Giovanni Camillo Rossi, vescovo dei Marsi, archeologo ed epigrafista

Giovanni Camillo Rossi (1767-1837)
Giovanni Camillo Rossi (1767-1837)

Giovanni Camillo Rossi (1767-1837) fu teologo, giureconsulto, archeologo ed epigrafista, nacque ad Avellino il 27 aprile 1767 da Antonio e Agnese Barrecchia, studiò lettere e filosofia ad Avellino e successivamente a Napoli, dove si laureò in teologia. Vestì l’abito clericale il 9 aprile 1781, fu ordinato sacerdote il 27 febbraio 1790 e aggregato nel 1796 all’arcidiocesi di Benevento, dove assunse l’incarico di vicario dell’arcivescovo Domenico Spinucci. Nel 1804 fu nominato vescovo dei Marsi dal re Ferdinando IV di Borbone, proclamato tale nel concistoro segreto il 26 giugno 1805 da papa Pio VII e consacrato il giorno 30 dello stesso mese. Giunse a Pescina il 9 luglio 1805 e il giorno 30 dello stesso mese emanò una lettera pastorale per il clero secolare e regolare, nonché per tutti i fedeli della diocesi sulle istruzioni e i comportamenti da seguire per una sana vita cristiana. Poco prima dell’arrivo di Rossi in Pescina il vicario generale della diocesi, Nicola De Giorgio, inviò una lettera al nuovo vescovo per informarlo sulla necessità di provvedere al restauro dell’Episcopio per il quale aveva fatto eseguire puntuale perizia. Il 17 maggio 1807 Rossi accolse con tutti gli onori, insieme al sindaco Gaspare Orlandi, il re di Napoli Giuseppe Bonaparte che aveva sostato in Avezzano durante una sua visita negli Abruzzi.

Nel 1810, durante il suo quinto anno di vescovado, restaurò l’acquedotto e il “Molino di Civita” in S. Benedetto dei Marsi, come si evince da un’iscrizione incassata nel muraglione di sostegno della piazza antistante alla chiesa di S. Maria delle Grazie in Pescina:

D(eo) O(ptimo) M(aximo) / Io(annes) Camillus de Rubeis / Marsican(us) antistes / aquae ductum instaurare / fontemq(ue) molini aere suo / curavit / pr(idie) cal(endis) Ianuar(ias) ann(o) MDCCCX / pontif(icatus) sui V.

Nei giorni 10, 11 e 12 settembre 1815 celebrò nella cattedrale di S. Maria delle Grazie il sesto Sinodo, dopo 129 anni dal precedente, per un cammino congiunto di riflessione e di rinnovamento della Diocesi marsicana. Al Sinodo parteciparono, con loro sermoni, anche il canonico Raffaele Rossi, fratello di Giovanni Camillo, rettore del seminario marsicano e l’arcidiacono / vicario generale della diocesi Nicola De Giorgio. Gli atti del Sinodo furono pubblicati nel 1819, allegando copia del Concordato del 16 febbraio1818 che era stato sottoscritto tra il re delle Due Sicilie Ferdinando I e il papa Pio VII.  

Nel dicembre 1817 scrisse una lettera al cardinale Giulio Gabrielli, prefetto della Congregazione del Concilio, sullo stato della Diocesi marsicana, facendo presente che aveva provveduto a restaurare l’edificio della cattedrale e del relativo sacrario.

L’ultima testimonianza sulla presenza di Rossi nel vescovado è rappresentata da un documento 12 aprile 1818 conservato nel Bollario XVII dei vescovi marsicani.

Dopo 13 anni di vescovado marsicano, il 26 giugno1818 gli fu assegnata la reggenza del vescovado di San Severo (FG) che dovette abbandonare nel 1825, per incompatibilità d’incarico, quando fu nominato Consultore del Regno delle Due Sicilie dal re Francesco I. Nel 1827 fu nominato arcivescovo di Damasco da papa Leone XII e, dopo circa dieci anni, morì a Portici (NA) il 16 luglio 1837, vittima del colera.

Nuovo Molino di Civita del 1816 a S. Benedetto dei Marsi

Archeologo ed epigrafista

Il vescovo Rossi cercò costantemente di conciliare il suo impegno istituzionale di curatore delle anime della diocesi, con quello di appassionato cultore di archeologia ed epigrafia. Durante le sue visite pastorali non mancò di segnalare monumenti funerari da lui esaminati come nelle visite fatte a Poggio Cinolfo nel 1808 e a Pereto nel 1810. 

Nella visita pastorale effettuata nella chiesa di Poggio Cinolfo, Rossi visitò la tomba di Fortunia martire posta nei pressi dell’altare maggiore con una lapide che riportava incisa la seguente iscrizione: Fortunia in pace. La lapide, databile al V secolo d.C., unitamente al corpo di Fortunia furono trasportati a Poggio Cinolfo dal cimitero del Pretestato di Roma ad opera del reverendo Don Jacopo Bartolomeo dell’ordine degli eremitani di S. Agostino. La tomba e la relativa lapide, oggi sono conservate nella chiesa di S. Maria Assunta di Poggio Cinolfo e Santa Fortunia è divenuta la Patrona del paese.

Nella visita pastorale effettuata a Pereto presso l’oratorio della famiglia Camposecco, che aveva rilevato l’abitazione della famiglia Vendettini, il vescovo vide la tomba con il corpo del martire Talaso coperta da una lapide di marmo raffigurante un cristogramma a stella e una colomba che regge un ramoscello tra le zampe. Appena sopra la colomba è l’iscrizione: Thalasus in pace. La lapide, databile al V secolo d.C., unitamente al corpo del martire Talaso furono trasportati a Pereto nella cappella Vendettini nel 1749 dal cimitero di S. Calisto di Roma. Oggi, purtroppo, si son perse le tracce della tomba e della relativa lapide marmorea.

Come archeologo, Rossi ha descritto sapientemente in un’opera di tre volumi l’Arco di Traiano di Benevento pubblicata mentre era vescovo dei Marsi, mentre come epigrafista ci ha lasciato un prezioso manoscritto sulle lapidi marsicane, diligentemente raccolte e annotate nel suo periodo trascorso al vertice della diocesi dei Marsi. Il manoscritto, conosciuto dal filologo ed epigrafista Girolamo Amati, fu posseduto da Filippo De Romanis che ne dette comunicazione a Clemente Cardinali il quale ne tenne conto per l’edizione del 1819 della sua silloge contenente ben cinquecento iscrizioni. Il manoscritto, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, fu riscoperto da Sandro D’Amato e attentamente studiato da Cesare Letta per la preparazione dell’opera sull’epigrafia dei Marsi, oltre che da Marco Buonocore in due diverse occasioni.

Il manoscritto sulle lapidi marsicane è composto di 42 fogli (recto/verso) e contiene la trascrizione di 137 iscrizioni di cui 132 di epoca romana, 4 medievali e 1 falsa aggiunta poi nel manoscritto da Clemente Cardinali. Quasi tutte le iscrizioni romane furono pubblicate da Cardinali e quindi nel volume IX del Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL) edito da Theodor Mommsen nel 1883; tredici di esse, però, non furono pubblicate da Cardinali e rimasero inedite per circa due secoli fino a quando non si è giunti all’aggiornamento da parte di Marco Buonocore del volume IX del CIL, regio quarta romana. La silloge epigrafica di Rossi mette in evidenza l’accuratezza della trascrizione dei testi epigrafici e delle annotazioni relative alle singole iscrizioni dell’autore che hanno consentito di fare alcune precisazioni sulla loro scoperta come nel caso di un’epigrafe rinvenuta a Carsioli, erroneamente attribuita a Marruvium (CIL IX, Suppl. 1, 3, 3715). Per le sue ricerche epigrafiche il vescovo si avvaleva di valenti collaboratori come il canonico Don Stefano Anzini di Scurcola che inviò a Rossi la trascrizione di un miliario che si trovava, capovolto, a sostegno di un tetto di una casa privata a Cappelle. Il miliario, oggi irreperibile, portava inciso il numerale LVI, pertanto non risulterebbe in situ se riferita alla via Valeria (fig. 17), ma alcuni autori ritengono che il miliario sia invece pertinente alla via che staccandosi dalla Valeria attraversava la valle del Liri per giungere a Sora, Frosinone e Fregellanum per poi congiungersi alla via Latina. Il miliario fa riferimento ai lavori di restauro della via eseguiti dall’imperatore Traiano nel 100 d.C. durante il suo terzo consolato. Altra segnalazione fatta da Anzini a Rossi fu quella relativa a un cippo funerario che si trovava a Cese nella vigna dei signori Tomei. Il monumento, databile al II sec. d.C., era stato posto al Seviro Augustale Caio Populeno dai figli e dalla moglie (CIL IX, Suppl. 1, 3, 7946). Il cippo fu trasportato al museo lapidario avezzanese, dove si trova tuttora presso il giardino del palazzo comunale. 

Oltre all’accurata silloge manoscritta sulle iscrizioni della Marsica, Rossi approfondì lo studiò sulla storia dell’antico popolo marso che raccolse in dieci dissertazioni viste dal canonico Andrea Di Pietro nel 1838 nella casa del domenicano Raffaele Rossi, fratello di Giovanni Camillo. Di Pietro non riuscì a entrare in possesso del manoscritto perché Raffaele Rossi intendeva darlo alle stampe, cosa che purtroppo non avvenne e del manoscritto se ne persero le tracce. Il vescovo Rossi accenna brevemente al suo studio sull’antico popolo marso, inserendo ricche note storiche e completi riferimenti bibliografici nel primo paragrafo del capitolo intitolato Allocutio ad Synodum habita degli atti del Sinodo Marsicano del 1815.

Ai tempi di Rossi doveva essere presente nella curia pescinese l’iscrizione ancora integra relativa a papa Gregorio XIII che Pietro Antonio Corsignani descrisse nella sua Reggia Marsicana del 1738. L’iscrizione fu danneggiata dal terremoto del 1915 e segnalata nel 1943 dal vescovo dei Marsi Pio Bagnoli al soprintendente alle antichità degli Abruzzi e del Molise Giovanni Annibaldi. La trascrizione di Corsignani è mancante della seconda, settima e undicesima linea e non sempre precisa in alcune parole del testo epigrafico. Si riporta di seguito il testo dell’iscrizione integrando la trascrizione di Corsignani con quanto è stato possibile esaminare negli otto frammenti ancora visibili della lastra di marmo.       

Gregorius E[pis(copus) servus serv]vor(um) Dei 

ad perpet[uam rei ]memoriam

omnium saluti patern[a caritate inten]ti inter tam multa pie(tatis)

officia q(uae) nos pro mu[nere nostro convenit exerce]re sacra int[erdum loca]

[spec]iali privileg[io insignimus ut inde fidelium animarum saluti amplius]

[consulatur quo circa ut Eccles]ia Marsican(as) nuper ad oppi(dum)

[——————————– simi]li usq(ue) adhuc privilegio

[decorata est in ea Altare Conce]ptionis Beate Marie Virginis

[quod non est maius hoc speciali don]o illustretur auctoritate

[nobis a Domino tradita concedimus u]t quotie[s ab aliquo] Sacerdot(e)

[dictae Eccle(siae) dumtaxat Missae Defunct]or(um) [ad p]redictum Altare

[celebrabuntur pro anima cuiuscumq(ue) fide]lis que Deo in caritate 

[conjuncta ab hac luce migraverit ipsa d]e Thesauro Eccle(siae) indulge

[ntiam consequatur quatenus Domini N]ostri Iesu Xsti et Beatis(simae)

[Virg(inis) Marie B(eatorum) Apost(olorum) Petri et Pauli aliorumque] San(ctorum)

[omnium meritis suffragantibus a Purgatori poenis liberetur. Datum] Rome a(pud)

[S. Petrum anno Incarnationis Domini MDLXXXIV. IX kal. junii —–]esimo qui

[—————————————— Pont(ificatus) N(ostri) An]no Duodeci[mo]

[M. Prodatarius C. Glorierius].

L’iscrizione è datata al 1584 essendo stata posta nel dodicesimo anno del pontificato di Gregorio XIII (1572-1585). Il testo riferisce di un privilegio del papa dato alla cattedrale marsicana di Santa Maria delle Grazie, relativo all’indulgenza plenaria concessa ai fedeli che avrebbero fatto officiare una messa presso la chiesa in onore dei propri defunti.

Oggi l’iscrizione frammentaria si trova nel deposito della chiesa di S. Maria delle Grazie in Pescina.

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Note
  1.  G.C. Rossi, Synodus Severopolitana, Neapoli 1826, 108-112; G. Zigarelli, Elogio funebre di Monsignor Gio. Camillo Rossi Arcivescovo di Damasco e Consultore del Regno, Napoli 1838.ADM, fondo D, b. 226, fasc. 378, lettera del 27 maggio 1805
  2.  B. Jatosti , La storia di Avezzano, Avezzano 1876, 86; G. Jetti, Cronache della Marsica (1799-1915), Napoli 1978, 43-44.
  3.  In Synodus Severopolitana pag. 110, il Sinodo di Rossi è riportato erroneamente 140 anni dopo il precedente, mentre sappiamo che il 5° Sinodo fu celebrato dal vescovo Corradini il 28 aprile 1686 (A. Di Pietro, Catalogo dei vescovi della Diocesi dei Marsi, 1872, ristampa anastatica ed. Kirke 2011, 196). I precedenti Sinodi furono il 4° di Petra del 25-27 giugno 1673, il 3° di De Gasperis del 21-22 aprile 1653 e il 2° di Peretti del 10-12 giugno 1612, mentre il 1° di Milanesi si tenne nel 1567 (A. Socciarelli, I lavori al castello di Avezzano nella corrispondenza tra Marcantonio Colonna e il vescovo dei Marsi, in Il foglio di Lumen, Misc. 67, dicembre 2023, 10).
  4. ADM, fondo B, b. 19, fasc. 61, p. 93, nota del 12 aprile 1818. Su Rossi ved. anche fondo D, b. 316, fasc. 526, lettera sulla ripartizione dei sacri arredi dei Conventuali di Tagliacozzo dell’8 luglio 1833.
  5. La pianta del nuovo “Molino di Civita” del 1816 è conservata in ADM, fondo C, b. 71, fasc. 1367.
  6. ADM, fondo B, b. 9, fasc. 34, pp. 61-62, visita pastorale di G.C. Rossi a Poggio Cinolfo nei giorni 27-29 maggio 1808.
  7. ADM, fondo B, b. 9, fasc. 34, pp. 198-199, visita pastorale di G.C. Rossi a Pereto in data 25 maggio 1810.
  8. Silvagni, ICUR, 3827; G.G. Pani, ICI, III, p. 47, n. 36; G. Grossi, Marsica sacra, Avezzano 2004, p. 19: M. Basilici, L’epigrafe di Talaso, in Il foglio di Lumen, Misc. 24 agosto 2009, 23. 
  9. G.C. Rossi, L’arco di Traiano di Benevento illustrato da monsignor Giovan Camillo Rossi vescovo de’ Marsi, Napoli 1816.
  10.  G.C. Rossi, Lapidi marsicane raccolte e osservate diligentemente dall’ill.mo e r.mo Monsignor D. Giovanni Camillo Rossi vescovo dei Marsi, (Manoscritto c/o Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Ferraioli 513), G. Gatti 1911.
  11. Cardinali, Iscrizioni antiche inedite raccolte e pubblicate da Clemente Cardinali, Bologna 1819.
  12. Letta – S. D’Amato, Epigrafia della Regione dei Marsi, Milano 1975.
  13. Buonocore, Codex Ferrajoli 513, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, 1 (1987), 33-53; Id, Tra i codici epigrafici della Biblioteca Apostolica Vaticana (Epigrafia e antichità, 22), Bologna 2004, 26-29.
  14. Russi, Un falso epigrafico di Clemente Cardinali, in Epigraphica XL, [1978], Faenza (RA) 1979, 129-139.
  15. Mommsen, Corpus Inscriptionum Latinarum, vol. IX, Berolini 1883.
  16.  Delle 13 iscrizioni rimaste inedite, 8 appartengono al territorio albense (CIL IX, Suppl. 1, 3, 7657, 7803, 7804, 7897, 7959, 7966, 7995, 8005), 3 a quello marso (CIL IX, Suppl. 1, 3, 7688, 7825, 7827) e 2 a quello carseolano (CIL IX, Suppl. 1, 3, 8131,8133). 
  17. Buonocore, CIL IX Regio Italiae Quarta Supplementum. Fasciculus tertius: Marsi – Aequi, (7639-8187), De Gruyter – Berlin 2020.
  18. Van Wonterghem, La viabilità antica nei territori di Alba Fucens e di Carseoli, 424; G. Grossi, Scurcola Marsicana. Monumenta, Scurcola Marsicana, 2006, 124-125.
  19.  G.C. Rossi, Lapidi marsicane, f. 30r.
  20. Di Pietro, Catalogo dei vescovi della Diocesi dei Marsi, 1872, ristampa anastatica ed. Kirke 2011, 240.
  21. A. Corsignani, Reggia Marsicana ovvero memorie topografico-storiche di varie Colonie e Città antiche e moderne della Provincia de i Marsi e di Valeria, 5 libri, Napoli 1738, III, 674.
  22. Castellani, Ispettori ai monumenti e scavi nella Marsica, 293-295.

Bibliografia di Giovanni Camillo Rossi

Tra le opere di seguito riportate del vescovo G.C. Rossi sono omesse quelle che hanno un carattere strettamente religioso date alle stampe nel corso della sua vita.  

  • Epistola pastoralis. Dei et Apostolicae Sedis gratia episcopi Marsorum eidemque S. Sedi immediate subjecti ad clerum saecularum et regularem omnemque suae Marsorum ecclesiae fidelium coetum, Neapoli 1805.
  • L’arco di Traiano di Benevento illustrato da monsignor Giovan Camillo Rossi vescovo de’ Marsi, Napoli 1816.
  • Synodus Marsicana, Neapoli 1817-1819. 
  • Synodus Severopolitana, Neapoli 1826.
  • Lapidi marsicane raccolte e osservate diligentemente dall’ill.mo e r.mo Monsignor D. Giovanni Camillo Rossi vescovo dei Marsi, (Manoscritto c/o Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Ferraioli 513), G. Gatti 1911.
  • Raccolta di dieci dissertazioni sopra le antichità della Marsica, manoscritto irreperibile.

Per ulteriori approfondimenti su Giovanni Camillo Rossi

  • C. Castellani, Ispettori ai monumenti e scavi nella Marsica, ed. Kirke 2021 (G.C. Rossi da p. 29 a p. 43).
  • Massimo Basilici, I vescovi della diocesi dei Marsi dal 1385 al 2014, Roma 2014 (G.C. Rossi da p. 71 a p. 72).
  • V. Amendola, I vescovi dei Marsi (1805-1990), Avezzano 2007 (G.C. Rossi da p. 11 a p. 19).
  • A. Di Pietro, Catalogo dei vescovi della Diocesi dei Marsi, 1872, ristampa anastatica ed. Kirke 2011 (G.C. Rossi da p. 237 a p. 243). 

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