Purtroppo quest’anno a causa del Corona Virus non è stato possibile rinnovare la tradizione dei falò che solitamente si accendono in onore di Sant’Antonio Abate. E’ tradizione ormai che la sera del 17 gennaio di ogni anno ci si riunisca intorno al grande fuoco per ricordare uno dei Santi più amati d’Italia. Forse non tutti sanno, che Sant’Antonio Abate nacque nel 251 in Egitto nelle vicinanze di Zafarana a 160 chilometri a sud est del Cairo nel deserto della Tebaide.
Ho avuto la fortuna di visitare la grotta ed il monastero dedicato al Santo, che viene considerato il più antico monastero cristiano-coopto del mondo. Ma chi era Sant’Antonio Abate, uno dei Santi più venerati e soprattutto perché è diventato famoso per i fuochi? Fu chiamato in diversi modi: Sant’Antonio il Grande, Sant’Antonio d’Egitto, Sant’Antonio del Fuoco e infine Sant’Antonio del Deserto perché visse come un eremita in una grotta tra le rocce del deserto di fronte al Mar Rosso. Famose e leggendarie sono le “tentazioni del diavolo” che il Santo subiva ogni giorno:” Sant’Antonio, Sant’Antonio lu nemico de lu dimonio…” così recitava una filastrocca di un antichissimo canto popolare. La leggenda racconta che fu l’inseparabile maialino ad accompagnare il Santo all’Inferno a prendere una fiammella e portarla accesa con il suo bastone sulla Terra per riscaldare l’umanità infreddolita che ancora non conosceva il fuoco.
Ecco spiegato il motivo per cui il Santo, viene raffigurato con il suo bastone, una fiammella in mano e un bel porcellino ai suoi piedi.
Ancor oggi, da molti secoli, la sera del 17 gennaio gli uomini accendono ovunque dei grandi falò per ricordare il giorno in cui il Santo ormai centenario morì nel deserto, nell’anno 357.Gli anziani delle comunità montane ancora ricordano quando il parroco del paese dopo aver celebrato la messa si recava in piazza a benedire i piccoli animali e il granoturco cotto che, una volta benedetto, veniva versato nelle mangiatoie all’interno delle stalle. Alla sera, se il tempo lo permetteva, si accendevano le cataste di legno predisposte nelle piazzette del paese. Gli anziani del paese ancora ricordano, che a fuoco quasi spento, le donne uscivano dalle loro case per raccogliere i carboni ancora ardenti per farli consumare nelle loro stufe.