Avezzano – Il coordinatore della Lega, il deputato Luigi D’Eramo, è intervenuto in riferimento alle ultime affermazioni del Sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio sul rilancio delle aree interne.
D’Eramo, in un comunicato stampa, ha ribadito l’importanza della collaborazione, fondamentale per uscire dalla crisi, in accordo con quanto in precedenza sostenuto dal primo cittadino di Avezzano, pronto ad una reale cooperazione con altri territori per lo sviluppo della Marsica.
“Per noi della Lega non esistono distinzioni di sorta: le nostre azioni saranno sempre improntate alla massima collaborazione nel rispetto delle specificità, con l’obiettivo di pensare lo sviluppo in chiave “macro” e sempre meno “micro”. Crediamo che questa sia la strada per uscire dalla crisi, per affrontare questa contingenza così dura ma, soprattutto, per rilanciare un progetto politico-amministrativo e sociale bypassando la frammentazione che, per lunghissimi decenni, ha minato l’Abruzzo” dichiara il deputato.
D’Eramo riprende poi la polemica sulle alleanze territoriali e sulle parole di Di Pangrazio sulla “chiusura” di L’Aquila verso altri territori: “Sarebbe fin troppo agevole scagliarsi contro le parole pronunciate dal sindaco di Avezzano, Giuseppe Di Pangrazio. Sarebbe semplice sollevare di nuovo la questione del campanilismo, delle divisioni territoriali, dell’arroccamento, persino della delazione nei confronti della città capoluogo di regione, “rea” di aver conosciuto uno sviluppo conseguente alla tragedia del terremoto, che però rimane una tragedia”.
Le “vecchie ruggini” sono difficili da togliere e questo traspare nella nota stampa, dove il deputato punta il dito contro il Sindaco avezzanese e lo invita ad una riflessione: “Accantonata per un attimo la gravità delle sue affermazioni, peraltro reiterate visto che già nel corso della campagna elettorale si era esibito con frasi dello stesso tenore, invito Di Pangrazio a una riflessione: per la Lega non è il tempo della politica dell’orticello ovvero nessun territorio può pensare di programmare uno sviluppo coerente senza tenere in considerazione gli altri. A maggior ragione quando si tratta di aree che hanno legami forti e per la vicinanza geografica e per le vicende storiche e per l’intensità degli scambi; c’è bisogno di ragionamenti e relazioni di ampio respiro, nel segno della fratellanza, della coesione e della cooperazione”.