Frode e riciclaggio. La Finanza arresta l’imprenditore Marini

Le Fiamme gialle avezzanesi hanno accertato che, nel quinquennio corrente dal 2010 al 2015, l’amministratore di una società marsicana ha emesso, nei confronti di affermate imprese capitoline, false fatture attestanti l’esecuzione di lavori e l’organizzazione di corsi professionali, per l’importo complessivo di € 5.461.753,00
Augusto Marini

Avezzano. I Finanzieri della Compagnia di Avezzano, al comando del capitano Giovanni Antonino Marra, hanno concluso una complessa indagine di Polizia Giudiziaria nei confronti di un noto imprenditore marsicano, Augusto Marini, e di alcune società della Capitale operanti nel settore sanitario ed in quello edile specializzato in opere pubbliche (in particolare nella realizzazione della Metro “C” di Roma).

Le attività sono state coordinate dai Sostituti Procuratori Maurizio Cerrato e Roberto Savelli della Procura di Avezzano e sono culminate nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP Francesca Proietti.

Le Fiamme gialle avezzanesi hanno accertato che, nel quinquennio corrente dal 2010 al 2015, l’amministratore di una società marsicana ha emesso, nei confronti di affermate imprese capitoline, false fatture attestanti l’esecuzione di lavori e l’organizzazione di corsi professionali, per l’importo complessivo di € 5.461.753,00, consentendo l’evasione delle imposte e la creazione di fondi neri trasferiti in conti esteri aperti in paradisi fiscali (Marshall Islands) ed in paesi oltreconfine quali la Svizzera ed il Regno Unito.

Nel corso delle indagini i militari hanno infatti dimostrato, nell’ambito di un importante appalto pubblico, la falsa esecuzione di:

  • lavori edili nei confronti di n.3 società operanti nel comparto sanitario;
  • lavori specialistici riconducibili alla linea C (in fase di costruzione) della metropolitana di Roma;
  • corsi di formazione del personale in grado di movimentare i convogli, i quali non potevano essere stati svolti dall’impresa marsicana poiché effettivamente priva di maestranze e tecnici in organico.

A seguito di perquisizioni locali e dei sequestri delle fatture ritenute false, eseguiti presso le sedi delle società romane, i responsabili di queste ultime, aderendo alla procedura c.d. “di collaborazione volontaria” con l’Agenzia delle Entrate (strumento messo a disposizione dal fisco per regolarizzare la propria posizione fiscale e favorire il rientro dei capitali illecitamente trasferiti all’estero), fornivano peraltro un’ulteriore conferma della natura fittizia dei lavori e dei corsi oggetto delle indagini.

I militari appuravano altresì che il destinatario della misura restrittiva (tradotto in giornata presso la Casa Circondariale di Avezzano) – al fine di agevolare il trasferimento illecito di capitali all’estero – riceveva bonifici bancari sui propri conti correnti tenuti oltreconfine, rimettendoli successivamente a disposizione degli evasori.

La verifica fiscale eseguita ha consentito il recupero a tassazione di 1 milione di euro di I.V.A..

Nessun paradiso fiscale può essere più considerato un porto sicuro per gli evasori.

Attività come l’analisi di rischio, l’intelligence e la cooperazione internazionale costituiscono le strumentazioni che consentono alla Guardia di Finanza di aprire le casseforti degli evasori all’estero, riportando in Italia i capitali illecitamente sottratti alla tassazione per essere destinati, conseguentemente, allo sviluppo del Paese.

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