Giovanni Paolo II e la sua opera poetica: riflessioni della scrittrice Maria Assunta Oddi

Giovanni Paolo II

Venti anni fa (2/4/2005-2/4/2025) ci lasciava Papa Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, ma la sua santità ancora è presenza provvidenziale nella storia.

In un’epoca complessa, caratterizzata da cambiamenti decisivi seguiti alla caduta del muro di Berlino, il suo essere fiducioso nella misericordia divina ha permesso il dialogo pacifico tra Est ed Ovest.

Soprattutto la sua grande capacità di ascolto gli ha permesso di udire il grido di dolore proveniente dai paesi in guerra privi di pane e libertà. Papa “Pellegrino”, come soleva definirsi, in 27 anni di pontificato ha guidato la chiesa nell’incontro interreligioso con i paesi del mondo traducendo il Concilio Vaticano II in un catechismo, che predica la fraternità in un’ unica paternità, e in un rinnovato Codice di diritto canonico.

Tuttavia le esortazioni alla speranza e al coraggio più efficaci provengono dalla poetica gentile del suo animo aperto al cuore dell’uomo per farne cielo trasparente di luce nella promessa del suo Regno: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo: Non abbiate paura!”

Ancora oggi, nella nostra epoca travagliata da mille problemi e dal rumore mediatico di messaggi di morte, queste parole risuonano scuotendo le coscienze nella lotta al relativismo etico e al nichilismo moderno.

Giovanni Paolo II sapeva bene il valore salvifico dei versi, ecco la motivazione al suo scrivere da raffinato e complesso cantore dei sentimenti. I suoi versi hanno scandito le tappe della vita di questo grande polacco che ha conosciuto il dolore personale, riflesso nella sofferenza del suo popolo, per farne redenzione per tutti. La sua poesia è un tributo d’amore unito alla speranza cristiana nell’intento di risvegliare il senso religioso. Pur essendo stato un Papa viaggiatore, capace di interagire con i mass media, vissuto nella quotidianità di una giovinezza dedita al lavoro manuale, le sue poesie non sono di facile comprensione. Versi  densi, impegnativi, talvolta enigmatici, mostrano la profondità della suo sapere teologico e si rifanno alle avanguardie  poetiche della Polonia degli anni cinquanta. Svincolate dalla rima le strofe hanno il respiro intellettuale dell’erudito, il senso mistico della fede, la complessità degli eventi della suo martoriato Paese, il vago sapore degli umani sentimenti. Il suo stile ermetico chiede al lettore una chiave di interpretazione attenta e precisa. Un lirismo, il suo,  finalizzato a costruire una Patria unica per tutti gli uomini, nel cosmopolitismo etico si fa nobile aspirazione alla pace. Il desiderio della fine dei conflitti nelle sue parole si fa racconto di ciò che è stato e del battito di ciò che sognava per l’umanità. Un poeta intellettuale dalle ampie radici cristiane, figlio dei drammatici eventi del novecento europeo, ferito da lutti e incomprensioni e dalla perdita precoce della amata madre, si fa voce di speranza nell’amore di Dio per le sue creature.

Lasciamoci ispirare, per non dimenticare il suo contributo alla formazione di una comunità fraterna e solidale, dall’immenso, presente nei suoi versi, ma anche dalle piccole riflessioni che ci invitano alla speranza di rinascere immortali nel Padre Celeste.

Pensieri primaverili dove il sole splende sul travaglio esistenziale nella fede dell’eterna giovinezza dello spirito.

 “Io stacco piano la luce dalle parole

e raduno i pensieri come un gregge di ombre

e lentamente in tutto immetto il nulla

che attende l’alba della creazione.

Lo faccio per creare uno spazio

alle Tue mani tese

lo faccio per avvicinare l’eternità

in cui Tu possa alitare…

Inappagato dall’unico giorno della creazione

io bramo un nulla crescente,

perché il mio cuore sia disposto al soffio

del Tuo Amore.

( Poesie-Giovanni Paolo II-Newton Editore)

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