Abruzzo – Il 23 Gennaio 2023, la notizia della morte di Juan Carrito, l’orso marsicano divenuto simbolo di speranza e di orgoglio per la fauna selvatica italiana, ha sconvolto il mondo della conservazione e gli amanti della natura.
La sua morte, a soli 4 anni di età, ha rappresentato una grande perdita, non solo per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ma per l’intero ecosistema che egli abitava. A due anni di distanza, il ricordo di Juan Carrito rimane vivo nel cuore di molti, continuando a sensibilizzare sull’importanza della tutela della specie.
La sua morte, avvenuta a causa di un incidente stradale sulla SS17, nei pressi di Castel di Sangro, ha lasciato un grande vuoto nell’animo di chi ha amato il figlio più stravagante e irrequieto dell’orsa Amarena, anch’essa morta in maniera violenta a causa di un colpo sparato da un fucile.
Ricordiamo che l’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus), una sottospecie di orso bruno che vive nelle montagne dell’Appennino centrale, è considerato uno dei mammiferi più rari e minacciati d’Europa. La sua popolazione, che conta circa 50 individui, è costantemente a rischio di estinzione a causa della frammentazione dell’habitat, dei conflitti con le attività umane e dei cambiamenti climatici.
Juan Carrito, nel corso dei suoi pochi anni di vita, è stato al centro di numerose attenzioni, sia da parte dei ricercatori che dai media. La sua simpatia e la sua curiosità lo hanno reso un “beniamino” del pubblico, che ha seguito con affetto la sua crescita.
Sin da piccolo, Juan Carrito ha mostrato un comportamento vivace e intraprendente, che lo ha portato a diventare protagonista di numerosi avvistamenti nel Parco Nazionale d’Abruzzo e non solo.
La sua morte, il 23 Gennaio di due anni fa, ha avuto un impatto devastante, non solo per chi amava l’orso, ma anche per gli esperti di fauna selvatica, che hanno visto in lui un simbolo della lotta per la salvaguardia degli orsi marsicani e della loro difficile convivenza con le comunità umane.
La sua perdita ha sollevato un ampio dibattito sulle politiche di protezione degli orsi e sulla necessità di migliorare la convivenza tra fauna selvatica e attività umane, in particolare per quanto riguarda la sicurezza stradale nelle aree naturali protette.
A due anni dalla morte di Juan Carrito, il suo ricordo non è affatto svanito. Il suo nome è diventato sinonimo di speranza per la conservazione dell’orso marsicano e della biodiversità in generale. La sua morte prematura ha messo in luce le difficoltà che queste creature affrontano ogni giorno, ma ha anche spinto verso un cambiamento nella protezione della fauna selvatica. Juan Carrito, con la sua innocenza e la sua vitalità, rimarrà sempre nel cuore di chi lotta per un futuro in cui gli orsi marsicani possano vivere liberi e protetti.
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