che ha parlato delle difficoltà incontrate quotidianamente per operare nella provincia aquilana.
Sono impietosi inoltre i dati forniti sulla sanità pubblica dell’onorevole Danilo Leva, capolista alla Camera per “Liberi e uguali” nel collegio L’Aquila-Teramo. L’onorevole Leva ha sottolineato come in questa campagna elettorale nessuno parli della situazione allarmante in cui versa il nostro sistema sanitario nazionale.
Ci sono 70.000 posti letto in meno, 175 ospedali chiusi, macchinari obsoleti all’interno dell’83% delle strutture sanitarie, oltre che un rapporto tra spesa sanitaria e PIL pari solo al 6,5%, soglia limite indicata dall’Oms, al di sotto della quale si registrano l’impossibilità di garantire un’assistenza di qualità e l’accesso alle cure, con la conseguente riduzione l’aspettativa di vita al di sotto della media europea, ovvero 7,5%. È stato poi evidenziato come nel programma di LeU la sanità pubblica sia un tema centrale, considerando il definanziamento programmato per i prossimi anni dal Documento di Economia e Finanza, che prevede una percentuale del rapporto spesa sanitaria-PIL del 6,4% nel 2019 e del 6,3% nel 2020.
“Si tratta di precise scelte politiche” ha sottolineato l’onorevole Leva, “e se a tutto ciò aggiungiamo i numero delle liste di attesa, con tempi addirittura triplicati, capiamo che siamo in assoluta emergenza. Se manca il diritto alla salute significa che il paese non va avanti, e non è un caso che l’Oms ha osservato come 12 milioni di italiani rinuncino a curarsi. In questi anni abbiamo assistito a una privatizzazione strisciante, circostanza che in Molise vale ancora di più. Noi abbiamo una mobilità passiva tra le più alte d’Italia e una mobilità attiva ugualmente fra le più alte, ma guarda caso solo verso i privati. La nostra non è una guerra, ma se il privato finisce il budget sospende il servizio e il cittadino non è garantito, ed è già accaduto. Nel nostro programma” ha aggiunto, “ci impegniamo a incrementare la spesa pubblica in sanità, a prevedere assunzioni per 40.000 operatori medici, l’abolizione del super ticket e il superamento dell’intramoenia”.
E a chi possa muovere l’obiezione della mancanza di risorse, il deputato replica prontamente: “Basta allocarle diversamente, garantendo il diritto alla salute indipendentemente dal reddito di ciascuno di noi”.