IRPEF Regione Abruzzp. Il discorso di Marco Marsilio: una difesa totale della manovra e del Governo regionale “Tre quarti degli abruzzesi avranno un risparmio sul prelievo fiscale… entro due anni, torneremo ad abbassare le tasse”

Un intervento-fiume che rilegge cinque anni di governo, i conti della sanità, e lancia la sfida sulla ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale

AVEZZANO, 4 aprile 2025 – Più che un semplice intervento, quello di Marco Marsilio è stato un discorso programmatico a tutto campo. Durante la seduta straordinaria del Consiglio Regionale dedicata alla manovra sull’addizionale IRPEF, il Presidente della Regione Abruzzo ha preso la parola con una dichiarazione lunga, articolata, e dal tono vibrante. Una vera e propria difesa, non solo del provvedimento fiscale, ma di un intero ciclo di governo.

“Voglio intanto esprimere la mia vicinanza e solidarietà ai dipendenti della Regione e del Consiglio che sono stati vittime di prepotenze e spintonamenti… Questa teppa rossa ha trasformato l’aula in un bivacco di manipoli”, ha esordito, riferendosi all’occupazione simbolica della sede consiliare.

Il tono è da subito alto, polemico, con espliciti riferimenti storici e politici. Marsilio denuncia un attacco alla democrazia rappresentativa e sottolinea come la maggioranza, invece, abbia scelto di affrontare il confronto democratico con “dignità, decoro e onore”.

Poi entra nel merito della manovra: “Abbiamo fatto bene. Oggi presentiamo una sintesi politica matura, condivisa, che tutela le fasce deboli e consente alla Regione di continuare a investire”.

Marsilio rilegge l’intera fase preparatoria della legge: il confronto tra partiti, le riunioni interne, l’armonizzazione delle proposte, fino alla firma del documento definitivo. Ma l’intervento va ben oltre la cronaca politica interna.

“Tre quarti degli abruzzesi avranno un risparmio sul prelievo fiscale. Eppure vediamo sindacati occupare l’Aula per difendere chi guadagna di più. È grottesco”, dice, ribaltando il senso della protesta e criticando apertamente i sindacati per quello che definisce un atteggiamento “ideologico” e fuori dalla realtà.

Poi il passaggio più tecnico e, forse, più ambizioso: la proposta di riforma del Fondo Sanitario Nazionale.

“Non si possono assegnare le stesse risorse a regioni come l’Abruzzo, con 305 comuni montani, e all’Emilia-Romagna dove tre città concentrano milioni di persone. È una battaglia di equità, e la porteremo avanti in tutte le sedi”.

Marsilio argomenta a lungo su questo punto: la densità abitativa, l’orografia complessa, la distribuzione dei servizi sul territorio, tutto concorre a rendere più oneroso garantire un servizio sanitario efficiente in Abruzzo.

Parla poi di risultati concreti: “Dal 2019 ad oggi siamo passati da 400 mila a quasi 700 mila prestazioni. L’attesa media per la classe B è di 6,07 giorni, per la D 22,7, per la P 83. E la percentuale di garanzia è salita dal 73% all’87%”.

Snocciola cifre, percentuali, e investimenti: 24 TAC, 22 risonanze, 4 PET-TAC, 1300 precari stabilizzati, 6500 assunzioni a tempo indeterminato. “Solo la stabilizzazione ha comportato un incremento di spesa di 43 milioni di euro”, sottolinea.

Ma il cuore dell’intervento è politico. Attacca frontalmente l’opposizione e usa la figura di “Don Circostanza”, ispirata a Ignazio Silone, per ridicolizzare l’ex presidente D’Alfonso: “L’amico del popolo che fregava il popolo tutti i santi giorni”.

“Noi abbiamo ricostruito. Loro scrivevano ‘pagherò’ negli allegati di bilancio”, aggiunge, in un crescendo polemico che non lascia spazio a repliche.

Difende con forza anche gli investimenti in comunicazione, turismo e marketing territoriale: “Un milione di turisti in più, 250mila passeggeri in più all’aeroporto. E poi la Notte dei Serpenti, il Napoli in Alto Sangro, i grandi eventi sportivi. Questa non è paccottiglia. È visione.”

Il discorso si chiude con una nota di fiducia e determinazione:

“Abbiamo chiesto un sacrificio per mantenere la capacità di spesa e la solidità della Regione. Ma la promessa è chiara: entro due anni, torneremo ad abbassare le tasse”.

Un discorso che è insieme resoconto, manifesto e chiamata all’orgoglio regionale. Marsilio parla ai suoi, ma si rivolge anche all’intero Abruzzo. Con un obiettivo chiaro: rivendicare ciò che è stato fatto e blindare politicamente la propria narrazione di governo.

Meno tasse per chi guadagna meno: la nuova IRPEF regionale premia il 72% degli abruzzesi

Nel 2025 addizionale ridotta all’1,63% per i redditi fino a 28.000 euro. Ecco chi ci guadagna davvero

In Abruzzo cambia il modo di tassare il reddito, e per la stragrande maggioranza dei contribuenti è una buona notizia. Con l’entrata in vigore della nuova IRPEF regionale nel 2025, 7 cittadini su 10 pagheranno meno tasse o vedranno confermata l’attuale pressione fiscale. A dirlo è una simulazione realizzata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, basata sui contribuenti del 2022.

La manovra introduce un principio di progressività, premiando le fasce più fragili della popolazione e chiedendo un contributo maggiore a chi dispone di redditi più elevati.

Le nuove aliquote IRPEF: chi paga cosa

Fino ad oggi in Abruzzo si applicava un’aliquota unica del 1,73%. Con la riforma, invece, si passa a una struttura a scaglioni, più vicina all’impostazione nazionale:

  • 1,63% per redditi fino a 28.000 euro
  • 3,23% per redditi da 28.001 a 50.000 euro
  • 3,33% per redditi sopra i 50.000 euro

Il cambiamento riguarda 488.032 contribuenti che si troveranno a pagare meno rispetto al 2024. Solo 187.609 cittadini – pari al 27,77% del totale – vedranno un aumento.

Un esempio concreto: l’operaio e il dirigente

Per comprendere meglio gli effetti della riforma, proviamo a tradurre i numeri in casi reali.

👷‍♂️ Un operaio con un reddito lordo di 20.000 euro nel 2024 pagava circa 346 euro di IRPEF regionale. Con la nuova aliquota dell’1,63%, pagherà 326 euro, con un risparmio netto di 20 euro.
📚 Un’insegnante con reddito di 28.000 euro passerà da 484 euro a 456 euro di tasse regionali: 28 euro in meno.

📈 Al contrario, un impiegato quadro con 40.000 euro di reddito vedrà la sua tassazione aumentare da 692 euro a 844 euro: 152 euro in più.
💼 E un dirigente che guadagna 100.000 euro pagherà 2.832 euro, contro i 1.730 euro dell’anno precedente. L’aumento è netto: 1.102 euro in più.

Una manovra da 44,7 milioni di euro

Secondo le stime, l’effetto combinato delle nuove aliquote porterà nelle casse regionali circa 44,7 milioni di euro in più. Risorse che – nelle intenzioni della Regione – dovranno essere reinvestite in servizi, welfare e sviluppo territoriale.

L’assunto di fondo è chiaro: equità fiscale, ovvero “chi ha di più, contribuisce di più”. Una logica che protegge chi lavora con stipendi bassi e medi – operai, insegnanti, impiegati, forze dell’ordine – con redditi generalmente sotto i 30.000 euro annui.

Il grafico che dice tutto

Nella tabella riassuntiva, allegata alla manovra e diffusa dal MEF, si legge chiaramente come l’imposizione fiscale cresca in modo proporzionale al reddito. Fino ai 28mila euro, la curva dell’IRPEF 2025 è più bassa di quella del 2024. Oltre quella soglia, la linea si alza. Un modo semplice e visivo per dire che il 72% dei contribuenti è “protetto” dalla riforma.

La Regione: “Una scelta di equità e responsabilità”

Dalla Giunta regionale il commento è chiaro: “Abbiamo fatto una scelta di equità, sostenibilità e responsabilità”, si legge nei materiali ufficiali. “L’Abruzzo tutela i più fragili e investe nel suo futuro”.

Una scelta che, numeri alla mano, conferma l’impegno a rendere il fisco più vicino ai cittadini. Una manovra che taglia le tasse a chi le sente di più.

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