“Per una volta, la natura vince. Oltre ventimila metri cubi di cemento che si sarebbero potuti riversare nel cuore del Parco Sirente Velino in piena area protetta sono stati fermati dalla giustizia amministrativa. Il TAR dell’Abruzzo, grazie alla tenacia e determinazione messa in campo da alcune associazioni ambientaliste tramite la presentazione di un documentato ricorso, ha sostanzialmente sentenziato che la tutela e conservazione sia dei SIC (Siti di interesse comunitario) che delle ZPS (Zone di protezione speciale) debbano avere la precedenza rispetto a qualsiasi strumento di pianificazione. Una vittoria del buon senso ma soprattutto un sonoro pugno in faccia al concetto devastante rappresentato dal consumo di suolo”.
Il consigliere Leandro Bracco dà risalto a una recente sentenza emessa dal Tribunale amministrativo regionale abruzzese che concerne una questione che da diversi anni è l’oggetto di diversi approfondimenti giornalistici di carattere ambientale e che attiene al consumo di suolo. “Secondo il Rapporto 2018 sullo stato del capitale naturale in Italia redatto dal Ministero dell’Ambiente – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – dagli anni ’50 al 2016 il consumo di suolo in Italia è passato dal 2,7 % al 7,6%. Cifre terrificanti che non possono non indurre a una profonda riflessione. Nonostante questi dati già di per sé assai allarmanti, il fenomeno pare non volersi arrestare.
Nel periodo compreso tra novembre 2015 e maggio 2016 le nuove coperture artificiali hanno infatti riguardato altri 50 km quadrati di territorio; si tratta, in media, di circa 238 ettari al giorno ossia 16,5 metri quadri persi ogni minuto. Dai dati resi noti tramite la nuova cartografia SNPA (Sistema nazionale per la Protezione dell’Ambiente) – prosegue Bracco – risulta che il consumo di suolo ha oramai intaccato oltre 23mila chilometri quadrati del nostro Paese e cioè l’estensione di Campania, Molise e Liguria messe insieme. Questa è la circostanza maggiormente significativa (e allo stesso tempo più preoccupante) che emerge e che, logica vorrebbe, si dovrebbe tradurre in politiche di trasformazione dei territori finalizzate alla salvaguardia e protezione. Invece si continua ad assistere a iniziative che lasciano esterrefatti. Ancor più se la cementificazione riguarda aree di notevolissimo valore naturalistico”.
“La vicenda che ha interessato il Parco Sirente Velino – rileva Bracco – pare essere la cartina di tornasole di scelte che nulla hanno a che vedere con politiche improntate alla tutela e crescita sostenibile. Proprio il Parco naturale regionale Sirente Velino, nato nel luglio 1985 e che si estende per oltre 54 chilometri quadrati, rappresenta un contesto ambientale meraviglioso ed è un fiore all’occhiello della provincia de L’Aquila. Ciononostante un piano di lottizzazione che implicava lo sversamento di 20mila metri cubi di cemento avrebbe potuto interessare la località Prato della Madonna nel Comune di Rocca di Mezzo.
Il TAR Abruzzo ha detto no affermando che le misure di conservazione di SIC e ZPS adottate dalla regione Abruzzo con la delibera 877/2016 rappresentano vincoli immediatamente applicabili anche ai procedimenti in corso e a ogni modo prevalenti rispetto agli strumenti di pianificazione. Si tratta – evidenzia Bracco – di una normativa direttamente applicabile che introduce disposizioni generali e astratte di diretta attuazione della disciplina comunitaria. Il pronunciamento della magistratura amministrativa, inoltre, fa senza ombra di dubbio chiarezza riguardo le attività di gestione e trasformazione dei territori. Una vittoria del buon senso, della natura e di tutti quegli specifici contesti ambientali che purtroppo – conclude Leandro Bracco – sono rimaste perle rare in un panorama delosante e opprimente sempre più dominato dal dio cemento”.